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domenica 21 giugno 2015

Saggi di danza e notiziole ispaniche



- Scusa, tu sei un angelo? 
- No, sono una principessa! 
- Ah, niente allora. Lei cercava un angelo. 

I saggi delle scuole di danza sono quel microcosmo in cui, estrapolati dal contesto, i dialoghi entrano a far parte del filone fantasy. Un ambiente strano, fatto di luci blu, aria gravida di sudore adolescenziale stantio, bivi esistenziali riassunti nel cartello fuori da una porta chiusa, quello che fotografi soltanto perchè ti annoi nell'attesa. "Palcoscenico o Toilette", ti invita a scegliere. Insomma, esibirsi o andare a cagare. 

Ai saggi delle scuole di danza i ragazzi a torso nudo sembrano sempre fuori luogo. Ultimi rappresentanti di una specie estinta. Talmente inaspettati da risultare imbarazzanti. Bizzarri, quanto meno. E poi ci sono i fan. Parenti, amici, conoscenti e sconosciuti che ti braccano in platea durante l'intervallo manco fossi una stella del cinema. Da dove sono usciti? Come ti hanno localizzata? Mica lo sapevi, che ci sarebbero stati. 




Ai saggi delle scuole di danza pensi sempre "che cariiiiiineee" quando vedi le bimbette in tutù. Dura per circa nove secondi e mezzo. Poi l'acuirsi dei decibel ammazza tenerezza, istinto materno, neuroni, salute e ultimi rimasugli di pazienza. Capisci, nell'ordine, che non potresti mai fare la maestra d'asilo. Neanche quella delle elementari. Che non potresti mai avere più di un figlio. Forse neanche uno. Che in fondo non c'è troppo da stupirsi delle madri assassine. 

E comunque riscatto fu. Non che ci volesse molto, del resto. Anche se qualcuno deve tirata, dal momento che ho fatto cinque minuti di coreografia con un crampo/stiramento al polpaccio sinistro i cui strascichi mi porto avanti ancora oggi. Ci tenevo a farglielo sapere, tuttavia, a tale stratega delle sfighe che non avrà la meglio sul mio sorriso. Anche ora che a forza di tossire ho un dolore lancinante alla costola destra e mi sento grossomodo come se fossi stata appena investita da un tram. Cioè, dico: ancora? La smettiamo? 

Ad ogni modo, non era per parlarvi delle mie brillanti (seeee-vabbbè) performance danzerecce che ho scritto questo post, quanto per condividere con voi alcune simpatiche notiziole ispano-centriche che hanno recentemente attirato la mia attenzione. A causa di necessità di studio (sì, studio: prima o poi vi racconto) non ho trovato il tempo di aggiornare il blog prima. Perciò le ho diligentemente ammassate nei preferiti con l'intento di riassumerle in una sorta di bignamino domenicale. Così, giusto perchè non vi perdiate proprio nulla. Sono o non sono un ammmore? 

TUTTI PARLANO DEI PIEDI DEL SINDACO DI JEREZ

Avevo sperato in un fotomontaggio. E invece. La foto che vedete qui sotto, scattata al sindaco di Jerez nel giorno della sua proclamazione, è diventata in Spagna uno dei fenomeni più virali degli ultimi tempi. E immagino non serva che vi spieghi perchè. La sua diffusione ha fatto fioccare meme, battute, controbattute, e persino qualche teoria complottistica secondo la quale la povera donna avrebbe sei dita dei piedi. La morale è una: mai comprare scarpe strette. MAI. 


IL REGNO DI FELIPE COMPIE UN ANNO. 

Tanti auguri a teee, tanti auguri a teee, tanti auguri monarchia, tanti auguri a te! 
Sembra ieri che commentavo l'incoronazione del nuovo Re di Spagna, e invece è già passato un anno. 

Per festeggiare,  però, niente torta: Felipe e consorte hanno consegnato le medaglie al merito civile anzichè dilapidare i fondi nazionali in una festa ufficiale. Il gesto non ha fatto che confermare il bilancio positivo attribuito dai media al loro operato. Il Sovrano sarebbe complessivamente riuscito, infatti, nel difficile tentativo di far riacquisire popolarità alla Corona. Non che i repubblicani siano spariti, eh? Anzi. Proprio nella ricorrenza dell'anniversario si sono fatti sentire infuocando Twitter con l'hashtag #FueraFelipeVI. La Casa Reale, nel frattempo, coglieva l'occasione per placare la fame dei paparazzi rendendo pubbliche alcune foto della vita quotidiana a corte che sono state puntualmente inserite in fotogallery ad hoc. 


