Ero già in aereo, quando
l'ho saputo. Seduta sull'astuzia scomoda di Ryan Air. Sull'idea
economicamente perfetta di farci effettuare l'imbarco dopo circa
un'ora di ritardo dichiarato. E poi, soltanto poi, solo una volta
allacciate le cinture, annunciare che la torre di controllo li ha
obbligati a un'altra ora d'attesa. Dicevano fosse una decisione
dell'ultimo minuto, certo. Solo che a pensar male quasi sempre ci si
azzecca. E a me nessuno toglie dalla testa che con un ritardo di due
ore hai diritto a rimborsi e lamentele. Un ritardo di due ore
sull'entrata in aereo, però. Studiare comunicazione aiuta a essere
bravi nel fregare la gente. Guardare serie di avvocati fa il resto.
Tra le postille in corpo 5 a bordo pagina e la mia insofferenza da
eccessi di calore areoportuale, nonostante tutto, io
li avrei applauditi davvero.
Comunque.
Me ne stavo lì, a dare
calci alla mia borsa nel tentativo inutile di allungare le gambe un
po' di più. L'aeroporto di Bologna già iniziava a sprofondare in un
primo abbozzo di oscurità. E me l'ero chiesta, in effetti, da cosa
dipendesse. Insomma, erano tutti in ritardo: Iberia, Ryan Air...
Strano. Sì, strano. Però non sufficiente ad angosciarmi, ancora.
Che ciò che a me seccava, più che altro,era posporre ulteriormente
il mio re-incontro con Madrid. Pensavo al concerto a cui sarei andata
il giorno dopo . Alle ore di fila che – allora non lo sapevo –
m'avrebbero ridotto il volto a un pomodoro. Volevo i miei abbracci,
il mio posto nel mondo, la mia ulteriore chance di sentirmi speciale.
Ed era solo a questo che pensavo.
Solo che poi, seduta
accanto a me sul boeing fermo in pista, una coppietta già isterica
ha estratto l'iphone. La ricordo come fosse ieri, la voce stridula di
lei, mentre leggeva ad alta voce le notizie sullo schermo. “Ma
possible che capiti sempre a noi? Andiamo ad Haiti e succede quel
casino, andiamo in Spagna e guarda tu!”. Ho pensato immediatamente
di voler cambiare posto. Che magari portavano un po' sfiga, per dire.
Ma intanto un terremoto aveva raso al suolo una località murciana. E
il concetto di “sfiga” in certe circostanze, credo di doverlo
rivalutare un po'.
E' passato un anno, da
allora. E il mio tour personale si concluderà adesso proprio in
quella città devastata. Lì, a Lorca, Dani Martín
fará un concerto benefico. Il mio biglietto, il mio denaro, varrá
un mattone del teatro che la natura ha reso impraticabile allo show.
O magari le fondamenta di una scuola, chissá. Forse il cornicione di
una finestra oltre cui una ragazza guarderá, domani. Chiamatemi
melensa. Peró mi piace un sacco, l'idea di chiudere un ciclo cosí.
Tutto
questo per dirvi che domani parto. Non ho grosse aspettative, da
questo viaggio. Né voglio averne. Non saró in prima fila.
Probabilmente, Dani, non lo vedró nemmeno. Forse mi importa piú di
quanto dovrebbe. O forse, in altri sensi, non mi importa granché.
Quello che mi aspetto é solo prendere il sole sulla spiaggia di
Cartagena. Vedere dal vivo quella cattedrale bellissima che giá mi
aveva affascinata a lezione di storia dell'arte spagnola. Mi aspetto
di visitare un posto nuovo, di rivedere vecchie facce, di conoscere
di nuove. Mi aspetto due concerti emozionanti, e poi mi aspetto una
Paella a Valencia prima di tornare a casa. Mi aspetto che con i miei
soldi mettano davvero quel mattone.
Il
resto? Beh, il resto, se verrá, sará tutto regalato. Perché
viaggio alla ricerca della capacitá di sorprendermi. Ed é solo se
non ti aspetti niente, che la puoi davvero trovare. Ci si rilegge
Martedí.
:-) questo è lo spirito giusto del viaggiatore!...e ancora una volta,sò che ti sorprenderà!:-)e nell'attesa di leggere i resoconti..non mi resta che augurati SUERTE/IN BOCCA AL LUPO...per il viaggio...il sole,il mare e i concerti...e per tutto!
RispondiEliminaSUERTE/IN BOCCA AL LUPO
KIT
leggo in ritardo per rispondere "crepi il lupo" ma decisamente le sorprese sono arrivate, eccome!! :) Grazie Kit!
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