In realtà c'entrano
poco, le canzoni. Dirlo suona triste. In parte contraddice le stesse
priorità che appena l'altro giorno chiedevo di fissare. La coerenza
perdoni l'oltraggio: è solo che mentire a se stessi a me non sembra
mai una buona idea.
Sanremo è una bolla, è
questo il punto. Un mondo parallelo. La realtà virtuale che, se non
integralmente, riesce comunque ad assorbire buona parte di me. E'
così che lo vivo. Sulla pelle, come tutto. Come il cambio di
abitudini e di orari che, una sola volta all'anno, mi impone il prime
time. Il Festival è l'argomento di cui tutti parlano. Il tema di
conversazione comune che, per una settimana, fa di una Nazione una
sola famiglia. I problemi ed i bisticci chiusi dentro ad un
cassetto. In un'altra stanza. Lontano da quest'unico divano
comodissimo su cui, a conti fatti, tutti noi sediamo. E' la strana
tradizione da lustrini e melodramma che, ad uno straniero, non
sapremo mai spiegare. D'altro canto, io faccio fatica a spiegarlo
pure a voi. Fatico a chiarirlo, anzi, finanche
dentro me. Insomma, qual è la ragione per cui, se posso, non
me ne perdo mai un'edizione? Perchè,al di là della brillante o
penosa riuscita, finisce col piacermi in
ogni caso?
Ci ho
riflettuto. E forse c'entra il fatto che, per una settimana
all'anno, io riesca a riconciliarmi con la mia italianità. Che è
l'unica occasione, questa, in cui mi sento calata nel contesto.
Dividersi tra due Paesi, in fondo, è un po' una sottocategoria della
bipolarità. Implica un retrogusto costante di non appartenenza. Una
continua parzialità di fuori luogo. E con Sanremo...beh, con Sanremo
sparisce. Così, di botto, come una magia. La magia che, in questa
strana urgenza di tifare, mi porta sempre ad invaghirmi di una
qualche nuova realtà. E non importa che sia una passione nata ex
novo o, come in questo caso, il mero rafforzarsi di una che era già
in corso. Mi era successo già con Renga, tra parentesi. Non era
neanche poi moltissimi anni fa. No, il punto è che poi mi vien
voglia di varcare il limite esterno. Di entrare nel primo cerchio,
per così dire. Chè voi non lo sapete, ma ho tutta una mia teoria
sociologica sul mondo groupie. Ricorda un po' i gironi danteschi, e
non smette mai di darmi ragione. Magari prima o poi ve l'illustro,
assieme all'Infografica a cui già accennavo. E, insomma, niente. C'è
la novità. L'euforia. L'eclissarsi momentaneo del mondo reale.
Fino a che, prima o poi,
il sipario cala.
Ebbene sì, signori,
Sanremo si è chiuso. La bolla è scoppiata. Prima che me ne accorga,
tutto è già tornato come prima. I dibattiti politici. I biglietti
d'auguri. La routine del penultimo cerchio, dove tutti sparlano di
tutti e il gossip resta il pane quotidiano. Dove di amici veri ne
puoi trovare pochi, e la musica – ahimè- a quanto pare importa
sempre meno. Ad aspettarmi al varco, adesso, c'è una settimana tutta
intrisa di post it. Dalla disperazione, quasi quasi guardo pure
Domenica In. O magari mi stordisco di video de Il Cile, tanto per
darmi l'illusione che , in quella realtà virtuale, un po' ci sono
ancora. D'altronde uno che chiama i fan ciloski non può che starmi
simpatico di per sé.
Forse, però, non ne vale
la pena. Forse, la vita vera, è meglio tornare ad affrontarla
subito. Tanto domani è Lunedì, sarebbe in ogni caso dovuto
accadere.
Prima, però, vi voglio
dire del verdetto. Perchè mi ha soddisfatta pure quello, a ben
vedere. E l'ha fatto in tutte le categorie. Oddio, gli exit poll di
casa mia davano esito diverso. Gazzè vincente tra i big, Malika
Ayane seconda. Ma anche così, per una volta sono in tutto e per
tutto d'accordo con la giuria. Perchè Mengoni è bravo, poche
ciance. Perchè Il Cile, i migliori testi, ce li ha davvero. E
non lo dico perchè sono di parte (tra l'altro,sottolineerei che ha vinto anche il premio Assomusica per la miglior esibizione).
Il Cile é stato premiato da Veloso. Cioé, un brasiliano che premia il Cile, capite? America Latina Unita.
Perchè se non avessero dato un premio della critica a Rubino mi sarei seriamente incazzata. Perchè il brano di Maggio mi mette di buon umore. Perchè, a chi dirà che Elio meritava di più, sarò ben lieta di controbattere il no. Sono dei virtuosi, certo. Hanno avuto un'idea geniale e innovativa, altrettanto certo. In quanto a tecnica, probabilmente, non li batte nessuno. Eppure, per come la vedo io, la loro “canzone mononota” non è un brano che mi metterei ad ascoltare in loop sull'ipod. Né uno che canticchierei per strada. Se Sanremo è il festival della canzone, allora, era giusto che vincesse un prodotto radiofonicamente in grado di chiamarsi tale. Il riconoscimento a tecnica ed idea, d'altronde, agli Eelst è arrivato in ogni caso.
Il Cile é stato premiato da Veloso. Cioé, un brasiliano che premia il Cile, capite? America Latina Unita.
Perchè se non avessero dato un premio della critica a Rubino mi sarei seriamente incazzata. Perchè il brano di Maggio mi mette di buon umore. Perchè, a chi dirà che Elio meritava di più, sarò ben lieta di controbattere il no. Sono dei virtuosi, certo. Hanno avuto un'idea geniale e innovativa, altrettanto certo. In quanto a tecnica, probabilmente, non li batte nessuno. Eppure, per come la vedo io, la loro “canzone mononota” non è un brano che mi metterei ad ascoltare in loop sull'ipod. Né uno che canticchierei per strada. Se Sanremo è il festival della canzone, allora, era giusto che vincesse un prodotto radiofonicamente in grado di chiamarsi tale. Il riconoscimento a tecnica ed idea, d'altronde, agli Eelst è arrivato in ogni caso.
E, tra
l'accento madrileno del corvo di Rockefeller e Quizás, quizás, quizás cantata da Bocelli, anche qualche italospagnolismo, alla fin fine, c'é
stato.
Cliccate per godervi i video, intanto che io mi riconcilio con la mia esistenza bipolare.
Cliccate per godervi i video, intanto che io mi riconcilio con la mia esistenza bipolare.
Nessun commento:
Posta un commento