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domenica 6 ottobre 2019

Pensieri Fantastici di Domenica Sera.

Ci sono giorni in cui la felicità si manifesta con tanta nitidezza che ti sembra quasi di poterla toccare. 

Come quella sera in macchina, sospesi in un silenzio che non pesa. Fuori dal finestrino il sole si dissanguava sul bacino idrico de El Chorro. Rosso. Drammatico. Wow. La radio si risvegliò dal gracidio per passare Hotel California, e lui alzò appena un poco il volume. 

“Eccolo qua”, pensai. “É il momento perfetto”.
Uno di quelli da film. Talmente belli che non riesci a credere che tu li stia vivendo davvero.
Foto:  Jesús González Vera / Traveler  (di mie non ne ho: ero troppo in estasi per scattare)





Mi é capitato di nuovo, all’Oh See Festival. 

É successo quando mi sono resa conto che tutte (o quasi tutte) le persone importanti dei miei anni malagueñi erano riunite nello stesso luogo. 

Sotto a un palco, come io stessa avrei scritto se la mia vita fosse stata una sceneggiatura. 

Suonavano i Love Of Lesbian. Il tizio vestito da Epi (o era Blas?) s’era deciso a barcollare altrove. Alla mia sinistra discorsi un po’ non sense usciti da immensi bicchieri di birra. “Uff, no vea’ como está este”. L’abbraccio di una coppia. Ed io che, chissà perchè, alzo lo sguardo al cielo. 

E c’è la Luna, nel cielo. Tonda, sfacciata, luminosa. Esce dalle nubi in una nottata in cui, secondo tutte le previsioni, sarebbe dovuto piovere. 

Per un istante mi sorprendo a pensare a mio nonno. All’ultima conversazione che ho avuto con lui per telefono. Mi aveva chiesto se qui ero felice. 

E allora non lo so, sarà la birra, ma mi domando se magari mi sta guardando, in questo momento qui.

Nel momento perfetto.

Quello in cui Santi Balmes mi ha distratta attaccando “Club de Fans de John Boy” e Nancy mi ha chiamata perchè dovevamo cantarla assieme.
Love of Lesbian all'Oh See Fest


E oggi è Domenica. 
La valigia per la riunione trimestrale dell'azienda a Barcellona è già pronta all’angolo. 
I pendolari che tornano. Il silenzio per le strade. 

La Domenica, come sempre, io mi immergo nelle canzoni come un bagno caldo, sperando di annegarci questa dannata paura. 

Perchè solo oggi rallento. Rifletto. Ricordo.
E riprendo, allora, a temere che le persone a cui voglio bene prima o poi si accorgano che non sono altro che fuffa. Che li ho ingannati, tutti, e non so come ci sia riuscita.  

Che non né sono bella, né divertente, né eccezionalmente intelligente. 
Che non scrivo sempre bene.
Che non sono sempre di buon umore. 
Che controllo tre o quattro volte se ho chiuso a chiave quando esco di casa. 
Che divento antipatica se ho fame, molto antipatica se ho sonno, e insopportabile se un post non mi viene come vorrei. 
Che scappo dai conflitti.
Che non so riscuotere crediti.  
Che mi taglio sempre, inevitabilmente, nello stesso punto quando mi depilo col rasoio. 
Che mi dimentico di fare la lavatrice e, quando la faccio, mi dimentico di stendere. 
Che non so dare consigli. 
Che non stiro quasi mai. 
Che ho milleottocento idee al minuto e non ne metto in pratica nemmeno una. 
Che ogni tanto brucio il cibo perchè mi distraggo a leggere Twitter. 
Che ho rotto due piatti ballando da sola per casa sulle note degli Imagine Dragons. 
Che mi paralizzo davanti ad un insetto. 
Che sono incapace di andare a letto presto. 
Che non rispondo se mi chiamano da un numero sconosciuto, però vado a Googlarlo per vedere chi è. 
Che non butto via mai niente, anche se è rotto o finito. 
Che posso perdere tre ore a cercare dei calzini nel cassetto perchè sono tutti bucati. 
Che pago di più di quel che dovrei pur di non avere a che fare coi centralini della Vodafone. 
Che canto malissimo. 
Che ballo flamenco da mille anni ma ancora non mi riesce il contratiempo. 
Che non trovo mai la nuova Sala Velvet. 
Che se inizio a piangere non mi fermo più. 
Che faccio battute per cui rido solo io. 
Che ogni tanto parlo da sola. 
Che non riesco a prendere medicinali in pastiglie perchè ho il terrore di strozzarmi. 
Che ho delle sindromi pre-mestruali orribili. 
Che mi lamento se mi scrivono troppo, e mi lamento se non mi scrivono mai. 

