sabato 1 ottobre 2016

Málaga, settimana 1.

Venerdì, e non sembra (quasi) Ottobre per niente. Scrivo seduta su una panchina del Muelle Uno, coi capelli arruffati dal vento e il cielo di Málaga a dirmi col suo azzurro che andrà tutto bene. Così, adesso che sono stranamente tranquilla, convinta forse troppo - non ha mai portato bene- che quella che vedrò stasera sarà la mia futura casa; Adesso, dicevo, ho deciso di tirare le somme di questa prima settimana nella mia nuova/vecchia città. 

DÍA 1 - GIORNATE MATRIOSKA



Ovvero quelle che sembrano contenerne infinite altre. Del tipo che quando arriva la sera pensi al mattino e ti sembra un secolo fa. Ecco, oggi è andata un po' così. 

È cominciato tutto in calle Granada, dove un ragazzo bellissimo ha ricamato il mio nome su un foglietto aggiungendoci un cuore rosso. Non so perchè gli ho raccontato la mia vita. Forse perchè lo fanno tutti. Forse perchè qui mi viene. 

"Mucha suerte", ha detto lui alla fine, ed io ho pensato che appenderò quel foglietto nel mio appartamento, assieme al biglietto fatto dalle compagne di Flamenco il giorno della mia festa a sorpresa. Questo, assieme all'annuncio di lavoro giratomi da Grace su infojobs, è stato il miglior benvenuto che potessi avere. 

Poi, dopo tre rampe di scale sotto un sole esagerato, ho ansimato al telefono sotto all'edificio di María. Lei è comparsa pochi minuti dopo, preceduta da due cani di diverse razze e dimensioni. Mi ha fatto strada in un appartamento alquanto sporco, ma con una veranda mica male. È lì che ho passato l'ora seguente, con un carlino addormentato sulle mie ginocchia mentre la padrona di casa mi sottoponeva a un interrogatorio in piena regola. 

"È che voglio essere sicura di trovare la coinquilina giusta", si giustificava tra una domanda e l'altra. E, per carità, un po' anche la capivo. Specie quando mi ha raccontato i suoi trascorsi di convivenza, che comprendevano amici di letto esibizionisti, Marihuana usata al posto del sonnifero e coinquiline lesbiche che smettono di pulire la casa dopo essere andate assieme. 

Resta il fatto che alla domanda: "cos'è per te il rispetto" decido una volta per tutte che vivrò da sola. 

E così eccomi qui, a sopportare attese interminabili in un'agenzia immobiliare sulle cui pareti, a mó d'incoraggiamento, si legge "if you can dream it, you can do it". A scaldare il telefono di duecento telefonate tra un boccone e l'altro in Plaza de la Merced. A scattare foto dimenticando che non sono una turista, piena di aspettative per questa nuova vita di estati autunnali. 

La giornata matrioska si conclude con l'appuntamento con B., un'italiana che come me sta cercando un posto da condividere col figlio di sei anni. Va a finire che mi ritrovo a bere birre in compagnia di un giornalista tedesco e di una spagnola in felice resaca tra bambini multilingue che barattano skateboard con cani. 

Mi ricorda l'Erasmus, solo in versione - enta. E, sapete che c'è?, mi piace da morire. 

Punti carriera: 1
Punti domicilio: 0
Punti vita sociale: 5 


DÍA 2 - ZOOTROPOLIS 



Devo incontrare un agente immobiliare in Plaza de la Constitución e il mio cervello proprio non ce la fa a dissociare la qualifica dal volto di Phil Dunphy in Modern Family. Lo twitto, rido da sola. Dio, che cosa c'é di sbagliato in me? Poi Ruben arriva, ha lineamenti latini, e a Phil non ci somiglia affatto. É simpatico, però. Mi fa strada all'interno di un edificio di fronte a El Último Mono, uno dei bar più trendy e centrali di Málaga. L'appartamento è carino, nuovo, abbastanza grande. Però, accidenti, non ha neanche una finestra affacciata all'esterno. L'oscurità, assieme alle lampade tribali che troneggiano nella stanza, mi mette addosso una specie di pesante angoscia. Ho ancora l'entusiasmo del primo giorno di saldi - aspetta che magari nel negozio accanto trovo una maglietta più carina- perciò, nonostante la splendida lavatrice nera e le posate a pois rossi e bianchi, decido che non è la casa per me.

