giovedì 31 ottobre 2019

Le leggende e i misteri più inquietanti di Málaga (Per un Halloween come si deve)



Le palme. Il cielo azzurro senza un accenno di indecisione. I trenta gradi a fine Ottobre. Málaga l’associeresti a tutto, tranne che alla parola "inquietante". Invece, i suoi lati oscuri ce li ha pure lei. 

Tra fantasmi, esseri misteriosi e fenomeni paranormali, le vie della città andalusa pullulano di leggende terrificanti; E non potrebbe esserci occasione migliore di Halloween per raccontarvene qualcuna.


I Fantasmi di San Miguel 



Come ogni necropoli che si rispetti, il cimitero di San Miguel sembra essere il centro nevralgico delle apparizioni spettrali. Le storie che lì si raccontano sono tantissime, due delle quali particolarmente inquietanti. 

Una delle più famose ha per protagonista Jane Bowles, scrittrice americana che riposa nel camposanto dal 1973. Il 4 Maggio 2008, un piccolo gruppo si riunì per renderle omaggio nell'anniversario della sua morte. C'erano amici, parenti, lettori. Più o meno una quindicina di persone in totale. Tutte si conoscevano tra loro, ma c'era una donna che nessuno si sarebbe aspettato di vedere. Vestiva a lutto, aveva lo sguardo un po' perso nel vuoto. E somigliava tantissimo alla defunta autrice. Accortisi della strana figura, i presenti (comprensibilmente sotto shock) non fecero in tempo a verificarne l'identità che questa girò attorno al pantheon e scomparve, diretta verso la zona in cui sono sepolti gli artisti e gli scrittori malagueñi. A nulla valsero i tentativi di ricerca: era semplicemente svanita nel nulla. 

Quando si diffuse la notizia dell'accaduto, chi visita la tomba della Bowls a cadenza annuale si limitò ad alzare le spalle. "Tranquilli", commentarono i veterani con la calma di chi ti dice che è pronto il pranzo, "Jane torna sempre a farci visita nell'anniversario della sua morte". 

Se vi è venuta la pelle d'oca, aspettate di conoscere Antoñito, un bimbo morto di leucemia a soli 2 anni. Nel 1985 José Fernandez, il monaco responsabile della cappella del cimitero, decise di passare un paio di notti lì. A casa sua stavano facendo dei lavori di ristrutturazione, e non aveva altri posti in cui andare. ‘Somma: il tipo se ne stava lì, dormicchiando pacifico, quando udì la voce di un bambino. Chiamava "mamma, mamma". All'inizio, a dirla tutta, la scambiò per il miagolio di un gatto. Uscendo per cercarlo, però, notò che il lamento si faceva via via sempre più forte e distinto man mano che si avvicinava ad una nicchia. Il giorno dopo, consultando i documenti del cimitero, scoprì che in quella nicchia si trovavano i resti del piccolo Antoñito.

Il fenomeno si ripeté in numerose occasioni e in diversi orari, tanto da spingere il monaco a consultare una veggente. Questa gli disse che il bambino aveva bisogno di caramelle per addolcirsi l'anima, dal momento che aveva sofferto tanto nel corso della sua breve vita. 

Da allora sono molte le persone che lasciano dolcetti e caramelle sulla tomba del bambino. Si narra che, il giorno dopo, le ritrovino sempre aperte e smangiucchiate. 

La bestia di Capuchinos 

Il 4 Febbraio del 1966 la televisione di Stato e tutte le testate nazionali parlavano di Málaga. La colpa l’aveva un fatto quantomeno misterioso avvenuto a Calle Alta: una stradina laterale di Calle Dos Aceras, in prossimità del quartiere di Capuchinos. 

Trinidad Gómez, la giovane casalinga che abitava al numero 23, stava preparando il pranzo nel patio di casa, quando aprì la credenza e mollò un urlo a svariati decibel. Davanti a lei c’era, infatti, “un animale di circa un metro di altezza, magro, coperto di lunghi peli marroni, con una testa di sembianze umane”. Ciò che più la spaventò furono i suoi occhi iniettati di sangue e la bocca enorme, con due zanne, che andava da un orecchio all’altro.
Il mostro - raccontò ai giornalisti - scappò saltando di tetto in tetto, fino a scomparire. I vicini pattugliarono la strada per giorni, e vennero coinvolte anche le forze dell’ordine. Ad oggi ancora non è chiaro se si trattasse di una specie di scimmia scappata da un circo che aveva fatto sosta in città, o forse addirittura di una persona con qualche tipo di deformità fisica. 


