Sospiro di sollievo. Di quelli belli pieni, che sanno di conforto e di ritorno a casa.
Da troppo tempo le top 10 spagnole si erano fatte regno indiscusso del regaettón. Quand'anche c'erano, le novità del pop rock nazionale sembravano diventate incapaci di incresparmi la pelle di emozione. Le cercavo, badate. Le inseguivo con l'angoscia di una missione da compiere. I brani più virali. Quelli più venduti. Le novità sulla scena indie. Niente. Nada.
Ogni canzone in castigliano che non aggiungevo alle mie playlist era un filo in meno che mi legava a quella terra. E, con lei, a quella che ero stata nel mio periodo migliore. Melodrammatica, lo so. In questo, almeno, non sono mai cambiata. Però guardo video in inglese. Sogno San Francisco. Organizzo viaggi ad Amsterdam per andare ai concerti di una band di Las Vegas.
Che cavolo. Se perdo anche l'interesse per la musica spagnola, cosa accidenti resterà di me? Pensavo questo, mentre sconfortata riascoltavo dischi vecchi. Cercando nella musica, come sempre, la conferma - sia pure ad orizzonti allargati- della mia più profonda identità.
E poi, proprio quando credevo di averla smarrita, è uscito il nuovo singolo dei Love of Lesbian. Si intitola Bajo el Volcán. Anticipa l'album in uscita a Marzo. E - per quanto il videoclip ufficiale sia francamente orribile - la voce bassa di Santi Balmes ha avuto in me l'effetto di una coperta sul cuore.
Non sarà magari il pezzo migliore della loro carriera. Eppure il testo criptico e non banale, la riconoscibilità del sound, la semplice capacità di trasmettermi qualcosa - anche una sensazione vaga, anche un semplice sorriso; beh, mi hanno ridato speranza. Di colpo mi sono ritrovata ai tempi in cui ascoltavo in loop "Club de Fans de John Boy" trovando in quelle strofe il ritratto di una parte di vita.
Da troppo tempo le top 10 spagnole si erano fatte regno indiscusso del regaettón. Quand'anche c'erano, le novità del pop rock nazionale sembravano diventate incapaci di incresparmi la pelle di emozione. Le cercavo, badate. Le inseguivo con l'angoscia di una missione da compiere. I brani più virali. Quelli più venduti. Le novità sulla scena indie. Niente. Nada.
Ogni canzone in castigliano che non aggiungevo alle mie playlist era un filo in meno che mi legava a quella terra. E, con lei, a quella che ero stata nel mio periodo migliore. Melodrammatica, lo so. In questo, almeno, non sono mai cambiata. Però guardo video in inglese. Sogno San Francisco. Organizzo viaggi ad Amsterdam per andare ai concerti di una band di Las Vegas.
Che cavolo. Se perdo anche l'interesse per la musica spagnola, cosa accidenti resterà di me? Pensavo questo, mentre sconfortata riascoltavo dischi vecchi. Cercando nella musica, come sempre, la conferma - sia pure ad orizzonti allargati- della mia più profonda identità.
E poi, proprio quando credevo di averla smarrita, è uscito il nuovo singolo dei Love of Lesbian. Si intitola Bajo el Volcán. Anticipa l'album in uscita a Marzo. E - per quanto il videoclip ufficiale sia francamente orribile - la voce bassa di Santi Balmes ha avuto in me l'effetto di una coperta sul cuore.
Non sarà magari il pezzo migliore della loro carriera. Eppure il testo criptico e non banale, la riconoscibilità del sound, la semplice capacità di trasmettermi qualcosa - anche una sensazione vaga, anche un semplice sorriso; beh, mi hanno ridato speranza. Di colpo mi sono ritrovata ai tempi in cui ascoltavo in loop "Club de Fans de John Boy" trovando in quelle strofe il ritratto di una parte di vita.
Sono stata talmente felice di questa nuova uscita discografica che ho parlato e pensato in spagnolo per i 15 minuti successivi al primo ascolto. Voleva essere una celebrazione. Il giusto omaggio. L'immagine (ancora melodrammatica) di me che faccio un nodo per riallacciare quei fili.
Tanto più che gli ultimi versi sembrano contenere in sè stessi una specie di risposta che avevo forse già dato anche a me.
Bentornati, Love of Lesbian.
Qui sotto la traduzione.
Bentornati, Love of Lesbian.
Qui sotto la traduzione.
Sotto il Vulcano
Love Of Lesbian
Voglio planare sulla tua terra stabile.
Vorrei tornare ad essere vento soave.
Quando ero solo brezza,
ricordati bene che, non potendomi guardare,
sapevo che esistevo solo se potevo far muovere te.
Da quasi tutti i miei viaggi,
da lì mi sono portato svariate canzoni d'aria,
souvenir di viaggio
che ho acquistato in mari tropicali.
E' stato dopo venti inverni.
Ricordati bene che per le pressioni di aria
i circoli radiali hanno iniziato a espandersi.
Nel frattempo tu,
tu, così ancorata alle tue radici,
con sforzo hai percepito che ho invertito la mia direzione.
E di chi semina vento che si dice?
Lo sai già.
Solo quando ti sei spezzata,
solo allora me ne sono reso conto: ero stato io.
L'uragano di una scala enorme,
cresciuto sulla sua arroganza,
attorno a se stesso ha fatto un giro in spirale.
E quell'uragano, con la luce di lune di ghiaccio,
a mille metri dal suolo,
a mala pena si è reso conto che ha spazzato via tutto
sotto il vulcano.
Tutta la sete di comprendere
qualunque motivo, le cose senza senso,
ha lasciato gli uomini di scienza
senza via d'uscita ai loro perchè.
Fenomeni del male, disastri
che vanno e vengono
che vanno, che vanno, che vanno accadendo
senza preavviso affidabile o misure di prevenzione.
La tua terra, prima addormentata, si è riempita di lava.
Abbiamo chiuso aeroporti, abbiamo sviato gli aerei del perdono.
Non c'è più niente in me,
solo resti che distruggono,
E il mio uragano di una scala di forza 6,
cresciuto sulla sua arroganza,
a mala pena si è reso conto che ha spazzato via tutto
sotto il vulcano.
Il tuo vulcano.
Neanche il diavolo in persona avrebbe fatto meglio.
L'uragano di una scala enorme,
cresciuto sulla sua arroganza,
attorno a se stesso ha fatto un giro in spirale.
Quell'uragano ha voluto fuggire dalla sua stessa essenza,
è andato in altre città convinto che alle tue isole
gli fosse proibito tornare.
gli fosse proibito tornare.
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