... E ANCHE GLI OUTFIT DI LETIZIA

I festeggiamenti hanno riguardato anche la Regina Letizia che - sempre più calata nel ruolo di Kate Middleton iberica - si è in quest'anno consolidata come icona di stile. Il suo look, sobrio e quasi sempre Made In Spain, è stato celebrato in occasione della ricorrenza anche dai rotocalchi nostrani. Ecco, ad esempio, i suoi migliori look secondo Oggi. 



MADONNA CERCA BALLERINA DI FLAMENCO che l'accompagni durante il tour mondiale. C
ercava, anzi. Dovrebbe anche averla già trovata, ormai. Io mi sarei anche candidata, ma poi mi hanno detto che lei è un po' stronza, e allora... 


E' USCITO "VALE", IL CORTO DI ESTRELLA DAMM a cura di Amenabar. Ricordate? Ne avevo parlato qui. Come da previsioni è molto bello e gioca su due tratti tendenzialmente associati agli spagnoli: la poca dimestichezza con la lingua inglese e l'enorme frequenza con cui dicono "vale", cosa che immancabilmente sorprende e incuriosisce gli stranieri. 




Già che c'era, anche la Mahou ha fatto uscire un videoclip in cui la parte "cantante" dei protagonisti del suo spot - manco a dirlo - se la canta in allegria.


SPAIN.INFO FA I QUIZZETTI. Volevo tacerlo per avere meno concorrenza, ma tanto l'avreste scoperto comunque. Andando a questo link trovate una serie di video, che - pubblicati a cadenza regolare - vi sfidano a riconoscere alcune tra le più emblematiche città spagnole partendo da un dettaglio. Più veloci sarete a dare la risposta esatta, più stelline otterrete. Più stelline otterrete, più possibilità avrete di garantirvi il premio: nientemeno che un viaggio in Spagna per due persone. 


MEZZA SPAGNA É ANDATA A VEDERE I MAROON 5 e l'altra mezza li ha invidiati. In ogni caso, dell'atteso ritorno della band di Adam Levine a Madrid hanno parlato proprio tutti. Il lato inquietante è che, a giudicare dalle foto postate su Facebook, persone che io conosco ma non si conoscono tra loro erano pure sedute vicine. Sei gradi di separazione? Coincidenze? Destino? Trama per l'ennesimo libro che non scriverò? Chissà. 



MARIA SALVADOR E' DISCO DI PLATINO, conquistandosi anche il record di brano italiano con più streaming giornalieri su Spotify della storia. E lo so che (a parte, forse, le 7 parole del ritornello) non è proprio una notizia ispano-centrica, ma almeno forse la smetterete una volta per tutte di chiedermi "Il Cile, chiiii?". Non che "Il Cile - quello che canta con Ax" sia proprio il massimo della vita, ma è comunque un passo avanti, dai. 

domenica 30 novembre 2014

Lo spagnolo in immagini

Lo spagnolo, se l'analizzi dall'esterno, affascina anche per le tante bizzarrie. Sono espressioni peculiari di cui è spesso difficile trovare in altre lingue un corrispettivo letterale. É storia fatta lettere. Frutto semantico di una società in cui chi ama le parole non può far altro che perdersi ammirato. Come me. Oppure come Ed M.Wood, di origine anglofona, che così bene lo racconta su Babbel.com. 
É proprio lí che ha raccolto in un post i suoi vocaboli castigliani preferiti, corredandoli di stupende gif animate in grado di riportarne il significato in modo visivo, immediato, e con la sempre apprezzabile aggiunta di un pizzico di ironia. 
Ho voluto riportarne qui i principali. Non solo per il valore estetico o l'utilità educativa, ma anche perché - solidarietà tra stranieri - sono pure tra quelle che piú hanno conquistato me. 