La Leggenda di Cortijo Jurado 



Il Cortijo Jurado è una tenuta agricolo- borghese del XIX secolo più volte ribattezzata dai media come “la casa incantata più famosa di Spagna”. Da decenni è tappa fissa dei pellegrinaggi di giornalisti, studiosi dei fenomeni paranormali e pure di qualche curioso che - come da copione - non ne esce illeso (Dico io: non vi insegnano niente, i film?). Famoso è il caso di Julio Vázquez, un ragazzo di soli 20 anni che, affascinato dalle voci sulla proprietà, andò a visitarla con gli amici in cerca di avventure. Peccato che cadde in un pozzo di oltre 30 metri di profondità e finì bloccato sulla sedia a rotelle. 

Le luci, le ombre e gli strani rumori che animano costantemente le notti della zona sono stati collegati alla misteriosa sparizione di cinque ragazze tra il 1890 e il 1920: i corpi di tutte e 5 sono stati rinvenuti vicino al Cortijo Jurado, con evidenti segni di tortura. Ma c’è anche chi li associa alle fucilazioni che ebbero luogo nei dintorni durante la Guerra Civile, quando l’edificio venne usato contemporaneamente come ospedale e prigione.


Il Serpente Gigante di Reading 




Il Paseo de Reading, nelle prossimità della spiaggia della Malagueta, può regalare visioni ben più inquietanti di un turista tedesco con il colorito di un’aragosta e i sandali indossati sui calzini. Se non mi credete, chiedete un po’ in giro che fine ha fatto l’Hotel Caleta Palace. 

Si trovava nell’edificio che è oggi sede della Subdelegación de Gobierno, e ha dovuto chiudere perchè i clienti scappavano terrorizzati. Il motivo? La costante apparizione di un serpente di dimensioni giganti, con una testa sproporzionata rispetto al corpo. 

Dopo la chiusura dell’Hotel, l’edificio fu convertito in ospedale (l’Hospital 18 de Julio) e la visione continuò a manifestarsi tra i pazienti, gettandoli nel panico. 

Il Poltergeist di Calle Císter

C’è solo un caso, in tutta la Spagna, in cui i verbali della polizia riferiscono la presenza di fantasmi in un immobile. E dove poteva accadere se non a due passi dalla Cattedrale di Málaga? 

Era il 1991 e, al primo piano di Calle Císter 9, i dipendenti di Plaza & Janes notarono una specie di movimento sismico. Quadri e posacenere iniziarono a muoversi. Le pinzatrici presero a volare, le forbici si conficcarono nelle pareti e una sorta di strana sostanza verde iniziò a invadere la stanza. 

Il personale uscì di corsa, temendo di essere ferito dalle lampade che si agitavano fuori controllo. Venne chiamata la polizia, che però potè fare ben poco, e successivamente pure un esorcista. Il fenomeno durò alcuni giorni, diminuendo progressivamente l’intensità fino a calmarsi del tutto. 

Da allora, nessuna attività commerciale che si sia installata al primo piano dell’edificio è mai durata granchè. Sarà mica questa, la vera causa della chiusura del negozio Vans?


Il passato di dolore della Térmica 







Sarebbe impossibile concludere questa rassegna senza menzionare la Térmica, che è stata persino protagonista di un episodio del seguitissimo programma televisivo Cuarto Milenio.

Oggi centro culturale con un fitto calendario di eventi, l’edificio è pura storia. Dapprima casa d’accoglienza per mendicanti e bambini sfortunati, poi ospedale e in seguito orfanotrofio, non c’è dubbio che i suoi corridoi costituiscano il contesto ideale per apparizioni paranormali. Negli anni, infatti, ne sono state riferite tantissime. Guardiani notturni e addetti alle pulizie hanno parlato di persone che passeggiano per l’edificio quando è chiuso al pubblico, salvo scomparire nel nulla quando vengono chiamate. Gli studenti che alloggiano al piano di sopra parlano di cori di bambini uditi nel cuore della notte. E c’è chi afferma che i rubinetti dei bagni si siano aperti tutti assieme, all’improvviso. 





Che crediate o meno a mostri e fantasmi, se vi trovate a Málaga avete un bel po’ di alternative per passare un Halloween all’insegna del terrore. Nonostante le palme e i 30 gradi. 

domenica 6 ottobre 2019

Pensieri Fantastici di Domenica Sera.

Ci sono giorni in cui la felicità si manifesta con tanta nitidezza che ti sembra quasi di poterla toccare. 

Come quella sera in macchina, sospesi in un silenzio che non pesa. Fuori dal finestrino il sole si dissanguava sul bacino idrico de El Chorro. Rosso. Drammatico. Wow. La radio si risvegliò dal gracidio per passare Hotel California, e lui alzò appena un poco il volume. 

