Se la guardi da Plaza de la Constitución, la porta rossa all'ingresso di calle Larios incornicia perfettamente il monumento al Marchese. É lì ormai già da qualche giorno, ornata di biznagas giganti, a far da sfondo ai selfie dei turisti e dei locali. Lì accanto, a meno di cinque metri, la tradizionale piramide di barili fucsia già inneggia alla perdizione del Cartojal.
Sì, perchè ormai ci siamo. Lo dicono i negozi di moda flamenca presi d'assalto da moltitudini infervorate. Le stoffe a pois. Le offerte irresistibili. Lo dicono le ragazze che promuovono i saldi con le minigonne di volant. Lo dice il tipo che, sbuffando per il caldo, si arrampica sulla scala a pioli per dare gli ultimi ritocchi ad un gazebo. E le scritte al neon coi servizi straordinari sugli autobus. Le pubblicità a tema. La monotonia delle mie ricerche su Google, coordinate all'argomento unico - ed ubiquo- di conversazione.
Ci siamo, sì. Siamo entrati ufficialmente nella settimana della feria, e io sono emozionata come una bambina.
In questi ultimi giorni ho rastrellato mercatini. Dilapidato i risparmi in accessori. Sono passata dalla sarta a farmi ritoccare un abito. Ho studiato davanti allo specchio - nella penombra anti-intrusi di camera mia - ogni possibile combinazione cromatica di fiori e mantones. E adesso, quando tutto sembra finalmente a posto, sento l'obbligo morale di iniziare il countdown.
Lo faccio con un post informativo (ché ormai c'ho preso gusto), riassumendovi la storia degli abiti che in questo periodo dell'anno, a Málaga, tutte noi cerchiamo e sogniamo. Abiti che non sono pura estetica ma tradizione e cultura. La storia di un popolo formato balze, in una perenne e affascinante evoluzione.
Spero possa aiutarvi ad entrare in atmosfera.
BREVE STORIA DELLA MODA FLAMENCA*
C'erano una volta i gitani
Le origini dei vestiti flamenchi per come oggi li conosciamo risalgono al XIX secolo. In quell'epoca, infatti, le donne di campagna, per lo più di etnia gitana, erano solite accompagnare i mariti alle fiere di bestiame indossando un camice di cotone molto umile, ornato da una serie di volant.
Le origini dei vestiti flamenchi per come oggi li conosciamo risalgono al XIX secolo. In quell'epoca, infatti, le donne di campagna, per lo più di etnia gitana, erano solite accompagnare i mariti alle fiere di bestiame indossando un camice di cotone molto umile, ornato da una serie di volant.
In seguito, le donne spagnole più benestanti copiarono il loro stile impreziosendolo con pizzi, passanastri, maniche ornate e molto altro ancora.
Foto: porsolea.com |
L'esposizione del '29
Il 1929 segnò il punto di svolta della moda flamenca. Fu all'esposizione ispano-americana di Siviglia di quell'anno, infatti, che l'abito flamenco si vide consacrato come indumento ufficiale per chiunque volesse assistere alla feria della città, dando inizio alla tradizione che ancora oggi perdura.
1929. Foto: Pinterest |
Gli anni '50: Non solo cotone!
Negli anni '50 ci fu la vera e propria esplosione dell'industria di settore a livello creativo, con l'abbandono del cotone (che fino ad allora era stato il materiale pressochè esclusivo per la fabbricazione degli abiti) in favore di tutti i tipi di stoffa possibili ed immaginabili.
Gli anni '60: dal lungo al corto
Negli anni sessanta, grazie soprattutto alla bimba prodigio Marisol, l'abito flamenco si accorcia per arrivare fino alle ginocchia o addirittura sopra. Ancor oggi gli abiti corti si indossano nelle ferias, e sono la tipologia di abito preferito per le bambine o le ragazze molto giovani.
Marisol, anni '60. Foto: todocoleccion.net |
Gli anni '70 e '80: esageriamo!
Negli anni '70 il vestito si allunga nuovamente fino a coprire le caviglie, con una gran abbondanza di merletti e lacci (tendenza che si protrarrà anche nel decennio successivo).
