venerdì 4 aprile 2014

Con la mente a Madrid (Sabina e una playlist)

La mia prolungata - e ormai gravissima-  astinenza da Spagna rende l'idea del viaggio ancora più ossessiva. Per farla breve: non penso che a Madrid. Coi suoi ricordi. La sua luce. I suoi sorrisi. Madrid, adesso, é piú una sensazione che un luogo concreto. E' l'idea di ammirare un tramonto dalla terrazza del Círculo de Bellas Artes. Il sapore di una birra fresca, di quelle che in Spagna mi son sempre piaciute di piú. Ci penso e vedo un caos di colori e sapori in rincorsa al mercato di San Miguel. Il vagare senza meta e senza sosta che ti porta a scoprire angoli sempre nuovi. Il concetto stesso di ricongiungimento: ecco, questo é ora per me Madrid. E sapete che c'é? Quasi non mi importa dei concerti. Anzi, in un certo senso - ogni tanto - mi sembrano quasi una scocciatura.

Certo, non lo direi se non mi convincessero alle file. Se potessi arrivare all'ultimo momento, prendere il mio bel posto davanti, e vivermi la colonna sonora. Senza sforzi, peró. Senza la snervante certezza che ogni secondo sotto una tenda Quechua (altrui) é un secondo perso di Madrid. Mannaggia a me e ai miei biglietti di platea. Mannaggia ai posti non numerati. Mannaggia - soprattutto-  alla perenne assenza di pass all areas; fidanzati che lavorano nell'organizzazione; accrediti stampa;  vittorie a concorsi;  camerini; amici di amici; gesti carini a caso, che ne so. In fondo mica chiedo tanto, dai!

Vabbé. 

Tanto lo so che poi, comunque vada, saró contenta uguale.

So anche di essere monotona, se é per quello. 



Il punto é che il mio attuale pensiero fisso ha prodotto una playlist. L'idea non era soltanto assemblare tutte le canzoni che parlassero di Madrid (quello l'han giá fatto in tanti!) ma ricreare un vero e proprio viaggio in musica. 


Si parte dalle "chicas tristes" che tornano in cittá, ci si sofferma come un turista in visita su ogni suo singolo angolo ed aspetto, e poi la si abbandona, a malincuore, con Shakira. Ormai rientrati a casa, il ricordo dei momenti vissuti é narrato al passato da El Barrio ("nos fuimos pa'Madrid") e La Oreja de Van Gogh ("recordarás las tardes de invierno por Madrid").




Tra l'altro, realizzare 'sta cosa mi ha spinta a riscoprire un brano che non ascoltavo da tempo. Tanto che quasi avevo scordato quanto mi piacesse. Si tratta di "Yo Me bajo en Atocha", di Joaquín Sabina, e ha uno dei testi che, a mio avviso, meglio tratteggiano  la cittá. Tradurlo non é semplice, proprio perché ne racchiude l'essenza in monumenti, ricorrenze e modi di dire. Io ci ho provato, beninteso. Ma ci vorrebbe una nota esplicativa per ogni parola. E, dal momento che un altro blogger italiano l'ha giá fatto (anche magistralmente), se volete approfondire vi rimando a lui. 

Qui, ancora una volta, il protagonismo lo lascio alla musica. Sperando possa portarvi - anche se solo con la mente - a farvi un giretto a Madrid questo weekend.






Io Scendo ad Atocha
[Joaquín Sabina]

                                   Con il suo basco calato in testa, con i suoi guanti di seta
                                        La sua Sirena Varada, le sue feste comandate,

il suo "ritorni domani", il suo "si salvi chi può", 
la sua partitella a Mus, la sua "tal dei tali".


Con il suo "è tutto adesso", con il suo "nulla è eterno",
con il suo rap e il suo chotis, i suoi okupa e i suoi skinhead, 
per quanto muoia l'estate e l'inverno abbia fretta, 
la primavera sa che l'aspetto a Madrid. 

Con il suo autunno Velázquez, con la sua torre Picasso, 
il suo Santo e il suo Torero, il suo Atleti, il suo Borbone, 
le sue donne grasse di Botero, i suoi hotel di passaggio, 
le sue dieci carte di hashish, i suoi nonnetti al sole. 

Con la sua tempesta di neve, le sue verbenas e il suo lutto, 

il suo diciotto Luglio, il suo quattordici Aprile.

A metá strada tra l'inferno e il cielo, 
io scendo ad Atocha, io mi fermo a Madrid. 

Anche se la notte delira come un uccello in fiamme, 
anche se la Puerta de Alcalá non dá alla gloria, 
anche se la Maja desnuda chiede quindici e il letto, 
anche se la Maja vestida non si lascia baciare. 

Passerelle Cibeles, carcere di Yeserías
Ponte dei Francesi, osterie di Chamberí, 
non sogna piú quel bimbo che sognava di scrivere, 
Cuore di María, non lasciarmi cosí.



Corte dei Miracoli, Vergine dell'Almudena, 
baracche di eternit, Palacio de Cristal, 
con il suo "no pasarán" e i suoi "viva le catene", 
il suo cimitero civile, la sua banda comunale.



Ho pianto a Venezia, mi sono perso a Manhattan, 
sono cresciuto a La Habana, sono stato un paria a Parigi; 
Il Messico mi tormenta, Buenos Aires mi uccide,

ma c'é sempre un treno che sbocca a Madrid.

Ma c'é sempre un bambino che invecchia a Madrid;
Ma c'é sempre un'auto che sbanda a Madrid; 
Ma c'é sempre un fuoco che si accende a Madrid;
Ma c'é sempre una barca che naufraga a Madrid, 

Ma c'é sempre un sogno che si sveglia a Madrid, 
Ma c'é sempre un volo che ritorna a Madrid. 


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