venerdì 27 dicembre 2019

ITALO SPAGNOLA AWARDS 2019: Le ultime nomination del decennio


Tornare è un lavoro duro, in qualsiasi direzione lo si intenda. Del tipo che stamattina mi sono svegliata all’alba, impregnata di sudore, chiedendomi contemporaneamente: “Riuscirò a far entrare tutto in valigia?” “E se c’è traffico, arrivo in aeroporto tardi, e perdo il volo?” “Mi servirà un’altra pentola per il cenone dell’ultimo?”, “Vado al Día o al Mercadona, per la spesa?” , “Se facessi i gamberi in salsa rosa come antipasto?” “Sarà a posto la casa?”; Ma, soprattutto: “Che top metto sopra la gonna nuova?”. 


Hashtag aiuto.


Immersa come sono in un sottofondo costante di messaggini e domande ansiogene, devo ammettere che non è stato per niente facile concentrarmi sugli Italo-Spagnola Awards. Le tradizioni sono tradizioni, però. E a questa tengo troppo per poterci rinunciare.

É perciò con ancora più soddisfazione del solito (immaginatemi pure mentre saltello in salotto urlando “ce l’ho fattaaaa, yuhuuuuu!”) che vi annuncio le nomination di quest’anno. Le ultime del decennio, a voler  proprio essere melodrammatici.








Per chi tra voi é capitato qui per puro caso e non ha mai bazzicato questo blog in vita sua, mi vedo obbligata a fare la consueta premessa esplicativa. 

Gli Italo-Spagnola Awards sono un concorso che mi sono inventata per gioco ormai 7 anni fa con l’obiettivo di diffondere e promuovere le tante realtà itañole del web (e non solo). Parlo, cioè, di tutti quei siti, blog, brand, account Instagram, video di YouTube, profili Facebook e persino canzoni in cui la lingua, la cultura e la società italiana si fondono in vario modo a quella spagnola. 


Non si vince niente, beninteso. Eppure, per qualche ragione a me tutt’ora ignota, l’iniziativa viene accolta con sempre maggior entusiasmo. Nel 2018 sono arrivati 387 voti, e il record si é avuto nel 2017, con 502. 


I post che annunciano gli Italo-Spagnola Awards hanno portato più diecimila visite al mio blog IN UN MESE, e oltre 20.000 persone raggiunte in modo organico con i post di Facebook nello stesso lasso di tempo.



Al di là dei risultati, però, ció che più mi rende felice é constatare la crescita e i traguardi che raggiungono i siti che finiscono in nomination grazie all’impagabile aiuto di chi puntualmente me li segnala. 

Quest’anno, per esempio, due “new entry” del 2018 hanno fatto faville: Egness ha aperto la sua accademia online, e Arianna di “Spaghetti con Jamón” ha scritto un libro che non vedo l’ora di leggere. 



Non che i veterani abbiano scherzato, eh? Tanto per dirvene una, Frequenza Madrid 976 ha ricevuto un riconoscimento dal Comitato degli Italiani all’Estero per la diffusione dell'italianità a mezzo podcast. Inoltre, l’esposizione “IT/ES Interchange” (frutto di uno scambio artistico tra Málaga e il Nord Est italiano e premiata come “evento italo-spagnolo” del 2018) ha fatto il bis nel 2019, consolidandosi ad appuntamento annuale. 

Senza ulteriori preamboli, auguro perciò a tutti i nominati di quest’anno che la passione che riversano nei loro progetti online si traduca presto in altrettante o ancora maggiori soddisfazioni.
Di seguito trovate il modulo per votare i vostri italo-spagnoli preferiti del 2019. Avete tempo fino al 27 Gennaio 2020 per darci dentro: cliccate, condividete, promuovetevi, avvisate gli amici. In certi casi, lo spam é più che lecito ;) 


Se vi dovesse servire, il link diretto al modulo per le votazioni é qui:  https://forms.gle/LUuXJjoUCVSoyjqt5   


Suerte a tod@s e, come sempre…che vinca il più itañol! 

lunedì 23 dicembre 2019

Vincere la Lotteria



É stato bello fantasticare su come sarebbe stato vincere la lotteria. L’appartamento non troppo grande sul paseo marítimo Antonio Banderas. Una stanza insonorizzata da usare come studio, ed io che faccio colazione su un balcone vista mare.

Passavamo in rassegna i viaggi che avremmo fatto. La California. Il Gran Canyon. I paesaggi d’Islanda immersi dalle luci verdognole dell’aurora boreale. Le serrande dei negozi di Calle Cristo de La Epidemia si alzavano sonnacchiose dopo l’orario della siesta e mi rendevo conto - questa volta senza dirlo - che non mi sarebbe servito in fondo chissà che di materiale.