Che sono un casino come tutte le altre… anzi, sono molto peggio. 

Però so riconoscere la felicità quando la vedo. 
Ed ogni volta la imploro di fermarsi ancora un po’. 

Come dice Santi Balmes nel mio inno dell’ultimo mese: 



“¿Qué es un mundo feliz, el de Buda o Schopenhauer,
Libros de autoayuda o la belleza en Murakami?
No. Son esos momentos,
Cuando viene el rictus mortis,
Y la risa es llanto y con el llanto lagrimones así…

Sí. Somos alguien,
Algo dispersos, vulnerables.
Somos reverso o la imagen
De un Universo inestable.”




Fantastico. 







lunedì 18 gennaio 2016

Bajo El Volcán: Bentornati, Love Of Lesbian!

Sospiro di sollievo. Di quelli belli pieni, che sanno di conforto e di ritorno a casa.

Da troppo tempo le top 10 spagnole si erano fatte regno indiscusso del regaettón. Quand'anche c'erano, le novità del pop rock nazionale sembravano diventate incapaci di incresparmi la pelle di emozione. Le cercavo, badate. Le inseguivo con l'angoscia di una missione da compiere. I brani più virali. Quelli più venduti. Le novità sulla scena indie. Niente. Nada.

Ogni canzone in castigliano che non aggiungevo alle mie playlist era un filo in meno che mi legava a quella terra. E, con lei, a quella che ero stata nel mio periodo migliore. Melodrammatica, lo so. In questo, almeno, non sono mai cambiata. Però guardo video in inglese. Sogno San Francisco. Organizzo viaggi ad Amsterdam per andare ai concerti di una band di Las Vegas.

Che cavolo. Se perdo anche l'interesse per la musica spagnola, cosa accidenti resterà di me? Pensavo questo, mentre sconfortata riascoltavo dischi vecchi. Cercando nella musica, come sempre, la conferma -  sia pure ad orizzonti allargati-  della mia più profonda identità.

E poi, proprio quando credevo di averla smarrita, è uscito il nuovo singolo dei Love of Lesbian. Si intitola Bajo el Volcán. Anticipa l'album in uscita a Marzo. E - per quanto il videoclip ufficiale  sia francamente orribile - la voce bassa di Santi Balmes ha avuto in me l'effetto di una coperta sul cuore.

Non sarà magari il pezzo migliore della loro carriera. Eppure il testo criptico e non banale, la riconoscibilità del sound, la semplice capacità di trasmettermi qualcosa - anche una sensazione vaga, anche un semplice sorriso; beh, mi hanno ridato speranza. Di colpo mi sono ritrovata ai tempi in cui ascoltavo in loop "Club de Fans de John Boy" trovando in quelle strofe il ritratto di una parte di vita. 

Sono stata talmente felice di questa nuova uscita discografica che ho parlato e pensato in spagnolo per i 15 minuti successivi al primo ascolto. Voleva essere una celebrazione. Il giusto omaggio. L'immagine (ancora melodrammatica) di me che faccio un nodo per riallacciare quei fili. 

Tanto più che gli ultimi versi sembrano contenere in sè stessi una specie di risposta che avevo forse già dato anche a me.

Bentornati, Love of Lesbian.

Qui sotto la traduzione. 





Sotto il Vulcano 
Love Of Lesbian 

Voglio planare sulla tua terra stabile. 
Vorrei tornare ad essere vento soave. 

Quando ero solo brezza, 
ricordati bene che, non potendomi guardare, 
sapevo che esistevo solo se potevo far muovere te.
Da quasi tutti i miei viaggi, 
da lì mi sono portato svariate canzoni d'aria, 
souvenir di viaggio 
che ho acquistato in mari tropicali. 

E' stato dopo venti inverni.  
Ricordati bene che per le pressioni di aria 
i circoli radiali hanno iniziato a espandersi. 
Nel frattempo tu, 
tu, così ancorata alle tue radici, 
con sforzo hai percepito che ho invertito la mia direzione. 
E di chi semina vento che si dice?
Lo sai già. 
Solo quando ti sei spezzata, 
solo allora me ne sono reso conto: ero stato io. 

