Oggi compio trent'anni. E, per quanto possa sembrare schifosamente auto-celebrativo, ho voluto festeggiare il traguardo con una playlist particolare. 30x30, si chiama. Racchiude i trenta brani che piú sono stati significativi nella mia (ancora breve, dai!) esistenza. Non é stato facile, assemblarli. Quando ho preso carta e penna, con questa folle idea in testa e la volontà di tagliare il piú possibile, mi sono ritrovata con un elenco di 52 canzoni. Cinquantadue, capite? Eliminarne altre mi sembrava impossibile. Ingiusto, persino. Ma, alla fine, ci sono riuscita. Ci sono grandi assenti, ovviamente. Ma il risultato mi soddisfa abbastanza da poterlo considerare un ritratto abbastanza fedele di me. Usatelo per conoscermi meglio, se vi va. Per quanto mi riguarda vi aiuto raccontandovi (in due parti) le ragioni alla base dei brani superstiti. Buon ascolto. Buona lettura. E - permettetelo - buon compleanno a me!
1. Eagles - Hotel California.
Pare sia stata la prima canzone che i miei hanno ascoltato quando sono nata. Da quando me l'hanno detto, mi capita di sentirla per caso ad ogni mio compleanno; per radio, suonata da un piccolo complesso sulla scalinata di Montmatre o magari rivisitata per un qualche programma in Tv. Recentemente mi é persino capitato di vedere il verso "Some dance to remember, some dance to forget" abbinato ad una foto di flamenco su Pinterest. Giuro che ho quasi pianto.
Scoprii gli Oasis grazie ad un disco che mi regalò mio zio. Lo ascoltai in loop sul mio lettore cd blu per tutto il tragitto in auto da Riva del Garda a Monfalcone, fino ad impararlo a memoria. A differenza della maggior parte dei miei coetanei, la canzone che più mi colpì non fu "Wonderwall", ma "Don't look back in anger". Ricordo che ne rimasi talmente affascinata da tradurne il testo, cercando sul vocabolario Garzanti le parole che lì per lì non capivo. Da quel momento in poi, la frase "Please don't put your life in the hand of a rock and roll band who'll throw it all away" (Per favore non mettere la tua vita nelle mani di una rock and roll band, che te la butterà via) sarebbe finita, anno dopo anno, su tutti i miei diari scolastici e privati. Per un periodo pensai addirittura che, da grande, me la sarei tatuata. Insomma, per me era la Verità Assoluta. La Perla di Saggezza Universale. La Prima Regola di Vita. E, manco a dirlo, non la rispettai mai.
I "pomeriggi spice" a casa mia, a pensarci ora, sono stati forse uno dei momenti piú spensierati della pre-adolescenza. Eravamo cinque amiche con un appuntamento periodico. Fissavamo una data, mettevamo sú le cassette, ed inventavamo coreografie in salotto. L'unica regola era che quel giorno non eravamo noi; eravamo le Spice Girls. C'erano borsoni pieni di vestiti da indossare. Trucchi con cui giocare. C'era la nostra Geri che si colorava le ciocche dei capelli con una di quelle lacche probabilmente tossiche che regalavano con Cioè. Erano giornate passate sul divano a tirarci cuscinate mentre ci sforzavamo di farci piacere un film orribile, a posare come le ragazze nei booklet ufficiali, o magari a fare merenda intingendo le patatine nel tiramisú. Esistono delle foto, di quei pomeriggi. Ogni volta che ci penso, ringrazio Dio che non esistesse Facebook.
Con Ricky Martin ho iniziato ad imparare lo spagnolo. Grazie a la bomba, per esempio, appresi che "mona" voleva dire bella. Nozione importante. Non me l'avesse spiegata la sorella maggiore di una mia cara amica, avrei probabilmente continuato a pensare che il portoricano stesse rispondendo all'accusa di un tizio che chiedeva, in triestino, se non fosse scemo a provarci con Linda. "Cossa Linda? cossa Mona?", ribadiva stizzito. MueveteMamitaQueLaBombaVa. Vabbè. Ricordo anche i miei compagni di classe delle medie, che cantavano "un, dos, tres, María" durante le ore di educazione fisica mentre io perdevo i polmoni al secondo giro di corsa in palestra. Ancora mi chiedo dove diavolo trovassero le energie. Ho peró scelto "Livin' la vida loca" a rappresentarlo perché quando la ballavo in discoteca, la Domenica pomeriggio, mi scatenavo a tal punto che finivo sempre col rimorchiare un casino. Era l'unico momento in cui riuscivo a sentirmi all'altezza delle mie amiche sempre piú attraenti e corteggiate di me. E Scusate se é poco.
5. Alcazar - Crying at the discoteque
Un'altra delle mie canzoni da gasamento in discoteca. Con la differenza che non richiedeva sculettamenti, e quindi non mi faceva rimorchiare. Quanto mi divertivo, però! Partivano le prime note e non riuscivo a stare ferma. Avevo addirittura imparato tutti i passi della coreografia, soprassedendo all'immenso shock di quell'orrore di videoclip che l'accompagnava. Chissà che fine avranno fatto gli Alcazar, poi. Ricordo solo che erano svedesi, e che lui sembrava un po' una versione umana di Ken.