É stato bello anche svegliarsi un 22 di Dicembre per digitare in fretta una serie numeri sul sito delle Apuestas de Estado. Provare a credere per una frazione di secondo che la legge della probabilità si sbagli a mio favore. 

Niente.

Eppure il decimo nel portafoglio faccio ancora fatica a buttarlo via. Forse perché parla di sogni. Di conversazioni a tarda notte sulle credenze delle popolazioni andine. Della capacità, che ancora non ho perso, di sperare a voce alta in un futuro migliore.




E così è tempo di bilanci, pare. 

Guardate, ho fatto pace anche con Monfalcone. Con le sue geometrie quadrate e grigie. Con l’ansia assurda che mi aveva dato il riscoprirla così simile a Sant Cugat - d’altronde, persino a Sant Cugat c’era quel ristorante buono.


In fondo questa volta mi serviva, una pausa forzata nella vita che ho assemblato troppo in fretta giù a Sud Ovest. Dovevo osservarla dalla distanza per capire se la costruzione è abbastanza stabile. Se si sposa bene al paesaggio. Se posso veramente andarne fiera. 



La risposta credo sia sì. 

Il primo Gennaio 2019 scrivevo su Instagram che a Capodanno mi ero sentita amata. E che avrei voluto provare quella stessa sensazione durante tutti i giorni dell’anno a venire. 

Allora forse un fondo di verità c’è, in tutte quelle cavolate da libro d’auto-aiuto; Perché quasi quasi adesso mi sentirei di dirlo anch’io, che se desideri qualcosa l’Universo cospira per fartelo ottenere. 


Ok. Più probabilmente, sono stata fortunata. 




Comunque sia, quel desiderio s’è compiuto. E non soltanto lui. 



Un po’ ho paura di parlare troppo presto, ma fino ad ora quest’anno è stato uno tra i più intensi e meravigliosamente assurdi di tutta la mia vita. 

Nel 2019 ho preso a mani piene tutte le esperienze che potevo permettermi di vivere. Sono stata a decine di concerti. Mi sono ubriacata ai festival. Mi sono abbuffata di canzoni senza mai digerirne nessuna. Ho detto “esco” anche quando la pigrizia stava per vincere. E, alla fine, non me ne sono mai pentita. 

È stato l’anno degli hotel. Dei taxi. Delle tapas al bancone della Tranca, e delle mille serate in Calle Carretería. L’anno in cui il Love, Etc. si è aggiunto alle tappe fisse della nostra personale via Crucis, e Alejandro del Colmado ha iniziato a prenderci in simpatia. 

Quest’anno ho re-incontrato persone che non vedevo da una vita, e ne ho conosciute di nuove che sembrano arrivate per restare. 

Ho esplorato posti che non conoscevo. Sono stata sospesa a centinaia di metri dal suolo sul ponte sbilenco del Caminito del Rey. Ho lasciato i polmoni sulla salita per Álora, ho visitato un castello solo perché mi piacevano le foto che avevo visto sui social. Mi sono sentita sulla Luna mentre saltellavo sulle rocce del Torcal, ho raccolto margherite sul fianco della fortezza di Antequera, ho creduto di morire sbranata da quattro cani incazzati nel mezzo della campagna siciliana e sono rimasta incastrata con la macchina nelle stradine del centro storico di Modica. What a Life. 

É stato l’anno in cui ho scoperto la S.P.A e mi sono innamorata del tartufo e del sushi. Ma anche l’anno in cui mi sono abituata alla colazione andalusa col pitufo con tomate y aceite, ho scelto il mio “bar di quartiere” e quello in cui sono ufficialmente entrata nel tunnel della dipendenza da Campero (non é un panino, é una droga).






Nel 2019 credo di aver imparato finalmente a mettere me stessa al primo posto. A rifiutare un ottimo posto di lavoro senza sentirmi in colpa, se significa rinunciare a vivere dove voglio vivere. A dissentire quando non sono d’accordo col mio capo. A far valere le mie opinioni in azienda. Persino - incredibile ma vero - a mettere a tacere il mio dannato senso di responsabilità di fronte ad attività che io e soltanto io ho scelto di fare. 


E allora pazienza, se una settimana non riesco a consegnare l’articolo per Total Free Magazine. Chissenefrega se non aggiorno il blog per più di un mese. Ho imparato a perdonarmi se qualche volta sono stanca, se non ne ho voglia, se perdo un po’ di tempo a fissare il nulla seduta sul divano. Perché me lo merito. Perché - accidenti - sono umana anch’io.



Una volta in più, ho capito quanto sia importante circondarsi di un buon gruppo di amici quando abiti a migliaia di kilometri dalla tua famiglia. Perché una nuova specie di famiglia, vuoi o non vuoi, te la devi creare. 