L'uragano di una scala enorme, 
cresciuto sulla sua arroganza, 
attorno a se stesso ha fatto un giro in spirale. 
E quell'uragano, con la luce di lune di ghiaccio, 
a mille metri dal suolo, 
a mala pena si è reso conto che ha spazzato via tutto
sotto il vulcano. 

Tutta la sete di comprendere
qualunque motivo, le cose senza senso, 
ha lasciato gli uomini di scienza 
senza via d'uscita ai loro perchè. 
Fenomeni del male, disastri
che vanno e vengono 
che vanno, che vanno, che vanno accadendo
senza preavviso affidabile o misure di prevenzione. 
La tua terra, prima addormentata, si è riempita di lava. 
Abbiamo chiuso aeroporti, abbiamo sviato gli aerei del perdono. 

Non c'è più niente in me, 
solo resti che distruggono, 
E il mio uragano di una scala di forza 6, 
cresciuto sulla sua arroganza, 
a mala pena si è reso conto che ha spazzato via tutto 
sotto il vulcano. 
Il tuo vulcano. 

Neanche il diavolo in persona avrebbe fatto meglio. 

L'uragano di una scala enorme, 
cresciuto sulla sua arroganza, 
attorno a se stesso ha fatto un giro in spirale. 
Quell'uragano ha voluto fuggire dalla sua stessa essenza, 
è andato in altre città convinto che alle tue isole 
gli fosse proibito tornare. 
gli fosse proibito tornare. 


venerdì 22 marzo 2013

LOL.

Appurato che “I Negrita rotolano un sacco” (poi un giorno ve la spiego) e lungamente interrogatami sull'origine etimologica dell'espressione “zitto e mosca”, esco quasi illesa da due giorni di febbre. Alta, la febbre, come avrete dedotto. Adesso, però, vengo a parlarvi d'altro. 

Dei gusti di nicchia, per la precisione. Quelli di un'italiana che ascolta musica spagnola, in effetti, lo sono di per sé. Figuriamoci poi se la musica in questione è pure indie. Sì, beh... così la definiscono, almeno. Perchè, per quanto mi riguarda, fatico ancora a capire come si possa giudicare tale un lavoro alle cui spalle c'é comunque la distribuzione di una major. Ma forse sono puntigliosa io.

Il punto è che i Love of Lesbian li definiscono Indie. E a me, i Love of Lesbian, piacciono mica poco. Anche se tendo a dimenticare che li abbreviano in LOL, scambiarli con l'acronimo anglofono di una risata, e travisare tutti – proprio tutti -  i messaggi che li riguardano. No, sul serio. Immaginate di leggere una cosa tipo: “domani intervistiamo LOL”. Oppure, chessò:  “LOL dal vivo a Salamanca”. Io ci metto sempre un po' a capire. Anzi, in genere l'illuminazione arriva dopo uno specifico decorso rituale in quattro fasi. Si passa per:

- 1. DUBBIO (I.e: “che diavolo c'hanno da ridere, questi?”)
- 2. ANALISI (logica e grammaticale, in genere). 
- 3. RICERCA (di messaggi subliminari, contesti socioculturali altri, ulteriori segnali di abuso di droga)
- 4. DEPRESSIONE (I.e: “ecco, ho dimenticato il castigliano, la mia vita non ha più senso, chisonodadovevengoperchèproprioame”)

Poi, finalmente, ci arrivo. “Ah, già, L.O.L!”. A mia discolpa: potrebbero anche usarli, i puntini!

Comunque. La band catalana mi aveva già entusiasmata a suo tempo con quel “Club de Fans de John Boy” che così bene sembrava ritrarre uno spaccato della mia realtà. Ma l'ultimo -doppio-  lavoro discografico (ancora grazie, Spotify), oltre che una conferma, è ultimamente diventato parte integrante della mia personale colonna sonora. Sarà che il punto di forza sono i testi, e io ho più che mai bisogno di parole al posto giusto. 

Ve ne lascio un piccolo assaggio. Giudicate voi.



"En Londres, Buenos Aires, México,
cada pena y aflicción pueden curarse bailando.

Tango, una ranchera o un charlestón, todo se olvida bailando.

Es como volver a nacer"




Un día me iré, me iré de verdad.
No sé si me ves, del todo capaz.
De cambiar nombre y edad, y si me encuentras decirte:
"¿De quién me estás hablando?"

