domenica 6 gennaio 2013

I vestiti di Bosé, le congetture sulla pipí, e altre scoperte bizzarre che si fanno a Tve sotto le feste.



Ci sono scoperte che puoi fare soltanto in periodo di festa. Quando hai già mangiato troppo, ma alle ciambelle di pasta frolla proprio non sai rinunciare. Le producono a Villafranca, in Veneto. Secondo l'etichetta, pure con passione. Le fai quando la nebbia ha ormai annullato i contorni di Grado, e il riscaldamento troppo alto della Feltrinelli ti salva in extremis dalla bancarotta. Ché nel giro di cinque minuti, di libri interessanti ne hai già visti almeno tre. Insomma: saranno i kilometri macinati sotto ai piedi, oppure i manicaretti accumulati sui fianchi, ma é soprattutto in queste circostanze che il divaning torna ad essere il migliore tra gli sport. E allora, scopri. E' inevitabile: scopri. Perchè lo zapping ti porta all'ipnosi di fronte ad un qualche non meglio precisato speciale natalizio su tve. Dove Miguel Bosé si traveste alternativamente da confetto rosa a divano kitsch di epoca sospesa tra il barocco e gli anni venti. Robe che manco Agatha Ruíz de la Prada, tanto per darvi un'idea. Ma sorvoliamo. Perché mica ti limiti a scoprire che lo stilista di Bosé si fa di acidi. Nossignore. In epoca di festa, non scordiamolo, vanno forte gli spezzoni dei bei tempi andati. Immagini d'archivio raffazzonate alla bell'e meglio per ripercorrere in musica l'intera storia di una societá. E, se si tratta della Spagna, io li adoro. E' un amore intenso. Incondizionato. Eterno. E vengono proprio da lí, le scoperte a cui mi riferivo. Quelle interessanti.


Per esempio, lo sapevate che alcune delle piú famose canzoncine per bambini hanno il loro corrispondente castigliano? Che il Ballo del Qua Qua diventa “Pajaritos a bailar”?



Che anche in terra di Cervantes, per il nobile fine dell'educazione al ricatto, un bimbo incontinente minacciava di far vergognare il padre ? Ecco. Son belle cose. 





Ché poi questa della pipí dev'esser stata un po' una specie di ossessione, in Spagna. Ché a quanto pare, negli anni ottanta, tali “toreros muertos” si facevano un sacco di pippe mentali fantasticando sul viaggio e le peripezie della loro “aguita amarilla” una volta uscita dal corpo. E noi ci lamentiamo di Pupo.




Quello che invece mi mette un sacco di allegria, al di lá delle immancabili sciagure di ogni popolo, é l'elenco scanzonato delle glorie madrileñe che facevano i Los Refrescos nell''89. Per poi rinfacciare, peró, alla capitale l'assenza del mare. Che, a loro dire, vale di piú. 



E mi piace anche il fatto di crearmi, poco a poco, una cultura musicale a tutto tondo. Dico davvero, adesso sono seria. Ché tra una risata e una presa in giro bonaria, io ad ogni Natale finisco col saperne un po' di piú, sul passato dell'altra mia terra. Altro che Carlo Conti! Non dovrebbe essere anche questo lo scopo di un servizio pubblico, in realtá?

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