6. Lunapop - Un giorno migliore
Anche quelli musicali, come tutti i grandi amori, partono spesso con il piede sbagliato. Quando sentii per la prima volta 50 special in radio pensai al tipico tormentone estivo: una canzone idiota cantata da un ragazzino idiota che oltretutto aveva anche una faccia da schiaffi mica da ridere. Poi, però, salii sull'autobus che dal Liceo avrebbe dovuto riportarmi a casa. Era stranamente deserto, non ricordo perché. Forse c'era sciopero, o magari avevo finito un'ora prima. Comunque fosse, il punto è che si sentiva la radio. Mentre mi sedevo passarono Un giorno migliore, e fu come se qualcuno mi avesse aperto la porta verso un nuovo mondo. La mia passione per Cesare Cremonini, quella che dura esattamente da metà della mia vita, cominciò così. Diversi anni dopo, ad un concerto in teatro, Un Giorno Migliore divenne anche il primo ed unico brano su cui io abbia mai pianto ad un live. La mia vena romanziera aveva pensato che con quella scena stesse finendo una parte concreta della mia giovinezza. In un certo senso, fu davvero così.
Iniziavo a sviluppare una certa attrazione nei confronti di tutto ciò che fosse anche solo vagamente latineggiante, quando uscì uno dei singoli di maggior successo di Geri Halliwell. "Mi Chico Latino" (declinato nel tempo in una serie infinita di varianti, tra cui "mi cioccolatino") divenne al liceo la mia personalissima ossessione. La mia compagna di banco me la cantava continuamente, ogni volta che gliene capitava l'occasione, ad intervalli talmente brevi e regolari da farmi prendere in seria considerazione l'idea di studiare con la pratica i sistemi di tortura medievale. Ancora oggi, ogni volta che mi capita di ascoltarla, io rivedo la sua faccia.
La gita delle superiori in Andalusia, come tutte le gite all'estero delle superiori, fu una tappa fondamentale della crescita di tutti noi della sezione B. Finì con un volo annullato, gente che non si parlava più e ragazze che si tiravano i capelli su un autobus, ma in compenso ne valse la pena. Ebbe una sola colonna sonora, quell'escursione. Aveva a che fare con un presunto matador brufoloso che ci provava con una mia amica in un bar a Siviglia e con l'odore acre (forse più immaginato che sentito) del sangue assorbito dalla sabbia alla Plaza de Toros di Ronda. Quella colonna sonora era Torero di Chayenne.
9. Cesare Cremonini - Vieni a Vedere Perché
Ebbi la fortuna di ascoltare in anteprima assoluta diversi brani del primo album solista di Cesare Cremonini. Ricordo ancora la data: era il 22 Giugno del 2002. Estate torrida, estate mondiale. Quella dell'arbitro Moreno e della Spagna che ci dava ragione nelle radio. Quella dei treni affollati e dell'esodo di massa verso la Riviera Romagnola. L'incontro era fissato a Cesena, riservato ai 25 utenti piú attivi del forum (non) ufficiale. Pranzai accanto a Cesare. Lo vidi guardare a terra, incapace di sostenere sguardi, mentre le canzoni inondavano la stanza finalmente climatizzata dello studio di registrazione. Assistetti alla Jam Session che mise in piedi assieme a qualche fan. Ma, soprattutto, conobbi alcune persone che sono poi diventate (e in certi casi ancora sono) parte integrante della mia vita. Fu "vieni a vedere perché" il brano che piú mi colpí in quell'occasione; forse perché era il piú "lunapoppiano", chissà. Lo legai a loro. A quella stanza col boccione dell'acqua svuotato troppo presto. Ecco perché, tanti anni dopo, mi emozionó sapere fosse tra i preferiti di Dani Martín. Ecco perché mi sentii fiera di farne il pretesto per allacciare un discorso tra loro su Twitter. Quel discorso era ed é il ponte tra due mondi. L'emblema di un Destino in cui mi piace fingere di credere davvero.
Escuchar vieni a vedere perché de cesare cremonini es una genialidad
— Dani martin (@_danielmartin_) 8 Marzo 2011
@Luna84 ahora tengo vieni a vedere perche
— Dani martin (@_danielmartin_) 12 Febbraio 2012
#NowPlaying la canción Vieni a vedere perchè de Cesare Cremonini en #Spotify me encantaría invitarle a cantar conmigo http://t.co/Nf2TUMl7
— Dani martin (@_danielmartin_) 9 Dicembre 2012
10. Francesco Renga - Alba
C'é stato un periodo in cui Francesco Renga divenne per me una sorta di religione profana. Rischiai addirittura di iscrivermi al suo forum, il che, conoscendomi, avrebbe probabilmente finito col trasformare l'ascolto ammirato nell'irrevocabile devozione di fan. Mi trattenni, grazie a Dio. Alba, peró, restó indissolubilmente attaccata ai primi anni d'Universitá a Trieste. Ero riuscita a farla apprezzare anche ad una mia compagna di corso, e assieme a lei mi ero divertita a provare a tradurne il testo in spagnolo. Riascoltarla ora, dopo tanti anni, mi riproietta lá. Durante la pausa ad una noiosa lezione di storia. In cattedra, un prof che ricordava il Dottor House.
