Certe
notizie ti cambiano i piani. E questa non è tra quelle che si
possano tacere.
Avevo
in mente di continuare con i resoconti di Madrid. Avrei postato la
seconda parte delle avventure groupieggianti che alcuni di voi
probabilmente stavano attendendo. Vi avrei fatti sorridere- o almeno
ci avrei provato- finchè l'ultimo dei punti mi avrebbe ridonata alla
realtà. Solo che è uscita “#Odissea”, e tutto il resto ora lo
devo rimandare.
“#Odissea”,
sì. Avete letto bene. “#Odissea – il viaggio di Ulisse ai tempi
di Twitter”, per essere più precisi. Il mio primo libro,
quello a cui tante volte vi ho accennato, si chiama così. Dice, la
quarta di copertina, che ho rivisitato il Grande Classico di Omero in
"una
satira moderna, ironica e sarcastica”. Che sulle mie pagine i
personaggi “ scendono dal piedistallo della solennità per
trasformarsi in followers,
dando vita ad un continuo tam tam, ad un fitto passaparola, ad uno
scambio di brevi messaggi e alla condivisione di link".
Quello che, però, tace è quanto io mi sia divertita a scriverlo. Rotondamente, profondamente divertita. Come da troppo non accadeva. In #Odissea mi sono messa da parte. Meglio: ho messo da parte le mie paranoie. Chè da quando scrivo per un pubblico; da quando su di un blog ho rinunciato a un nick per il mio vero nome, il lettore in qualche modo è sempre lì. C'è anche adesso. Anzi, c'è adesso più che mai. Incastro parole con la consapevolezza che altri occhi vi si poseranno sopra. E allora mi chiedo cosa quegli occhi penseranno di me. Quale immagine vedranno. Allora cerco la frase ad effetto come si cerca un abito per il primo appuntamento con qualcuno che ti piace. Senz'altro fine che la conquista. Senz'altra spinta che la vanità.
Avevo
bisogno di recuperare la spontaneità con cui mi raccontavo ai miei
diari, questo è. Di ritrovare il gusto di scrivere per scrivere. Di
ridere a crepapelle delle mie stesse trovate strampalate. Come ovvia
conseguenza, di ridere di me. Avevo bisogno, sì, di ricordarmi per
quale motivo questa riesca ancora ad essere la mia più grande
passione.
Così
è nata #Odissea. Giocando con un Classico. Lasciando la mente libera
di vagare. E, di tutto il resto, me ne sono fregata. Poi potrà far
sorridere anche voi, oppure potrete trovarla una colossale stronzata.
E' un rischio da correre. Pazienza. Ma quel libro ha fatto sì che io
mi riconciliassi con me stessa. Con il mio amore per le parole
scritte. E già solo per questo ne vado orgogliosa.
Da
oggi fino al giorno 9 lo trovate all'EUR- Palazzo dei congressi di
Roma, nell'ambito della Fiera “Più libri, più liberi”. Lo stand
è l'A34, quello de La Caravella Editrice. Poi, sarà acquistabile
dal sito http://lacaravellaeditrice.it
e nelle librerie di loro distribuzione.
Foto: La Caravella Editrice- Facebook
E
a questo punto potrei concludere copiandovi la sinossi. D'altra parte
sarebbe la cosa più logica da fare, giusto? Peccato che io non sia
per niente logica, e preferisca raccontarvi dei segni del Destino.
Perchè,
vedete: c'è un'altra cosa che la quarta di copertina non vi dice. Ed
è che l'idea mi è venuta all'inizio dell'estate, mentre pianificavo
le mie vacanze in Grecia. Ero esaurita dal caldo, dalla difficoltà
nel trovare gli orari dei traghetti per Itaca, dall'invidia per tutte
quelle persone che su twitter non facevano che postare foto di viaggi
mentr'io dovevo ancora lavorare. E' nato tutto così, shackerando
informazioni mentre mi lavavo i denti. Tutto perchè un'amica mi
aveva, per una volta, proibito la Spagna.
Siamo
andate a Salonicco, alla fine. I collegamenti per Itaca partivano da
Patrasso. Ci si metteva un sacco di tempo. Ci sarebbero voluti un
sacco di soldi in più. Il libro era già bello e finito, quando
passeggiavamo incontro ad un tramonto sulla città alta. Avevo in
mente di inviarlo a qualche casa editrice, al ritorno. Ma non ne ero
ancora del tutto convinta. Non sapevo se davvero ne sarebbe valsa la
pena.
Almeno
non finchè un grosso cane lupo ha preceduto il suo padrone dritto
verso di noi. “Ciao”, ci salutava lui, dopo averci sentite
parlare. Un ragazzo carino. Non di una bellezza scultorea, non un
fotomodello, ma comunque carino. Si è fermato a chiacchierare, riconoscendo nei nostri tratti da turiste parte della sua stessa
nazionalità. “Sono italo-greco”, si affrettava a raccontarci
prima che travisassimo le sue intenzioni. E, il cane, intanto, ci
guardava scodinzolando. La lingua a penzoloni per il caldo. Gli
occhi vispi e divertiti.
“Come
si chiama?”, gli ha chiesto allora la mia amica.
“Nessuno.
L'ho chiamato così perchè io mi chiamo Odissea”.
Allora,
per le strade alte di Salonicco, con l'influenza già in agguato nel
mio corpo, ho saputo per certo che quel libro sarebbe stato
pubblicato. Non sapevo da chi, né perché, né tantomeno quando. Ma
sapevo che l'avreste letto. Sapevo che, semplicemente, sarebbe dovuta andare così.
Poi
la sinossi, per chi fosse interessato, è qui.
ohhhhhh.....;-) non vedo l'ora di assistere alla presentazione!!!!!!!
RispondiEliminakissssssss
kit