Soprattutto, ho imparato che l’amore non c’entra niente con le farfalle nello stomaco, l’agitazione, gli alti e bassi emotivi il senso di costante inadeguatezza a cui m’ero abituata ad associarlo.

Ho scoperto che in realtà é straordinariamente semplice. Semplice come trovare una persona davanti a cui non ti importa di scoppiare a piangere per una sciocchezza, di mostrare i tuoi difetti o di cantare a squarciagola le tue canzoni preferite anche se sei stonata come una campana. L’amore (chi l’avrebbe detto?) alla fine non è altro che ridere fino alle lacrime, struccata e in pigiama, con qualcuno che ti fa sentire a casa. 


Le possibilità di trovarlo passati i trent’anni sono talmente poche che in fondo forse l’ho vinta davvero, la lotteria. 




Si chiude cosí il decennio che s’era aperto con la mia laurea. Il decennio che mi ha (ri)dato Málaga, la partita IVA, le tasse e le responsabilità. Ed io gli dico addio, oggi, con la sensazione di aver gettato le basi - per quanto un po’ sbilenche e decisamente pericolanti - della vita adulta. 


Mentirei se dicessi che provare a immaginarne il seguito non mi da le vertigini, ma saró felice di continuare ad ammassare mattoncini a caso per vedere cos’altro succede. 






Intanto grazie, duemiladiciannove



giovedì 31 ottobre 2019

Le leggende e i misteri più inquietanti di Málaga (Per un Halloween come si deve)



Le palme. Il cielo azzurro senza un accenno di indecisione. I trenta gradi a fine Ottobre. Málaga l’associeresti a tutto, tranne che alla parola "inquietante". Invece, i suoi lati oscuri ce li ha pure lei. 

Tra fantasmi, esseri misteriosi e fenomeni paranormali, le vie della città andalusa pullulano di leggende terrificanti; E non potrebbe esserci occasione migliore di Halloween per raccontarvene qualcuna.


I Fantasmi di San Miguel 



Come ogni necropoli che si rispetti, il cimitero di San Miguel sembra essere il centro nevralgico delle apparizioni spettrali. Le storie che lì si raccontano sono tantissime, due delle quali particolarmente inquietanti. 

Una delle più famose ha per protagonista Jane Bowles, scrittrice americana che riposa nel camposanto dal 1973. Il 4 Maggio 2008, un piccolo gruppo si riunì per renderle omaggio nell'anniversario della sua morte. C'erano amici, parenti, lettori. Più o meno una quindicina di persone in totale. Tutte si conoscevano tra loro, ma c'era una donna che nessuno si sarebbe aspettato di vedere. Vestiva a lutto, aveva lo sguardo un po' perso nel vuoto. E somigliava tantissimo alla defunta autrice. Accortisi della strana figura, i presenti (comprensibilmente sotto shock) non fecero in tempo a verificarne l'identità che questa girò attorno al pantheon e scomparve, diretta verso la zona in cui sono sepolti gli artisti e gli scrittori malagueñi. A nulla valsero i tentativi di ricerca: era semplicemente svanita nel nulla. 

Quando si diffuse la notizia dell'accaduto, chi visita la tomba della Bowls a cadenza annuale si limitò ad alzare le spalle. "Tranquilli", commentarono i veterani con la calma di chi ti dice che è pronto il pranzo, "Jane torna sempre a farci visita nell'anniversario della sua morte". 

Se vi è venuta la pelle d'oca, aspettate di conoscere Antoñito, un bimbo morto di leucemia a soli 2 anni. Nel 1985 José Fernandez, il monaco responsabile della cappella del cimitero, decise di passare un paio di notti lì. A casa sua stavano facendo dei lavori di ristrutturazione, e non aveva altri posti in cui andare. ‘Somma: il tipo se ne stava lì, dormicchiando pacifico, quando udì la voce di un bambino. Chiamava "mamma, mamma". All'inizio, a dirla tutta, la scambiò per il miagolio di un gatto. Uscendo per cercarlo, però, notò che il lamento si faceva via via sempre più forte e distinto man mano che si avvicinava ad una nicchia. Il giorno dopo, consultando i documenti del cimitero, scoprì che in quella nicchia si trovavano i resti del piccolo Antoñito.

Il fenomeno si ripeté in numerose occasioni e in diversi orari, tanto da spingere il monaco a consultare una veggente. Questa gli disse che il bambino aveva bisogno di caramelle per addolcirsi l'anima, dal momento che aveva sofferto tanto nel corso della sua breve vita. 

Da allora sono molte le persone che lasciano dolcetti e caramelle sulla tomba del bambino. Si narra che, il giorno dopo, le ritrovino sempre aperte e smangiucchiate. 

La bestia di Capuchinos 

Il 4 Febbraio del 1966 la televisione di Stato e tutte le testate nazionali parlavano di Málaga. La colpa l’aveva un fatto quantomeno misterioso avvenuto a Calle Alta: una stradina laterale di Calle Dos Aceras, in prossimità del quartiere di Capuchinos. 

