lunedì 28 aprile 2014

Il progetto solista di Dani Marco (Depistaos)


I Dani M. che sciolgono gruppi per intraprendere carriere soliste meritano a prescindere la mia attenzione. Ecco perché mi premeva segnalarvi il nuovo progetto del frontman dei Despistaos (Dani Marco, per l'appunto), che lo scorso 23 Aprile ha dato ufficialmente avvio al crowdfunding per finanziare il suo primo EP.



Questa del finanziamento popolare é una pratica sempre piú diffusa tra i musicisti spagnoli. Per quanto mi riguarda ho contribuito al lavoro di Cris Méndez (attualmente in fase di finalizzazione), ne ho parlato su Total Free Magazine e - a questo punto è abbastanza evidente - mi affascina non poco. Chè, se l'industria è in crisi, una soluzione andava comunque trovata. E c'è un nonsochè di romantico nel fatto che - in mancanza di liquidità e coraggio-  consista nel far decidere agli ascoltatori quale tipo di musica meriti di essere incisa. 
Tu contribuisci con una somma a tuo piacimento e, se verrà racimolata la quota necessaria ad avviare il progetto, riceverai in cambio una ricompensa adeguata alla cifra versata: dal disco in formato digitale da ascoltare prima degli altri, al concerto privato a casa tua. 

Il rischio, se mai c'è, è che l'abitudine diventi talmente radicata da indurre le case discografiche ad adagiarsi sugli allori. Sì, insomma, basterebbe accettare di distribuire chi ha ottenuto più successo con la sua campagna di crowdfunding, evitando di guardarsi in giro alla ricerca di nuove leve. Oppure, più probabilmente, che il fenomeno finisca con l'esaurirsi da sè nel momento in cui troppe richieste di aiuto economico spingeranno i fan a non esaudirne più nessuna. Ad ogni modo, visto l'attuale successo della formula nella terra di Cervantes, non sembra ancora il momento di preoccuparsene. 

Tornando a Dani Marco, il primo assaggio del lavoro solista s'intitola "La Pintan Calva" e, devo ammetterlo, a me non convince granchè. Però ve lo lascio, non foss'altro perchè è una delle novità musicali attualmente più chiacchierate in Spagna. E perchè mi piacerebbe avere un vostro parere. Buon ascolto!


sabato 26 aprile 2014

I Love Coachella Style!

Tanti anni a cercare di descrivere il mio gusto in fatto di vestiti e sarebbe bastato dire "stile Festival di Coachella". Per la serie: guarda un po' quante se ne scoprono a furia di dover twittare (anche) di moda. Vi lascio una selezione delle mie quattro fotogallery preferite: Vogue, Elle, Stylecaster e Luckymag. Cosí, a mo' di ispirazione. Sí, insomma, giusto nel caso in cui voleste disperatamente regalarmi della roba da indossare. 






mercoledì 23 aprile 2014

"Io sono italo-spagnola": Vanessa Incontrada da Cattelan

Ero ufficialmente amareggiata. Voglio dire: una s'imbatte in robe itagnolissime e non può neanche condividerle col globo. Ma si può? Tutta colpa di Sky e del suo dannato rispetto del copyright. Che poi: possibile che in Italia non ci sia uno straccio di utente smanettone disposto a pubblicare su youtube le robe che interessano a me? Non avevo mica grosse pretese, in fondo. Sarebbe andata benissimo anche una registrazione scrausa dello schermo della tv. Avete presente? Di quelle fatte col cellulare, l'inevitabile parkinson, e un cane che abbiaia in sottofondo. Alla bimbominkia via, dai. Di quelle con l'audio da esorcista, i personaggi schiacciati tanto da sembrare obesi, 'na solarizzazione in stile invasione aliena. Sarebbe bastato, davvero. E invece. L'unica cosa parzialmente pertinente sembrava essere un filmato intitolato “Vanessa, tette e gambe sexy accavallate”, su cui però non mi sono azzardata a cliccare.

Per fortuna, la ricerca ha poi dato i suoi sperati frutti sul sito ufficiale. A quanto pare, dovevo solo avere un giorno in più di pazienza. Ergo, scusa Sky, Tivitibi. 

