Sophie Kinsella o come capirsi con un libro.

“Sei una grande sorpresa per me, sai? Questo é una grande sorpresa per me”. Tamburella sul telefono.

“Che cosa c'é?”

“Sei piuttosto insicura per essere una ragazza in apparenza cosí esuberante”.

“Non é vero” ribatto, turbata.

“Non é vero che sei insicura? O esuberante?”

“Io...” sono troppo confusa per rispondere. “Non lo so. Piantala. Lasciami in pace.”

(Sophie Kinsella, “Ho il tuo numero”)

Poi sará anche vero, che non sono letture propriamente culturali. In fondo ricicla strutture narrative collaudate ormai da anni. Ché, se la leggi da un po', sai giá fin dall'incipit dove andrá a parare. D'accordo, forse non passerá alla storia. Certo non la studieranno nelle scuole del domani. Eppure, signori, io la Kinsella ancora l'adoro. E non é solo per le risate a crepapelle. No. E' anche per questo: per la citazione che ho riportato; per i pezzi che , invece, non vi sottrarró alle sorprese nella trama. E' che la Kinsella, in qualche strano modo, sembra paradossalmente conoscermi davvero. E se ritrovi in un best seller conversazioni che hai avuto nella vita quotidiana, finisci giocoforza col vederti da fuori. Col capirti. Anzi, con il capire – meglio ancora – in che cosa faresti meglio a cambiare.

Perché anch'io, come la protagonista di “ho il tuo numero” avrei mangiato una minestra insopportabilmente fredda pur di evitare litigi mandandola indietro. Anch'io mi sento in colpa se dopo due secondi non ho ancora risposto ad una mail. Ma poi arriva la Kinsella, e senza che scriva niente, ho giá capito a perfezione il problema.

Forse non é tardi per aggiungere un proposito alla lista: smettere di voler piacere a tutti i costi potrebbe poi non essere una cattiva idea.