martedì 16 ottobre 2012

Un viaggio lungo quattro canzoni.


Forse non lo sapete, ma collaboro con il Festival del Cinema Latino Americano di Trieste. Mi hanno chiamata lo stesso giorno in cui ho ricevuto la proposta per la pubblicazione del libro. Ché quando butta bene, butta bene.




La cosa comporta un reminder dei miei primi anni di Università, dato il vistoso incremento dei viaggi mattutini in treno. Viaggi che, come appuravo già allora, durano esattamente quattro canzoni. Lasso temporale del tutto insufficiente all'abbiocco con bava; E tuttavia adattissimo a perdere coscienza su una base musicale. Io ci incastro apposite playlist, per la verità senza sprecarmi troppo in quanto a fantasia. Più che altro, mi cimento nell'ascolto a rate degli ultimi due cd acquistati da Mediaworld. Leggi: Il Cile e Papitwo. Chè - per nome o per lingua- bisognerà pur sempre rimanere in tema. Il primo, l'italiano, é una rivelazione di poesia. Il secondo potrebbe competere solo se si limitasse ai brani dall'otto al dieci. Ma poi c'è la Bimba. E allora...

Sulle loro note, ad ogni modo, il mare si spalanca. Succede appena voltata la curva, dietro al finestrino sporco del mio “senso di marcia” . Quasi lo calma, il brodo primordiale di pensieri che ho in testa. Anzi, non lo fa per niente. Però l'emozione è ancora la stessa che mi provocava anni fa.

E' un ambiente friendly, quello del Festival. Fatto di persone che ti danno del tu prima ancora di incontrarti. Di esse marcate. Bi che sembrano vi. Frasi di lingue armonicamente abbracciate e accenti che da soli valgono la mia allegria. A completare il quadro, addetti stampa provati dalle troppe notti insonni, trailer di film che vorrei vedere (quattro, come le canzoni) e caffè sorseggiati al tavolo di un bar che non sapevo fosse greco. Con la scritta dolmadakia, manco a dirlo, a perseguitarmi gigante sopra una lavagna nera.

In realtà inizio a pensare che 'sta storia degli involtini sia tutta una sorta di vendetta da parte della Spagna. L'entità Spagna, intendo dire. Non i suoi abitanti. Una specie di mood nazionale che aleggia nell'aria. E tutto vede. E tutto sa. Una gigantesca donna immaginaria che ha appena trovato tracce di un rossetto non suo sulla camicia a righe del marito. Insomma, magari si sente un po' tradita. Le vacanze in Grecia, il tentativo di ricrearne la cucina... un po' sarei gelosa anch'io. Vaglielo a spiegare, che non ne ha motivo!

Comunque, dicevo del festival. Perchè a comporlo, soprattutto, c'è un sacco di gioventù. Ragazzi e ragazze che mi basta poco a prendere in simpatia. Sarà la conoscenza della lingua ispanica, il sorriso cordiale, magari la cadenza bolognese di una di loro, che tanto mi riporta agli anni emiliani. Insomma, che ne so. Il punto è che mi ci trovo bene. Per cui mi capirete se aggiorno un po' meno il blog.

Tra parentesi, mentre attaccavo locandine gialle mi sono innamorata di un vestito griffato. Novanta euro, tanto per gradire. Proprio nel periodo in cui più di altri dovrei risparmiare. Ché io ci ho provato, a improvvisare un crowdfounding su twitter. Un euro a testa, daaaai. Ma, niente. La gente, per le giuste cause, non s'impegna mica. E dire che era così carino, d'un verde smeraldo un po' tendente al blu. Con l'arricciatura sulla scollatura. E il fiore. E la gonna corta. Mi sarebbe stato bene. Tzé.

Se è per quello, prima di una conferenza stampa, mi sono anche innamorata di un completino intimo visto da Tezenis. Per il bene della mia reputazione di donna ancora un po' sana di mente, probabilmente non dovrei descrivervelo. Solo che mi piace troppo. E' rosso bordeaux, a pois bianchi, con i pizzetti sul bordo delle mutande e del reggiseno. 'Na roba da Minnie, insomma. Però taaanto carino.


(Questo un po' ci somiglia, ma non é quello che intendo io) 


Al diavolo. Io, quando sono contenta, le vetrine non le dovrei proprio guardare.

Perchè butta bene. Caspita, se butta bene.
Ad esempio: ora che ho firmato il contratto, mi contatta pure un'altra casa editrice. Mi vorrebbe pubblicare anche lei, in barba al mare di rifiuti che avevo ipotizzato. Che sarebbe stato logico ipotizzare. Mi offrono un sacco di servizi promozionali, roba da non crederci. Compresa la tivù. Ovviamente è troppo tardi. Ovviamente, l'esclusiva già concessa ad altri ormai m'impone il no. D'altronde non che me ne penta, anzi. Oltrettutto la tivù mi avrebbe moralmente obbligata all'acquisto di quel vestito. Non era il caso, capite. Son contenta così.

Solo che mi sento contesa come una dama tra due cavalieri medievali. E al brodo primordiale s'aggiungono ulteriori pensieri. Del tipo:

“Ma davvero quel che ho scritto é così buono? “

Oppure ho solo tanto culo?

Ai posteri l'ardua sententia. Nel frattempo, mentre procedo con gli esorcismi anti-karma, credo di aver trovato la playlist ideale per andare a Trieste in treno. Inzia con "Il nostro duello de Il Cile", che youtube curiosamente non propone. La seconda é il duetto di Bosé con il "mio" Dani, che ho riportato giá qualche post fa. Per le altre due, basta cliccare play.  




2 commenti:

  1. eccomi ai consueti commenti!
    come sempre li ho letti tutti i tuoi post....per pigrizia,commento poco,ma li apprezzo tamtissimo...e se ,e sicuramente sarà così,il tuo libro è bello come te,come la tua scrittura,allora nessuna meraviglia che tutti lo vogliano....e successo sarà!
    enhorabuena!!! kit

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