Il punto è questo: E' capitato, durante le mie recenti vacanze rivane, che accendessi la tv su una puntata dello show di Cattelan. Il caso vuole che, tra gli ospiti, ci fosse la Incontrada.  Ora: l'episodio si collocava tra abbuffate apocalittiche di pesce lacustre (sono tornata a casa più intelligente) e quantità imbarazzanti di liquore alla liquirizia (sono tornata a casa più ubriaca);  quindi, va da sé, non è che fossi proprio lucidissima. Le mie antenne da blogger, però, si sono drizzate nel momento stesso in cui Vanessa ha esordito con un “io sono italo-spagnola”. Che sarebbe stata un'intervista interessante, l'avevo capito lí. E, badate, succedeva ben prima che si facesse la gaffe del secolo decretando che “come agli italiani arriva il peggio della musica spagnola, agli spagnoli arriva il peggio della musica italiana”. Detto subito dopo aver giocato a Pictionary con Mengoni. Che ha appena fatto uscire un disco indovinate dove? Eh beh. 




Comunque. Mi premeva condividere il video con voi perchè lo trovo l'essenza stessa dell'italo-spagnolismo, lotta agli stereotipi e lapsus linguistici inclusi (a tal proposito: Vane, nacchere si dice castañuelas). Insomma, guardatene e commentatene tutti. Perché, se anche il vostro cuore é in bilico tra due Paesi, non é escluso che possiate ritrovarvici un po'.




Ah! Se poi vi steste chiedendo come é andata la conoscenza della figlia della migliore amica, vi basti sapere che – a soli tre mesi di vita – se le parlo in spagnolo se la ride di brutto. A divertirla, soprattutto, sembra essere la parola chupito. Che volete che vi dica? Le nuove generazioni di filo-ispanici vanno forgiate da subito. 

Ho anche provato a spiegarle chi fosse Dani Martín (un tipo que canta) e perché dovesse seguirlo, (porque es muy guapo y tiene tupé) ma su quello non mi sembrava troppo convinta. Proprio non mi spiego come mai. 

giovedì 17 aprile 2014

Come la campanella l'ultimo giorno di scuola.

Terminare l'ultima attività lavorativa prima di un weekend festivo ha lo stesso sapore liberatorio (e ormai dimenticato) del suono della campanella l'ultimo giorno di scuola. Certo, quel che fai di lavoro è decisamente molto meglio di due ore di chimica. Materia che, tra parentesi, da un po' in qua associo in modo pressochè esclusivo alla produzione di metanfetamine. Dev'essere per il successo di Breaking Bad, vai a sapere. Comunque. Vi scrivo dalle quattro pareti dell'ufficio, in frenesia da dire senza saper cosa, entusiasta ma troppo stanca per esternarlo in qualsivoglia maniera. 



Come al solito, sono rimasta a presidiare il forte. Ultima sopravvissuta oltre l'orario canonico. Sola. Gli occhi che bruciano. Il portachiavi rosso di rimandi pop. E, anche se davanti a me ho soltanto quattro giorni - e non tre mesi - di vacanza mi sembra comunque un traguardo da festeggiare.

Perchè, del resto, è tutto come sempre. Aprile che mi sfugge dalle dita. Il ciclo che si allinea alle date dei miei viaggi. Una quantitá eccessiva di idee gestire. Gli spritz che ordino con l'unica e precisa finalità di ingozzarmi di patatine. Insomma, sono sempre io. É sempre la mia vita. 

Con la sola differenza che un bisogno di vacanze cosí estremo, francamente, non lo avvertivo da tempo.

Quindi, niente: domani parto. Direzione Lago di Garda, conoscenza di figlie di migliori amiche (sono emozionata!), collassi su letti altrui.

E, visto che mi aspetta una quantitá esagerata di preparativi, non mi resta che augurarvi Buona Pasqua sin da ora. Fate i bravi, staró via solo un po'. 

sabato 12 aprile 2014

Turismo in Musica: i videoclip girati a Siviglia

Dopo lungo lavoro di ricerca ed innumerevoli parentesi amene (non è belliiiisssima questa cosa che hanno fatto ambientando i dischi nelle immagini di Google Street View?!) , posso finalmente mantenere le mie promesse. Che, nello specifico, corrispondono alla scoperta di Siviglia attraverso i videoclip che lì sono stati girati. 



