venerdì 27 febbraio 2015

Smoke + Mirrors

Qualche settimana fa mi sono imbattuta in un mio vecchio post. Parlava di Dani Martín. Degli effetti che mi faceva ascoltare il suo album omonimo, allora nuovissimo, seduta sui sedili di un interregionale. "Disco-Droga": così lo definivo. Con un connubio di sostantivi che ben si presta a fare da categoria. Inglobava, già allora, ben più di quelle dodici o diciannove tracce. Aveva a che fare con il primo ascolto di Zapatillas. Con Siamo Morti a Vent'anni. Con Bagus. Con i The Fun. Con gli Oasis. Con gli Estopa. Aveva a che fare con tutti quegli album che, per qualche motivo difficilmente analizzabile, riescono a connettersi con te. Quelli che ti entrano dentro. Che ti spazzano via. Che ti iniettano sostanze nel cuore. Quelli che, nel tempo intercorso tra il play e lo stop, sanno strapparti letteralmente via da te. Quei dischi sono viaggi. Viaggi veri, bellissimi, e - ahimè- fin troppo rari. Per cui lo so, che Smoke+Mirrors degli Imagine Dragons non è né italiano né spagnolo. Che non c'entra niente con le tematiche del blog. Con quello che nel marketing si definisce "target". Pazienza. So solo che ho trovato un nuovo disco-droga. Ed ho davvero l'esigenza di riuscirvene a parlare. 




Mi ero già innamorata - lo sapete - del precedente Night Visions. In questo atteso seguito, però, la varietà di sound si fa decisamente maggiore. É più sperimentale, in certi casi. Più eterogeneo nelle sue tante piccole, meravigliose, pieghe. Pesa, lo strascico di un successo che da un giorno all'altro ha trasformato una band sconosciuta che suonava nei casinò di Las Vegas nella "Priorità Globale" (se Rolling Stone non mente!) dell'etichetta Universal. Lo senti nella cura degli arrangiamenti. Lo noti nel dispendio di mezzi e risorse usato per la promozione. E l'avverti nei testi, persino. Dove, per quel poco che il mio inglese arrugginito mi consente di capire, caos, insicurezze e difficoltà si alternano costanti. E regna un clima generale che sa di pentimento , di dispiacere nei confronti degli affetti più cari, con la parola "sorry" in lizza per il trofeo alla più ripetuta. 

"Le parole raccontano la storia della mia vita" - scrive Dan Reynolds, frontman e autore dei testi, in una lettera ai fan su Tumblr (qui la versione integrale tradotta) - "I miei pensieri. Le mie paure. Le mie ansie. Le mie gioie. I miei amori. I miei difetti. Ho scritto  [Smoke+Mirrors] con la speranza che qualcuno si metta le cuffie tardi la notte e provi qualcosa mentre lo ascolta. L'ho scritto perché la musica ha dato forma alla mia vita. Mi ha riempito di coraggio quando ho avuto paura. Mi ha riempito di vita quando mi son sentito solo. Mi ha parlato in un modo in cui nessuna conversazione ha mai fatto. Non sono mai stato un "genere" alle superiori. Non mi sono mai sentito adatto ad un genere. Frequentavo ogni tipo di persona. Chiunque mi volesse. Ero semplicemente me. Dan. [...] E così è con gli Imagine Dragons. Non siamo un genere. Siamo una band che ha un messaggio in cui crede. Creiamo musica che ci riempie di gioia e ci aiuta a sentirci meno persi nel mondo. E' onesta. E' reale per noi. Non stiamo cercando di essere fighi. Non stiamo cercando di essere altro se non noi stessi."
E continua: "Spero che vi sediate una sera tranquilla ad ascoltare questo album con un sorriso sul volto. Forse anche in lacrime, ad un certo punto. Spero che ci sentirete dentro il nostro cuore. Spero che si connetta al vostro. Spero che vi sentiate meno soli al mondo. Spero che vi sentiate un po' più coraggiosi. Spero che vi sentiate bene nel lasciarvi andare un po'".


Ecco. Per quanto mi riguarda, la speranza può dirsi esaudita. 


Quindi non è facile, scegliere le canzoni con cui presentare tutto ciò a chi ancora non l'ha ascoltato. Il problema, con i dischi- droga, è che le preferite cambiano a ogni play. Voglio provarci, però. Sperando quanto meno di incuriosirvi con un campionario esaustivo.

SMOKE + MIRRORS - MY TOP 5: 

1. GOLD. Non mi è ancora ben chiaro se sia stata un singolo in qualche angolo del mondo. Di sicuro ha un videoclip, anche molto bello. Minimale. Con le luci usate a sottolineare le parti salienti del testo. Gold è la storia di Re Mida applicata al mondo del moderno Show-biz. Di chi ti puoi fidare, quando tutto quel che tocchi si trasforma in oro? 






2. SMOKE AND MIRRORS. Quando un pezzo dà il nome all'album, non può che essere il suo miglior biglietto da visita. La title track, sin dal primo ascolto, è forse in assoluto la mia preferita. Struggente. In certi passaggi anche un po' "Coldplay". Meravigliosa. 






3. TROUBLE. Uno di quei brani che ti si incollano in testa. Da fischiettarsi dentro come un mantra, per affrontare la vita nel più rilassato dei modi. Ché di problemi, in fondo, chi ne vuole?





4. I'M SO SORRY. A giudicare dai social network è tra le più amate dai fan di tutto il mondo. Il tono di voce con cui esplode il ritornello mi sembra quasi deformare acusticamente la dichiarazione in una sorta di spazientita presa in giro. In più di un'occasione ho pensato di tagliarla e usarla come meme sonoro per quando, dispiaciuto, non lo sei affatto. Ma io, si sa, non sono mica normale. 






5. WARRIORS. Il brano che chiude la Deluxe Edition era già presente su youtube molto tempo prima della sua uscita. Era la sountrack di un videogioco, se non sbaglio. E, nella sua solennità, la riconosco adattissima allo scopo. Epica. Da brivido vero. 






E poi le altre due chicche, quelle che sconfinano dalla top 5 ma che proprio non posso esimermi dal menzionare: Hopeless Opus, che mi sto canticchiando in testa senza interruzione da almeno due giorni; e Second Chances: la canzone che più sento "mia". Perchè io le seconde opportunità non sono mai riuscita a concederle a nessuno. Nemmeno a me stessa. Ma ogni tanto mi piacerebbe esserne capace. 

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