Chi scrive il primo
dell'anno eccetera. Ergo, non potevo esimermi dal post. Anche
perchè, parliamoci chiaro: sono in ritardo. Con i propositi, voglio
dire. Li avevo sempre elencati attorno al ventinove Dicembre e guarda
ora. Mannaggia a me! Oltrettutto,
condividere quelli per il 2012 sul blog mi aveva anche portato bene.
Non che li abbia realizzati tutti, intendiamoci. E' anche abbastanza
palese. Insomma, di certo non vivo in Spagna, e tantomeno ho visto
Roma. Sui Maya, in compenso, ho infierito abbastanza.
Però, però, però.
L'anno trascorso è stato
fenomenale, diciamocela tutta. Indigestione di viaggi e note dal
vivo. Sogni di una vita che di botto si fanno realtà. Tutti.
Anche quelli che sembravano impossibili. Anche un concerto
privato di Dani Martìn. Anche la possibilità sempre più concreta
di una sua collaborazione italiana. E mica una a
caso. Un libro col mio nome, persino quello mi ha regalato la
vita. Cos'altro potrei chiederle, ora? Ci ho provato. E le candeline
sulla torta si son spente al primo soffio, come mai era accaduto
prima.
Ho buone vibrazioni, per
questo duemilatredici. Anche se l'ho iniziato con le lacrime a fior
d'occhi. Con l'assenza di quei piccoli gesti a cui mi ero abituata.
Quelli su cui, stupida, contavo. Non importa. “Sarà l'anno dei
cambiamenti”, dice Paolo Fox. E, se penso a matrimoni, dischi e
librerie, inizio quasi a credere che abbia ragione.
I miei propositi, seppur
in ritardo, ve li elenco a seguire.
- Scrivere e viaggiare almeno quanto l'anno scorso. Se riesco a produrre un altro libro è meglio. Se visito almeno un posto nuovo, lo sarà ancora di più.
- Organizzare una rimpatriata con gli ex compagni di Università a Parma. Che diamine! Quella città è stata cornice di uno dei miei periodi più felici, eppure sono due anni che non ci metto piede. Più di ventiquattro mesi senza abbracci di persone che mi hanno fatta sorridere. Non può essere ammissibile. Non lo è per niente, dannazione.
- Riprendere ad aggiornare la mia rubrica su Total Free Magazine. Sono stati così carini da promuovermi il libro. Mi hanno fatto gli auguri di Buon Compleanno. Eppure ancora latito. Qui urge rimediare.
- Smetterla di dare troppa importanza a persone che, tutto sommato, forse non sono poi così indispensabili. Come ovvia conseguenza, basta con le invidie. Le ossessioni per sciocchezze. I musi lunghi. Basta cercare: adesso voglio essere cercata.
- Iniziare a darci forma, a questo benedetto Capodanno dei miei sogni. Una festa filo-ispanica in cui radunare gli amici più cari. Menù di tapas varie o di Paella. Sangría a fiumi. Dodici chicchi d'uva in un bicchiere e , a mezzanotte, il countdown si fa con tve. La bandiera rossogialla farebbe da arredamento. Magari qualcuno ballerebbe flamenco, chissá. Ci sarebbe musica. Ci sarebbero risate. Ci sarebbero giochi da tavola. Da anni ci penso come alla serata ideale. Da anni mi arrendo prima di provare a metterla in piedi. Ché non c'é il posto. Ché i miei amici, quelli piú cari, sono sparsi ai quattro angoli del globo. Ché la gente, da fuori, non ci verrebbe mai, nello sperduto Nord Est. E peró, se non ci provo, cosa mai ne posso sapere?
- Riprendere ad ascoltare le radio spagnole. Ché ultimamente sono piú aggiornata sull'attualitá musicale nostrana che su quella d'oltre Pirenei. E non va bene. Cioé, forse va anche bene. Peró non é da me.
A
proposito, c'é un altro rito a contraddistinguere i miei capodanni.
Se mi seguite da un po' dovreste saperlo. E allora urge informare: la
prima canzone che il caso ha voluto ascoltassi in questo 2013 é Día
Cero, de “La Oreja de Van Gogh”. Piú adatta che mai ai nuovi
inizi, giá a partire dal titolo. Tanto adatta che, in giri reinterpretativi tutti miei, una
parte del testo é tutto quello a cui pensavo stamattina. E allora
“Veo
las sombras de algunas palabras: me miran, se ríen, me culpan,
señalan,me arañan con rabia al volar... No volverá a pasar.”
Buon
anno a tutti voi, amici miei.
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