lunedì 22 ottobre 2018

Tutte le volte che sono stata Robin (Tributo tardivo a How I Met Your Mother)

Era da un po' che volevo scrivere questo post. Nell'ultimo anno pare io mi sia data l'inconsapevole missione di mettermi in pari con le serie mitiche; Quelle di cui tutti parlano e che - per un motivo o per l'altro - non ero ancora mai riuscita a guardare. Se Breaking Bad sapeva di pop corn al caramello, How I Met Your Mother ha il gusto variegato delle cene col computer aperto di fianco alle tovagliette di Mr. Wonderful. Del vino rosso. Dei Vermut alla Tranca. Delle lacrime miste a risate in cui ho diluito la mia vita. 

Perché, vedete, certe sitcom sono molto più di questo. Mi è stato chiaro, una volta di più, proprio questo fine settimana. Passeggiavamo verso La Bacanal, quando qualcuno mi ha confidato di averla interrotta perchè si sentiva troppo Ted. "Mi ero messo in testa che l'avrei finita solo quando avessi incontrato Lei". E di colpo mi sono ricordata dell'amica che ammetteva di essere 100% Lily nella puntata del compleanno. O di quello che cercava invano di spiegarmi l'importanza della Teoria del Portico.



Tutti noi siamo stati uno di quei cinque amici, come tutti siamo stati uno di Friends. Perchè se sei sulla trentina, frequenti un bar che puoi chiamare "solito" e giri con un gruppo di coetanei, beh... prima o poi in almeno qualcuna di quelle situazioni ti ci ritrovi per forza. Ed è allora che una serie smette di essere fiction per diventare manifesto generazionale.

Per quanto mi riguarda, ve l'ho detto in più occasioni: sono - mannaggia a me! - fin troppo  Ted. Ma siccome sono una ragazza e non sono fidanzata, almeno per le prime stagioni mi è risultato inevitabile identificarmi un po' con Robin.

Il mio modo per rendere tributo alla serie più bella di sempre è quindi ricordarne il perchè assieme a voi. 


1. Sono giornalista




Ok che al momento mi occupo di altro, ma lo rimango in teoria, esperienza e formazione. Che la carriera di Robin sia svoltata il 31 Dicembre - giorno del mio compleanno - mi é sempre sembrata una sorta di velato omaggio personale.

2. Sono una solitaria





É un dato di fatto. Avete presente una delle primissime puntate, quando non condivide il cibo col ragazzo con cui sta uscendo, non si traveste da Gretel, e lui la lascia? Ecco, quella sono io. La tipa che va sul tetto a dire a Ted che forse é una persona fredda, e che non troverà mai nessuno. Decisamente, al mille per mille, io. 

3. Ho fame 






Intendo, sempre. Potrei perfettamente mangiarmi una torta nuziale intera se sotto stress. Sono sempre l'ultima a cui portano il cibo al ristorante. E di questa Gif ho fatto una specie di mantra personale. 

4. Faccio ubriacare la gente con i drinking game




... Anche se, più che esserne la protagonista, li invento


5. Vivo in bilico tra due Nazioni








Non mi sento del tutto spagnola, e non mi sento mai del tutto italiana quando torno nel mio Paese d'origine. Una volta mi è stato detto "dovresti farti la doppia cittadinanza" e mi è venuto da sorridere pensando alla puntata da cui è stata estratta questa gif. 

6. Ho dovuto svegliarmi all'alba per lavoro





Durante tre mesi. E, per favore, qualcuno mi ricordi qual era l'episodio in cui Robin ne subiva gli effetti perchè quella era letteralmente la mia vita. 

7. Dico (e scrivo) "letteralmente" letteralmente troppo spesso.





Peraltro me ne sono resa conto solo guardando la serie. 

8. Ogni tanto anch'io ho bisogno di una serata "woo!"






...Se poi coincide con la feria, meglio ancora.