“Eccolo qua”, pensai. “É il momento perfetto”.
Uno di quelli da film. Talmente belli che non riesci a credere che tu li stia vivendo davvero.
Foto:  Jesús González Vera / Traveler  (di mie non ne ho: ero troppo in estasi per scattare)





Mi é capitato di nuovo, all’Oh See Festival. 

É successo quando mi sono resa conto che tutte (o quasi tutte) le persone importanti dei miei anni malagueñi erano riunite nello stesso luogo. 

Sotto a un palco, come io stessa avrei scritto se la mia vita fosse stata una sceneggiatura. 

Suonavano i Love Of Lesbian. Il tizio vestito da Epi (o era Blas?) s’era deciso a barcollare altrove. Alla mia sinistra discorsi un po’ non sense usciti da immensi bicchieri di birra. “Uff, no vea’ como está este”. L’abbraccio di una coppia. Ed io che, chissà perchè, alzo lo sguardo al cielo. 

E c’è la Luna, nel cielo. Tonda, sfacciata, luminosa. Esce dalle nubi in una nottata in cui, secondo tutte le previsioni, sarebbe dovuto piovere. 

Per un istante mi sorprendo a pensare a mio nonno. All’ultima conversazione che ho avuto con lui per telefono. Mi aveva chiesto se qui ero felice. 

E allora non lo so, sarà la birra, ma mi domando se magari mi sta guardando, in questo momento qui.

Nel momento perfetto.

Quello in cui Santi Balmes mi ha distratta attaccando “Club de Fans de John Boy” e Nancy mi ha chiamata perchè dovevamo cantarla assieme.
Love of Lesbian all'Oh See Fest


E oggi è Domenica. 
La valigia per la riunione trimestrale dell'azienda a Barcellona è già pronta all’angolo. 
I pendolari che tornano. Il silenzio per le strade. 

La Domenica, come sempre, io mi immergo nelle canzoni come un bagno caldo, sperando di annegarci questa dannata paura. 

Perchè solo oggi rallento. Rifletto. Ricordo.
E riprendo, allora, a temere che le persone a cui voglio bene prima o poi si accorgano che non sono altro che fuffa. Che li ho ingannati, tutti, e non so come ci sia riuscita.  

Che non né sono bella, né divertente, né eccezionalmente intelligente. 
Che non scrivo sempre bene.
Che non sono sempre di buon umore. 
Che controllo tre o quattro volte se ho chiuso a chiave quando esco di casa. 
Che divento antipatica se ho fame, molto antipatica se ho sonno, e insopportabile se un post non mi viene come vorrei. 
Che scappo dai conflitti.
Che non so riscuotere crediti.  
Che mi taglio sempre, inevitabilmente, nello stesso punto quando mi depilo col rasoio. 
Che mi dimentico di fare la lavatrice e, quando la faccio, mi dimentico di stendere. 
Che non so dare consigli. 
Che non stiro quasi mai. 
Che ho milleottocento idee al minuto e non ne metto in pratica nemmeno una. 
Che ogni tanto brucio il cibo perchè mi distraggo a leggere Twitter. 
Che ho rotto due piatti ballando da sola per casa sulle note degli Imagine Dragons. 
Che mi paralizzo davanti ad un insetto. 
Che sono incapace di andare a letto presto. 
Che non rispondo se mi chiamano da un numero sconosciuto, però vado a Googlarlo per vedere chi è. 
Che non butto via mai niente, anche se è rotto o finito. 
Che posso perdere tre ore a cercare dei calzini nel cassetto perchè sono tutti bucati. 
Che pago di più di quel che dovrei pur di non avere a che fare coi centralini della Vodafone. 
Che canto malissimo. 
Che ballo flamenco da mille anni ma ancora non mi riesce il contratiempo. 
Che non trovo mai la nuova Sala Velvet. 
Che se inizio a piangere non mi fermo più. 
Che faccio battute per cui rido solo io. 
Che ogni tanto parlo da sola. 
Che non riesco a prendere medicinali in pastiglie perchè ho il terrore di strozzarmi. 
Che ho delle sindromi pre-mestruali orribili. 
Che mi lamento se mi scrivono troppo, e mi lamento se non mi scrivono mai. 

Che sono un casino come tutte le altre… anzi, sono molto peggio. 

Però so riconoscere la felicità quando la vedo. 
Ed ogni volta la imploro di fermarsi ancora un po’. 

Come dice Santi Balmes nel mio inno dell’ultimo mese: 



“¿Qué es un mundo feliz, el de Buda o Schopenhauer,
Libros de autoayuda o la belleza en Murakami?
No. Son esos momentos,
Cuando viene el rictus mortis,
Y la risa es llanto y con el llanto lagrimones así…

Sí. Somos alguien,
Algo dispersos, vulnerables.
Somos reverso o la imagen
De un Universo inestable.”




Fantastico.