mercoledì 22 maggio 2013

The Wedding (Parte II)


...Che poi, a dirla tutta, non é che resti molto da raccontare. Voglio dire: lo sposo é di famiglia tecnologica. Il che implica cerimonia in diretta streaming, ri-guardabile in differita quante volte vuoi. Ma anche una serie di hashtag dedicati agli eventi, che garantiscono una minuziosa cronaca consultabile da Twitter. 140 caratteri per volta. Minuto per minuto. E qualche foto.

A volervi raccontare l'inedito, dovrei piuttosto dirvi dell'immane fatica fatta per non piangere. O, forse, dell'aspetto migliore delle nozze in Comune. Perché, se é vero che la Chiesa ha atmosfera e solennitá, il freddo di una stanza bianca induce a personalizzare. Cosí, il rito puó essere officiato da una cugina dello sposo, che antepone a formule collaudate il discorso modellato ad hoc che puó fare solo chi ti conosce bene. E la sposa puó entrare ballando, valorizzata da un vestito da favola, in omaggio all'arte che abbraccia sin da quando era bambina. La voce di Andrea, pulita e bellissima, la accompagna intonando “The Power of Love”. Cosí, con veli bianchi e neri, lei svela in parte il motivo del dress code imposto: quel bianco e nero d'impatto elegante che mi ha accolta all'ingresso poco fa. I non-colori d'anime complementari, unite nello yin e nello yan che ora assembla sul suolo.

E sí, lo vogliono. Sí, tutti abbiamo sentito. No, nessuno si oppone.

Poi c'é il riso, raccolto in cartoncini neri monodose. Sovrastato da un paio di petali bianchi. Rovesciato da un sacchetto intero dritto nella giacca dello sposo, tra foto di rito, guerre di bambini, e scoppi di ilaritá.

Potete aggiornare gli stati di Facebook. Puoi baciare la sposa.




A volervi raccontare di piú, dovrei insistere di certo sul tragitto verso il ristorante.
Guarda, c'é la mamma di Laura, seguiamo lei!”, diceva la conducente.
Ma dove?”
Questa qui davanti!”
Ma sei sicura che sia lei? A me sembra che avesse un'altra macchina...”
No, no, é lei! Fidati! L'ho vista qualche volta!”
Sí, anch'io, ma...”

Non era lei. Lo appuriamo alla terza rotonda, quando ormai gli altri invitati sono giá spariti chissá dove. E adesso che si fa? Segui “Centenaro/Vaccarolo”, dovrebbe essere da quelle parti. Ok, peró aspetta che chiamo Alberto. Ma Alberto, manco lui, non sa dove andare.

Finalmente, un'auto grigia palesa nei fiocchetti l'appartenenza alla carovana nuziale. Ci lanciamo all'inseguimento, solo un po' piú calme che in un film di spionaggio americano. Peccato che, dieci minuti dopo, tra noi e quell'auto si frapponga un furgone. Come nei migliori depistaggi, sparito il furgone, anche l'auto grigia non c'é piú. Al suo posto, un cartello con sú scritto “deviazione”. E una stradina sterrata, inondata di pozzanghere fangose, che si snoda nel deserto della campagna bresciana. Di bene in meglio, della serie. Ma, per fortuna, c'é il mio navigatore. Quello del cellulare, intendo, che prima di allora non avevo testato proprio mai. Incredibilmente, nonostante la mia diffidenza, ci porta a destinazione prima ancora degli sposi. Ed è lí che ci raggiunge la chiamata di Alberto, disperato in mezzo ai campi, in cerca di un aiuto via Whatsapp.

In ogni caso, la destinazione é idilliaca. Merito, in parte, anche del meteo. Ha mantenuto le promesse, valorizzando in un cielo azzurrissimo le rose bianche dell'agriturismo. I profumi. Il giardino immenso che incornicerá l'aperitivo. E con lui le nostre chiacchiere. Qualche altra foto. L'allegria palpabile che non lascia indifferente nessuno, neanche i camerieri. Accesi dibattiti su avvenenza e orientamento sessuale di uno di questi animeranno, del resto, buona parte della cena.

Il nostro tavolo, d'altronde, é ben assortito. Lo distingue un testo di Darwin sulle emozioni di uomini e animali. Sí, perché ogni tavolo é abbinato ad un libro che ha avuto rilevanza nella storia d'amore degli sposi. E' una delle loro tante idee geniali, che si somma alla piantina di fragole data in omaggio agli ospiti, e alla chiavetta usb usata come bomboniera. Rispetta a pieno i criteri della perfezione elencati nel solito libro di Bianchini: esteticamente bella (bianca e nera, d'altro canto), utile, e personalizzata. Chè non solo data ed iniziali dei coniugi sono incise sul retro, ma all'interno é custodita la presentazione pseudo-scientifica con cui ci hanno dato il benvenuto poco fa. Nozioni vere di chimica e comunicazione hanno in tale circostanza intervallato battute e siparietti, nel tentativo di dimostrare in modo efficiente perché mai due persone si dovrebbero legare per l'eternitá.



Qualunque sia, in effetti, dev'essere un motivo valido. Lo capisco quando Piero si avvicina raggiante al nostro gruppetto-gossip, per dichiarare contento che “sposarsi é una figata, dovreste farlo tutti”. E a me, d'un tratto, torna in mente una cosa che mi aveva detto sua moglie ormai diversi anni fa. Era un discorso elaborato, e tuttavia riassumibile in un solo concetto: si era resa conto di quanto la sua vita sarebbe cambiata in peggio se avesse perso lui. Ed era stato allora che aveva capito davvero quanto fosse importante. Capite? Sono cose del genere a darmi ancora fiducia, nonostante tutto, nell'amore.

Perché a vederli lí, adesso, nei loro abiti da cerimonia, ti contagiano nel lieto fine tutta la loro immensa felicitá. Aprono le danze con un Valzer da Fiaba della Disney, per poi lasciare che tutti si scatenino in pista. E al liscio seguono i balli di gruppo. Ai balli di gruppo il revival anni ottanta. Per poi finire con il trash odierno di quel gangnam style che, peró, alle tre di notte e con la giusta compagnia, riesce ad essere divertente un casino. Tra un passo e l'altro, lanterne giapponesi sono volate nell'aria, illuminate dal fuoco. Certo, almeno tre sono bruciate prima. Altre due hanno rischiato di schiantarsi su un pino provocando incendi epocali. Una, sul palo della luce, rischiando il black out. Ma sono dettagli. Il fatto é che non c'é stato un momento- un solo, minuscolo,insignificante attimo- di quella giornata in cui io non abbia riso o sorriso.



E sapete che c'é? Visto l'andazzo, non so se mai mi sposeró. Tantomeno so quando o con chi. Se mai accadrá, so che probabilmente sará diverso. Ci sará musica dal vivo, spazio per ballare sevillanas, qualcosa che – come poi dev'essere- rispecchi me e quest'eventuale povero malcapitato. Di una cosa, peró, sono sicura: vorrei che tutti, in quell'occasione, uscissero con il cuore gonfio di gioia e la mente piena di aneddoti. Esattamente come é accaduto a me con il matrimonio di Laura e Piero.

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