venerdì 27 dicembre 2019

ITALO SPAGNOLA AWARDS 2019: Le ultime nomination del decennio


Tornare è un lavoro duro, in qualsiasi direzione lo si intenda. Del tipo che stamattina mi sono svegliata all’alba, impregnata di sudore, chiedendomi contemporaneamente: “Riuscirò a far entrare tutto in valigia?” “E se c’è traffico, arrivo in aeroporto tardi, e perdo il volo?” “Mi servirà un’altra pentola per il cenone dell’ultimo?”, “Vado al Día o al Mercadona, per la spesa?” , “Se facessi i gamberi in salsa rosa come antipasto?” “Sarà a posto la casa?”; Ma, soprattutto: “Che top metto sopra la gonna nuova?”. 


Hashtag aiuto.


Immersa come sono in un sottofondo costante di messaggini e domande ansiogene, devo ammettere che non è stato per niente facile concentrarmi sugli Italo-Spagnola Awards. Le tradizioni sono tradizioni, però. E a questa tengo troppo per poterci rinunciare.

É perciò con ancora più soddisfazione del solito (immaginatemi pure mentre saltello in salotto urlando “ce l’ho fattaaaa, yuhuuuuu!”) che vi annuncio le nomination di quest’anno. Le ultime del decennio, a voler  proprio essere melodrammatici.








Per chi tra voi é capitato qui per puro caso e non ha mai bazzicato questo blog in vita sua, mi vedo obbligata a fare la consueta premessa esplicativa. 

Gli Italo-Spagnola Awards sono un concorso che mi sono inventata per gioco ormai 7 anni fa con l’obiettivo di diffondere e promuovere le tante realtà itañole del web (e non solo). Parlo, cioè, di tutti quei siti, blog, brand, account Instagram, video di YouTube, profili Facebook e persino canzoni in cui la lingua, la cultura e la società italiana si fondono in vario modo a quella spagnola. 


Non si vince niente, beninteso. Eppure, per qualche ragione a me tutt’ora ignota, l’iniziativa viene accolta con sempre maggior entusiasmo. Nel 2018 sono arrivati 387 voti, e il record si é avuto nel 2017, con 502. 


I post che annunciano gli Italo-Spagnola Awards hanno portato più diecimila visite al mio blog IN UN MESE, e oltre 20.000 persone raggiunte in modo organico con i post di Facebook nello stesso lasso di tempo.



Al di là dei risultati, però, ció che più mi rende felice é constatare la crescita e i traguardi che raggiungono i siti che finiscono in nomination grazie all’impagabile aiuto di chi puntualmente me li segnala. 

Quest’anno, per esempio, due “new entry” del 2018 hanno fatto faville: Egness ha aperto la sua accademia online, e Arianna di “Spaghetti con Jamón” ha scritto un libro che non vedo l’ora di leggere. 



Non che i veterani abbiano scherzato, eh? Tanto per dirvene una, Frequenza Madrid 976 ha ricevuto un riconoscimento dal Comitato degli Italiani all’Estero per la diffusione dell'italianità a mezzo podcast. Inoltre, l’esposizione “IT/ES Interchange” (frutto di uno scambio artistico tra Málaga e il Nord Est italiano e premiata come “evento italo-spagnolo” del 2018) ha fatto il bis nel 2019, consolidandosi ad appuntamento annuale. 

Senza ulteriori preamboli, auguro perciò a tutti i nominati di quest’anno che la passione che riversano nei loro progetti online si traduca presto in altrettante o ancora maggiori soddisfazioni.
Di seguito trovate il modulo per votare i vostri italo-spagnoli preferiti del 2019. Avete tempo fino al 27 Gennaio 2020 per darci dentro: cliccate, condividete, promuovetevi, avvisate gli amici. In certi casi, lo spam é più che lecito ;) 


Se vi dovesse servire, il link diretto al modulo per le votazioni é qui:  https://forms.gle/LUuXJjoUCVSoyjqt5   


Suerte a tod@s e, come sempre…che vinca il più itañol! 

lunedì 23 dicembre 2019

Vincere la Lotteria



É stato bello fantasticare su come sarebbe stato vincere la lotteria. L’appartamento non troppo grande sul paseo marítimo Antonio Banderas. Una stanza insonorizzata da usare come studio, ed io che faccio colazione su un balcone vista mare.

Passavamo in rassegna i viaggi che avremmo fatto. La California. Il Gran Canyon. I paesaggi d’Islanda immersi dalle luci verdognole dell’aurora boreale. Le serrande dei negozi di Calle Cristo de La Epidemia si alzavano sonnacchiose dopo l’orario della siesta e mi rendevo conto - questa volta senza dirlo - che non mi sarebbe servito in fondo chissà che di materiale.

É stato bello anche svegliarsi un 22 di Dicembre per digitare in fretta una serie numeri sul sito delle Apuestas de Estado. Provare a credere per una frazione di secondo che la legge della probabilità si sbagli a mio favore. 

Niente.

Eppure il decimo nel portafoglio faccio ancora fatica a buttarlo via. Forse perché parla di sogni. Di conversazioni a tarda notte sulle credenze delle popolazioni andine. Della capacità, che ancora non ho perso, di sperare a voce alta in un futuro migliore.




E così è tempo di bilanci, pare. 