PS: In tutto ciò, cercando “#Odissea” in giro per il web, mi sono imbattuta nel tweet di una ragazzina. Nano Frangiuto come avatar, lessico rubato alla mia personale versione di NausiKaa. Scriveva: “ Sto shippando, Odisseonelope! OMG!” . Ora, al di là del fatto che non ho la più pallida idea di cosa possa significare il verbo “shippare”, sono piuttosto incazzata. Sì, insomma, com'è possibile che  “Odisseonelope” non sia venuto in mente prima a me? Mannaggia. Ci sarebbe stato da Dio. 

domenica 4 novembre 2012

Concerti ed eventuali.


“Sono ventisette euro. Che dici?”
“Beh...visto che saró lí...”

Il mio problema, a conti fatti, é che ai concerti non so dire di no. Cosí, Sil ha per le mani un biglietto che mi appartiene; E gli Hombres G (Madrid, 30 Novembre) si aggiungono alla lista dei miei prossimi live. Se ne dolgono sudati risparmi e uno stage di pizzica salentina a cui iniziavo a pensare con certa assiduitá. Ma, se non altro, lo fanno soltanto loro. 





A organizzarlo (lo stage, non il concerto) sono gli stessi responsabili della mia disconnessione flamenca del mercoledí. Il che mi porta a pensare di avere una qualche strana predisposizione genetica all'amore per i balli che contemplino gonne lunghe. Comunque, niente. O una cosa o l'altra, ché mica son milionaria. Oltrettutto ho rischiato di cedere anche sui Love of Lesbian, se non fosse che: A) conosco troppe poche canzoni; e B) tre notti brave di fila sarebbero state oggettivamente troppe. Il fatto di doverci andar da sola, di per sé, non sarebbe stato un ostacolo. Anzi, avrei potuto correre il rischio di innamorarmi di qualche indie convinto che avrebbe passato la vita a rinfacciarmi gusti troppo commerciali. La nostra sarebbe stata una relazione fatta di litigi e pace, coi baffetti disegnati come ripicca sui rispettivi dischi. Molto romantico, non c'é che dire.




Comunque devo risparmiare, adesso sul serio. Insomma, non posso uscire di casa senza incappare in qualche splendido abitino “pro-presentazione-libro”. Al momento ho giá avuto tre folgorazioni a prima vista, due delle quali di un gradevolissimo verde petrolio di cui l'arcobaleno del mio armadio é quasi privo. Scusante in piú per lo striscio della carta di credito, se proprio lo vogliamo dire. E non é che mia madre aiuti a dissuadermi, dato che sembra dare per scontata la necessitá d'acquisto di un nuovo indumento per l'occasione. Povera me. Beh, in ogni caso sempre meglio della MontBlanc di cui vado cianciando da una vita. Soprattutto vista la recente fine della mia adorata penna a forma di fender telecaster bianca e nera. S'é spezzata in due che manco Jimi Hendrix, e tutto per una caduta accidentale. Naa, non fa proprio per me.

Ma torniamo ai concerti. A completare la lista delle imminenze ci sono Cremonini (Martedí prossimo) ed El Pescao, che finisce il tour l'1 Dicembre prima di emigrare per due anni in Argentina. Perchè, quale altro pensavate che fosse,se no, il mio pretesto al prossimo viaggio a Madrid? Oltrettutto i brani del suo nuovo EP mi piacciono non poco, visto che ha iniziato a optare per testi meno criptici. Di quelli, per capirci, che io poi mi ci identifico e patatrack. Tipo Corazón de Cristal, che per me si colloca nella stessa traiettoria nostalgico-esistenziale di I Love you. Cosí, tanto per fare un'ulteriore crasi italo-spagnola.





Ad ogni modo: per prepararmi a tutti 'sti concerti, ho installato un nuovo impianto stereo in camera mia. Casse di una potenza che spettina, e sorditá sicura prima dei quarant'anni. Me la godo un sacco, peró. Se non fosse che l'esercizio fisico di spolverare- sgombrare- ordinare-ballare mi ha provocato un dolore al retrocoscia che manco otto sedute di step. E poi non se ne va, dannazione. Non ne vuole proprio sapere. Per la serie: sono una persona allenata.

Per Cremonini, a dirla tutta, sono giá prontissima. Che poi ci mancherebbe altro, visto che é il primo in ordine di tempo. Ma insomma...

Forse, peró, non sapete che essere pronti per Cremonini significa anche prevedere un biglietto del treno, qualcosa di rosso, un tramezzino ben farcito di salumi, e una pompetta per gonfiare robe. Non fate domande, ché nei confronti dei palloncini sto sviluppando uno strano astio giá da sola.

Vi racconteró.