domenica 2 febbraio 2020

Dolore, Gloria e Banderas: uno sguardo ravvicinato ai premi Goya di Málaga


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Il red carpet dei premi Goya davanti al palazzetto dello sport Martín Carpena,
trasformato per l'occasione in un Auditorium di lusso. 

La sera del 25 Gennaio il Martín Carpena è irriconoscibile. Non che qualcuno si sarebbe mai aspettato il contrario: il Comune di Málaga ha speso ben 786.500 euro per trasformare il palazzetto dello sport della città in Auditorium di lusso.

I furgoncini con il logo della tv di stato, pieni della frenesia di una diretta da lanciare, bastano da soli a spiegarne il motivo.
Perché i premi Goya non sono mica una roba da niente. Definiti gli Oscar del cinema spagnolo, per il secondo anno di fila portano gli occhi e il glamour della Spagna dritti dritti in Andalusia.
Stavolta è toccato a Málaga ospitarli, complice la presenza del prestigioso Festival del Cinema locale. E sono stati proprio gli organizzatori del Festival ad aver voluto imprimere all’evento la stessa filosofia della kermesse: quella di coinvolgere la città intera attraverso manifestazioni collaterali, favorendo gli incontri tra pubblico e vip. A quest’ultimo punto tenevano particolarmente, dato che la precedente edizione, tenutasi a Siviglia, era stata criticata per aver reso totalmente inaccessibili le celebrities invitate. 

E così eccoci qui, sotto al ronzio incessante di un elicottero. Con la sovrastruttura effimera montata sul Martín Carpena a gocciolare glamour su un tappeto rosso di 300 metri. Sembra cioccolata, disse su Twitter qualcuno particolarmente affamato. Non posso confermare né smentire di essermi trovata d’accordo. 

Non é stata una settimana facile, per i malagueñi. La tempesta Gloria (e mai nome fu più a tema, direbbe il buon Almodovar) ha gettato chili di grandine e litri di pioggia su quella che in genere viene chiamata Costa del Sol. Questa stessa mattina del 25 Gennaio, alcuni quartieri della città sono stati allagati ed isolati, valendo vari fischi alle orecchie di Greta Thunberg e non poche critiche alla Giunta comunale. 

Ma le intemperie, si sa, non bastano a frenare la curiosità.

Decine di persone si sono accampate davanti al palazzetto dalle 8 A.M. Poi ne sono arrivate altre. Poi altre. Ed altre ancora. Alle sette di sera, c’è ormai gente accalcata ovunque. Le ragazzine - già afone - urlano nomi plausibilmente associabili alle teste che intravedi dietro un muro di cellulari. Le signore commentano che il bianco è di tendenza, e che devono tornare a fare shopping da Zara ("se lo voy a decir a Manolo").

Gli ombrelli si aprono e chiudono a intermittenza. Le auto con i vetri oscurati sono pacchi regali da aprire con cautela. “Questo chi è?” è la domanda che riecheggia più spesso.


Finché, d’improvviso, parte un coro. Forte. Unisono. Accorato.
“Antonio, Antonio, Antonio”, grida la gente da ogni angolazione.


Sarà lui, il vero trionfatore della serata. E non soltanto perché la storia d’amore che lo lega a Málaga rende emozionante qualsiasi sua apparizione in città.

No. Banderas trionferà nel momento in cui, ormai a tarda notte, alzerà la statuetta che lo premia come Miglior Attore Protagonista per Dolor Y (appunto) Gloria, davanti alla standing ovation di amici e colleghi.

É il primo Goya della sua carriera, e arriva nel miglior momento possibile. Nella sua terra. Per la sua miglior interpretazione di sempre. A tre anni esatti dall’infarto che gli ha segnato - e cambiato - la vita.

Perché una persona normale, dopo un infarto, deciderebbe di andare in pensione; Chessó, di trascorrere le giornate curando l’orto e guardando film in compagnia dei famigliari. Banderas no. Banderas, dopo un infarto, ha aperto un teatro degno di Broadway nella sua città natale. Si é messo a ballare in Chorus Line, uno dei musical più esigenti che ci siano. Ha ricevuto una nomination all’Oscar. 

God Save Antonio, è il caso di dirlo. Perchè anche se dimentica per l’emozione di ringraziare Penelope Cruz, la fidanzata e Málaga stessa (God save pure Instagram, che é il mezzo perfetto per le rettifiche last minute) nel suo discorso parla di rinascere e di sentirsi vivo. Che è molto più di essere vivo e basta. E il concetto fa spuntare una lacrima su un buon quantitativo di visi.


É, senza ombra di dubbio, il momento algido di un galà per lo più noioso da morire: carne da meme per i siparietti pseudo comici della presentatrice Silvia Abril - degni del peggiore Sanremo - , il viavai incessante delle persone davanti alla videocamera, e le sedie di plastica che devono aver bellamente quadrettato il prezioso sedere di artisti e autorità (dopo la Gloria serviva il Dolore, è chiaro).

Non fa niente, però. Málaga, il suo successo, ce l’ha avuto a prescindere dalla buona o cattiva riuscita dello spettacolo mediatico. Grazie a Banderas, sì, ma anche a Belén Cuesta, altrettanto malagueña e vincitrice del Goya come miglior attrice. O a Antonio De La Torre, conterraneo di entrambi e protagonista de “La Trinchera Infinita”, che ha ricevuto 15 nomination e due premi.


I Goya della Costa del Sol sono stati un riconoscimento al talento locale che, quando c’é, sa farsi vedere ovunque. In un Auditorium di lusso cosí come in un palazzetto dello sport…che, forse, non sarebbe nemmeno servito “rivestire”.


A seguire, l’elenco completo dei vincitori dei Premi Goya di quest’anno.



Miglior film 
Dolor y gloria (Pedro Almodovar)


Miglior attore 
Antonio Banderas per Dolor y gloria

Miglior attrice
Belén Cuesta per La trinchera infinita

Miglior attore non protagonista 
Eduard Fernández per Mientras dure la guerra

Miglior attrice non protagonista
Julieta Serrano per Dolor y gloria

Mejor regia 
Pedro Almodóvar per Dolor y gloria

Mejor regista emergente 
Belén Funes per La hija de un ladrón

Miglior attore rivelazione 
Enric Auquer per Quien a hierro mata

Miglior attrice rivelazione 
Benedicta Sánchez per Lo que arde

Miglior film latinoamericano 
La odisea de los giles (Argentina)

Miglior film europeo 
Les miserables (Francia)

Miglior docu-film 
Ara Malikian: Una vida entre las cuerdas

Miglior film d’animazione
Buñuel en el laberinto de las tortugas

Miglior sceneggiatura adattata 
Intemperie

Miglior sceneggiatura originale 
Dolor y gloria

Miglior corto d’animazione 
Madrid 2120

Miglior documentario corto
Nuestra vida como niños refugiados en Europa

Miglior corto di finzione
Suc de sindria

Migliori effetti speciali
El hoyo

Miglior trucco e parrucco 
Mientras dure la guerra

Migliori costumi 
Mientras dure la guerra

Miglior direzione artistica 
Mientras dure la guerra

Miglior sonoro
La trinchera infinita
Miglior montaggio 
Dolor y gloria
Miglior canzone originale 
Intemperie da Intemperie
Miglior musica originale 
Dolor y gloria
Miglior direzione di produzione 
Mientras dure la guerra
Miglior direzione della fotografia 
Lo que arde
Goya d’onore 2020
Pepa Flores


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