venerdì 2 ottobre 2015

Expo 2015: la mia classifica dei Padiglioni


Ragazzi, a me spiace dirlo, ma ci siamo sbagliati. Tutti. Ché non starei qui a parlarne se il pensiero fosse stato solo mio. Dicevamo che a Maggio era ancora tutto chiuso. Che in estate avrebbe fatto troppo caldo. Ed ora eccoci qui, a spintonarci sotto l'albero della vita, in una sera qualunque di fine Settembre. Le note di Renga accompagnano gli "oooh" pronunciati all'unisono mentre fontane e luci colorate si moltiplicano negli schermi dei nostri cellulari. Una signora, dietro di noi, si lamenta perchè non vede. Qualcuno parla di claustrofobia. Altri ipotizzano tragedie. Ma i fuochi d'artificio, alla sommità più estrema della struttura, riescono inspiegabilmente ancora a renderci felici.


L'Expo va visto, dicevamo. Va visto prima che chiuda. E su questo sì che avevamo ragione. Quello che non avevamo messo in conto erano le quattro/cinque ore di fila davanti ai Padiglioni più consigliati su Internet. L'umana incapacità di rinunciarvi nonostante le alternative siano molte, e il tempo - almeno da queste parti - venga sempre associato al denaro. Chissà come reagirebbero, tutte queste persone vogliose di Giappone ed Emirati Arabi, se raccontassi loro delle volte in cui mi sono accampata davanti ai palasport. Sono abbastanza certa che direbbero che è assurdo. Che figuriamoci se un concerto ne vale la pena. Chissà se, in altre circostanze, parleranno a qualche loro cliente del valore che ha una loro ora. Lo faranno, certo. Eppure adesso stanno qui, in attesa del loro turno davanti ad uno spazio architettonico che visiteranno, esausti, nel giro di pochi minuti. Perchè bisogna esserci. Come bisogna mangiare. E forse le due ore di fila sotto il sole per un misero panino del costo di otto euro rappresentano meglio di qualunque soluzione interattiva il tema su cui l'evento vuole sensibilizzare. Poche risorse. Risorse care. E tanta, troppa gente, che ha bisogno di loro. 



Sono stata in mezzo a quel delirio, lo scorso fine settimana. E, nonostante sia riuscita a visitare una quantità piuttosto esigua di padiglioni - otto; ma in fondo se lo giri può diventare infinito-  ho sentito lo stesso l'obbligo morale di ordinarli in una personale classifica. Prima di proporvela, però, un paio di consigli:

A) Se ne avete l'opportunità, andate all'Expo in una giornata infrasettimanale.

B) Andateci di sera. Non solo perchè il biglietto è molto più economico (5 euro contro i 35 dell'ingresso giornaliero, e scusate se è poco!) , ma anche perchè le architetture risultano valorizzate dall'illuminazione perfettamente studiata. L'Olanda e la Francia fanno a gara di deejay. I messicani servono ottimi margaritas. E quello che di giorno è ancora uno spazio fieristico diventa - come l'ha definito la mia amica Laura - la nostra personalissima Las Vegas.

Ma veniamo al dunque. 

EXPO 2015 - LA MIA CLASSIFICA DEI PADIGLIONI 


1. Kazakistan. 



Il migliore in assoluto. Interattivo, tecnologico e studiato nei minimi dettagli, ti accompagna in un viaggio plurisensoriale attraverso gli scenari e le risorse naturali di un Paese di cui poco o niente conosciamo. Una Nazione che ha utilizzato lo scenario milanese anche (ma grazie al cielo non solo) come biglietto da visita per il suo ruolo di anfitrione all'expo 2017.

Che ti aspetta una gran bella esperienza lo capisci sin dall'ingresso in una stanza buia. Qui un'artista di innegabile talento ti racconta la storia del suo popolo disegnandola sulla sabbia, in alternanze di scenari in costante mutazione. Poi, il percorso prosegue in uno spazio più ampio, dominato al centro da alberi e da un acquario con storioni del Caspio. Avvicinando il naso ad una fessura sentirai l'odore dei papaveri selvatici, mentre spingendo il bottone corrispondente farai uscire campioni di cereali dal muro. 





L'aspetto migliore, tuttavia, è senz'altro quello del cinema 3D. 4D, anzi. Chè, ai consueti occhialini, si abbina una pedana semovente, così che - quando la proiezione comincia- ti sembrerà DAVVERO di correre attraverso campi di girasole con i cavalli allo stato brado, di venire quasi falciata da una trebbiatrice mentre cerchi di afferrare una mela dall'albero, o di volare sopra la città passando per una piccola finestra da una torre. Ti spaventerai. Ti emozionerai. Ed uscirai da lì con la strana voglia di prenotare un volo per un posto di cui, fino a dieci minuti prima, conoscevi soltanto una vaghissima ubicazione ad est. 