Trinidad Gómez, la giovane casalinga che abitava al numero 23, stava preparando il pranzo nel patio di casa, quando aprì la credenza e mollò un urlo a svariati decibel. Davanti a lei c’era, infatti, “un animale di circa un metro di altezza, magro, coperto di lunghi peli marroni, con una testa di sembianze umane”. Ciò che più la spaventò furono i suoi occhi iniettati di sangue e la bocca enorme, con due zanne, che andava da un orecchio all’altro.
Il mostro - raccontò ai giornalisti - scappò saltando di tetto in tetto, fino a scomparire. I vicini pattugliarono la strada per giorni, e vennero coinvolte anche le forze dell’ordine. Ad oggi ancora non è chiaro se si trattasse di una specie di scimmia scappata da un circo che aveva fatto sosta in città, o forse addirittura di una persona con qualche tipo di deformità fisica. 


La Leggenda di Cortijo Jurado 



Il Cortijo Jurado è una tenuta agricolo- borghese del XIX secolo più volte ribattezzata dai media come “la casa incantata più famosa di Spagna”. Da decenni è tappa fissa dei pellegrinaggi di giornalisti, studiosi dei fenomeni paranormali e pure di qualche curioso che - come da copione - non ne esce illeso (Dico io: non vi insegnano niente, i film?). Famoso è il caso di Julio Vázquez, un ragazzo di soli 20 anni che, affascinato dalle voci sulla proprietà, andò a visitarla con gli amici in cerca di avventure. Peccato che cadde in un pozzo di oltre 30 metri di profondità e finì bloccato sulla sedia a rotelle. 

Le luci, le ombre e gli strani rumori che animano costantemente le notti della zona sono stati collegati alla misteriosa sparizione di cinque ragazze tra il 1890 e il 1920: i corpi di tutte e 5 sono stati rinvenuti vicino al Cortijo Jurado, con evidenti segni di tortura. Ma c’è anche chi li associa alle fucilazioni che ebbero luogo nei dintorni durante la Guerra Civile, quando l’edificio venne usato contemporaneamente come ospedale e prigione.


Il Serpente Gigante di Reading 




Il Paseo de Reading, nelle prossimità della spiaggia della Malagueta, può regalare visioni ben più inquietanti di un turista tedesco con il colorito di un’aragosta e i sandali indossati sui calzini. Se non mi credete, chiedete un po’ in giro che fine ha fatto l’Hotel Caleta Palace. 

Si trovava nell’edificio che è oggi sede della Subdelegación de Gobierno, e ha dovuto chiudere perchè i clienti scappavano terrorizzati. Il motivo? La costante apparizione di un serpente di dimensioni giganti, con una testa sproporzionata rispetto al corpo. 

Dopo la chiusura dell’Hotel, l’edificio fu convertito in ospedale (l’Hospital 18 de Julio) e la visione continuò a manifestarsi tra i pazienti, gettandoli nel panico. 

Il Poltergeist di Calle Císter

C’è solo un caso, in tutta la Spagna, in cui i verbali della polizia riferiscono la presenza di fantasmi in un immobile. E dove poteva accadere se non a due passi dalla Cattedrale di Málaga? 

Era il 1991 e, al primo piano di Calle Císter 9, i dipendenti di Plaza & Janes notarono una specie di movimento sismico. Quadri e posacenere iniziarono a muoversi. Le pinzatrici presero a volare, le forbici si conficcarono nelle pareti e una sorta di strana sostanza verde iniziò a invadere la stanza. 

Il personale uscì di corsa, temendo di essere ferito dalle lampade che si agitavano fuori controllo. Venne chiamata la polizia, che però potè fare ben poco, e successivamente pure un esorcista. Il fenomeno durò alcuni giorni, diminuendo progressivamente l’intensità fino a calmarsi del tutto. 

Da allora, nessuna attività commerciale che si sia installata al primo piano dell’edificio è mai durata granchè. Sarà mica questa, la vera causa della chiusura del negozio Vans?


Il passato di dolore della Térmica 







Sarebbe impossibile concludere questa rassegna senza menzionare la Térmica, che è stata persino protagonista di un episodio del seguitissimo programma televisivo Cuarto Milenio.

Oggi centro culturale con un fitto calendario di eventi, l’edificio è pura storia. Dapprima casa d’accoglienza per mendicanti e bambini sfortunati, poi ospedale e in seguito orfanotrofio, non c’è dubbio che i suoi corridoi costituiscano il contesto ideale per apparizioni paranormali. Negli anni, infatti, ne sono state riferite tantissime. Guardiani notturni e addetti alle pulizie hanno parlato di persone che passeggiano per l’edificio quando è chiuso al pubblico, salvo scomparire nel nulla quando vengono chiamate. Gli studenti che alloggiano al piano di sopra parlano di cori di bambini uditi nel cuore della notte. E c’è chi afferma che i rubinetti dei bagni si siano aperti tutti assieme, all’improvviso. 