Il fatto è che la giornata è iniziata all'insegna dell'ottimismo. Basta guardarsi attorno, e anche nei momenti di sconforto l'esorbitante bellezza di Málaga mi convince da sola di aver fatto la scelta giusta. Quello che ancora non so è che ripercorrendo lo stesso tragitto all'indietro, quando il sole sarà ormai calato, penserò l'esatto opposto. 

Nel frattempo apro un conto a La Caixa, dove una ragazza di Cadiz mi racconta di quando viveva a Verona e di come la gente, al Nord Italia, sia molto più chiusa di qui.
"Però ti guardi intorno e tutto compensa, l'Italia è splendida!"
"Sai, pensavo la stessa cosa della Spagna proprio un attimo fa". 

Solo che dopo, all'ombra di una palma nel Paseo del Parque, gli occhi un po' decidono da soli. E decidono che devono vomitarli, questi sentimenti contrastanti. Lavarla via, questa frustrazione assurda dell'ennesimo appartamento già affittato, dell'annuncio di lavoro già chiuso nel momento stesso in cui cerchi di candidarti, della presa di corrente per cui ti eri scordata che serve un adattatore. E allora piango, piango in silenzio, piango i residui di matita nera che si incastrano negli occhi; piango incertezza, piango insulti per la signora dell'Alameda Principal che voleva le sganciassi 190 euro solo perchè forse, in un dato momento, sarebbe riuscita a trovarmi lei una casa. Piango tutto quello che non ho pianto; tutto quello a cui non so se ho pensato; tutte le vite nuove che potrebbero nascere - o magari morire già in partenza - sulle fondamenta dei soldi che ho gettato via. 

Devo aspettare una chiamata alle 18.30. Da qualche parte, dentro di me, so che quella donna non la farà mai. Troppa domanda per gli affitti in centro, almeno per considerare la proposta di una che non ha un contratto di lavoro spagnolo. "Ma gliele posso dimostrare, le entrate! Ho i documenti della mia azienda! Accidenti, posso anche pagare una caparra più elevata". No, macchè. Troppo strano. E se poi te ne vai domani? Il motivo per non farlo dovete darmelo voi.

Nell'attesa, la speranza resta l'ultima a morire. Perciò approfitto della giornata mondiale del turismo. Faccio un giro gratis al museo Thyssen, fotografo un bavaglino per neonati da spedire via whatsapp ad un'amica neomamma. Appunto sul cellulare i nomi dei negozi più carini. 

Poi, quando sono allo stremo delle forze, mi siedo su un muretto davanti al teatro Cervantes. Abbacchiata. Con le gambe a pezzi. Senza uno straccio di vibrazione ad agitarmi la borsa. É allora che accade. Alzo gli occhi e leggo il nome della strada. "Madre de Dios". Una catena di pensieri mi spinge a ipotizzare dialoghi assurdi:

"Dove vivi?"
"Madre De Diooos!"
"Ok, forse sono un po' insistente, ma dove vivi?"
"Madre de Dios!"
"Sí,ma..."

E la traiettoria dei miei pensieri incontra un edificio verde acqua. Sopra c'é un cartello. "Affitto monolocale". Chiamo. Mi risponde una signora con la voce spessa e strascicata degli anziani. 330 euro, ci vediamo domani. Vuole garanzie di entrate economiche, garanzie di almeno un anno di permanenza, garanzie di depositi immediati per aggiudicarmi l'umile dimora. Le aspettative si trasformano in speranza. Sai che bello abitare di fronte al Cervantes! Giusto accanto, nella vetrina di un negozio, ci sono tutti i prodotti di uno dei miei clienti. Se bisogna credere ai segni, questa sarà la mia futura casa.

María, la ragazza con le ex-coinquiline lesbiche, mi scrive solo per dirmi che anche se vivrà con qualcun altro le sono stata simpatica. Mi augura tutto il meglio. Spera io trovi qualunque cosa stia cercando. E un po', malgrado tutto, mi commuovo. 

Ringalluzzita, vado verso i palazzi della Malagueta dove ho sempre sognato di vivere. Penso che magari, se l'esperienza insegna, un cartello con scritto "affittasi" ci sarà pure lì. Non c'è. Però c'è una ragazza, in un'agenzia immobiliare. 