L'unico lato negativo? Il kumis, latte di giumenta fermentato: bevanda tipica che ti viene gentilmente offerta ma che, almeno a me, al primo sorso ha provocato i conati. 

2. Uk



Geniale l'idea alla base del padiglione del Regno Unito, che ha ricreato architettonicamente un alveare. Di sera, illuminato com'è dalle luci al suo interno, ti sembra quasi un'astronave uscita dal film The Indipendence Day. 



Il bello, però, è che quelle luci sono attivate nientemeno che dalle api: ad illuminarle ci sono dei sensori che catturano le vibrazioni e i movimenti degli insetti realmente presenti in un alveare di Nottingham, per un impatto visivo veramente efficace. 



3. Spagna 



Vi avevo già raccontato il Padiglione della nostra amata Spagna attraverso le foto presenti su Instagram. Contrariamente a quanto mi era stato detto, visitarlo di persona non mi ha affatto delusa. Anzi, è sempre emozionante ritrovarsi in mezzo a immagini e parole della terra che più sento appartenermi; e la stanza con i piatti, devo dirlo, è veramente spettacolare. 





Unico neo, i commenti registrati o riferitimi mio malgrado all'uscita. Persone deluse perchè "dai, neanche un'accenno alla corrida e ai tori". Persone che si meritano tutti gli "Italia = pizza mandolino e Mafia" alla loro prima visita all'estero. Gente che mi fa vergognare non soltanto come filo-ispanica e nemmeno come italiana, ma proprio come appartenente alla razza umana in sè.


4. Cina 


Il fascino del Padiglione della Cina risiede soprattutto nel suo esterno. Le architetture tradizionali, sovrastate da un tetto di canne di bambù, sono state ricreate in fondo ad una spettacolare anticamera naturale di fiori arancioni. Anche l'interno, tuttavia, non è affatto male: vi aspettano, tra le altre cose, una profusione di ombrellini tradizionali, un'interessante catalogazione delle varietà di tea, e un gioco di luci e suggestioni proiettato su di un'installazione di coloratissimi led. 





5. Russia 



Le foto, al Padiglione della Russia, inizi a scattarle ancor prima di entrare, mentre ti guardi riflessa nella tettoia a specchio che sovrasta l'ingresso. L'interno, bisogna dirlo, non è di quelli memorabili: incentrato principalmente sulla scienza, fonde tecnologia e natura in un percorso tematico che mi è sembrato, valgami lo stereotipo, un po' ...freddino. Se può interessarvi, pare che di sera servano la vodka. 



6. Francia 



Della Francia restano soprattutto gli odori. Quelli delle croque baguette, delle crepe e dei croissant appena sfornati che ti fanno venire l'acquolina in bocca dai baracchini antistanti il Padiglione. Padiglione che, in sè, racconta la sua storia dal tetto di un edificio che si ispira ai mercati coperti: si colloca al termine di un giardino coltivato ed è un agglomerato architettonicamente ben riuscito di dettagli quali scritte al neon, padelle, reti da pesca ed ogni altro genere alimentare.

7. Colombia 



La Colombia si aggiudica senza ombra di dubbio il premio per il miglior merchandising. L'ho comprato lì, il mio unico souvenir della manifestazione: un bracciale coloratissimo e profumatissimo fatto con le bucce d'arancia essicate. Mi ricorda un po' le creazioni artigianali di Grace, colombiana anche lei e mia coinquilina a Málaga, facendomi pensare che forse lo stile creativo è emanazione dell'essenza nazionale. 

Quanto al Padiglione, invece, non mi ha convinta. L'idea era quella di ricreare i vari piani climatici colombiani in un percorso guidato in cui le spiegazioni fossero di volta in volta affidate ad una diversa guida. Il problema, però, è che le guide in questione mi sembravano talmente accelerate da ipotizzare un messaggio subliminale in merito ad un altro tipo di rinomatissimo prodotto colombiano. Non solo, ma l'intero percorso - che confluisce nella visione di una sorta di video musicale di promozione turistica - mi è sembrato un mero spot della Nazione, con scarse connessioni al tema principale di Expo 2015.

Peccato, perchè la Colombia è uno dei Paesi dell'America Latina a cui più mi sento legata e sicuramente quello che, al momento, più di tutti vorrei visitare. 

8. Argentina 



Il motivo della ressa al ristorante argentino lo cogli dalle portate di carne che ti sfilano davanti agli occhi mentre sei in fila per entrare. Un vegetariano potrebbe suicidarsi. Un onnivoro affamato rischia di morire comunque, ma di desiderio. Credo che quella gastronomica sia però l'unica vera attrazione del padiglione che (e, di nuovo, non potete capire quanto mi dispiaccia!) più di tutti mi ha delusa. Mentre lo percorri ti accompagnano le percussioni e i balli, in un sottofondo musicale talmente accattivante da riempirti tuo malgrado delle migliori aspettative. Quando il percorso finisce, però, ti accorgi che non c'è molto altro. E, inevitabilmente, ci rimani un po' male. 




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