Che crediate o meno a mostri e fantasmi, se vi trovate a Málaga avete un bel po’ di alternative per passare un Halloween all’insegna del terrore. Nonostante le palme e i 30 gradi. 

domenica 6 ottobre 2019

Pensieri Fantastici di Domenica Sera.

Ci sono giorni in cui la felicità si manifesta con tanta nitidezza che ti sembra quasi di poterla toccare. 

Come quella sera in macchina, sospesi in un silenzio che non pesa. Fuori dal finestrino il sole si dissanguava sul bacino idrico de El Chorro. Rosso. Drammatico. Wow. La radio si risvegliò dal gracidio per passare Hotel California, e lui alzò appena un poco il volume. 

“Eccolo qua”, pensai. “É il momento perfetto”.
Uno di quelli da film. Talmente belli che non riesci a credere che tu li stia vivendo davvero.
Foto:  Jesús González Vera / Traveler  (di mie non ne ho: ero troppo in estasi per scattare)





Mi é capitato di nuovo, all’Oh See Festival. 

É successo quando mi sono resa conto che tutte (o quasi tutte) le persone importanti dei miei anni malagueñi erano riunite nello stesso luogo. 

Sotto a un palco, come io stessa avrei scritto se la mia vita fosse stata una sceneggiatura. 

Suonavano i Love Of Lesbian. Il tizio vestito da Epi (o era Blas?) s’era deciso a barcollare altrove. Alla mia sinistra discorsi un po’ non sense usciti da immensi bicchieri di birra. “Uff, no vea’ como está este”. L’abbraccio di una coppia. Ed io che, chissà perchè, alzo lo sguardo al cielo. 

E c’è la Luna, nel cielo. Tonda, sfacciata, luminosa. Esce dalle nubi in una nottata in cui, secondo tutte le previsioni, sarebbe dovuto piovere. 

Per un istante mi sorprendo a pensare a mio nonno. All’ultima conversazione che ho avuto con lui per telefono. Mi aveva chiesto se qui ero felice. 

E allora non lo so, sarà la birra, ma mi domando se magari mi sta guardando, in questo momento qui.

Nel momento perfetto.

Quello in cui Santi Balmes mi ha distratta attaccando “Club de Fans de John Boy” e Nancy mi ha chiamata perchè dovevamo cantarla assieme.
Love of Lesbian all'Oh See Fest


E oggi è Domenica. 
La valigia per la riunione trimestrale dell'azienda a Barcellona è già pronta all’angolo. 
I pendolari che tornano. Il silenzio per le strade. 

La Domenica, come sempre, io mi immergo nelle canzoni come un bagno caldo, sperando di annegarci questa dannata paura. 

Perchè solo oggi rallento. Rifletto. Ricordo.
E riprendo, allora, a temere che le persone a cui voglio bene prima o poi si accorgano che non sono altro che fuffa. Che li ho ingannati, tutti, e non so come ci sia riuscita.  

Che non né sono bella, né divertente, né eccezionalmente intelligente. 
Che non scrivo sempre bene.
Che non sono sempre di buon umore. 
Che controllo tre o quattro volte se ho chiuso a chiave quando esco di casa. 
Che divento antipatica se ho fame, molto antipatica se ho sonno, e insopportabile se un post non mi viene come vorrei. 
Che scappo dai conflitti.
Che non so riscuotere crediti.  
Che mi taglio sempre, inevitabilmente, nello stesso punto quando mi depilo col rasoio. 
Che mi dimentico di fare la lavatrice e, quando la faccio, mi dimentico di stendere. 
Che non so dare consigli. 
Che non stiro quasi mai. 
Che ho milleottocento idee al minuto e non ne metto in pratica nemmeno una. 
Che ogni tanto brucio il cibo perchè mi distraggo a leggere Twitter. 
Che ho rotto due piatti ballando da sola per casa sulle note degli Imagine Dragons. 
Che mi paralizzo davanti ad un insetto. 
Che sono incapace di andare a letto presto. 
Che non rispondo se mi chiamano da un numero sconosciuto, però vado a Googlarlo per vedere chi è. 
Che non butto via mai niente, anche se è rotto o finito. 
Che posso perdere tre ore a cercare dei calzini nel cassetto perchè sono tutti bucati. 
Che pago di più di quel che dovrei pur di non avere a che fare coi centralini della Vodafone. 
Che canto malissimo. 
Che ballo flamenco da mille anni ma ancora non mi riesce il contratiempo. 
Che non trovo mai la nuova Sala Velvet. 
Che se inizio a piangere non mi fermo più. 
Che faccio battute per cui rido solo io. 
Che ogni tanto parlo da sola. 
Che non riesco a prendere medicinali in pastiglie perchè ho il terrore di strozzarmi. 
Che ho delle sindromi pre-mestruali orribili. 
Che mi lamento se mi scrivono troppo, e mi lamento se non mi scrivono mai. 