Ora: devo premettere che il mio filo-ispanesimo (o ispanismo?) è cresciuto tra orde di malagueñi, inculcandomi un abbastanza fastidioso - ma altrettanto inevitabile – sentimento di sufficienza nei confronti della cittá in questione. Málaga e Siviglia, si sa, si odiano almeno quanto triestini e friulani, parmigiani e reggiani, stranieri e grafia corretta della parola peperoni. Insomma: m'hanno sempre detto che son meglio loro. Chè i sivigliani c'han manie di grandezza. Ché lascia perder, va. E siccome io, i malagueñi, li adoro, ho sempre avuto un'inconscia tendenza a credergli. 

Non aiutano le mie peripezie personali: ad esempio, il fatto che  ogni volta che abbia cercato di organizzare una trasferta a Siviglia durante l'Erasmus qualcosa sia andato storto. Oppure le tempeste di neve che ritardano voli Ryan air (evento piú unico che raro, in genere collegato a qualcosa di molto tragico come eruzioni di vulcani islandesi, terremoti a Lorca o - per l'appunto- Era Glaciale Formato 3D). I miei piedi gonfi in modo esagerato. E, ancora, la terribile nausea misto brivido misto attacco-di-panico in conseguenza di una brutta telefonata. Poi magari era una specie di maledizione di Tutankamen, che ne so. Una risposta alla mia energia negativa. Perché sono convinta che le cittá li percepiscano, i nostri approcci non proprio amichevoli. Sono esseri vivi, d'altro canto, mica mera architettura! 

Eppure, nonostante questo, sono costretta ad ammettere che Siviglia é anche una cittá meravigliosa. Ricca di storia, di angoli mozzafiato, del flamenco piú autentico ch'io cosí tanto amo. In fondo, prima di diventare malagueña inside, l'avevo amata piú d'ogni altro posto visto prima. Succedeva alla gita di maturitá, quando tra aranceti, segreti, e resti di Colombo sparsi ovunque un tizio cercava di conquistare tutte noi fanciulle per il solo fatto di essere un torero. Cosí diceva, per lo meno.  Lí scoprii il tinto de verano. E certi amori mica si dimentican cosí. 

Buon ascolto!

Medina Azahara – Sevilla 

Un vero e proprio tributo alla cittá, che ha come principale scenario l'Alameda de Hércules. Una curiositá? Le riprese del video attirarono nella zona un sacco di turisti e di curiosi, tra cui lo stesso sindaco, Juan Ignacio Zoido (qui il making of ) 




Simply Red – Something Got me started 

Se una cosa s'é capita, da questa mia rubrica musicale, é che i Simply Red amano la Spagna almeno quanto me. Anche Siviglia rientra nel vasto range di location iberiche scelte dalla band per i suoi videoclip. In questo caso la cittá accompagna il primo singolo del loro album piú venduto, “Stars”. Tra le numerose location, anche la bellissima ed  emblematica Plaza de España. 



Le immagini si Siviglia e provincia si alternano sullo sfondo nello stile di montaggio ipnotico e vagamente angosciante che pervade tutto il clip. E, nonostante questo, ti rendono inevitabile pensare “quant'é bella l'Andalucía”. PS: il tipo a me sembra tutto, tranne che l'incarnazione del bienestar. Ma vabbé. 

María Aguado – Me toca a mí 

La canzone in sé non é che sia tutta 'sta gran roba, ma non posso fare a meno di notare che la tizia ha un paio di stivaletti uguali ai miei, gli orecchini a forma di chitarra simili ai miei, le calze nere traforate quasi come le mie e un paio di magliette che indosserei volentieri (quella a pois e quella grigia che lascia la spalla scoperta, per la precisione). Il che mi porta: A) a considerarla simpaticissima e B) a chiedermi se per caso non abbia ragione tutta quella gente che non fa che dire che i miei gusti in fatto di moda siano irrimediabilmente spagnoleggianti. 
In ogni caso, le immagini di Siviglia compaiono a partire dal minuto 1.54 circa. Con un cielo stupendo e un'ottima fotografia. 



