Baratri improvvisi di malinconia allo zabaione. Ricordi freschi di luci. Di edifici capovolti in un riflesso. E ponti. E bifore. E poi nebbia che, fuori da questo treno, mi cancella di bianco il mondo sopra la laguna. Vorrei passarci il phon, come faccio sullo specchio per mandare via il vapore. Vorrei farlo, più che altro, con il mio futuro.
Si sa che la fine delle feste apre le porte ad una fase nuova della vita. É così da sempre. Tradizione, come la Befana. Immagino lo si debba semplicemente accettare. Peccato che io l'abbia sempre odiata, 'sta inutile vecchiaccia tetra. Voglio dire, come puoi appassionarti a un personaggio così scuro e lugubre? Brutto come le battute che non fanno più ridere nessuno dal millenovecentocinquantuno. Un personaggio che, se proprio decreta che sei stato bravo, ti porta tutt'al più una calza piena di zuccheri. Capirai che ricompensa. Uhhh, come sei magnanima, Befana, grazie. Come se non avessi mangiato il mondo dal ventiquattro Dicembre ad oggi. Come se già non fossi sul punto di esplodere. Ma cosa vuoi, precisamente? Che ci cadano i denti a suon di carie? Che ci vengano i brufoli? Dì la verità, che ci esigi tutte un po' più simili a te. E poi i falò. I petardi. I riti ancestrali che sanno di medioevo. Che diamine, vuoi mettere con la gioia dei Re Magi? I colori delle cavalcate viste in diretta streaming, con la luce di Málaga in ritardo di due ore sul tramonto, la musica, i balli, e l'immancabile supereroe locale con l'ombrello aperto al contrario per raccogliere più caramelle possibili?
Se proprio devi dire addio a qualcosa fallo festeggiando. Alla spagnola. Invece no. Tu, coi tuoi vestiti neri e il naso aguzzo, rendi sempre tutto più difficile che mai. Fanculo, Befana. Fanculo sul serio, col tuo lutto sotto alla scopa.
E devi averlo sentito che ti respingo, perchè quest'anno nella calza m'hai messo il malumore del ciclo e un altro po' d'incertezza in più.
E devi averlo sentito che ti respingo, perchè quest'anno nella calza m'hai messo il malumore del ciclo e un altro po' d'incertezza in più.
Venezia è sempre Venezia. E' così che t'ho ignorata, come si fa con i nemici e gli ex. Solo che il saliscendi di emozioni contenute mi ha spossata. E adesso qui, sul regionale del ritorno, trattengo il fiato per il tempo di un countdown.
Vorrei solo che la tranquillità della Domenica durasse un po' di più. Vorrei concedermi il lusso di un piantino sul letto. Vorrei - caspita, tantissimo! - un nuovo disco solista di Brandon Flowers. O forse solo non pensare più.
Invece tutto è finito. Sù il sipario e si ritorna alla routine. Che forse sarà un po' più faticosa, e complicata. Perchè come sempre, in fondo, non ho la più pallida idea di cosa mi riserverà il domani. Ma poi penso alle ricette che richiedono un forno, alle cene tra amici, ai libri da comprare, ai saldi di Zara.
Perchè sì: è nelle piccole cose la felicità.
E, al di là di tutta la fatica dei ritorni, so con assoluta certezza che mi sta ancora aspettando laggiù.
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