Anni '70. Foto: Entre Cirios y Volantes |
Oggi
Il settore flamenco è, come la moda in generale, in continua evoluzione. Soggetto alle tendenze del momento e permeabile al contesto sociale in cui è immerso, si reinventa costantemente per la gioia delle appassionate. L'industria del settore muove numeri impressionanti, tra eventi dedicati, designer "di fiducia" che hanno ormai legato il loro nome ai bailaores più famosi, stampa, influencer e una rete di fashion blogger specializzate. L'appuntamento più importante, per tutti loro, è il SIMOF: il Salone Internazionale di Moda Flamenca - equiparabile alle nostre fashion week - che ogni anno a Siviglia anticipa i trend di stagione.
Simof 2017. Foto: Flamenco.moda |
Quest'estate persino lo spot del Metro di Málaga ha voluto fornirci un utile riassunto di ciò che va per la maggiore: colori intensi, pizzi, abiti aderenti, volant oversize.
Per non sbagliare
Nonostante i continui cambiamenti, alcune certezze ci sono. Se volete investire in un abito flamenco che sappia sopravvivere al tempo, optate per la cosiddetta silhouette a chitarra: è la forma più tradizionale e d'impatto, che avvolge in modo sinuoso il corpo della donna aprendosi sul fondo in una serie di volant. Per i colori, scegliete tonalità intramontabili come il rosso, il nero o il bianco. E, se volete una dritta extra, sappiate che i pois non passano mai di moda.
Non fate le guiri!
Ci sono almeno sei peccati mortali che, secondo le flamenche, commettono i "guiri" (gli stranieri) alla feria. Se volete passare per una del posto e non farvi sgamare subito, è bene ricordarli seguendo queste semplici regole:
1) I capelli non vanno MAI portati sciolti. Potete raccoglierli in uno chignon basso, alto, o laterale; in una treccia, persino in una coda bassa. Potete osare acconciature elaborate. Ma è assolutamente vietato lasciarli al naturale.
Foto: Peinadosde10.com |
2) Il mantón non va mai annodato in vita: per quanto vintage possa essere, oggi come oggi é assolutamente out. Non disperate, però: ci sono altri mille modi per indossarlo, e sono tutti validi.
Foto: BulevarSur |
3) Evitate le scarpe sbagliate! Una ragazza con abito flamenco e scarpe da ginnastica, infradito o tacchi a spillo puó essere solo, ed inequivocabilmente, una straniera. Le spagnole scelgono in genere le espadrillas con un po' di zeppa o, al limite, modelli retró col tacco basso e grosso.
Foto: Instagram - Calzados Hinojosa |
4) No alle borse! O meglio, a quelle grandi. Se il vostro vestito non ha la comodissima tasca porta oggetti sul fondo della gonna, sono ammesse quasi esclusivamente le pochette.
Foto: Pinterest |
5) Mai un solo fiore. Un solo fiore in testa, peggio ancora se portato in modo discreto al lato dello chignon, equivale a dire "sono una turista". Portatene almeno due, esagerati, con colori a contrasto, e ben alti sopra la testa.
Feria de Abril 2017. Foto: Efe |
6) No agli occhiali da sole! Si dice che le vere flamenche alla feria non li indossino, ma personalmente é la regola che mi viene piú difficile rispettare. Il sole dell'Andalusia sa essere inclemente, quindi se peccherete io in questo senso vi perdonerò. Non me ne vogliano le locali.
Allora: pronte per il delirio?
*Fonti: ABC. es, Bulevar Sur, Wikipedia
I fiori grossi, dritti sopra la testa, sopra al centro della fronte li trovo brutti, mi sanno di antenna parabolica :D e i pois specialmente se grossi mi sanno di vestito di carnevale, minnie e mucca clarabella messi assieme. :D
RispondiEliminaI pois sempre meglio piccoli anche secondo me, ma nel flamenco rimangono un classico irrinunciabile! Quanto ai fiori la pensavo così anch'io (io lo chiamo "stile uovo di Pasqua") ma poi, a forza di vederli portati in questo modo, mi sono abituata, tanto che ora mi sembra quasi strana la versione più "raffinata" (che è comunque in voga nel baile, ma non tanto per le ferias)
RispondiEliminaquale origine ha la moda dei pois nell'abbigliamento spagnolo ? Non trovo nessun riferimento storico. Grazie
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