"Passa per l'edificio qua dietro", mi dice, "prendi il numero della portineria e dell'amministrazione e prova a domandare...so che lì hanno sempre un gran movimento di affitti". Detto, fatto. E il palazzo è bellissimo, nuovo. C'è una piazzetta con un bar gestito da italiani che avevo incluso nella mia guida della città. Il mare, di fronte, è agitato il punto giusto mentre il sole mi scalda la faccia prima di avviarsi a inesorabile declino. 

La sera, a casa di Grace, guardiamo Zootropolis.
Ci metto un attimo a riconoscermi nella coniglietta protagonista.

Mañana será otro día.
Come lei, anch'io ce la posso fare. 

Punti carriera: 0
Punti domicilio: 2
Punti vita sociale: 3

DÍA 3 - UNA MONEDITA PO' FAVÓ!



Ok, a segni non bisogna crederci per niente. La signora dell'appartamento in calle Madre de Dios arriva con un'ora di ritardo, scorbutica come se ci tenesse proprio a scardinare dalla base tutte le mie più idilliache convinzioni su un popolo. Il monolocale su cui tante speranze avevo riposto si rivela essere in realtà una stanza con degli insetti morti dentro. Mi viene da piangere.

Telefono alla portineria e all'amministratore del palazzo della Malagueta. Entrambi i numeri risultano inesistenti. Un agente immobiliare, rispondendo a una chiamata disperata, mi informa che anche l'appartamento in calle Martinez Maldonado é giá stato affittato. Provo a cercare oltre i confini del centro. Fuente Olletas. Ciudad Jardin. Vialia. Affittato. Affittato. Affittato.

Ormai sono del tutto priva di energie. Mi rintano al baretto degli italiani, quello della mia guida. In genere li evito, i posti gestiti dai connazionali, ma scopro dentro me uno strano bisogno di casa. Faccio bene.
Le origini in comune uniscono sempre e così mi trovo a parlare col barista della mia situazione. Lui é di Padova, ha quasi la mia età.

"Sei qui da soli tre giorni", mi ricorda, "vedrai che qualcosa troverai. Poi, guarda: io sto a 6 kilometri dal centro e la macchina non ce l'ho nemmeno... se qui è troppo caro amplia gli orizzonti, non siamo in Italia, i trasporti funzionano bene".

So che ha ragione. Lo so talmente nel profondo che vorrei abbracciarlo, soprattutto quando dice che "hai scelto il miglior posto del mondo in cui vivere". Già che sono chiedo se gli serve una mano con la pagina Facebook, che è un po' l'equivalente due punto zero di un tizio col cappello che vada in giro a chiedere "una monedita po' favó".

La giornata finisce con un numero di cellulare spagnolo e due dischi nuovi per la mia collezione. Uno é "La Montaña Rusa", tragicamente adatto alle mie sensazioni. 

Punti carriera : 0,5 (per l'impegno)
Punti domicilio: 0
Punti vita sociale: 2 

DÍA 4 - AMICI 



Dicono che gli amici sono la famiglia che ti scegli, ed é quando la famiglia è lontana che capisci quanto sia vero. Grazie, Grace, per quell'abbraccio al termine di una giornata lunga e strana. Grazie per esserti presa cura di me capendo che avevo soltanto bisogno di una giornata di riposo, di dormire, di un chupito. Grazie a tutti quelli che mi girano gli annunci di infojobs, che mi passano contatti, che mi scrivono un messaggio soltanto per dirmi che gli manco un po'.

Paradossalmente, nonostante la distanza, da quando sono qui mi sento meno sola e più amata che mai.

Per domani ho tre appuntamenti. Chissà che non sia la volta buona.

Punti carriera: 2 (grazie agli amici!)
Punti domicilio: 1
Punti vita sociale: 45

Postilla del Sabato: 

La casa non era quella giusta. O meglio, sì, solo che hanno preferito una coppia alle mie (a quanto pare scarse) garanzie. Ieri c'è stata una cena. Un possibile contatto per un progetto social. Se riesco a trovare un tetto, tutto può ancora andare secondo i piani. 

Punti bipolarità: 206 


1 commento:

  1. ma siiiii che ce la fai!!!!e lo sai anche tu!basta avere pazienza e non avvilirsi!!!y siempre Mucha Mierda...in bocca al lupo!Kit
    ps.questo è il post numero1 del tuo prox libro....pensaci!!!:-)

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