lunedì 5 dicembre 2016

Concerti e sorprese

É inconfondibile il rumore di un'attesa quando esplode. Alle prime note di Cobacabana il palazzetto sbraita, salta, si dimena. É il tutt'uno di mani e di voci - e spalle, e calci involontari, e lieve odore di marijuana - che sta per "finalmente" quando arriva la hit. Gli Izal, ormai mi sembra chiaro, erano il nome di punta in questa sottospecie di mini-festival. L'ha organizzato la San Miguel, birra gratis col biglietto e timbro col pesciolino, per festeggiare i suoi 50 anni di malagueña internazionalità. Dal centro della pista non si vede un buco libero. Coppiette innamorate. Gruppi di amici ubriachi. Ragazze giovanissime. Famiglie con bambini. Tutti ondeggiano, cantano, strillano d'amore puro. E io, di nuovo, mi scopro a chiedermi in quale razza di dimensione abbia vissuto fino ad ora.




É la prima volta che lo vedo, questo tizio coi riccioli che si dimena sul palco. La sua intera esistenza, a dirla tutta, mi si è rivelata non più di una settimana fa. Io, all'evento di Music Explorers, ci volevo andare per i Sidonie. Gli altri erano un nome sul cartello. Anche corto, poco impegnativo. L'aggettivo superfluo che puoi eliminare da una frase. Però  "Ascoltali, ti piaceranno", aveva detto Laura. Lei che allo stesso evento, per loro, sarebbe corsa anche da sola. Avevamo appena appurato la somiglianza inquietante dei nostri gusti musicali. Curiosità chiama Spotify. Ho premuto play. 

Ed è stato uno di quei play che ti aprono mondi nuovi. 

Perchè sono sempre troppo pochi, ahimè, i dischi che ti entusiasmano davvero. Quelli che ti chiedi "dove eravate?"; quelli che appena finiscono avresti già voglia di farli ripartire. Gli Izal - chiunque essi siano e da qualunque posto vengano - sono senza dubbio una delle migliori scoperte musicali spagnole che io abbia fatto negli ultimi anni.

Posso dirlo con cognizione di causa, ora che li ho apprezzati anche dal vivo. Certo, se me lo chiederete vi risponderò comunque che ho preferito il live dei Sidonie. Ma è solo perchè il tempo mi ha consentito di mettere più vita nei loro album. Tutto qui. Tutto in quella Por Ti che me li fece conoscere anni addietro grazie a un consiglio pubblico di Dani Martín. Tutto nelle aperture dei concerti de El Canto del Loco. Nelle polemiche di qualche loro fan sul forum verde. Nella prima fila del Sant Jordi con le corna da diavolo. Tutto nell'immagine vivida di una strada di Barcellona che per me é - e forse sarà sempre - En Mi Garganta. 



Un video pubblicato da Ilaria (@ilaria_luna84) in data:


Gli Izal, poveri loro, mi girano nelle orecchie da troppo poco per pretendere di generare le stesse emozioni. Ma nonostante questo, nonostante la stanchezza di un concerto iniziato troppo tardi in una giornata partita troppo presto, nonostante conoscessi solo i pezzi dell'ultimo disco, nonostante l'equilibrio precario sui bicchieri vuoti per terra, le loro due ore di esibizione mi sono sembrate durare troppo poco.

Venerdì, ore 2.00: sono uscita nella pioggia, stordita da un mix di adrenalina e relax. E adesso sento quest'esigenza irrazionale di consigliarveli, come ogni volta che qualcosa mi sembra aggiungere bellezza alla quotidianità.

Per un assaggio vi direi di partire proprio da Cobacabana, la già citata hit che dà il nome all'ultimo album: un concentrato di energia su un tappeto di percussioni che vi travolgerà sin dal primo momento. Poi Pequeña Gran Revolución, l'altra faccia della medaglia: un mezzo tempo da cantare a squarciagola, struggente e dolcissimo nel testo dedicato da un genitore alla figlia appena nata. E infine Magia y Efectos Especiales, del secondo disco (ne hanno quattro di studio all'attivo): un vero e proprio climax di ritmo e sensazioni.



Un video pubblicato da Ilaria (@ilaria_luna84) in data:



La cosa migliore, però, è che non sono stati loro l'unica sorpresa. In un periodo particolarmente pieno di novità musicali (dal nuovo e meraviglioso brano degli Imagine Dragons a tre delle Spice Girls che si riuniscono) la notte di San Miguel ha saputo entusiasmarmi anche con i Culitos Chicos. Dio solo sa come diavolo gli è venuto in mente di chiamarsi così, ma questa band cileno-malagueña ha svolto a perfezione il compito di aprire la serata col botto. Mischiando cumbia, rock, reggae e sonorità quasi balcaniche hanno infiammato l'atmosfera quando davanti al palco il pavimento si vedeva ancora. Si può ballare anche seduti su una sedia. E li ho riconosciuti subito come istantaneo antidoto all'infelicità. 


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