giovedì 9 novembre 2017

La seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo


Non so se questa sia davvero la seconda età dell'oro del Pop-Rock spagnolo. Ma, mentre i nomi dei musicisti iberici aumentano a vista d'occhio sulle mie playlist, questa ottimistica e dettagliata analisi uscita su El País mi è sembrata quantomeno degna di una traduzione. 

L'Italia si merita di sapere che la Nazione in cui adesso vivo ha da offrire molto più dei tormentoni estivi. Perchè la Spagna - non mi stanco di ripeterlo- non è solo Enrique Iglesias o Álvaro Soler. Mi si spezza qualcosa dentro se penso che in tutto questo ribollire di suoni c'è chi pensa alla scena locale come a un copia incolla di musica usa e getta, coi testi sempliciotti e le melodie fatte per muovere le anche a bordo spiaggia. 

Senz'altre parole, spero la lettura che segue vi invogli ad addentrarvi un po' più nel profondo, esplorando i mille e profondissimi strati dell'Indie, del Pop commerciale, del Rock, del Folk e del cantautorato iberico. Qualsiasi siano i vostri gusti, sono pronta a scommettere che ci sarà qualcosa adatto a voi. 

Il pezzo in lingua originale, a firma di Fernando Navarro, lo trovate qui

Iván Ferreiro e Xoel López, lo scorso Agosto al concerto per i 20 anni del Sonorama, ad Aranda de Duero. Foto: Diego Santamaria / Fonte: El País 






La seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo


La varietà, la ricchezza e la diversità di proposte fanno sì che la scena musicale in Spagna sia più in salute che mai



Diciamolo una volta per tutte: addio nostalgia e viva il presente. Addio nostalgia e viva il presente del pop-rock in spagnolo, un vero e proprio ventaglio di proposte diverse e ricche che fanno sì che la scena musicale della Spagna sia più in salute che mai. Diciamolo a voce alta, senza mezze misure: stiamo vivendo la seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo, che non ha nulla da invidiare a quella degli anni ottanta. Partendo dalla spinta delle nuove generazioni e dalla loro convivenza con i veterani, potremmo parlare di nuova movida spagnola. 


Basterebbe già solo quest'autunno per capire fino a che punto il pop-rock spagnolo offra un campionario succulento. Gli stupendi dischi di franchi tiratori veterani, forgiatisi nel retrobottega degli anni ottanta come Josele Santiago, Julio Bustamente e José Ignacio Lapido convivono con giovani talenti, inquieti nella ricerca di un'opera personale e distintiva come Ángel Stanich e Jacobo Serra. I lavori di pesi massimi come Bunbury, Vetusta Morla e Xoel López escono poco dopo quelli di  Jorge Drexler, La Maravillosa Orquesta del Alcohol, Sidecars, Los Coronas, Rubén Pozo, Alejo Stivel, Ricardo Lezón, Txetxu Altube… In tutti loro ci sono canzoni più che interessanti. E intanto, ai margini, appaiono figure di stampo proprio, rarissime nel paronama spagnolo, che cantano in inglese con i piedi nel canzoniere nord-americano, dimostrando abilità fantastiche come Salto, Joana Serrat e Nat Simons.





In questa delimitazione autunnale si potrebbe anche guardare ai palchi.  Loquillo, Amaral, Leiva, Sidonie, León Benavente, Coque Malla, Quique González, Iván Ferreiro, Niños Mutantes, Dani Martín, Depedro, Viva Suecia, Rozalén, Manel… sono alcuni degli artisti spagnoli che stanno vivendo il loro momento d'oro. Sì, anche Loquillo, che al di là di tutto il romanticismo dei suoi anni ottanta, adesso riempie Las Ventas e spazi di grande capienza come il WiZink Center. Sono nomi che con costanza e talento sono riusciti a ricavarsi il loro sentiero, coltivarsi un pubblico e arricchire il canzoniere spagnolo di classici contemporanei. 




Facciamo un esercizio di premonizione: tra 25 anni, le compilation di pop-rock spagnolo dovrebbero includere canzoni come El último hombre en la Tierra di Coque Malla, La casa de mis padres di Quique González, El pensamiento circular di Iván Ferreiro, La lluvia en los zapatos di Leiva, Nubes de papel di Depedro, A dónde ir di Viva Suecia o Tipo D di León Benavente dandovi lo stesso valore che, tempo fa, hanno avuto composizioni che adesso si considerano classici della nostra memoria, nate nel calore degli anni ottanta. Per non parlare del flamenco, che superata la fase fusion degli anni novanta, ha messo in luce voci che esplorano e rompono cliché, chiamate a segnare un'epoca:  Silvia Pérez Cruz, Rocío Márquez, Rosalía, Niño de Elche, Miguel Poveda… anche le loro canzoni segnano la grande evoluzione della musica popolare dei nostri giorni. 





