Rocío Muñoz Morales ha
il volto allungato e un po' almodovariano in cui ci siamo abituati a
riconoscere la Spagna. Scende dalla scalinata vestita di rosso, sulle
note di Bailando. E a me giá prende male. Non è un nome difficile
da pronunciare, il suo. Rocío. Basta incastrare la lingua tra i
denti. Se ti accontenti di essere approssimativo, anche semplicemente
fingere che si scriva Rosío. Ditelo, a Conti. Ditegli che piú
difficile é tollerarne l'ascolto mentre parla di tori, alimentando
la Sagra dello Stereotipo che, ad ogni valletta straniera, finisce
col conquistare Sanremo. Mi perdi punti, Raul Bova. Ma mica pochi.
Ché il grado di utilitá della tua ragazza, su quel palco, é
parificabile a quello di un mazzo di fiori. Anzi, inferiore. Ché
almeno i fiori, della cittá, sono il simbolo. Lei, invece, che mai
dovrebbe rappresentare? Cosa, se non il fastidio che provo nel
tratteggiare un Paese per immagini sommarie e ritrite, senza
conferirgli un minimo di profonditá, di dignitá, e quindi di
rispetto culturale? Non fateli, gli italo-spagnolismi, se devono
ridursi a questo. Ai gamberetti che dormono. Ai gatti nel sacco. Sono
pronta a scommettere che, prima della fine della kermesse, le discese
pericolanti di Rocío si accompagneranno alle note dei Gipsy King,
alla colonna sonora del Ciclone, alle Las Ketchup. Magari anche a
Ricky Martin, toh. Che spagnolo non é, ma ci sta sempre bene. E a
quel punto, ve lo giuro, io avró giá cambiato canale.
Nel caso non si fosse
capito, la rappresentanza iberica é stata a mio avviso uno dei
momenti più bassi della prima serata. La supera giusto giusto quella
della famiglia più numerosa d'Italia, che non solo viene messa in
mostra come un qualunque fenomeno da baraccone, ma si prodiga in una
serie di sproloqui su Dio e la Provvidenza che in uno Stato
suppostamente laico non sono in grado di sopportare. Perché il credo
di chiunque va accettato e rispettato, ma ci sono circostanze in cui
propagandarlo sembra solo fuori posto. E poi
Siani, che fa ridere quanto un mal di denti prima di una degustazione
di torte al cioccolato. Talmente scontato nelle battute che ne
indovini il finale dopo due parole. La conferenza stampa dei Boiler,
sempre identica a sé stessa più o meno dallo Zeling del 1702. O, ancora, il
momento piú trash di tutti: la reunion di Albano e Romina, tarchiati
come in un 16/9 reale, che si scambiano bacini e duetti di Felicitá.
Cioé, Dios Mío. Ma Dios Mío davvero. Difficile concepire tanta
noia tutta assieme. Tanta lentezza. Tante canzoni brutte, pure. Con
Grignani che biascica qualcosa di non troppo comprensibile. Nesli che
direttamente dimentica la voce a casa. I Dear Jack che occupano
troppo tempo a pettinarsi il ciuffo per avere il tempo di studiare
intonazione. E Kekko (con tre k) dei Modá che firma tre quarti dei
brani in gara. Il che, in effetti, dovrebbe dirla lunga giá di per
sé.
Ricordiamo che al 777 di Televideo potrete ascoltare i sottotitoli della canzone di Grignani.
#Sanremo2015
— Genio78 (@Zziagenio78) 10 Febbraio 2015
Dear Jack: "il mondo esplode tranne noi". Era meglio il contrario. #Sanremo2015
— Ilaria (@Luna84) 10 Febbraio 2015
Siani fa ridere come un Testimone di Geova che ti suona il campanello alle 9 di domenica mattina
#festivaldisanremo
— Puffo Brontolone (@PuffoBrontolone) 10 Febbraio 2015
Ma per fare il cantante non bisognerebbe tipo,chessó, saper cantare?! #Sanremo2015
— Ilaria (@Luna84) 10 Febbraio 2015
Insomma, non mi é
piaciuto, l'esordio di questo Sanremo. Ma siccome sono una persona
ottimista e positiva (lo dice un test che
ho appena fatto su Facebook) alle critiche preferisco l'elenco dei
momenti migliori. Ovvero:
L'inizio. So di andare controcorrente, ma ho trovato le interviste ai big piú
interessanti di tanti altri inutili siparietti coreografici. Per un
attimo, ho creduto che il protagonismo, questa volta, si desse
finalmente alle canzoni. Povera illusa.