Non solo Siviglia ma anche Sagrés e Lisbona in questo clip degli italianissimi EPO, che inserisco soprattutto a mo' di unica rappresentanza nazionale. C'é anche una versione alternativa montata per gioco, e visibile qui.

Per consultare le altre “puntate” della mia rubrica “Turismo in Musica” basta cliccare qui. E se vorrete consigliarmi qualche prossima video-destinazione, meglio ancora! I commenti sono tutti per voi! 

lunedì 7 aprile 2014

Lezioni di vita prese dal Flamenco

Oltre a confermare la regola universale per cui "se sei felice tu lo sai batti le mani, se sei felice tu lo sai batti i piedi" (coniata, com'é logico, da sapienti filosofi tibetani) studiare flamenco regala autentiche lezioni di vita. Se non ci credete, eccone qualcuna da applicare anche fuori da palchi e tablaos:



- Testa alta, sempre.

- Non far casino mentre gli altri parlano (o cantano).

- Guarda dritto negli occhi.

- C'è un momento per tutto. Per i marcaggi, il silencio. Per l'accelerazione, la subida. Per le sbornie, il Venerdì sera.

- Sottolinea i concetti importanti. Il che può valere per un corte nel bel mezzo di una letra, ma anche per qualsiasi esercizio di retorica. Certo, magari in quel caso non serve battere i piedi.

- In caso di dubbi sul look: il rossetto, rosso. La gonna, lunga. Gli orecchini, vistosi. 

- Se ti perdi, batti le mani (questa, per la verità, devo ancora provarla in un sentiero di campagna. Però magari funziona.) 

- La velocità è inversamente proporzionale all'intensità. 


-
Non devi per forza sorridere sempre. 

-
Meglio l'imperfezione con un'anima, che la perfezione senz'anima. 


- Se non sei convinta di ciò che fai non convincerai nemmeno gli altri. 


-
Un piccolo dettaglio cambia tutto. Leggi smorfie, scuotimenti di capo, movimenti della testa, ancheggiamenti, un minuscolo accenno con le dita. Una breve esitazione prima di rispondere "anch'io". 

-  Metti 
actitud anche nelle cose più semplici. Sembreranno mille volte piú ammirevoli.



- Prima o  poi la falseta finisce. Magari sarà lunga, ma arriverá il tuo momento di iniziare a ballare. 

- Il lerè lerè può essere messo dopo ogni frase. 

- Un fiore in testa rende tutto migliore. 

venerdì 4 aprile 2014

Con la mente a Madrid (Sabina e una playlist)

La mia prolungata - e ormai gravissima-  astinenza da Spagna rende l'idea del viaggio ancora più ossessiva. Per farla breve: non penso che a Madrid. Coi suoi ricordi. La sua luce. I suoi sorrisi. Madrid, adesso, é piú una sensazione che un luogo concreto. E' l'idea di ammirare un tramonto dalla terrazza del Círculo de Bellas Artes. Il sapore di una birra fresca, di quelle che in Spagna mi son sempre piaciute di piú. Ci penso e vedo un caos di colori e sapori in rincorsa al mercato di San Miguel. Il vagare senza meta e senza sosta che ti porta a scoprire angoli sempre nuovi. Il concetto stesso di ricongiungimento: ecco, questo é ora per me Madrid. E sapete che c'é? Quasi non mi importa dei concerti. Anzi, in un certo senso - ogni tanto - mi sembrano quasi una scocciatura.

Certo, non lo direi se non mi convincessero alle file. Se potessi arrivare all'ultimo momento, prendere il mio bel posto davanti, e vivermi la colonna sonora. Senza sforzi, peró. Senza la snervante certezza che ogni secondo sotto una tenda Quechua (altrui) é un secondo perso di Madrid. Mannaggia a me e ai miei biglietti di platea. Mannaggia ai posti non numerati. Mannaggia - soprattutto-  alla perenne assenza di pass all areas; fidanzati che lavorano nell'organizzazione; accrediti stampa;  vittorie a concorsi;  camerini; amici di amici; gesti carini a caso, che ne so. In fondo mica chiedo tanto, dai!

