Missione compiuta,
decisamente. Ché ho iniziato a
sorprendermi ancor prima di partire. E' successo quando Dani Martín
ha pubblicato la domanda su twitter. Quella che sarebbe valsa il
Grande Premio. Meglio, il Grande Sogno di qualunque fan. “Inviate
alla mail che vi daró data e luogo di tutti i concerti dei tour
Pequeño e
Pequeños Teatros che
ho dato in Spagna, ma fuori dalla Penisola”. I tre piú rapidi a
rispondere in modo corretto si sarebbero aggiudicati un biglietto
ciascuno. Un biglietto per due, cioé. Sei in tutto, a completare gli
altri sorteggiati ad uno show. I tre piú rapidi, in definitiva,
avrebbero assistito ad un suo concerto privato per sole 12 persone in
studio di registrazione. Lí avrebbe cantato le canzoni che i
presenti avessero richiesto. E, poi, avrebbe pure offerto loro un
aperitivo. Tre possibilitá su piú di cinquecentomila persone.
Vincere la lotteria senza giocarla – lo sapevo – era
statisticamente di gran lunga piú probabile. Ma viaggiare tanto m'ha
reso un'esperta in geografia. E qualcuno mi ha detto un giorno che,
se visualizzi ció che vuoi, l'Universo complotta per fartelo
ottenere. Vi diró una cosa: é vero.
E' che , vedete, ci sono due concetti che questo viaggio mi ha ricordato:
Il primo é che, se non ti aspetti niente, vivi meglio e t'emozioni di
piú. Il secondo é che della Luna piena mi posso fidare. Lei é
sempre in ascolto, quando chiudo gli occhi e le sussurro qualcosa.
“Sembra
di stare all'Universitá dopo un esame”, avevo scritto allora dopo
aver premuto invio. “Tutti a confrontare le risposte; tutti a
chiedersi se sia andata bene”. Quello che tacevo é che sono sempre
stata una secchiona. Scrivevo male, okay, ordine scarso e calligrafia
penosa. Ma i contenuti c'erano. E, per qualche ragione, sapevo che
questa volta non sarebbe stato diverso. Lo sapeva la mia assurda
calma, all'invio della mail che sapevo corretta. Prima che Dani
scrivesse “suerte”. Prima ancora che avvertisse di leggere bene.
Le mani mi tremavano, mentre l'adrenalina sfumava piano in una
piacevole stanchezza mentale. L'indomani, il nome di Maria sulla mia
casella di posta non faceva che confermarmi che non gioivo invano.
Sono bastate le prime parole: “sei una delle fortunate vincitrici”.
Le ho lette, e sono corsa fuori urlando, a informare me stessa, la
mia gatta, e tutti quanti i vicini. Non avevo mai prenotato un volo
cosí in fretta. Non avevo mai fatto la valigia con cosí poca
concentrazione. E a Cartagena , allora, ci sono approdata tranquilla.
Non importava se l'avessi visto o no. Non doveva essere per forza
speciale, perché non era piú la fine del mio tour. In fondo, il
concerto privato non me l'avrebbe tolto nessuno. E, prima ancora di
rendermene conto, avevo giá ritrovato la passione che cercavo.
Trentacinque
gradi. Il sole che colora il mio naso d'un rosso pomodoro quasi
fluorescente, e una cittá inaspettatamente fantastica che ben si
riassume nelle foto del mattino. Avevo fatto colazione intingendo una
quantitá esagerata di churros nel cioccolato denso e tiepido di una
cioccolateria artigianale vista mare. Avevo guardato un pavone
lisciarsi la coda nel giardino di un castello ben curato. E ancora
riso, riso molto, prima di scoprire quale fosse il suo hotel.