Che sono un casino come tutte le altre… anzi, sono molto peggio. 

Però so riconoscere la felicità quando la vedo. 
Ed ogni volta la imploro di fermarsi ancora un po’. 

Come dice Santi Balmes nel mio inno dell’ultimo mese: 



“¿Qué es un mundo feliz, el de Buda o Schopenhauer,
Libros de autoayuda o la belleza en Murakami?
No. Son esos momentos,
Cuando viene el rictus mortis,
Y la risa es llanto y con el llanto lagrimones así…

Sí. Somos alguien,
Algo dispersos, vulnerables.
Somos reverso o la imagen
De un Universo inestable.”




Fantastico. 







sabato 21 settembre 2019

5 artisti spagnoli nel Nord Est italiano: al via oggi la seconda parte di IT/ES Interchange


Due Paesi, due Gallerie, lo stesso modo di intendere l'arte. 


Si inaugura questa sera a La Fortezza di Gradisca d'Isonzo la parte iberica di IT/ES Interchange; seconda edizione di quello che avevate votato come evento italo-spagnolo del 2018. 

Per i più distratti, si tratta di uno scambio artistico tra due piccoli enti culturali. Da un lato c'è La Casa Amarilla di Málaga, caratterizzata dal pubblico giovane e dall'approccio informale all'arte, con un occhio di riguardo alla vertente fotografica e contemporanea. 

Dall'altra, la sala del Nord-Est italiano che, dopo essersi fatta conoscere in Andalusia, oggi si appresta a ricambiare il favore.

A 10 anni quasi esatti dalla sua apertura - gli auguri potrete farglieli a Novembre - La Fortezza si è ormai consolidata come un punto di riferimento per la scena artistica (non solo) locale, e accompagna una fitta attività espositiva con eventi collaterali in grado di coinvolgere il borgo intero. 

Un'anteprima dell'allestimento dell'esposizione IT/ES Interchange a La Fortezza di Gradisca d'Isonzo 



Ad accomunare le due realtà c'è, soprattutto, l'impegno nell'avvicinare l'arte al grande pubblico. Stufi di vederla relegata al ruolo di "lusso per pochi", La Fortezza e La Casa Amarilla cercano, ognuna a suo modo, di portare il bello nelle case di tutti. Ci riescono abbassando i prezzi, puntando sul piccolo formato, o magari trasformando un vernissage nella versione visual di un festival musicale - con tanto di bracciali, birra a basso costo e dj set.  

IT/ES Interchange nasce come conseguenza diretta di tale affinità. Perchè quando due anime gemelle si incontrano, i chilometri non contano più.

Lo scambio funziona così: Ciascuna delle due sale propone all'altra una selezione di 10 artisti, senza  rivelarne nome, sesso, età o curriculum. Sulla base delle sole opere - e liberata, perciò, da ogni pregiudizio inconscio - questa dovrà quindi scegliere i 5 talenti da far esporre tra le sue pareti.
L'unico requisito è che i lavori siano tutti su carta e in formato A3, per soddisfare in un colpo solo le esigenze di trasportabilità, riduzione dei costi e coerenza espositiva tra le due sedi. 

Un paio di immagini dall'inaugurazione di IT/ES Interchange a La Casa Amarilla di Málaga, lo scorso mese di Aprile



Avendo visto le 10 proposte de La Casa Amarilla, posso assicurarvi che quest'anno scegliere era particolarmente difficile. Alla fine (e dopo lunghi dibattiti) i soci de La Fortezza hanno optato per un campionario tanto variegato quanto rappresentativo dell'attuale scenario artistico spagnolo.

A Gradisca d'Isonzo potrete quindi ammirare incisioni, illustrazioni e fotografie venate di pittura, in un peculiare accostamento tra emergenti e nomi ormai consolidati che è, in fondo, il DNA stesso di IT/ES Interchange. 

Se volete conoscerli meglio, ecco quindi chi sono i 5 spagnoli da scoprire nel Nord-Est italiano.


REBECCA VILCHES 




Classe 1995, questa giovanissima artista di Huelva fa del ritratto la sua principale espressione artistica. Le sue fotografie narrano storie personali, evocando un universo onirico abitato da un'unica persona: lei stessa. L'innocenza degli sguardi si fonde a cromatismi di matrice pittorica, esasperando la carica emozionale.