Vabbé. 

Tanto lo so che poi, comunque vada, saró contenta uguale.

So anche di essere monotona, se é per quello. 



Il punto é che il mio attuale pensiero fisso ha prodotto una playlist. L'idea non era soltanto assemblare tutte le canzoni che parlassero di Madrid (quello l'han giá fatto in tanti!) ma ricreare un vero e proprio viaggio in musica. 


Si parte dalle "chicas tristes" che tornano in cittá, ci si sofferma come un turista in visita su ogni suo singolo angolo ed aspetto, e poi la si abbandona, a malincuore, con Shakira. Ormai rientrati a casa, il ricordo dei momenti vissuti é narrato al passato da El Barrio ("nos fuimos pa'Madrid") e La Oreja de Van Gogh ("recordarás las tardes de invierno por Madrid").




Tra l'altro, realizzare 'sta cosa mi ha spinta a riscoprire un brano che non ascoltavo da tempo. Tanto che quasi avevo scordato quanto mi piacesse. Si tratta di "Yo Me bajo en Atocha", di Joaquín Sabina, e ha uno dei testi che, a mio avviso, meglio tratteggiano  la cittá. Tradurlo non é semplice, proprio perché ne racchiude l'essenza in monumenti, ricorrenze e modi di dire. Io ci ho provato, beninteso. Ma ci vorrebbe una nota esplicativa per ogni parola. E, dal momento che un altro blogger italiano l'ha giá fatto (anche magistralmente), se volete approfondire vi rimando a lui. 

Qui, ancora una volta, il protagonismo lo lascio alla musica. Sperando possa portarvi - anche se solo con la mente - a farvi un giretto a Madrid questo weekend.






Io Scendo ad Atocha
[Joaquín Sabina]

                                   Con il suo basco calato in testa, con i suoi guanti di seta
                                        La sua Sirena Varada, le sue feste comandate,

il suo "ritorni domani", il suo "si salvi chi può", 
la sua partitella a Mus, la sua "tal dei tali".


Con il suo "è tutto adesso", con il suo "nulla è eterno",
con il suo rap e il suo chotis, i suoi okupa e i suoi skinhead, 
per quanto muoia l'estate e l'inverno abbia fretta, 
la primavera sa che l'aspetto a Madrid. 

Con il suo autunno Velázquez, con la sua torre Picasso, 
il suo Santo e il suo Torero, il suo Atleti, il suo Borbone, 
le sue donne grasse di Botero, i suoi hotel di passaggio, 
le sue dieci carte di hashish, i suoi nonnetti al sole. 

Con la sua tempesta di neve, le sue verbenas e il suo lutto, 

il suo diciotto Luglio, il suo quattordici Aprile.

A metá strada tra l'inferno e il cielo, 
io scendo ad Atocha, io mi fermo a Madrid. 

Anche se la notte delira come un uccello in fiamme, 
anche se la Puerta de Alcalá non dá alla gloria, 
anche se la Maja desnuda chiede quindici e il letto, 
anche se la Maja vestida non si lascia baciare. 

Passerelle Cibeles, carcere di Yeserías
Ponte dei Francesi, osterie di Chamberí, 
non sogna piú quel bimbo che sognava di scrivere, 
Cuore di María, non lasciarmi cosí.



Corte dei Miracoli, Vergine dell'Almudena, 
baracche di eternit, Palacio de Cristal, 
con il suo "no pasarán" e i suoi "viva le catene", 
il suo cimitero civile, la sua banda comunale.



Ho pianto a Venezia, mi sono perso a Manhattan, 
sono cresciuto a La Habana, sono stato un paria a Parigi; 
Il Messico mi tormenta, Buenos Aires mi uccide,

ma c'é sempre un treno che sbocca a Madrid.