Due
taxi. Il nostro preso di corsa, tra gli sguardi perplessi di un
conducente giovane. “Mi pare che abbiate fretta, no?”. E poi il
fiatone si calma, al bordo di un marciapiedi in mezzo al nulla. Un
hotel quattro stelle contrasta con la cornice di case popolari. E,
mentre le monetine del resto riempiono in progressione (troppo!)
lenta le mani di Celine, ho la bella idea di girarmi verso destra.
Dal furgoncino parcheggiato accanto, Iñaki ci guarda con espressione
tra il curioso e il vagamente divertito. “Ehi, guarda un po' chi
c'é!!”.
Scendiamo
a ricongiungerci con Sil, Laura ed Inma, giusto in tempo per sentirle
dire “Vamos con ellas”. Un saluto a ciascuno dei musicisti. L'in
bocca al lupo per il concerto della sera. I “muchas gracias chicas”
prima di partire per l'imminente soundcheck. E noi restiamo lí,
ferme in un sottile raggio d'ombra, ad osservare le sagome al di lá
del vetro oscuro della hall. Lo riconosco subito, quando scende. Dal
modo in cui abbraccia un suo amico. Dalla camicia in jeans che tanto
ama. Dalla siluette. Lo riconosco, insomma, e basta. Ma continua a
sorprendermi il modo in cui, adesso, tutto ció mi sembri naturale.
Dani
ci raggiunge in poco meno di un minuto. “Hola chicas!”. Due baci
a tutte. Poi mi si avvicina e mi abbraccia a mia volta, stringendomi
un po' piú forte per qualche secondo in piú. La sua mano sulla
schiena e come sempre, dimentico tutto. Le paranoie che mi faccio
quando non mi risponde su twitter. La sensazione stupida che possa
indispettirsi per qualcosa che ignoro. Naaa. Ancora una volta é il
suo calore, la risposta. L'affetto che, per quanto una persona possa
essere brava a fingere, non si puó occultare dagli occhi e dai
gesti. Il suo profumo mi avvolge in una nube di benessere.
S'appiccica ai capelli, facendone un feticcio che un po' tutte
annuseremo mezz'oretta piú in lá.
“Ilaria,
cómo estás? Ah, por cierto, felicidades!”
Ci metto un po' a capire a che cosa si riferisca. Non é il mio compleanno. Non mi sono sposata. Non ho trovato un lavoro serio. Non... poi ricordo: il concorso! Il concerto privato!
“Muchas
gracias! No sé por qué, pero te juro que sabía que ése lo iba a
ganar”
“E'
che la gente ha fatto un gran casino. Dopo di te, che sei stata la
prima, sono arrivate 800 mails, tutte di colpo, e tutte sbagliate.
Gente che scriveva del Messico, di che so io cosa....un caos! E' che
la gente, pur di essere rapida, non ha letto bene.”
“Aspetta,
aspetta: sono stata LA PRIMA?!”
“Sí,
la primissima.”
Lo
dice con tanta naturalitá che non sembra neanche una cosa
eccezionale.
“Dios
míos, qué honor!”
Mi
sorprendo a rivivere la scena nella mente, in base a ció che dai suoi racconti capisco sia successo. Che faccia puó aver fatto quando ha
visto il mio nome sulla prima risposta ricevuta? Quando tre minuti
dopo giá sapeva (e a me l'ha detto dopo un giorno, mannaggia!) che
avremo preso un aperitivo assieme? E poi tutti quei pasticci
concomitanti nell'improvvisata casella di Gmail...d'un tratto capisco
perché avesse scritto di “leggere bene”. Perché poi, di fronte
a partecipazione esagerata, avesse rimandato l'annuncio dei
vincitori, affidando alla sua agenzia quel compito un po' ingrato. Mi
viene da ridere. Specie perché, quando aveva annunciato che il
concerto sarebbe stato per 12 persone anziché per 10, io gli avevo
risposto “ovvio, perché due biglietti in piú sono per me”. Anche se il
tono era scherzoso, ora quella risposta fa venire i brividi un bel po'.