9. Ho il terrore irrazionale di prendere in braccio un bambino.







Le scene in cui Robin evitava in tutti i modi di reggere Marvin le ho vissute in prima persona con i figli di alcune amiche. Beh, non mi sono versata il vino addosso, ma c'è mancato poco.

10. Mi piacciono le cose coi volant







               




Sul serio: io quel trench lo voglio con tutta me stessa.


11. E poi, dai, tutti abbiamo la nostra Patrice!






Voi con chi vi identificate? E, soprattutto: con quale serie - mitica o meno - mi consigliate di riempire il vuoto che i newyorkesi più leggen-aspetta!- dari di sempre hanno lasciato nel mio cuore? I commenti sono tutti per voi. 

lunedì 15 ottobre 2018

El Día de las Escritoras

Oggi in Spagna si celebra la giornata delle scrittrici. O, per dirla con l'hashtag Trending Topic da stamattina, il #DíaDeLasEscritoras. 

Nata nel 2016 per iniziativa della Biblioteca Nacional de España, l'associazione Clásicas y Modernas e la Federación Española de Mujeres Directivas, Ejecutivas, Profesionales y Empresariales, la commemorazione aspira a riconoscere e rendere visibile il ruolo delle donne nella letteratura: un modo per compensare la discriminazione a cui sono state soggette per secoli. 

L'occasione mi ha ispirata a scrivere di getto - e, per qualche motivo a me incomprensibile, in spagnolo - il post che ora condivido qui sotto anche nella mia lingua madre. 



A quanto pare, oggi è la giornata delle scrittrici.
Sinceramente, io non penso di esserlo.

Intendo, per "scrittrice", una persona che si guadagna da vivere scrivendo libri. Ed è vero, io ne ho pubblicato uno. É una delle cose di cui più vado fiera. Di fatto, si può dire che per molti versi mi ha cambiato la vita. Però non sono mai stata in grado di dare un seguito a quell'esperienza; E credo che, oggi come oggi, ci riuscirei solo se fossi senza lavoro, senza amici e senza connessione ad Internet. 

Perciò chiamatemi blogger. Copywriter. Social Media Manager. 

Chiamatemi giornalista, se preferite, visto che finalmente vivo in un Paese in cui il mio diploma di laurea mi dà diritto a definirmi così.  

Scrittrice, però...uff. 

Tutto quello che posso dire è non concepisco la vita senza scrivere. 

Che per me è come andare in bagno, e quando non ci riesco fa male. 

Quello che so è che in tutti i computer che ho avuto c'è stata una cartellina piena di "capitoli 1", "Sinossi_ok.doc" e decine di storie mai concluse. Credo che in giro ci sia persino qualche FLOPPY DISK con qualcosa del genere. Dio mio, come sono anziana. 

So che quando ancora non c'erano gli smartphone mi portavo sempre un'agendina nella borsa per annotarmi frasi e idee (oggi uso le Note dell'iPhone). 

So che a volte mi estraneo dalla realtà per narrarmi nella testa ciò che osservo - o che io stessa vivo- come se fosse la scena di un romanzo. 

Che registro vocali su Whatsapp raccontando le trame assurde che mi vengono in mente sempre nei momenti meno opportuni. 

Quello che posso dire è che quando avevo 10-12 anni scrivevo racconti sui miei quaderni in formato A4. E ricordo con inquietante chiarezza il giorno in cui strappai un foglio con rabbia e lo lanciai nel cestino della spazzatura piangendo disperata, mentre mia madre non capiva cosa stava succedendo. 

Beh, succedeva che non mi piaceva quello che avevo passato quasi un'ora a scrivere. 
E se quell'immagine è ancora così nitida nella mia testa è perchè la sensazione che provai in quel momento per la prima volta avrebbe finito per accompagnarmi per tutta la vita. 

Perchè avere una passione non significa che coltivarla ti riesca facile. O che tutto fluisca sempre in modo naturale. Non implica neanche che debba farti felice in ogni momento. Avere una passione vuol dire avere qualcosa che reclama costantemente la tua attenzione, che tu lo voglia o meno. 

