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domenica 12 maggio 2013

Cose da fare prima di un matrimonio.


Appurato che: A) i matrimoni mi rendono melodrammatica e B) il bon ton sulle quote nozze dovrebbe essere più specifico, oggi è uno di quei giorni che proprio no. Dormi poco, con la crema catalana della sera prima che pare affezionarsi un po' troppo al tuo stomaco. Ti svegli nostalgica, sfornando frasi sdolcinate che però suonano bene. Le appunti su di un foglio, prima di dimenticartene. Ma poi il foglio lo perdi, e tutto ciò che ti rimane in testa è il grazioso mantra di una strofa de Il Cile. Vorrei dirti di me, dei miei orrori quotidiani, della bellezza che perdo sempre dal mio cuore e dalle mani. Appunto. 

Allora sospiri. Afferri il telefono. E scopri che, all'agriturismo in cui dovresti alloggiare, di stanze singole non ce ne sono più. E' in quel momento che la nostalgia si trasforma in ansia. L'ansia in isterismo. L'isterismo in una vaga depressione. Perchè, se non fossi single, persino questo sarebbe piú facile.



Certo, sia benedetto booking.com. Ma il punto, a dire il vero, è che sono più stressata della sposa. 
Ormai mancano solo cinque giorni alle nozze di una delle amiche più care. Cinque giorni. Meno di una settimana. E io devo ancora: 

1. Capire dove dormire. 
2. Deliberare una cifra equa per il mio contributo al viaggio degli sposi. Una che non mi faccia sentire pezzente, e che, però, neppure mi rovini. Per cercare consiglio mi son messa a spulciare le discussioni sui forum dedicati al matrimonio. Sul serio, non potete immaginarvi la quantità di arpie che frequentano quei posti. Gente che, discutendo dei suoi stessi invitati, ha il coraggio di sfornare commentini acidi tipo “non so se si sia reso conto che si tratta di un matrimonio e non di un festino di compleanno tra quindicenni”. O addirittura aprire discussioni incazzate su Yahoo Answer chiedendo se non sia il caso di insultarli per aver contribuito con "solo" 50 euro. E si presume che i soggetti sottintesi fossero stati in qualche modo personae care agli sposi. Mah. Insomma, non vi sto neanche a dire il livello di paranoia che mi han fatto raggiungere 'ste maledette. Possano ingozzarsi con gli avanzi della torta. 
3. Comprare un cartoncino nero. 
4. Fare le prove della manicure. 
5. Fare le prove dell'acconciatura. 


6. Fare le prove del vestito (non sia mai che, nel frattempo, io sia ingrassata)
7. Cimentarsi nella danza del sole. Perchè i collant, io, non ci penso proprio a metterli. Piuttosto mi iberno. 
8. Ritoccare la depilazione, per ovvi motivi di cui al punto 7. 
9. Trovare un momento per andare dalla parrucchiera. 
10. Prendere una decisione definitiva sulle scarpe ( chiuse o sandali? Tacco 12 o tacco 8?) 
11. Prendere una decisione definitiva sulle scarpe di riserva (non riuscirò mai a stare tutto il giorno sul tacco 12. E neanche sul tacco 8. Mettiamocela via).
12. Contattare le altre amiche per fare il bilancio sulla questione scherzi. 

Il tutto entro Giovedì. 
Inutile: i miei neuroni, a questa cerimonia, non ci arriveranno mai interi.
Pregate per loro. E per me. 

giovedì 30 agosto 2012

Road to Thessaloniki (e sabbia bianca a go-go)


Cose da fare dopo l'8 Settembre:

1. Inviare curricula a tappeto a tutte – ma proprio tutte – le riviste di viaggio italiane, comprese quelle online. 

2. Spedire il mio sudato manoscritto a una sfilza importante di case editrici. 

3. Valutare i pro e i contro di un'iscrizione al Master in Comunicazione Musicale della Cattolica a Milano. 

4. Inviare un pacco regalo a Madrid. 

5. Prenotare un volo per Madrid , a fine Novembre. 

6. Cimentarmi pro bono nella prima organizzazione di viaggio di gruppo per un'associazione, sperando mi frutti qualcosa in futuro. 

7. Comprare un biglietto per il concerto di Cremonini a Pordenone, prima che si esauriscano del tutto i posti del parterre. 

8. Organizzarmi per il Blogfest di Riva del Garda. 

9. Trovare il modo di guadagnarmi uno stipendio vero e proprio prima che aumentino l'Iva sui concerti in Spagna. 

10. Dare, in sostanza, una svolta alla mia vita. 

Nel frattempo, però, lascio in sospeso i progetti per andarmene in Grecia. So dire Kalimera, Kalispera, Kalinikta, s'agapò, ouzo, retsina, metaxa, moussaka, souvlaki, pita gyros e tzatziki, perciò direi che sono più che pronta. Ho anche messo in valigia una maglietta bianca con una specie di peplo, e una canotta con la bandiera nazionale del luogo. Così, giusto per entrare in atmosfera. 

Insomma: finchè non mi leggerete, immaginatemi qui. Con i pensieri disconnessi e un'abbronzatura da fare invidia. A presto, my friends.


Spiaggia di Nikiti, Sithonia, Greece. 






lunedì 20 agosto 2012

Parigi val bene una messa. E una levataccia. E un cappello. E...


Mancano pochi minuti alle sei e, per la prima volta in tutta la giornata, mi siedo. Anzi, ad essere sinceri il verbo corretto sarebbe “gettarsi”. Cadere di peso su un giaciglio da ufficio, facendo tremare leggermente le tre rotelle che gli fungono da base.

Insomma, la situazione è questa: la valigia è pronta. Pesa otto miseri kili, comprensivi di borsetta e cappellone extra-large comprato l'altra sera a Grado. Il fatto mi rende estremamente fiera di me. In compenso, la bilancia s'è affrettata a decretare che sono ulteriormente ingrassata di un kilo. A conferma che la vita è tutt'una media statistica tra belle e brutte notizie, suppongo. Comunque, continua a non fregarmene nulla. Giuro, proprio zero. Insomma, i vestiti in armadio continuano a calzarmi a pennello, anche quelli di molti anni fa. Se mi guardo allo specchio, ciò che cambierei di me riguarda tutto, fuorchè il fisico. E poi, anche volendo, l'amica da cui vado ha promesso di portarmi a mangiare le crepes. Potrei forse rinunciare?

Ecco.



La situazione è che ho guardato il meteo della mia destinazione. Parlano di minime di 14 gradi, massime di 24. E, per la prima volta, una notizia simile sa rendermi felice. Per il resto, ho un'unghia del piede – una soltanto – decolorata con l'acetone, in attesa di riprendermi e continuare l'impresa. Ah, e non ho ancora capito dove diavolo é la fermata del FlyBus alla stazione di Mestre. Dopo gli approcci insistenti di un filippino, la puzza di sudore, e l'assenza ingiustificata di aria condizionata, ho giurato a me stessa che l'autobus urbano, per andare in aeroporto, non l'avrei preso mai più.



Insomma, domani vado a Parigi. Mi porterò un libro da leggere in metro, non sia mai che rimorchio. E, se non avete colto la battuta, guardatevi un po' 'sto video.



Au revoir.