L'altro giorno ho finalmente visto "La vita è facile ad occhi chiusi". "Vivir es fácil con los ojos cerrados", se come me preferite il titolo in spagnolo. E' stata un'altra specie di grosso traguardo, dato che la mia attrazione nei confronti di quei film risale a quella che dev'essere almeno un'era geologica fa.
Comunque. Tutto quello che ho da dire, a cose fatte, è che le mie aspettative non sono state deluse. Anzi. L'opera di Trueba si è meritata dal primo all'ultimo tutti i Goya che ha vinto. Bella di una bellezza semplice, di quelle da qualche parte, nel profondo, ti confortano cullandoti in una sorta di speranzosa serenità. L'unica controindicazione è che m'è rimasta incollata in testa "Strawberry Fields Forever" dei Beatles per almeno 48 ore di fila. Ma, se non altro, è una stupenda canzone.
Comunque. Tutto quello che ho da dire, a cose fatte, è che le mie aspettative non sono state deluse. Anzi. L'opera di Trueba si è meritata dal primo all'ultimo tutti i Goya che ha vinto. Bella di una bellezza semplice, di quelle da qualche parte, nel profondo, ti confortano cullandoti in una sorta di speranzosa serenità. L'unica controindicazione è che m'è rimasta incollata in testa "Strawberry Fields Forever" dei Beatles per almeno 48 ore di fila. Ma, se non altro, è una stupenda canzone.
La trama, tratta da una storia vera, parla di un professore di inglese ossessionato dai Fab Four. Nella Spagna franchista degli anni '60, il suo peculiare metodo educativo consiste nell'insegnare la lingua attraverso i testi del quartetto di Liverpool. Quando scopre che John Lennon sta girando un film ad Almeria, non può certo farsi sfuggire l'occasione. Mosso esclusivamente dal sogno di incontrarlo, parte per un viaggio on the road attraverso i paesaggi brulli e deserti del passato iberico, intrecciando la sua vita a quella di due giovani autostoppisti: una ragazza madre incinta (fatto intollerabile, all'epoca) e un ragazzo ribelle che cerca la sua libertà lontano dalle mura domestiche e da un padre un po' troppo severo.
Tra avventure, risate e dialoghi ben studiati, i tre vivono un'avventura di quelle che ti segnano per sempre. Non vi dirò, naturalmente, come va a finire, ma vi dirò che vale la pena guardarlo: vi farà riflettere ancora una volta su quanta forza abbiano i sogni e su quanto la musica possa davvero influire sull'esistenza delle persone.
C'è una specie di monologo che il protagonista, completamente sbronzo, recita ad un certo punto del lungometraggio. "Ci sono canzoni che ti salvano la vita", dice, "sapere che c’è qualcuno prima di te che ha provato ciò che stai provando in quel preciso momento non ti fa sentire più solo". Mi ha toccato al punto che avrei voluto registrarlo, applaudirlo, urlare allo schermo che "hai ragione!".
C'è una specie di monologo che il protagonista, completamente sbronzo, recita ad un certo punto del lungometraggio. "Ci sono canzoni che ti salvano la vita", dice, "sapere che c’è qualcuno prima di te che ha provato ciò che stai provando in quel preciso momento non ti fa sentire più solo". Mi ha toccato al punto che avrei voluto registrarlo, applaudirlo, urlare allo schermo che "hai ragione!".
E poi come non far cenno, in questo blog, alla storia tutta italo-spagnola de "Il Catalano", con la sua lei in bilico tra due Paesi e l'ossessione per Claudia Cardinale...!
Ve lo consiglio, insomma, davvero tanto.
Tra l'altro, cercare il trailer da allegare a questo post mi ha permesso di scoprire una versione che non conoscevo di quello che è- quando si dice il caso - anche il brano dei Beatles che amo di più. L'hanno realizzata i Fabulosos Cadillacs, band argentina, ri-arrangiandolo completamente in chiave reggae. Vi capisco se l'idea vi sembra bizzarra e fuori luogo, eppure"Strawberry Fields Forever" in Spanglish sa essere affascinante in un modo tutto suo. Datele una chance.
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