L'ultimo numero di
Panorama sembra fatto apposta per me. C'è un lungo reportage su
Twitter, che per la verità un po' mi delude nel suo mero ridursi a
dati e cifre. E poi c'è un articolo, più breve, sulla
biculturalità. “Sdoppiarsi tra due Paesi è la chiave del
successo”, recita il titolo, gonfiandomi un po' l'ego. Mi riconosco
nell'ultimo paragrafo, io che soltanto ieri ho detto che in un film
qualcuno “stava per tirarsi da un palazzo”. Rischio
qualche lacrima. Scatto un'altra foto. “Devo assolutamente mandarlo
a Carola”.
Poi, la porta di quel bel
negozio in centro si apre ancora una volta su una faccia nota.
Me lo chiedevo,
all'epoca, che cosa mai saremo diventati.
Il fatto è che sono
giorni strani, fatti di progetti e appuntamenti al bar. Sempre lo
stesso, il bar. Per scaramanzia. Sono manciate d'ore costruite su
telefono e articoli da spedire. L'inchiostro rosso sull'agenda lascia
tracce fino al mese di Marzo. Ed io mi sento quasi una donna in
carriera. Sarei in grado di insegnare spagnolo? Saprei davvero
tenere un corso di social media? Li incuriosirei, i ragazzi, se
presentassi il libro nei licei?
Soprattutto, sono giorni
di revival continui.
Chiara. Elisa. Bruno. Ne
ho ritrovati tanti, ultimamente, dei compagni di classe delle medie.
Tra loro c'è chi suona in una band. Chi realizza video. Chi lavora in una casa editrice.
Qualcuno ha coltivato la
passione per la fotografia, arrivando al punto di organizzare mostre
importanti. Un altro dipinge, e lo fa pure bene.
Dall'altra sezione – mi dicono – una ragazza è persino riuscita a girare il mondo ballando. Era il sogno che, ricordo, coltivava sin da bambina. E, nel mio piccolo, scrivendo, anch'io ce l'ho fatta, a realizzare il mio.
Me lo chiedo, adesso, da
cosa mai sarà dipeso. Sì, insomma, la percentuale è troppo alta
per essere un caso. Tutte le nostre inquietudini artistiche, la
smania di viaggiare, l'astinenza da prenotazione aerea... c'entrerà
l'educazione ricevuta tra quei banchi? O è piuttosto un marchio
generazionale?
X, dicevano. Generazione X. A me piace piuttosto dire ekix, come la suoneria che ho impostato sul cellulare.
Ascolto per caso un brano
che non conoscevo. Un verso accenna alla città di Troia. Niente più
che una metafora, ci mancherebbe. La storia che racconta, per il
resto, non ha niente a che vedere. Ma ho appena finito di parlare di
#Odissea : non scorgerci un segno è impossibile. Sempre
detto che dovevo comprarlo, il disco dei Maldita Nerea.
Lo aggiungo alla lista
degli acquisti musicali in programma. Poi ripenso a quelle facce,
ancora. Ripenso a quanto l'arte sappia rendere migliore la vita. E
sapete cosa? In fondo non importa, quale sia la ragione.
Saremo anche precari.
Bamboccioni. Choosy. Ma il fatto che in così tanti abbiamo finito
per dedicarci a qualcosa di creativo, ecco...non so a voi, ma a me conforta un bel
po'.
bravi!..e Brava!.....qualcuno disse...solo l'arte ci salverà!....e sembra proprio sia così....
RispondiEliminakisss Kit
Io sono d'accordissimo con la frase della foto che ho postato in chiusura del post: senza l'arte, il pianeta sarebbe un posto insulso.
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