(continua da qui)
Quelle
quattro ore si sono concluse con le foto di rito. Ma onestamente,
dopo quella di gruppo, a me non interessava averne una in piú.
Quello che volevo era dargli il mio regalo, orgogliosa del pacchetto
dorato piú ancora che del degno contenuto. E, sapete? E' stato
strano. Perché c'é stato un momento, a Cartagena, in cui sono stata
certa che avesse captato i miei pensieri. Davvero, non vi so spiegare
come.
Ma mi
aveva chiesto quando sarebbe uscito il disco di Cesare. E, quando gli
ho risposto, i suoi occhi sono rimasti a fissarmi. Come se, in
qualche modo, avesse saputo in quello stesso istante che avessi
intenzione di regalarglielo al concerto privato. Poi potrebbe anche
esserci la piccola e assurda eventualitá che mi legga di piú di
quanto io creda. Ma vabbé.
Ad
ogni modo, gli porgo il pacchetto.
“Io,
prima di tutto, ho un regalino per te”
L'afferra
e giá sorride. Tasta il pacco senza aprirlo, guardandomi con aria
furba.
“Ah,
é giá uscito il disco?”
Celine,
al mio fianco, inizia a ridere di gusto.
“Cioé,
ma mi hai giá sgamata? Potevi almeno fare finta di non aspettartelo,
no?!”
Lui si
mette a ridere. “Qué grande eres!”, esclama a beneficio della
mia autostima. Tanto a beneficio della mia autostima quasi quanto
quella bellissima dedica che pochi istanti dopo scriverá sulla prima
pagina del libro che mi sono portata. Quella davanti a cui mi
sfuggirá un “qué bonito, gracias”, tremolante d'emozione e un
po' troppo denso d'accento italiano. Lui ripeterá “ a ti”.
Ma torniamo al regalo. Che, mentre é intento a scartare l'involucro, lo informo che “comunque c'é anche un'altra sorpresa”. Cosí, lui alza lo sguardo e, sicuro della risposta, afferma: “ah, é pure firmato?!” . Sul serio, io gli voglio un mondo di bene, ma in quest'istante lo picchierei.
Infatti sbotto.
Ma torniamo al regalo. Che, mentre é intento a scartare l'involucro, lo informo che “comunque c'é anche un'altra sorpresa”. Cosí, lui alza lo sguardo e, sicuro della risposta, afferma: “ah, é pure firmato?!” . Sul serio, io gli voglio un mondo di bene, ma in quest'istante lo picchierei.
Infatti sbotto.
“Ma
la smetti?! E sí che ti ho detto di far finta di sorprenderti!!”.
Ridiamo entrambi. Almeno, che gli ho tradotto tutti – ma proprio
tutti (sí, lo so, ho tempo da perdere) – i testi non se l'aspettava davvero. Almeno a giudicare dai
suoi occhi sgranati.
“Lo
so che ti regalo sempre dischi, ultimamente, ma...”
“No,
a mí me encanta él. Pero me encanta!!!”, dice convinto, girandosi
tra le mani La Teoria dei Colori. Legge la dedica all'interno. C'é
scritto “A Dani Martín, mi gran maestro” e gli sfugge ammirato
un “qué majo es!”.
“Mi
spiace che non ho dischi qui, altrimenti te ne lasciavo uno da
dargli”
Quando
e come gliel'avrei dato, nell'eventualitá, é un problema che mi
affiorerá alla mente solo parecchie ore dopo. Ad ogni modo, non si
pone.
“Beh,
ma credo ce l'abbia..”
“Sí,
ma per firmarglielo, per scrivergli qualcosa”.
In effetti sarebbe stato bello.
“Puoi
scrivergli qualcosa su twitter, peró”.
“Sí,
infatti adesso sicuramente gli lasceró un messaggino per
ringraziarlo...Anche se non mi risponde mai!”, aggiunge tra il
divertito e il piccato.
Mi
viene un po' da ridere, a pensarlo come un fan qualsiasi, disperato
per le risposte mancate. E al contempo penso, peró , a cosa si
riferisca. Perché tutte le volte in cui gli ha scritto in pubblico,
Cesare gli ha risposto. Quindi, gli scrive in privato? O forse non ha
mai letto i messaggi di risposta? Mmm.
Decido
di non fare domande. In fondo, tutto voglio fuorché interferire. Per
me é stata giá un'emozione poter metterli in contatto. Il resto,
sta a loro. Anche se quando ho scoperto che Cremonini l'altro giorno era a
Barcellona ho dovuto quasi legarmi alla sedia per impedirmi di
scrivere a Dani di prendere di corsa un treno e andare lá. Sul
serio, io non sto bene.
Comunque. Sto quasi per passargli il famoso libro quando mi stringe forte a sé per la foto. Io non me l'aspettavo, perché questa volta non gliel'avrei chiesta. Perció mi vedo costretta ad armeggiare con la cerniera della borsa per estrarre la macchina fotografica (che, come sempre, é in fondo a tutto), mentre mi accorgo che le mani mi tremano un casino.
Mi
sarei immaginata che il mio congedo sarebbe stato diverso. Condito di
lacrime. Mi sarei immaginata di dirgli che mi mancherá un sacco,
tutto ció. Invece mi faccio da parte per lasciare il posto a foto
altrui. Ed é nello spazio tra due paia di spalle che incrocio il suo
sguardo per l'ultima volta. Per qualche ragione, sento l'impulso
fortissimo di stringerlo forte e dirgli grazie, grazie di cuore,
grazie di tutto. Invece mi limito ad un sobrio “Hasta luego”
mentre quel grazie me lo ridice lui. Uscendo sotto un sole
inclemente, penso che non potrebbe esistere una fine migliore. O, proprio al massimo, l'ipod che mi sceglie ekix sul treno.
sul serio?l'ipod ti ha messo ekkix a random?....che mago!.-)...e questa volta ,mi hai fatto ridere a pensare a Dani che si lamenta che Cesare non gli risponde!jajaja....
RispondiEliminabelli questi post!
besitos
kit
Siii, l'avevo anche scritto nel primo post della serie madrileña: l'ipod voleva regalarmi il finale da film! ;)
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