Guardate, ho fatto pace anche con Monfalcone. Con le sue geometrie quadrate e grigie. Con l’ansia assurda che mi aveva dato il riscoprirla così simile a Sant Cugat - d’altronde, persino a Sant Cugat c’era quel ristorante buono.


In fondo questa volta mi serviva, una pausa forzata nella vita che ho assemblato troppo in fretta giù a Sud Ovest. Dovevo osservarla dalla distanza per capire se la costruzione è abbastanza stabile. Se si sposa bene al paesaggio. Se posso veramente andarne fiera. 



La risposta credo sia sì. 

Il primo Gennaio 2019 scrivevo su Instagram che a Capodanno mi ero sentita amata. E che avrei voluto provare quella stessa sensazione durante tutti i giorni dell’anno a venire. 

Allora forse un fondo di verità c’è, in tutte quelle cavolate da libro d’auto-aiuto; Perché quasi quasi adesso mi sentirei di dirlo anch’io, che se desideri qualcosa l’Universo cospira per fartelo ottenere. 


Ok. Più probabilmente, sono stata fortunata. 




Comunque sia, quel desiderio s’è compiuto. E non soltanto lui. 



Un po’ ho paura di parlare troppo presto, ma fino ad ora quest’anno è stato uno tra i più intensi e meravigliosamente assurdi di tutta la mia vita. 

Nel 2019 ho preso a mani piene tutte le esperienze che potevo permettermi di vivere. Sono stata a decine di concerti. Mi sono ubriacata ai festival. Mi sono abbuffata di canzoni senza mai digerirne nessuna. Ho detto “esco” anche quando la pigrizia stava per vincere. E, alla fine, non me ne sono mai pentita. 

È stato l’anno degli hotel. Dei taxi. Delle tapas al bancone della Tranca, e delle mille serate in Calle Carretería. L’anno in cui il Love, Etc. si è aggiunto alle tappe fisse della nostra personale via Crucis, e Alejandro del Colmado ha iniziato a prenderci in simpatia. 

Quest’anno ho re-incontrato persone che non vedevo da una vita, e ne ho conosciute di nuove che sembrano arrivate per restare. 

Ho esplorato posti che non conoscevo. Sono stata sospesa a centinaia di metri dal suolo sul ponte sbilenco del Caminito del Rey. Ho lasciato i polmoni sulla salita per Álora, ho visitato un castello solo perché mi piacevano le foto che avevo visto sui social. Mi sono sentita sulla Luna mentre saltellavo sulle rocce del Torcal, ho raccolto margherite sul fianco della fortezza di Antequera, ho creduto di morire sbranata da quattro cani incazzati nel mezzo della campagna siciliana e sono rimasta incastrata con la macchina nelle stradine del centro storico di Modica. What a Life. 

É stato l’anno in cui ho scoperto la S.P.A e mi sono innamorata del tartufo e del sushi. Ma anche l’anno in cui mi sono abituata alla colazione andalusa col pitufo con tomate y aceite, ho scelto il mio “bar di quartiere” e quello in cui sono ufficialmente entrata nel tunnel della dipendenza da Campero (non é un panino, é una droga).






Nel 2019 credo di aver imparato finalmente a mettere me stessa al primo posto. A rifiutare un ottimo posto di lavoro senza sentirmi in colpa, se significa rinunciare a vivere dove voglio vivere. A dissentire quando non sono d’accordo col mio capo. A far valere le mie opinioni in azienda. Persino - incredibile ma vero - a mettere a tacere il mio dannato senso di responsabilità di fronte ad attività che io e soltanto io ho scelto di fare. 


E allora pazienza, se una settimana non riesco a consegnare l’articolo per Total Free Magazine. Chissenefrega se non aggiorno il blog per più di un mese. Ho imparato a perdonarmi se qualche volta sono stanca, se non ne ho voglia, se perdo un po’ di tempo a fissare il nulla seduta sul divano. Perché me lo merito. Perché - accidenti - sono umana anch’io.



Una volta in più, ho capito quanto sia importante circondarsi di un buon gruppo di amici quando abiti a migliaia di kilometri dalla tua famiglia. Perché una nuova specie di famiglia, vuoi o non vuoi, te la devi creare. 



Soprattutto, ho imparato che l’amore non c’entra niente con le farfalle nello stomaco, l’agitazione, gli alti e bassi emotivi il senso di costante inadeguatezza a cui m’ero abituata ad associarlo.

Ho scoperto che in realtà é straordinariamente semplice. Semplice come trovare una persona davanti a cui non ti importa di scoppiare a piangere per una sciocchezza, di mostrare i tuoi difetti o di cantare a squarciagola le tue canzoni preferite anche se sei stonata come una campana. L’amore (chi l’avrebbe detto?) alla fine non è altro che ridere fino alle lacrime, struccata e in pigiama, con qualcuno che ti fa sentire a casa. 


Le possibilità di trovarlo passati i trent’anni sono talmente poche che in fondo forse l’ho vinta davvero, la lotteria. 




Si chiude cosí il decennio che s’era aperto con la mia laurea. Il decennio che mi ha (ri)dato Málaga, la partita IVA, le tasse e le responsabilità. Ed io gli dico addio, oggi, con la sensazione di aver gettato le basi - per quanto un po’ sbilenche e decisamente pericolanti - della vita adulta. 


Mentirei se dicessi che provare a immaginarne il seguito non mi da le vertigini, ma saró felice di continuare ad ammassare mattoncini a caso per vedere cos’altro succede. 






Intanto grazie, duemiladiciannove