Sono passate poco più di ventiquattr'ore da quando mi entusiasmavo per il nuovo progetto di Antigua Roma al Día. Ricordate? É quel geniale account spagnolo che si era meritato l'elogio dei media per la ricostruzione a mezzo Twitter delle Idi di Marzo. "Domani", diceva, "inizierà il finto live-tweeting della distruzione di Pompei". Io mi complimentavo. Gioivo di aspettative. Ridevo, persino, dell'inizio brillante della vigilia, con la foto del Vesuvio al tramonto e il commento "tutto tranquillo per ora". É di questo che avrei voluto parlarvi, oggi, sul blog.
Ma poi stamattina, accendendo il cellulare, le immagini dei detriti di Amatrice mi hanno colpito la retina come un pugno sferrato con guanti d'acciaio. Davanti agli occhi, sullo schermo, l'hashtag #PrayForItaly sembrava svuotarmi da dentro di una famigliarità che mai m'era sembrata così vicina. Ovunque, messaggi di persone spaventate, annunci che invitavano a donare il sangue, numeri da chiamare per informazioni. Secoli dopo Pompei, nella stessa giornata, la distruzione di una città mi è parsa tutto tranne che qualcosa che avrei voluto seguire.
Ma poi stamattina, accendendo il cellulare, le immagini dei detriti di Amatrice mi hanno colpito la retina come un pugno sferrato con guanti d'acciaio. Davanti agli occhi, sullo schermo, l'hashtag #PrayForItaly sembrava svuotarmi da dentro di una famigliarità che mai m'era sembrata così vicina. Ovunque, messaggi di persone spaventate, annunci che invitavano a donare il sangue, numeri da chiamare per informazioni. Secoli dopo Pompei, nella stessa giornata, la distruzione di una città mi è parsa tutto tranne che qualcosa che avrei voluto seguire.
El día de la destrucción de #Pompeya, un #terremoto devasta el centro de Italia. Capricho de la naturaleza. Nuestro sentir está con Amatrice— Antigua Roma al Día (@antigua_roma) 24 agosto 2016
Certo, non è colpa di quel giovane archeologo spagnolo, se i tweet in cui ricostruiva il crollo degli edifici e gli ammassi di detriti sui tetti si accordavano in modo sin troppo appropriato alla stringente attualità. Il suo progetto rimane geniale, ben fatto, e degno di tutta la mia stima.
É solo che, nell'accostamento di presente e passato, d'improvviso tutto é sembrato ricordarmi come basti un istante a stravolgerti la vita. Un secondo, un rumore, un crollo. E tutte le preoccupazioni che ti tengono sveglio la notte si fanno piccolissime nella loro idiozia. Un attimo, e tutto il peso delle cose rimandate o non fatte diventa troppo grande da poterlo sostenere.
Oggi, leggendo del terremoto nel Centro Italia, sono stata scossa dai brividi. E parlo di brividi veri, di quelli che ti fanno chiedere "Perché Dio?", se esiste un Dio. Perché proprio di notte, quando siamo più vulnerabili? Perchè i bambini, da là sotto, devono essere estratti senza vita dopo lo strazio intollerabile dell'ultimo barlume di speranza a cui si aggrappano i genitori? Poi sarò banale, melodrammatica, resa ipersensibile dagli ormoni pre-ciclo, che in fondo è la scusa biologica per tutto. Eppure gli occhi, mentre ci penso, sono umidi di nuovo. Eppure l'angoscia, mentre questa mattina passavo in rassegna l'elenco mentale delle mie conoscenze che abitano nei dintorni, era tanto reale da sembrarmi fisica.
Amatrice prima e dopo il terremoto |
Vorrei solo che per una volta non ci fossero polemiche. Battute sarcastiche. Smanie di protagonismo idiote. Vorrei che gli unici messaggi da leggere fossero quelli di solidarietà e di aiuto. E che quest'anno la smettesse, una volta per tutte, di portare dolore.
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