Potete seguirla anche su Instagram, dove conta oltre 10.000 follower. L'account è @rebeccavilches

JAVIER ROZ





Nato nel 1975 a Plasencia, Javier Roz vive a Málaga da quando aveva 10 anni. La sua carriera conta oltre 30 personali e ben 130 esposizioni collettive dentro e fuori dai confini nazionali. Ha ricevuto innumerevoli premi e le sue opere sono entrate a far parte di collezioni private in Spagna, Francia, Italia e Stati Uniti. Oggi compagina il suo lavoro creativo con la realizzazione di corsi di disegno in enti pubblici e privati di Málaga.

Su Instagram è @roz.javier

ERYK PALL 




Nato nel 1982 a Digione, in Francia, Eryk Pall ha avviato la sua carriera artistica a Málaga, dove risiede dal 2013. Il suo tratto distintivo è l'utilizzo sapiente, pulito e preciso della grafite, che in alcuni casi mischia a tempera, pittura ad olio o acrilico. Ha esposto in svariate gallerie e fiere d'arte a Málaga, Siviglia, Madrid e nelle Asturie.

Instagram: @erypall 


PACO AGUILAR





Classe 1959, Paco Aguilar è una figura di rilievo a Málaga, la sua città natale. Artista plastico multidisciplinare, ha esposto per la prima volta nel 1979 e da allora non si è più fermato. Le sue opere sono state presentate in sale e musei di tutto il mondo, dall'Argentina alla Finlandia passando per la Serbia, il Portogallo, la Francia, il Belgio o la Svezia. Una pagina intera del suo curriculum è dedicata agli incalcolabili premi e menzioni che ha ricevuto negli anni. Attualmente dirige una sua personale scuola di incisione, il Taller Gravura, oltre ad insegnare la tecnica in importanti centri nazionali ed internazionali.

Su Instagram lo trovate come @padelaguila 


BRAN SOLO 



Nato ad Abarán, Murcia, nel 1985, Bran Solo si definisce come "pittore, illustratore, disegnatore e fotografo, oltre a molte altre cose che non ho mai voluto essere". Il difetto di vista che lo accompagna dall'infanzia ha influito fortemente sulla sua produzione artistica. A causa di una lesione maculare formata da cicatrici nella parte centrale della retina, vede, infatti, le immagini con un forte contrasto di luminosità (per esempio, le immagini sullo schermo di un computer, o le immagini in bianco e nero) moltiplicate in un modo che definisce quasi "caleidoscopico". Questa condizione fisica, che obbliga il cervello a interpretare la realtà in modo soggettivo, gli ha conferito una visione unica anche in ambito artistico. Dopo la sua prima esposizione personale, nel 2015, la sua carriera ha mosso passi da gigante. Ad oggi può vantare mostre in sale prestigiose come il Museo Carmen Thyssen o il Centro Pompidou di Málaga  e il Caixa Forum di Madrid. 

Su Instagram conta oltre 21mila follower. Potete seguirlo qui. 






La parte spagnola di IT/ES Interchange si inaugura alle ore 18.00 di oggi, Sabato 21 Settembre, alla Galleria d'Arte La Fortezza di Gradisca d'Isonzo, Gorizia (Via Ciotti 25). Successivamente, rimarrà aperta al pubblico fino al 6 Ottobre p. v. 

Ulteriori informazioni su: facebook.com/LAFORTEZZA


domenica 15 settembre 2019

Throwback: i migliori look della Feria de Málaga


Decine di post salvati su Instagram mi ricordano che sono in debito con i volant.
Sulle vetrine dei negozi di moda flamenca, la parola “SALDI” è un urlo scritto di malinconia. A sostituire i vestiti delle feste all’aria aperta, scarpe con le suole chiodate e ben più economiche gonne per i corsi di danza s’incaricano di dare l’addio ad una stagione. 

Finita la festa, inizia il sudore.


Sono dell’idea, però, che non ci siano punti e a capo senza un bilancio finale. 
Così, a un mese esatto dall’inizio della Feria di Málaga, oggi voglio concedermi di ritornare là. 


Lo faccio per amor di narrazione. Chiamala coerenza, continuità, o...chiodo fisso, magari.
 
Insomma, mi piaceva l’idea di passare in rassegna gli outfit indossati dalle flamenche sotto il sole implacabile d’Agosto, lontane dalle passerelle; nel delirio del Centro o illuminate dalle luci al neon del Real. 


Quello che ho constatato, in generale, è stato un deciso ritorno alla tradizione. Nel Capoluogo della Costa del Sol, i colori più visti alla Feria sono stati il rosso e il bianco, indossati su abiti monocromatici o mescolati in fantasie floreali e a pois. Abbastanza presente anche il giallo, mutuato dalla moda "civile".


