La
prolungata assenza di Dani Martín dai social
network mi ha fatta precipitare in un vortice di riflessioni.
L'argomento é il marketing. Sí, insomma, le strategie di
comunicazione nel mondo della musica. Ve lo dico subito, cosí potete
anche cambiare blog. Io, peró, le dovevo esternare. Insomma, ogni tanto devo pur fare la seria anch'io. No?
Il
punto é che c'é un'intera corrente di pensiero, pare. Tutta una
sfilza di persone pronte a difendere la scelta come giusta ed
opportuna. E badate: non parlo piú di questo caso in concreto.
Macchè! Mi sono giá spostata su di un quadro generale. Ritengono,
queste persone, che interrompere il contatto con i fan aumenti il
desiderio del prossimo disco. In fondo é una teoria trita e ritrita
giá in campo sentimentale: la lontananza dal partner genera
nostalgia. La nostalgia, voglia di rivederlo. La voglia di rivederlo,
re-incontri da scintille e cuoricini. Ecco, immagino che qui sia un
po' la stessa cosa. Non posso neanche dargli torto, a dire il vero.
Torno al caso concreto, e con me questo metodo funziona da impazzire.
In senso letterale, impazzire.
L'idea,
peró, contrasta nettamente con quella sorta di formula per il
successo che, assieme a Michael Masnik, difendevo a spada tratta sin
dalle pagine della mia Tesi. Connect
with fans (CWF) + Reason to buy (R2B) = vendite.
Recitava, piú o meno. Dove la reason to
buy (ragione per comprare) consisteva
nel valore aggiunto di cui rivestire il prodotto finale. Un'edizione
limitata, un formato particolare, una copertina particolarmente
curata...chessó, dei contenuti speciali che si trovano soltanto
nella versione fisica dell'album. Qualsiasi cosa poteva andar bene.
Ma il valore aggiunto
era soprattutto quello dell'esperienza. E costruire esperienza
attorno a un disco significava rendere i fan partecipi della sua
creazione. Fare in modo che se ne sentissero parte integrante. Cosa
che i social network, come mai era accaduto prima, rendevano piú
facile che mai. Connect with fans
significava interagire con loro. Raccontargli cosa stesse accadendo
in studio di registrazione. Non dico ogni minuto. Non dico ogni
dettaglio. Peró in modo piuttosto regolare. Condividere
informazioni, aneddoti, magari qualche foto o qualche video...beh,
farebbe sí che il fan si senta partecipe di tutta l'operazione.
Tanto da sentirsi quasi obbligato a comprare il prodotto finale.
Motivato dal fatto di percepirlo un po' anche suo. Difendevo
la teoria di Masnik perché, in migliaia di altri casi concreti,
anch'essa con me aveva sempre funzionato bene.
E
allora mi chiedo, peró: quale funziona meglio? Sí, insomma, qual é l'approccio piú efficace? Condividere
tutto o creare nostalgia? Coinvolgere, costruire esperienza, o
piuttosto rinvigorire il desiderio? Voi che ne pensate?
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