mercoledì 14 agosto 2013

Adottare parole. E palabras.

In effetti, l'incentivo a riscrivere il Decameron in 100 tweet sarebbe anche potuto bastare. Ma é soprattutto per un'altra iniziativa che la Società Dante Alighieri si è aggiudicata in questi giorni la mia eterna stima. Parlo del progetto "Adotta una parola", nato per tutelare i termini italiani in via d'estinzione. Sí, insomma, per evitare l'appiattimento del linguaggio in un'era digitale sempre più votata a sintesi, immagini e reiterazioni.

L'idea è quella di scegliere un vocabolo tra quelli messi a disposizione da ben quattro dizionari tra i più prestigiosi della nostra Nazione. Se é in grassetto, significa che nessuno si é ancora proposto come suo custode. Farlo - e, cioé, adottarlo- significa incentivarne l'utilizzo. Inserirlo nei propri scritti. Proteggerlo da intemperie e metaforiche ragnatele.

Io poi mi sono sentita piuttosto orgogliosa, devo dirvi la veritá: sfogliavo la versione online del Garzanti, e mi sono accorta che gran parte di quelle parole in grassetto le uso giá di frequente nei miei post. Sul serio, per cinque secondi netti mi sono sentita intelligentissima. Peccato che poi mi sia subito passata.
Comunque. Insistevo nella ricerca perchè pensavo che adottare una parola fosse un po' come prendere in affido un cucciolo in canile. Dicono sia lui a scegliere te, non il contrario. E in effetti, ci crediate o meno, è stato proprio così.



Non ho avuto dubbi, quando ho letto "ispanofono". Ci ho cliccato sopra. Mi sono impegnata ad utilizzarlo ogni volta che capiterà l'occasione. A denunciarne l'uso improprio. Insomma, ad averne cura. Mi stava aspettando, lo capirete anche da voi. 

D'altronde, come me, ci sono anche tanti vip ad aver aderito all'iniziativa. Giorgia e Javier Zanetti, per esempio, sono diventati custodi di "fuggevolezza". Matteo Renzi ha scelto "propinare", Giuliano Pisapia "dirimere", e Dario Fo  "Gibigiana", termine di origine lombarda che francamente non ricordo di aver mai sentito prima d'ora. 



La cosa migliore, peró (almeno nell'ottica di questo blog), é che anche in Spagna c'é un'iniziativa simile. La Escuela de Escritores de Madrid e la Escola d'Epscriptura del Ateneo Barcelonés hanno, infatti, collaborato per mettere assieme un'autentica Riserva di termini castigliani e catalani ormai in disuso. Ci sono riuscite grazie alla partecipazione di 21.632 persone provenienti da 69 Paesi diversi che, dal 30 Marzo al 21 Aprile scorso, hanno preso sotto la propria ala protettiva piú di diecimila parole.

Tra esse, la piú adottata dalle popolazioni ispanofone (strizzata d'occhio!) é risultata essere "bochinche". Il significato? Una situazione confusa, caotica, senza ordine alcuno. 'Somma, per farla breve, un casino.

Potete consultare l'elenco completo dei quindici vocaboli spagnoli piú custoditi a questo link. E voi, cosa aspettate ad adottarne qualcuno? 

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