11. Juanes - La camisa negra
Mi piace pensare alla hit di Juanes come alla "Cryin' at the discoteque" dell'universitá. Le somiglianze erano tante, infatti, nelle mie scomposte reazioni danzerecce. L'associo alle scale per raggiungere l'aula del corso di spagnolo. Ad una lezione in cui la lettrice di Gijón (l'adoravo per questo!) la utilizzó come esercizio didattico. E persino ad un viaggio a Madrid con un'amica, annullato all'ultimo causa fallimento della compagnia MyAir. (Yo por ti pierdo la calma y casi pierdo hasta mi cama. Dell'ostello in calle Huertas, nello specifico).
12. Estopa - Ya no me acuerdo
Quelle lezioni, e intendo quelle di spagnolo a Trieste, furono cruciali per il mio futuro di italo-spagnola. Lí conobbi un ragazzo a cui, col senno di poi, penso come a una di quelle persone che di tanto in tanto capitano nella vita per un tempo breve ed un motivo preciso. Il suo, a quanto pare, era quello di addentrarmi nel mondo della musica spagnola. Mi aveva dato un cd con dentro innumerevoli hit del periodo e degli anni precedenti. C'erano anche quelle de El Canto del Loco, che di lí a poco avrebbero segnato una svolta per me importante. Prima di scoprirle, peró, su quel cd trovai gli Estopa. Per un lungo periodo ascoltai Vacaciones quasi tutti i giorni durante il tragitto in treno da casa all'università. Poi, scoprii Ya no me acuerdo. I fratelli Muñoz, con le loro canzoni, finirono con l'accompagnare moltissimi momenti della mia esistenza negli anni a venire. Anche la nascita di questo blog vi fu in qualche modo legata. Quel brano, peró, é stato per me una sorta di filo conduttore tra epoche. Il personaggio di un romanzo che leggevo, per addormentarsi, si canticchiava in testa un brano di cui sapeva a perfezione le parole. Al primo caso di insonnia, provai a vedere se funzionava. Funzionó, in effetti, cosí continuai ad adottare il metodo. Di tanto in tanto lo utilizzo ancora oggi, e per addormentarmi non ho mai cambiato canzone.
Indovinate qual é.
13. El Canto del Loco - Volverà
Nel tentativo di migliorare la comprensione in vista dell'esame di spagnolo, seguii il consiglio del ragazzo di cui sopra ed iniziai ad ascoltare Los 40 Principales online. Una delle prime canzoni in cui mi capitó di imbattermi fu Volverá. Non riesco a descrivere quello che provai: so soltanto che restai come paralizzata, alla disperata ricerca di un secondo ascolto. Poi scoprii che c'era, in quel benedetto cd. Di piú, c'era tutto l'album Zapatillas. Credo di non aver mai ascoltato nessun disco per tante volte di fila, senza interruzione. Nemmeno quello degli Oasis. Divenne una droga. Non avevo idea di chi fossero, quelli lí, che faccia avessero, da dove venissero, ma volevo disperatamente saperne di piú. Quando mi capitó di vedere un video su Internet, di nuovo, pensai che il cantante fosse un idiota con la faccia da schiaffi. Mi stava sulle palle. Lo trovavo brutto. Non capivo davvero come fosse possibile che venisse considerato un sex symbol. Viste le premesse con Cremonini, avrei dovuto capirlo già lí, che era l'inizio di una passione duratura.
Al primo viaggio a Barcellona comprai una parte importante della loro discografia originale, che mi diede accesso al forum ufficiale. Entro la fine dell'anno avevo già creato il fanclub italiano.
14. The Beatles - Strawberry Fields Forever
Piccola parentesi di sdegno: possibile che non ci siano gli album originali dei Beatles su Spotify? Voglio dire: cos'aspettate a provvedere?! Mah. Strawberry Fields Forever é uno di quei brani che non mi vergogno di considerare un pezzetto di me. Per una serie di coincidenze, si é legato ad entrambe le mie tesi di laurea: quella triennale a Trieste e quella specialistica, a Parma. Al momento di scegliere le trenta canzoni della playlist piú sudata di sempre, su una cosa non ho mai avuto dubbio: questa non poteva mancare.
15. Tiromancino - La descrizione di un attimo
Uno dei brani in assoluto piú trasversali nella mia vita. Mi ha accompagnata in tanti momenti diversissimi, legandosi a ricordi quasi opposti tra loro. Ascoltarla é sempre stato per me come ricevere un pugno forte nello stomaco. La mia anima romantica (e adesso non ridete!) ha sempre sognato che qualcuno mi dicesse "mi hanno detto dei tuoi viaggi, mi hanno detto che stai male, che sei diventata pazza, ma io so che sei normale". Voglio dire, una cosa cosí potrebbe pronunciarla solo la mia anima gemella: qualcuno che, pazzo, lo fosse piú di me.
[To be continued....]