C'è qualità. Tanta qualità. E, di fatto, oggi i dischi sono prodotti meglio che negli anni ottanta. É opportuno segnalare che alcuni di quegli album, tanto osannati a suo tempo dal pubblico e dalla critica, non hanno resistito bene al passare del tempo. Non facciamo nomi per non ferire nessuno. In quegli anni ci fu uno sfogo creativo meraviglioso e necessario, in linea con la fame della nuova e giovane società democratica che cercava di seppellire il franchismo, anche se musicalmente si erano già visti segni promettenti prima della movida madrileña, come spiega bene Jesús Ordovás nel suo ultimo libro Fiebre Vivir, in cui riconosce il valore della musica degli anni sessanta e settanta. 



Allo stesso modo, ora i concerti sono meglio che allora, in gran parte perchè la tecnologia ha progredito e, a differenza degli anni ottanta, quando l'industria era in un'altra fase ed erano periodi di vacche grasse, adesso le band devono mantenersi con i live. Si giocano tutto lì, e questo non lascia spazio all'autocompiacimento o al pilota automatico. 



L'innocenza di quella nota come età dell'oro del pop-rock spagnolo è stata una benedizione, ma i tempi che viviamo oggi sono pieni di virtù da evidenziare. La Spagna ha guadagnato in professionalità. Ha un'industria più esperta e molto più permeabile ai cambiamenti e che si è vista obbligata a crescere anche grazie agli indipendenti, quegli indie degli anni novanta che si sono fatti strada nel panorama generale fino a consolidare le loro visioni nella generazione successiva. Da Los Planetas a Vetusta Morla, Izal, Miss Caffeina e tutto lo schieramento di artisti e band attuali. 







L'insieme fa del pop-rock una scena piena di proposte vive, che si completano e condividono inquietudini. Musicisti che si ascoltano a vicenda e che ascoltano i riferimenti che vengono da fuori, attenti ai lavori delle band statunitensi e britanniche ma anche gettando ponti verso il canzoniere latino, come nel caso di Santiago Auserón, Xoel López, Bunbury, Depedro, Drexler… Mai prima d'ora era esistito un rapporto così fluido tra i musicisti. Qualcosa di cui ho parlato con nomi quali Lapido, Fernando Pardo, Iván Ferreiro, Amaral, Xoel López o Sabino Mendéz, che hanno vissuto altri tempi.




Generazioni diverse condividono palchi ed idee. Si alimentano a vicenda. C'è competizione, certo, come sempre, ma anche più maturità e un miglior clima. Si potrebbe addirittura dire che i Sidonie, che hanno parlato di tutto questo all'incontro de El País al Sonorama Ribera insieme ai Niños Mutantes, hanno regalato un inno a queste sensazioni con la loro canzone Carreteras infinitas, una vera e propria bomba nei loro live. 




Il circuito dei festival ha favorito questa situazione, così come ha fomentato un pubblico determinato ed ampio, disposto a vivere l'esperienza della musica live in modo diverso dal tradizionale pubblico di sala. É una realtà che certamente pregiudica i piccoli locali delle città limitando i live ad alcuni codici da festival; Ma la Spagna è un Paese di festival e , pertanto, ce ne sono almeno una ventina solventi e di qualità notevole, luoghi di incontro musicale che permettono di portare gruppi ed artisti in luoghi che sicuramente non raggiungerebbero in altri modi. L'esempio perfetto è Sonorama Ribera, localizzato ad Aranda de Duero. Di fatto, i 20 anni di crescita del Sonorama sono andati di pari passo al consoldamento di questa seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo. 

Bisogna, questo sì, migliorare le condizioni lavorative dei musicisti e dei professionisti dell'industria musicale, cosa a cui stanno già lavorando diverse associazioni e sindacati. La collettività deve sempre difendere i suoi diritti. É essenziale perché la professionalità sia una realtà tutelata dalle leggi. E c'è consapevolezza di questo. A differenza di anni fa, non c'è più tanto scetticismo tra i musicisti e ci sono segnali salutari come la mobilizzazione congiunta per denunciare gli abusi della SGAE. É una battaglia che é appena cominciata. Così come tutta la scena musicale spagnola deve rendersi consapevole della necessità che le donne abbiano lo spazio che viene invece loro sottratto. Per la prima volta, le professioniste dell'industria musicale si sono organizzate per richiedere maggior presenza nel settore . Non può esserci un'età dell'oro senza un loro ruolo tra i protagonisti.

Addio nostalgia e viva il presente. É un'epoca di splendore, con un futuro promettente in quella necessaria comunicazione con il continente latinoamericano, che a sua volta è molto affamato. Un'epoca in cui Juan Perro (Santiago Auserón) può difendere il suo meraviglioso  El viaje, con quell'omaggio alle sonorità cubane, mentre un giovane gruppo chiamato Morgan emerge dal nulla per portarci all'estasi con la sua musica cantata in perfetto inglese e spagnolo. Due proposte molto diverse, due generazioni separate da 30 anni ma unite da una grande qualità. Diciamolo senza remore: viviamo la seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo. Godiamoci questa nuova movida spagnola, ma facciamo anche sì che duri molto più tempo della prima. Un primo passo dev'essere valorizzarla come si merita questo Paese in cui la cultura ha sempre bisogno di rivendicazioni. 




2 commenti:

  1. ci vorrebbe una bella playlist su Spotify con il top di tutti questi artisti!

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