Cercare una risposta low
cost alla domanda “Cosa fai a Capodanno?” è probabilmente una
delle imprese più ardue al mondo. Costituisce eccezione: vivere in
una grande città, vivere all'estero, aver prenotato un viaggio,
organizzare una festa privata (aridaje!) e partorire. Quest'ultima
opzione, dopo ventinove anni, tenderà peraltro a complicare
ulteriormente la faccenda alla partorita, a cui piogge di auguri e
vinelli sottrarranno tempo e – soprattutto - lucidità mentale.
Visto che lo sapevo, ho
iniziato a muovermi per tempo. Ovvero, la bellezza di tre giorni
prima. Non che, del resto, m'importasse molto festeggiare. Più che
altro, c'avevo da indossare una perfetta mise figa rochenrolle. E,
come dice un'amica:
@Luna84 una #misepheegahrocchenrolle e la convinzione giusta possono determinare già da sole l'esito della serata #carlagozzidenoantri
— Angela Barbera (@AngelaBarbera) 30 Dicembre 2013
Quindi, scartata con
certo disprezzo l'eventualità di sborsare un centone per ascoltare
Fiordaliso al Casinò e/o sbafarmi un polletto piccante alla griglia;
ignorata altresì l'opzione “congelamento in piazza”
(notoriamente poco adatta alle mise figa rochenrolle), credevo di
aver trovato valida alternativa in un locale di recente apertura.
Proponevano buffet con cotechino e lenticchie, spettacoli con
mangiafuoco, musica di tutti i generi, effetti speciali, ricchi premi
e cotillons.
L' insegna arcobaleno, in
effetti, avrebbe un po' dovuto insospettirmi. Specie se abbinata a
tutte quelle locandine di spettacoli di Drag Queen. E invece ci sono
rimasta male lo stesso, quando, il pomeriggio del 30 Dicembre, ho
scoperto si trattasse di un locale gay. Per un attimo ho pensato di
andarci comunque: se non altro, ai locali gay, tendono a mettere
musica ballabile. Poi, però, ho trovato la pubblicità di un bar del
centro. Uno carino, tra i pochi del mio paesello che ogni tanto mi
degno di frequentare. Annunciavano “buffet ricchissimo”, Dj Set e
molto alcol. Peccato che, al momento di prenotare (il pomeriggio del
31 Dicembre) mi abbiano avvisata che “ci dispiace, alla fine
chiudiamo alle otto”. Non hanno raggiunto il numero minimo di
adesioni, specificano. E a me verrebbe da dirgli che, forse forse,
l'obbligatorietà della suddetta adesione sarebbe stata un attimo da
specificare. Soprattutto se la tua clientela è solita raggiungerti
nei pre e nei dopo cena. Comunque.
C'è da dire che
l'appurata necessità generale di investire in comunicazione gioca a
favore dei miei biglietti da visita. E, alla fin fine, a me e alla
mia mise figa rochenrolle non è neanche andata così male. Anzi.
Quantomeno ho sfruttato alla grande la mia nuova Nikon compatta. Ho
fotografato cibi usando la modalità alimenti; persone usando la
modalità ritratti; ambienti chiusi usando la modalità
interni/feste; fuochi artificiali usando la modalità fuochi
artificiali. Il problema è che la modalità bimbaminkia non l'hanno
inventata, ragion per cui le “selfies” non mi riescono
altrettanto bene. Peccato.
Quanto al resto, gli
highlights del Capodanno includono senz'altro gli scampi di
dimensioni transgeniche di un cenone a base di pesce in terre slovene. Chè chi passa all'estero il primo dell'anno...
Nelle circostanze di tale
cenone ho anche assistito al degrado umano, fisico e morale di una
comitiva di veneziani incravattati che sono passati dalle barzellette
volgari in dialetto all'elencazione delle malattie gravissime dei
loro conoscenti in un continuo crescendo di decibel e di arrossamento
dell'incarnato. Ho parimenti fatto fuori un' (ulteriore) catasta di
bicchieri di vinello , ammirato un alberello decorativo, e fatto
l'epica conoscenza di quello che pare essere un'arcinoto grappino
bosniaco.