“Che
caldo avete qui, no?”, cambia poi argomento.
“Demasiado”,
é l'urlo di risposta corale.
“...E
io in maniche lunghe! E' che le temperature son cambiate tutto di
colpo, da un giorno all'altro!”
“E'
perché sono arrivata io!!”, non riesco a trattenermi dal dire, con
una voce un po' piú stridula di quanto vorrei. Lui si mette a
ridere.
“Quando
sei arrivata, Ilaria?”
“Mercoledí.”
Si
ferma a pensare per qualche secondo.
“Cioé
l'altroieri?”
“Mmm...sí
, in effetti. L'altroieri. Non ci capisco piú niente nemmeno io coi
giorni!”
“E come sei organizzata? Ti fermi solo per il concerto e poi riparti?”
Mentre cerco di mettere ordine ai miei piani confusi sotto un sole sempre piú inclemente, Inma arriva in mio soccorso.
“No,
viene anche domani a Lorca. Le ospito tutte a casa mia!”
“Davvero?
Si fermano tutte a dormire da te? Qué guay!”
Mentre si ferma a parlare con altre tre ragazze sbucate da non so dove (forse un'auto, in effetti) cerco di ricordarmi quali erano le domande che avevo pensato di volergli fare. Ah, ecco, sí!
“Dani, escucha, habías...”
Si
volta a guardarmi cosí intensamente negli occhi che mi blocco di colpo, e per un momento
mi trema la voce.
“..ehmm, dicevo: avevi poi ascoltato il cd che ti avevo regalato?”
“Hombre,
claro que lo escuché! L'ho fatto ascoltare anche ad Iñaki, é
piaciuto un sacco pure a lui. Aaah, e ho ascoltato anche il singolo
nuovo di Cesare, che mi avevi passato. Me encanta!”
Certo
che se mi legge potrebbe anche rispondermi, peró. Ah, gli uomini: popstar o
no, sottovalutano tutti l'importanza di un riscontro per vie
tecnologiche. Comunque, sono troppo felice per addurre stupide
lamentele infantili. Anche perché mi tratta in modo davvero troppo dolce per
potersele anche lontanamente meritare. Sí, a me é soltanto la distanza,
che mi frega in paranoie.
“L'hai
ascoltato? E' che te l'avevo passato ma non sapevo se poi l'avessi
visto o...beh, comunque, sono contenta che ti piaccia.”
Lo so,
é un intervento stupido: manco l'avessi composto io. Ma , a mia
discolpa , continua a fissarmi. E continuano ad esserci anche trentacinque gradi.
“Ma
é uscito solo il singolo per il momento, vero? O anche l'album?”
“No,
no, solo il singolo! L'album esce il 22 del mese!”
“Ah
perfetto!”
Altre
due chiacchiere con le nuove arrivate, foto di rito, e giá se ne
deve andare. Non senza prima chiederci, peró, se per caso ci
servano biglietti per stasera. Ed é giá solo la domanda, a dire
tutto di lui. “Hasta luego chicas!”, “Buon concerto!”.
Il
taxi del ritorno ci scarica a El Batel, dove la gente giá si accalca
davanti agli specchi dell'entrata. Lá, dove soltanto il giorno prima
una famigliola inglese guardava il cartello di programmazione. “Déni
Mártin”, diceva “ tomorrow...maybe we could buy tickets”. E io
mi ero sentita orgogliosa. Ecco. Ecco un'altra cosa che mi sono scordata di
dirgli. Dovrei prendere appunti, accidenti a me.
(To be continued...)
ahhhhhh,vedi?tutto perfetto!e ritorna l'entusiasmo!...nel finale di post,mi hai fatto venire in mente l'ultimo libro della kinsella(ho il tuo numero)per il fatto di rispondere alle mail! :-))))
RispondiEliminavado aleggere la continuazione...
kissss kit
Ahahahah , siii! Anche a me é venuto in mente, scrivendolo! :)
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