Il palco sbrilluccicante. Sembra una galassia. é belliiiiiisssiiiimo.
Il palco sbrilluccicante. Sembra una galassia. é belliiiiiisssiiiimo.
Rocco Tanica. L'unico che
mi abbia fatto ridere davvero. Fatelo condurre a lui, il festival, vi
prego!
Nek. Il solo, fino ad
ora, ad aver presentato un brano con un po' di ritmo. Manco a dirlo,
é attualmente il mio preferito.
Cesare Cremonini. Sí,
Cremonini. Ché mi é venuto un colpo, ad ascoltare il suo cognome
tra quello degli autori di Lara Fabian. Oltretutto, chi cavolo é,
questa qui? Da dove l'hanno tirata fuori? Secondo me quella al museo
delle cere di Parigi é la Barbie, mica lei. Comunque: il punto é
che non solo non ne sapevo niente, ma 'sto brano era pure una lagna
megagalattica. Dovevate vedermi. Io che col tipico atteggiamento
della fan cercavo di trovare disperatamente un appiglio per non
precipitare nella delusione. E continuavo: “é che non riesco a
seguire il testo, perché il modo in cui canta...non si capisce” “é
che la melodia, in fondo, se gli togli un po' di strumenti, forse
qualche passaggio...”. Ma intanto avevo il cuore spezzato e gli
occhi pallati di chi non riesce a smettere di chiedersi
“MAPPERCHÉÉÉÉÉÉÉE?!”. Lo shock, davvero. Lo shock piú
assoluto. Poi, ringraziando il Cielo, Cesare si é affrettato a
spiegare su Twitter che il Cremonini autore della Fabian é un certo
Cristiano, mica lui. Dico solo che é stato il tweet piú retwittato
della serata. Il massimo generatore di sospiri di sollievo. Vi giuro
che sarei corsa a Bologna ad abbracciarlo in lacrime.
Ma, soprattutto, come previsto, gli Imagine Dragons. Cioè, ragazzi, io ve lo dico: sono ormai a tutti gli effetti una fan. Insomma, non posso fare a meno di pensare a quella vignetta condivisa una volta anche dall'azienda per cui lavoro: c'era un interruttore che passava da “utterly obsessed” a “disinterested”. Ecco, il mio cervello funziona veramente cosí. E dal momento che ora é in modalitá “utterly obsessed” ho iniziato a seguire il fanclub italiano, ad ascoltare tutte le interviste, a mettere mi piace agli aggiornamenti dei membri della band sui social. Da lí, la mia esaltazione nel vederli all'Ariston. Nonchè la conseguente disperazione per il fatto che il 23 Novembre non sia giá domani.
NON sono io il C. (Cristiano) Cremonini autore del brano della @LFabianOfficial. Però avrei voluto scrivere tutte quelle di #albanoromina.
— Cesare Cremonini (@CremoniniCesare) 10 Febbraio 2015
Ma, soprattutto, come previsto, gli Imagine Dragons. Cioè, ragazzi, io ve lo dico: sono ormai a tutti gli effetti una fan. Insomma, non posso fare a meno di pensare a quella vignetta condivisa una volta anche dall'azienda per cui lavoro: c'era un interruttore che passava da “utterly obsessed” a “disinterested”. Ecco, il mio cervello funziona veramente cosí. E dal momento che ora é in modalitá “utterly obsessed” ho iniziato a seguire il fanclub italiano, ad ascoltare tutte le interviste, a mettere mi piace agli aggiornamenti dei membri della band sui social. Da lí, la mia esaltazione nel vederli all'Ariston. Nonchè la conseguente disperazione per il fatto che il 23 Novembre non sia giá domani.