Quando da piccola mi chiedevano cosa volessi fare da grande, rispondevo sempre "la scrittrice". Mi immaginavo seduta ad una scrivania con una penna in mano ad inventare storie tutto il santo giorno. E Dio solo sa come una simile prospettiva riuscisse a farmi felice. 

La cosa strana è che, pensandoci, non è poi così diverso dalla mia realtà quotidiana.

No, non sono una scrittrice.
Almeno non nel senso che intendeva quella bambina.
Ma di sicuro ho una passione, e so che sarà così per sempre. 

Quindi auguri a tutte le donne che, in qualche modo, si identificano in queste mie parole. Grazie, di cuore, per quello che fate. E coraggio, voi sapete perchè. 




PS: Quali sono le vostre autrici preferite? Segnalatemele nei commenti, se vi va, così ampliamo tutti il nostro elenco di letture. 

venerdì 12 ottobre 2018

5 canzoni di Izal per prepararsi al Benalfest

É stato uno di quei piani improvvisati, folli e incasinatissimi; Quelli che ti fanno disperare, ma in genere poi portano ai momenti migliori. O almeno si spera. L'ho festeggiato cosí, il Día de la Hispanidad: svegliandomi tardi. Maledicendo il rumore ritmico di un martello del tutto indifferente alle feste. E alleggerendo il portafoglio in favore di un concerto di Izal. 


Da quando mi aprirono il mondo in una notte di pioggia, sono diventati una costante della mia vita malagueña. Gli Izal sono Laura che me li fa conoscere all'evento di San Miguel. Il salotto della casa di Huelin inondato dal sole. La serata tributo all'Onda Pasadena, col caldo dei bugigattoli senza finestre e un'improbabile sosia di Loredana Berté. Sono gli stivali col tacco che mi portavano a Casa Lola in primavera. Un atterraggio morbido tra le lacrime secche e il sapore dei gambas al pil pil. Sono l'articolo per Total Free Magazine. Il ritornello che si incolla alla testa come una condanna dolce-amara nei giorni in cui venne a trovarmi mia madre. 


E domani, dopo tanto, li rivedrò al Benalfest.

M'è sembrata l'occasione giusta per riepilogare le 5 canzoni che li hanno resi un must delle mie playlist. Se ancora non le conoscete, direi che è giunto il momento di rimediare. 



1. Sueños lentos, aviones veloces



(...que viajan al sur)
L'ho già scritto e lo ribadisco: questo resta, per molti versi, "uno dei ritratti più completi di me". 


2. Santa Paz

Ho letto da qualche parte che sarebbe stata concepita come autocritica. Una sorta di disprezzo urlato nei confronti di tutto ciò che l'autore non sopporta di sé. Mah, se lo dite voi. A me parla piuttosto di pozzanghere in calle Larios, con Málaga specchiata all'ingiú. Eppure, ve lo giuro, non ho ancora ben capito perchè.

3. Pequeña gran revolución



Scritta da MIkel Izal per la nipote, dà il benvenuto al mondo a una bambina appena nata.  Narrato dal punto di vista di un genitore, è l'inno all'amore più puro che esista. Mi ha conquistata la prima volta che li ho visti dal vivo, e ancora oggi mi emoziona ad ogni play.


4. Copacabana



La hit per definizione. Non averla mai ascoltata dovrebbe essere considerato un delitto.

5. Canción para nadie 



Che ognuno la interpreti come preferisce. Per me - che mi sciolgo come burro nella padella delle mie stesse congetture-  parla della Persona con la P maiuscola. Quella che cambierà la nostra vita, scegliendo di condividerla con noi. Il "Grande Amore Fantasma", in definitiva, quando lo immagini e non lo conosci ancora. 



In tutto questo, mi sono appena resa conto che era quasi un mese esatto che non aggiornavo il blog. Credo sia una specie di record personale. Scusatemi: è che la vita, da un po' in qua, mi sta richiedendo un po'troppe attenzioni.