Poi, per carità, uno può
avere i gusti che vuole. Però è comunque bello vedere l'Italia
stringersi attorno ad un evento musicale. Raccontarlo agli amici.
Dare ragione alla tivù di Stato di un servizio che, per una volta,
riesce a essere pubblico davvero. Senza interruzioni pubblicitarie.
Senza troppe polemiche. Senza nessuna pecca d'auto-promozione. Sì,
il Concerto per l'Emilia m'è piaciuto davvero. Nonostante Frizzi e
Paolo Belli. Per la realizzazione, oltre che per la Causa in sé. Per
il ritmo incipiente. Per il filo conduttore
di un accento familiare sotto a un Cielo di Bologna fiero più che
mai. E per la scelta del repertorio, pure. Quello che ogni singolo
artista, lontano dall'ultimo successo in rotazione, ha saputo rendere
tematica a suo modo. Vasco, spiace dirlo, ma mi sa che mancando hai
fatto una cagata delle tue.
Chè poi me n'ero sempre
stupita, di quanto una sola regione a forma di triangolo rettangolo,
più che quadrati di cateti e ipotenuse, sforni musicisti a go-go.
Vederli lì, tutti assieme e tutti emozionati, m'ha ribadito un
concetto che in fondo conoscevo giá da un po'.
Amo quella terra come amo la musica. E, chissà, forse è proprio
perchè sono intrecciate. Ad esempio, avete mai fatto caso a come la
maggior parte dei cantanti italiani noti in Spagna siano al 100%
emiliani? Laura Pausini. Nek. Raffaella Carrà. Zucchero. Toh,
mettiamoci pure Cremonini, in qualità di voce dei LunaPop. Insomma,
dovrà pur voler dire qualcosa. E poi il mio tocco di Penisola
iberica son riuscita a scovarlo pure lì, tra le immagini del
Dall'Ara che il digitale terrestre proponeva in audio un po' sfasato
sullo schermo di casa mia. Stava tutto nel
cajón con cui un tizio, sul fondo, accompagnava
Carboni. Una finezza che solo pochi adepti al flamenco avranno
probabilmente notato.
Nel
frattempo, se vi voste persi l'evento – o, semplicemente, voleste
riviverlo in pillole – ve ne ricapitolo a seguire gli highlights.
La
serata l'ha aperta Zucchero, con in testa un cappello molto simile a
quello che indossavo io ballando il Garrotín la sera prima. Solo
bianco, e come conseguenza un po' meno Tio Pepe. La Caselli, dopo 42 anni di assenza dalle scene, ha pensato bene di presentarsi sul palco
in vestaglia e pigiama. Peraltro con la stessa identica afonia di chi
é stato appena scaraventato giú dal letto da una sveglia
inopportuna. Ma canta con Guccini, perció la si perdona. Anzi, in
realtá la si perdona proprio perché é la Caselli . E direi che é
abbastanza, come motivazione.
La
Carrá , secondo mia madre, somiglia sempre piú ad Alaska in
versione bionda. Mentre ancora ne rido, lascio a voi il compito di
giudicare se sia vero .
Il mio
personale premio alla miglior performance, ad ogni modo, va a
Bersani. E anche quello per la miglior maglietta, a dire il vero.
Impeccabili gli arrangiamenti di Chicco e Spillo: piú che una
canzone, un film in note. Visivo come la scrittura dei migliori. E
Giudizi Universali, prima. Emotiva come un pezzo di storia anche mia.
Sul
podio anche Nek. Che, vabbé, con quella fascia blu attorno al
braccio pareva si stesse misurando la pressione. Ma ha scelto tra
tutti i suoi brani, i due che piú in assoluto hanno a che vedere con
me. E li ha cantati pure molto bene. Cosí, se “Lascia che io sia”
m'ha riportata al CostaPop di Málaga in quel non troppo lontano
2009, “e da qui” mi ha fatto ricordare quanto io ami la vita.
Riportandomi al motivo principale per cui tutta quella gente stava
lí.
Che
poi, in effetti, l'aveva fatto poco prima anche Ligabue.
L'accostamento tra “Il giorno di dolore che uno ha” e “Il
meglio deve ancora venire” valeva da solo il messaggio di tutta la
serata. Nonché la ragione per sorridere ancora.
Cremonini,
e pare scontato, m'é piaciuto pure lui. Ma d'altra parte é un altro
con cui non riusciró mai ad essere del tutto obiettiva. Troppi
ricordi, troppe storie, troppi tweet. Soprattutto, troppe sue canzoni
nella mia personale colonna sonora. Perció al massimo vi potrei dire
che sostituire “Amiamo l'Inghilterra” con “Amiamo la nostra
terra” nel ritornello di Mondo é stata una scelta un po' ruffiana.
Ma non sarebbe in nessun caso, a conti fatti, un commento negativo.
Insomma. É piuttosto ovvio che, nelle circostanze, ci stava.
Cremonini, giá. Cremonini che, con la Pausini, ha fatto anche un duetto,
oltre che la rima.
Assieme
hanno omaggiato Dalla sulla mia pelle d'oca. E sarebbe pure stato uno
dei momenti piú emotivi della serata, se il mio grado di disordine
mentale non mi avesse restituito un solo pensiero. “Toh, guarda”
, ho pensato vedendoli assieme, “due persone che conoscono Dani
Martín sullo stesso palco, in Italia”. Dopo di che mi sono data al Mirto , perché obiettivamente non si puó mica essere cosí fissati!
Che in
realtá sarebbe stato emotivo anche il momento Carboni, se lui non si
fosse travestito da Vasco Rossi. Mia mamma che, una volta in piú, mi
racconta di come ascoltasse i suoi album in loop mentre era incinta
di me. Io che mi spiego la sensazione di relax estremo che mi conduce
al coma profondo non appena ascolto la di lui voce. Mio padre che, in
tutto questo, mette l'accento sulla quantitá di tortellini che, nel frattempo, deve indubbiamente essersi mangiato. E, sullo sfondo, il suddetto Cajón.
Inutile:
guardare certi eventi mediatici in famiglia puó decisamente essere
epocale.
Chicco e Spillo tutta la vita!
RispondiEliminaSu Alaska di a tua madre che siamo in 2 perchè mi ha letto nel pensiero e cmq io A quièn le importa l'ho ascoltata a palla per circa 3 mesi durante il mio erasmus dopo aver visto El otro lado de la cama! ;D
M.
ahahahah davvero?! Ho scelto la canzone giusta, allora! :P
RispondiEliminaottima analisi...e aggiungo ottima serata!avrei voluto essere a Bologna..ma accontentiamoci.
RispondiEliminava aggiunto..che credo,chi come noi,ami l'Emilia e sia vissuto in quella stupenda terra,abitata da gente meravigliosa,abbia sentito di più le emozioni...poi con Samuele..ho pianto!
grazie!
Chiara