Tra l'altro é davvero ben tenuta, la fanpage italiana su Facebook. La aggiornano. Pianificano regali. Creano album con i biglietti delle persone che andranno al concerto. Organizzano robe. La guardo e, come sempre, non posso fare a meno di farmi prendere dalla nostalgia. Nostalgia mista invidia, in realtà. Ché ne avrei avute anch'io, di idee, se solo Dani Martín fosse venuto in Italia. Iniziative covate e raffinate nel corso di mesi, anni, di speranze ipotetiche. E le attese in aeroporto. Le radio. Le tv. Guardo le foto condivise da queste misteriose tizie “in spedizione a Sanremo” e penso (di nuovo, dopo tanto) a quanto sarebbe stato bello poterle mettere in pratica.
Chissá, ora che tutto mi
sembra perduto, magari potrei farci una professione. “Organizzatrice
di iniziative per fanclub italiani di musicisti stranieri nel caso in
cui questi ultimi vengano in Italia”. Un po' lunghetta, come
qualifica, ma magari con un acronimo diventa piú appealing. Tipo
OIFIMSNCQUVI, che ne so. Se non altro sarebbe piú facile spiegare ai miei nonni
cosa faccio rispetto a cercare di descrivere le competenze della Social
Media Manager.
Comunque. Questa fissa
per gli Imagine Dragons, oltre a danneggiarmi ulteriormente le
facoltá mentali, ha anche qualche lato positivo. Ad esempio: piú li
ascolto parlare piú mi accorgo di capire quello che dicono. Il che è una vera e propria rivelazione. Insomma,
come ho fatto a non pensarci prima! Non so se lo sappiate, ma uno dei
miei tanti progetti mai portati a compimento era quello di riprendere
lo studio dell'inglese. Al liceo lo parlavo molto bene, poi si é
perso nel limbo della mancata pratica. Mi dispiaceva, ecco. Solo che ero, al solito, troppo pigra per andare a ritirarmi fuori i libri.
Avrei dovuto capirlo, invece. Avrei dovuto conoscermi. Appassionarsi
ad una band straniera é sempre stato per me l'unico e solo modo
efficace di imparare una lingua come si deve. Quindi ben vengano gli
Imagine Dragons. Ché stanotte ho fatto un sogno incasinatissimo in
cui mischiavo italiano, inglese e spagnolo. Mi sono svegliata
devastata. La faccia bianca come un lenzuolo e il parto del nuovo
proverbio “Di notte Sanremo, di giorno sei scemo”. Peró forse
vuol dire che, I mean, it's really working, guys!
Di notte Sanremo, di giorno sei scemo. #NuoviProverbi #HOSONNO #zzz #Sanremo2015
— Ilaria (@Luna84) 11 Febbraio 2015
Tornando all'Ariston,
vorrei anche far presente che il cantante, Dan (visto? So anche come
si chiama! Ve l'ho detto che é grave) dimostra una volta in piú
l'efficacia della mia teoria sulle barbette di due giorni che
migliorano chiunque. Voi che non mi credete mai. Ecco un'altra professione che potrei intraprendere: consulente di barbette. La gente si fa crescere la barba e io gli dico fino a quando va bene e quando no.
Ah, comunque so anche
come si chiama il batterista: Daniel. E a questo punto la domanda
appare lecita: MA LA VOLETE SMETTERE DI CHIAMARVI TUTTI DAN, DANI,
DANIEL, DANIELE? MACCHÉÉÉÉ?!
Vabbè. Mi ricompongo.
Per le prossime serate, ripongo le mie speranze su Fragola (strawberry, perché so l'inglese) e sul tale Nigiotti o come si chiama nei giovani. Piú che altro perché mi rompe sempre le palle con le pubblicitá su spotify ("sciao, sono enrico nisgiotti, ascolta il mio nuovo album" - io gli rispondo sempre "ma anche no!"), sono curiosa di vedere che faccia ha.
Per le prossime serate, ripongo le mie speranze su Fragola (strawberry, perché so l'inglese) e sul tale Nigiotti o come si chiama nei giovani. Piú che altro perché mi rompe sempre le palle con le pubblicitá su spotify ("sciao, sono enrico nisgiotti, ascolta il mio nuovo album" - io gli rispondo sempre "ma anche no!"), sono curiosa di vedere che faccia ha.
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