Ti frega sempre, la
vicinanza emotiva. Subdola, priva di contorno, tendenzialmente di un
egoismo raro. Sarò a Parigi tra poco più di una settimana. É anche
per questo che la strage di Charlie Hebdo mi ha colpita nel profondo.
Più del solito. Più di quanto avrebbe comunque fatto con una
persona che ha studiato giornalismo; una che nella risposta “che
vuoi fare da grande?” difendeva già a undici anni la libertà
d'espressione. Una che ha iniziato a fare satira prima ancora di
capire che la stava facendo. Ed ha scoperto, poi, che le piaceva. La
divertiva. Che, tutto sommato, non le riusciva neanche così male. La
chiamava “delirio”, a dire il vero. Perchè quella parola,
“satira”, le è sempre sembrata troppo seria ed importante per meritarne
l'applicazione su di un libro o su di un post non pretenzioso. Perchè
in fondo sì, giornalismo va bene, ma lei aveva sempre immaginato di
occuparsi solamente di musica e cultura. Eppure... che succederebbe
se i sostenitori di Mariano Rajoy mi incarcerassero per averne preso
in giro la pronuncia? Se i Sovrani spagnoli, leggendo un mio post,
decidessero di uccidermi? Assurdo, vero? Fa quasi ridere, da tanto è
surreale.
Ma è proprio così che
dovrebbe essere: surreale. Inconcepibile. Ridicolo. Perchè il solo
fatto di ritenerlo tale dimostra di per sé la nostra libertà.
Morire per aver cercato di far sorridere, semplicemente, non ha
senso. Non lo ha se parli di politici, se alludi ad una società
intera, e neanche se l'oggetto è religioso. Poi puoi condividerne o
meno i contenuti, considerarli persino esagerati o irrispettosi, ma a
me fa schifo l'idea di vivere in un mondo in cui devi aver paura di
quello che scrivi, disegni o dici. In cui l'ideologia di altri può
mettere fine ad una vita – una vita, cavolo! - mentre cammini per
strada, prendi un aereo o vai a lavoro. Che poi è retorico, lo so.
Probabilmente banale. Ma a me, in questi due giorni, accendere il
computer o la tv ha davvero messo il magone.
“Tra poco più di una settimana vado
a Parigi. Oddioooo, a Parigi!”. Mi sono accorta che, tra tutte le
sensazioni del mondo, dentro di me c'era anche il panico. Non è
giusto. Perchè se provi panico hanno vinto loro. Mi fa arrabbiare,
come mi fa arrabbiare l'idea che qualcuno possa preoccuparsi perchè
la mia prossima destinazione è una civilizzata capitale europea, a
un solo confine di distanza da qui. E allora festeggerò il mio
compleanno in ritardo, con un viaggio, come previsto e come doveva essere. Mi godrò
della buona musica dal vivo. Farò turismo. Berrò del vino. E mi
divertirò. Perchè non è mancanza di rispetto, ma il solo modo che
mi viene in mente per onorare le vittime di quella assurda strage.
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