1. L'ossessione per il latte 



"Non si può fare molto con il latte, in inglese", dice Ed M.Wood. E neanche in italiano, a dire il vero. Si può bere a colazione. Averlo alle ginocchia. Piangerci sopra dopo averlo versato (ma è meglio di no). Poco altro. Non è così in Spagna, dove è  l'ingrediente principale della maggior parte delle conversazioni colloquiali. Anziché a "tutto gas" lì si va a "tutto latte" (a toda leche) quando si corre molto veloci, si "dà un latte" (dar una leche) a qualcuno quando lo si colpisce, ci si attacca un latte (me he pegado una leche) quando si cade e ci si fa male. Una cosa è "la leche!" quando è veramente una gran figata, ma se ci aggiungi un "ay" davanti e cambi il tono, stai imprecando per qualcosa che non va. Se defechi nel latte ("me cago en la leche!"), poi, sei proprio contrariato. Forse é perché sei di latte cattivo ("estar de mala leche"), e cioé davvero di pessimo umore. Ma, se qualcuno te lo fa notare, potresti rispondere incazzato "y una leche!". Come a dire "per niente", intendendo di sí. 
2. 50 sfumature di grigio...polvere.  


La polvere è un altro dei concetti più versatili della lingua spagnola. In italiano gli oggetti possono prenderla e le persone possono morderla, ma nella lingua castigliana... oh, nella lingua castigliana ci puoi fare moltissimo di più. Chiedete ad un mia compagna di Erasmus, che all'arrivo a Málaga credeva di dire "ti spolvero" quando in realtà stava facendo pesanti avance sessuali ad ignari sconosciuti! Ma se "echar un polvo" significa avere un rapporto carnale (quante sfumature di grigio ha la polvere spagnola!, dice il nostro amico Ed su Babbel), basta la forma passiva ed un'acca spostata per intendere che si é veramente stremati ("estar hecho polvo") dopo una giornata di lavoro. Se dici a qualcuno che "ha la polvere" (tiene polvo) stai dichiarando di sentirti attratta fisicamente da lui, mentre se lo fai polvere (hacer polvo a alguien) lo stai distruggendo in un qualche tipo di competizione. 

3. Le onde della Resaca





La risacca, per noi, é solo quella della marea. Per i postumi di una sbronza dobbiamo usare perifrasi lunghe e mai abbastanza utili a descrivere mal di testa epici e rapporti ravvicinati con la tazza del wc. Forse l'assenza di sintesi dipende dal nostro generico non essere, poi, dei gran bevitori. Studi relativamente recenti hanno dimostrato che il maggior consumo di alcol, in Europa, arriva dall'Inghilterra e dalla Spagna: due Nazioni che, guarda caso, hanno vocaboli sintetici ed azzeccatissimi per indicare le conseguenze degli eccessi: hangover e resaca. In questo senso l'immagine che accompagna la definizione del vocabolo nel post di Babbel.com é, secondo, me, in assoluto la piú azzeccata. Basta guardarla un po' piú a lungo e ti viene la nausea. Come dopo una notte a troppi brindisi all'ora. 

4. La Grande Bottiglia 


Letteralmente "grande bottiglia", "botellón" é in realtà uno di quei vocaboli che semplicemente non si possono tradurre. Intimamente correlato alla resaca, e spagnolo piú delle tapas e delle corride, indica l'abitudine, da parte della popolazione piú giovane, a mettere ciascuno una cifra per comprare dell'alcol e consumarlo in compagnia in qualche luogo pubblico. Come ricorda anche Ed M. Wood, é in genere il primo vocabolo che imparano gli studenti Erasmus appena atterrano su suolo iberico... chissà perché. 

5. La candela non brucia la vela. 


Dove c'é mare, ci sono navigatori. Sarà per questo che la Spagna, terra peninsulare e ricca di arcipelaghi, fa della parola "vela" un altro dei vocaboli piú frequenti e versatili del parlare comune? Non lo sapremo mai. Resta il fatto che quello della tela che, spinta dal vento, muove la barca, non é l'unico concetto indicato da una parola apparentemente identica all'italiano. La vela é anche la candela, e se stai a due candele ("estar a dos velas") a livello economico non te la passi bene. Se invece passi la notte in candela ("pasar la noche en vela") significa che non riesci a dormire, mentre se ti "desvelas" ti svegli, e se hai passato il tempo "desvelado" quando avresti dovuto riposarti significa che non hai chiuso occhio, in genere per qualche causa esterna, dai rumori dei vicini alle preoccupazioni. 

E le vostre parole spagnole preferite, quelle che piú vi affascinano a livello semantico, quali sono?