Visualizzazione post con etichetta serie tv. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta serie tv. Mostra tutti i post

domenica 19 giugno 2016

Patxi Troitiño e i cocktail ispirati alle serie di Netflix




"La mia serie preferita sa di mango" e, se siete fan di Daredevil,  questa è molto più di una bella sinestesia. Per festeggiare la prima estate con Netflix in Spagna, il famoso mixologo Patxi Troitiño ha ideato sei cocktail speciali ispirati ad altrettante produzioni originali della piattaforma. Li ha presentati a Madrid non più di una decina di giorni fa, provocando una mini- invasione di foto con hashtag #coctelnetflix sul mio feed di Instagram e una molto meno mini esplosione di wooow dalla mia bocca. 




Dico sul serio: l'iniziativa mi è piaciuta talmente che ho subito iniziato a immaginare come potrebbero essere i cocktail abbinati alle mie serie preferite. Ci sarebbe House Of Cards, con i colori della bandiera americana e le decorazioni scoppiettanti sulla cima (un po' tipo così). Grey's Anatomy, di trasparenze asettiche in omaggio alle ambientazioni ospedaliere. Nashville, servito nel boccale di birra con presentazioni di scarse pretese. Ancora, Modern Family, colorato e frizzante con un retrogusto piccante a base di zenzero o peperoncino; The Family, con l'apparenza di leggerezza in contrasto con una dose alcolica massiccia che ti taglia le gambe ai primi sorsi; Friends, servito in una tazza di caffè; l'elegantissimo The Good Wife, che immagino rosso; The Revenant, un total black inquietante a base di mora, coca cola, vino o carbone vegetale; 22.11.63, assolutamente vintage. 

E potrei andare avanti all'infinito, ma preferisco lasciarvi con le immagini dei cocktail che esistono davvero. "Quale "beVEMOS" oggi?" vi chiederebbe 
Patxi Troitiño, geniale anche nei giochi di parole. "Come immaginate quello della serie di cui attendete con ansia il prossimo capitolo?", vi metto, invece, alla prova io. 

Beat Bugs




Narcos


Daredevil



Marseille



Stranger Things


Love

martedì 7 gennaio 2014

Gli effetti terapeutici del "uo-oh" nelle canzoni.

L'ho notato di recente: le canzoni che includono al loro interno uno o più “Uo-oh” esercitano su di me un inspiegabile appeal. Il dittongo può essere soggetto a infite variabili, non sono integralista. Mi va bene il uo-oohohh, ma anche il uo-oh-oh o il uoohoh, basta che ci siano le due vocali assieme. Potrei anche offrirmi volontaria a fare da cavia di una qualche apposita Ricerca condotta da importanti enti internazionali. Già mi vedo i titoli dei giornali: “uno studio dimostra che il uo-oh-oh nelle canzoni rilascia endorfine”. O “ascoltare un uo-oh-oh in una canzone equivale a tracannarsi due bicchierini di vino rosso”, 'na roba così. Il dato potrebbe essere sfruttato dai pacifisti, che conierebbero nuovi slogan del tipo “fate uo-oh-oh, non la guerra”. O magari finire nel claim di qualche spot pubblicitario, preceduto dall'immancabile “test clinici dimostrano”. In effetti, potrebbero addirittura coniare un generatore automatico di uo-oooh con effetto antistress e usarlo negli studi degli psicoterapeuti. Cacchio, mi sento già importante. Chissà che, con una scoperta simile, io non possa addirittura aspirare al Nobel!

Così, senza pensarci troppo, mi vengono in mente già tre brani “uo-oh” muniti che mi gasano un bel po'. Nello specifico Caminar di Dani Martín, Siamo Morti a Vent'anni de Il Cile e El Primer día de mi vida Sin Ti de La Oreja de Van Gogh. La rivelazione, peró, m'é arrivata ascoltando il primo brano della colonna sonora di Braccialetti Rossi: serie televisiva spagnola che, nei prossimi giorni, approderá in versione nostrana sulla Rai (per i piú curiosi, ne ho parlato qui). Il pezzo in questione é di Niccoló Agliardi e, pur non infiltrandosi nella lista dei miei preferiti, mi ha comunque positivamente colpita. Indovinate un po' cos'ha aiutato.




Mentre ve lo propongo, vi chiedo di partecipare all'esperimento scientifico prima che mi convochino quelli di Harvard: se conoscete qualche canzone che comprenda un uo-oh variamente declinato, proponetemela nei commenti. Sono abbastanza certa che mi piacerá. 

martedì 22 gennaio 2013

A proposito di serie tv.


...E, niente, mi urge parlarvi di serie tv. Due, per la precisione. Tutte nuove.

La prima é
The Following, da Febbraio su Sky. Lo capirete giá dal titolo: non me la posso perdere. Trattasi, infatti, di inquietante psicopatico twitter-dipendente fuggito di prigione per seminare il panico. Ovvero, per ammazzare gente. Se non fosse abbastanza, il tizio si é creato una vera e propria rete di ammiratori sul social network dell'uccellino blu. Altri personaggini a modo che, come é ovvio, ne emulano le gesta. A far fronte a tutto 'sto casino c'é nientemeno che Kevin Bacon, nei panni di un tormentato agente dell'FBI. Poi per quale motivo gli agenti delle serie televisive debbano sempre essere tormentati, é un mistero ancora da chiarire. Ma insomma. Il bello della serie é che – almeno stando alle sinossi che ho letto – ha alle basi domande mica da ridere. Com'é cambiata l'indagine sul crimine, con l'irruzione del social nel nostro quotidiano? Chi c'é davvero dietro agli sconosciuti che seguiamo su twitter? E che succederebbe se gli assassini chattassero tra loro?

In sintesi, si prevede che io non ci dorma la notte. Intanto, peró, vi lascio trailer (in spagnolo, ché in italiano ancora non c'é) ed articolo su sky.




L'altra serie di cui ci tenevo a parlarvi é Jo. Sí, quella con Jean Reno ambientata a Parigi. Questa volta, peró, il motivo del mio interesse é piú frivolo. Insomma: lo conoscevate, voi, un certo Tom Austen? Ecco. Nemmeno io, e non me ne do pace. E' australiano, interpreta la parte del collega piú giovane del protagonista, e ho appena deciso di doverlo sposare.



O meglio, l'avevo deciso prima. Poi ho scoperto che non ha twitter, e ci sono rimasta male.