“Per la signorina io
consiglierei qualcosa di più dolce...”, aveva provato a mettermi
in guardia il cameriere. Ma, al solito, ho voluto fare di testa mia.
Il tracannamento di 'sta
cosa (che sono tutt'ora convinta fosse in realtà disinfettante) ha
segnato un “prima” e un “dopo” nella serata di addio al
duemilatredici, iniziata al tavolo diciassette al di là di ogni
superstizione.
Fuoco. Io vi giuro che ho
sentito il fuoco. Dentro. Fuori. Nella testa. Nei polmoni. Nel cuore.
Fuoco, e basta.
Ma al secondo sorso era
un po' meglio.
E, dopo un attimo di
afonia, ho iniziato a trovare particolarmente divertente l'etichetta
con le indicazioni in spagnolo su come bagnare la pianta/separè al
mio fanco. Cioè, se è per quello avevo anche elencato due o tre
frasi che – al momento – mi sembravano abbastanza solenni da
racchiudere l'intera serata, nonché da imprimersi nella mia memoria
per sempre.
Manco a dirlo, oggi non
ne ricordo manco una. A parte, forse, un dialogo dell'assurdo che
credo, tuttavia, si collocasse ancora nel pre-grappino.
“Certo che se siamo
contro le pellicce non dovremmo neanche mangiare il pesce”.
“Perchè?”
“Anche il pesce è un
animale!”
“Sì, ma non c'ha mica
il pelo!”
A mezzanotte, ancora un
po'intontita (nonostante l'opera d'arte della scritta 2014 realizzata
tono su tono sullo zucchero a velo dello strudel di mele) una tipa mi
ha urlato “BUONCOMPLEANNOOO” all'orecchio. Stava prendendo nota
dei miei dati per garantirmi l'accesso al Casinò. Siccome avevo
pronunciato ormai svariati “Buon Anno” , per me il 31
Dicembre era archiviato come giornata passata. Ergo, l'esternazione di allegria
della sconosciuta mi è sembrata fuori luogo, insensata e tardiva.
Oltre a regalarmi un deja vù di inaspettata violenza del mio
diciottesimo compleanno alle Isole Canarie, con conseguente
retrogusto di lustrini. 'Somma, reagisco con un “EEEH?!” che mi
regala,in cambio, occhiate perplesse.
Foto scattata con la modalitá "disegni su zucchero a velo post grappino"
Dopodichè, mi offrono un altro flute di champagne. Per accompagnarlo, mi aggiudico una fetta di torta aggratis dopo essere sfuggita per miracolo alle gomitate di attempate signore che, a giudicare dalla foga (e non certo dalla stazza), non mangiano da almeno quarant'anni. Per miracolo sfuggo anche al coma glicemico: impresa non facile, giunta al quarto dolce della serata. Mentre guardo i fuochi d'artificio, non posso non pensare a quanto sia fortunata.
Tra gli altri highlights della serata, l'atmosfera di festa in fase di conclusione di una trattoria convertita in discoteca, dove una comitiva con fare un po' losco mi nomina sua fotografa ufficiale. La loro fotocamera, però, non è dotata di “modalità foto di gruppo” quindi non è che possano pretendere 'sto granchè. Che diamine.
Fuggiamo da lì quando le
poche coppie di ultra-cinquantenni ancora in pista iniziano a darsi al
palpaggio sfrenato, le donne a barcollare pericolosamente sui tacchi
a spillo e gli uomini a legarsi oggetti attorno alla fronte.
La serata si conclude
nella constatazione di quanto possa essere triste il deserto
cittadino se sono le tre del mattino ed è l'uno gennaio. Quindici
euro per entrare nell'unica discoteca aperta, però, non ho
intenzione di spenderli. Soprattutto alla mia età. Soprattutto dopo
quel grappino.
E allora tanti auguri.
Nota bene: Come ormai
saprete, ho quest'usanza di cercare premonizioni e segnali nella
prima canzone ascoltata per caso nel nuovo anno. Ecco, quella del
2014 è stata “com'è bello far l'amore da Trieste in giù”. Mi
sa che è meglio non commentare.
ahahah!:-)))) voglio il nome del grappino!
RispondiEliminaBUON ANNO!!!!!!
kit
Il problema è ricordarlo. :P
RispondiEliminaBuon anno anche a te!