Ammettiamolo: quando un musicista che non hai mai particolarmente ammirato tira fuori dal cilindro una bella canzone, un po' ti incazzi. Insomma, sembra quasi che lo faccia apposta per smentirti. Per farti sentire una cretina, una di quelle che della vita non ci ha mai capito granchè.
Fino a poco tempo fa, se mi aveste detto che avrei ascoltato in loop un duetto tra Alejandro Sanz e Zucchero, con tutta probabilità sarei scoppiata a ridere. Invece, lo spagnolo ha fatto uscire "Un Zombie A La Intemperie". Io sono stata incuriosita dal titolo. Ho premuto play. Ed ho provato esattamente quella rabbia che ti agita le viscere quando ti tocca ammettere: "sbagliavo".
Era finita lì, comunque. Giusto giusto qualche riproduzione in streaming quando non c'era di meglio da ascoltare. Poi, l'altro giorno, la Rivelazione.
In una di quelle notizie italo-spagnole che proprio non puoi ignorare, sono venuta a sapere che Sanz stava cercando di ri-approdare sul mercato italiano. E che lo stava facendo con l'aiuto di - nientemeno- Zucchero Fornaciari. Per lanciare anche da noi l'ultimo album Sirope, i due avevano realizzato una versione bilingue di quello stesso brano che già mi aveva sorprendentemente affascinata nell'originale.
Non ci avrei scommesso un euro, a dire il vero. Le due voci mi sembravano così diverse, e Zucchero così lontano dal mood della composizione, che pregustavo già lo sdegno per l'ennesimo italo-spagnolismo malriuscito. Invece, pare che ultimamente non me ne vada dritta una.
Già, perchè la veste bilingue avvolge la canzone di nuove suggestioni. La arricchisce in sfumature e dimensioni. E - in qualche modo - riesce a penetrarti l'anima.
Lo dico sottovoce. Magari pure con le guance arrossate. Però ascoltatela. Ascoltatela sul serio, ché secondo me ne vale un bel po' la pena.
Per chi volesse approfondire, qui c'è pure un altrettanto itañolissima intervista ai due per La Stampa (PS: popolazione italica, quand'é che la smetterai di colonizzare Formentera?)
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