In linea con i trend del momento, tra i capelli non c’era quasi mai un solo fiore. Come nelle altre città andaluse, anche le malagueñe li hanno preferiti grandi e numerosi, spesso di colori molto diversi da quelli scelti per l’abito. Tanto per contraddirmi, nel 2019 il vestito corto è stato pressochè inesistente, eclissato dal ben più classico taglio lungo e dalle sensuali silhouette “a chitarra”, quasi sempre abbinate alle maniche lunghe. Tra le (poche) innovazioni, si conferma l’emergere di bottoni e spacchi nell’ottica di una maggior comodità dell’abito flamenco; Ma c’è stato anche chi ha osato con fantasie a righe o giocato con i tessuti, facendosi notare con gonne abbellite da piume. 


Per quanto riguarda quello che mi piace chiamare “flamenco prét-a-porter”, l’indumento più popolare tra chi ha voluto adeguarsi all’atmosfera senza indossare abiti flamenchi è stato l’immancabile vestito lungo a pois. Personalmente mi sono parsi, però, ben più degni di nota i pantaloni a zampa con tre o più file di volant (tipo questi, in stile “mamma mia 2”) che ho visto addosso ad almeno 2 o 3 ragazze diverse nell’arco di quei 9, fatidici, giorni di festeggiamenti a ritmo di verdiales e sevillanas. 


Ancora una volta, le più stilose si sono dimostrate (almeno nel contesto diurno) le signore over 50, che hanno curato i dettagli degli outfit flamenchi molto più delle mie coetanee. Siete avvisate, ragazze: la sfida è lanciata!

A seguire, ecco la mia personale selezione dei migliori look visti alla Feria de Málaga 2019.
Quale vi piace di più?


ROSSO E BIANCO Bianco, pois e fiori: la fashion blogger Patricia di "Flamencas y Volantes" è andata sul sicuro con quest'abito di Rosapeula, che racchiude alcuni dei maggiori trend dell'anno.


Chiunque fosse scettico sull'uso delle righe nel flamenco (io per prima!) cambierà idea con questa gonna confezionata da Pilar Arregui.


Amaranta Pozo ha realizzato da sola questo splendido abito dal taglio classico, che mischia tinta unita, fiori e pois.


Fiori rossi oversize abbinati all'abito bianco e orecchini gialli a contrasto per un look semplice, versatile e d'impatto.


Il pizzo aggiunge conferisce sempre un pizzico di eleganza in più all'abito flamenco.  Qui viene "sdrammatizzato" dai volant rossi e dai ricami a contrasto.


Pizzo e total white anche per Miriam, che smorza "l'effetto sposa" con ventaglio e fiori multicolor.


Focus sulle spalle e gonna amplissima in questo spettacolare completo di Pilar Arregui, in grado di valorizzare chiunque. 


Bottoni, spacco e tinta unita per questa cliente di Astrid Hohle, di cui ammiro anche l'hairstyle. 


Applausi sinceri per questa instagrammer: adoro i dettagli con le frange e l'indovinata semplicità floreale dell'abito che ha cucito con le sue mani. 


In calle Larios, ho apprezzato anche molto i dettagli del look della donna sulla destra, il cui abito alterna in modo asimmetrico le tonalità del rosso e del bianco. La corona di fiori colorati è il complemento perfetto.  






































GIALLO

Ed ecco a voi l'outfit che mi è piaciuto più di tutti tra i tanti che ho visto su Instagram:  



... Nella parte interna della gonna i volant sono fucsia, in un abbinamento cromatico a tinte forti che si sposa a perfezione con la blusa. 


Fiori, fiori e ancora fiori! Impeccabile Ana, che abbina l'abito a uno chignon basso e ad una profusione cromatica di accessori sui capelli - proprio come detta la moda. 



Mi piace molto anche l'outfit di Inma, con focus sui fianchi, fiori a contrasto e accostamento di diverse tipologie di pois. 


Tornano le righe anche nell'abito di Gema, dove il bianco e il nero si abbinano al giallo brillante per un effetto che non può lasciare indifferente nessuno. 


Minimale e stupendo quest'abito giallo chiaro che lascia la schiena scoperta e risulta ulteriormente valorizzato dal fiore blu. 


FIORI
Le fantasie floreali sulle tonalità del rosa e dell'azzurro sono un classico del negozio "Dos Lunas" e, secondo me, fanno sempre la loro bella figura. 




... I fiori abbinati al nero, poi, sono sempre elegantissimi. 



Meravigliosa questa gonna dai volumi ampi, che si prende tutto il suo meritato protagonismo abbinata ad una semplice canotta nera. 


Per strada, mi sono piaciuti i colori sgargianti di questo vestito. 




A vincere tutto, però, è stata questa signora: asimmetrie, borsetta abbinata al fiore e dettagli di piume multicolor hanno dato vita al look più stiloso e originale della Feria de Málaga 2019.