Ma c'é sempre un bambino che invecchia a Madrid;
Ma c'é sempre un'auto che sbanda a Madrid; 
Ma c'é sempre un fuoco che si accende a Madrid;
Ma c'é sempre una barca che naufraga a Madrid, 

Ma c'é sempre un sogno che si sveglia a Madrid, 
Ma c'é sempre un volo che ritorna a Madrid. 


martedì 1 aprile 2014

10 Oggetti perfettamente inutili che faranno la gioia di ogni scrittore

Ormai è un luogo comune: il verbo "scrivo", troppo spesso, significa in realtà "perdo tempo sul web". Il che, nell'era di Pinterest, ha finito con l'assumere l'ulteriore connotazione tematica di "condivido citazioni sull'atto di scrivere invece di farlo in prima persona". Chè tutto sommato fa sentire meno in colpa che consulare compulsivamente il sito di H&M. Mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa. Tra l'altro io non lo so, se vi sia mai capitato di seguire qualche bacheca Pinterest di aspiranti autori di best seller. E' agghiacciante. Davvero. Tendono a condividere infografiche dai titoli inquietanti tipo: "9 modi per uccidere un uomo senza far rumore"; "come procurarsi illegalmente una pistola", "la traiettoria seguita dal sangue umano quando qualcuno si taglia le vene"; "ferite da arma da fuoco: una guida rapida", o ancora "come si spiaccica una persona al suolo dopo un volo di otto metri". E sarebbe anche mediamente tollerabile, se non ci aggiungessero brillanti foto didascaliche che illustrano le "fasi di decomposizione di un cadavere" o il "metodo di esecuzione di un'autopsia".

Vien da chiedersi se quelle che scrivono romanzi erotici abbiano un profilo Pinterest su cui condividono i video di YouPorn. O perchè chi si dedica ai romanzi sentimentali non posti grafici dettagliati sui "150 tipi di baci melodrammatici da usare in scene di addio". Comunque. Il punto è che, dall'alto della mia (ormai nota) ossessione per il social - pannello di sughero, mi sono imbattuta in una serie di oggetti per scrittori il cui grado di assoluta inutilità è pari al fascino che esercitano su di me. In due parole: "LI VOGLIO". Tutti. Ora.

E, siccome sono un'aspirante scrittrice (ovvero: perditempo sul web) particolarmente altruista, ho deciso di condividere i migliori 10 con voi. Così, giusto per fare un altro elenco numerato, e corredarlo di titoli in grassetto. In fondo sono assolutamente certa che servirà a farvi/mi/ti/ci/vi/si tornare l'ispirazione.

1. Bloc Notes impermeabile da doccia (con ventosa). Perchè le migliori idee - si sa - nascono sempre in bagno.



2. Macchina da scrivere per iPad. Perchè neanche gli scrittori più tecnologici sanno resistere al fascino del vintage!



3.  (É disponibile anche per chi usa il pc. Basta collegarla con  un cavo USB) 




4. Custodia per portatile a forma di libro antico. Per darsi un'aria da intellettuale (e anche un po' per giocare a fare il personaggio di James Bond) 



                                                


5. Orologio per scrittori. Per rispondere "ora dell'editing" quando vi chiederanno "che ora è?". NB: prevede anche momenti inevitabili quali il blocco creativo o l'abbeveraggio per adulti (leggi: ALCOL) 
 



6. "Se stai leggendo questo mentre sono piegato sulla scrivania, lasciami stare, sto scrivendo". Le T-shirt con messaggio sono sempre un'ottima idea per evitare seccature. 


7. Anello per la tutela del Punto e Virgola. Per chi lo ama. Per chi lotta contro la sua estinzione. Per chi ci si potrebbe anche fidanzare. Per intenderci, tipo me. 
 



8. Per scrittrici fashion. Non è un ammooore questo bracciale fatto con i tasti della macchina da scrivere


9. Fermagli per capelli, per portare tra le chiome la vostra attuale ossessione. 

10. Cartello da appendere alla porta della vostra stanza. Per me, il top assoluto. A beneficio dei non anglofoni, recita: 

"ATTENZIONE! Scrittore al lavoro! Su rischio di pena di morte del vostro personaggio preferito non entrare se non in caso di reale emergenza. 
Cose che costituiscono una reale emergenza: 
- La casa sta andando a fuoco
- L'apocalissi zombie è iniziata
- Il pranzo è pronto". 

Quale profonda ed innegabile saggezza. Amen.