domenica 20 gennaio 2019

I nuovi ristoranti e bar da provare a Málaga nel 2019

A Málaga tutto cambia e si muove in fretta, soprattutto nella ristorazione. 


Il ristorante di moda si svuota d'improvviso. Il bar più carino del quartiere lascia il posto ad un franchising. Nuovi punti d'incontro attirano i foodie dove fino all'altro ieri c'era quella tapería che avevi imparato a dare per scontata. 

Ho unito i miei "questo m'ispira" ai passaparola degli amici e ai consigli dei siti web per redarre una  lista di "buoni propositi" con i locali a mio avviso da provare nel 2019. La condivido con voi, nella speranza che torni utile a qualcuno. 

Mi raccomando: se ci andate, fatemi avere le vostre opinioni. 


COLMADO 93


Dava un po' di tristezza - mista, ammettiamolo, a terrore - vedere le serrande abbassate del bar che più di tutti ha rappresentato la mia vita a Málaga. 

Da quando La Tranca si è trasferita sul marciapiedi di fronte, non passava giorno senza che mi chiedessi cosa avrebbe occupato la sua vecchia sede. "Fa che non sia un cinese", pregavo. O uno di quei postacci con le slot machine, le fritture scadenti e i vecchietti in trip ludico di prima mattina. Sarebbe stata una fine triste per la cornice di tante risate, compleanni, addii, ritrovi e confessioni. 

Per fortuna, a quelle pareti impregnate dell'odore del Vermut, i proprietari ci si erano affezionati più di me. 
Alla fine se lo sono tenuto, quel posto. Ci hanno fatto un ultramarinos che, pur conservando l'arredo e l'atmosfera della vecchia Tranca, rinuncia ai dischi alle pareti, ai barili e alle ordinazioni urlate con il fine di puntare ad una clientela più matura. 

Foto: Colmado 93


Per chi non lo sapesse, un ultramarinos è un negozio che vende prodotti alimentari di qualità e quasi sempre di origine locale. Si chiama così perchè i primi stabilimenti di questo tipo in Spagna proponevano prodotti provenienti dalle colonie d'oltreoceano e, cioè, "al di là del mare" (in spagnolo ultramar). 

Stando ad un articolo de La Opinión de Málaga, la decisione di inserirsi in questa nicchia è stata presa in seguito a una visita speciale. Poco prima che il locale chiudesse, Manuel Roldán si sarebbe presentato al proprietario della Tranca parlandogli di tutto ciò che gli ricordava. In quel posto aveva iniziato lui, tanti anni prima, in un ultramarinos dove vendeva le olive per cui è famoso. Le stesse che oggi, in omaggio alla storia che trasuda da quelle pareti, potete assaggiare da Colmado 93. 

La differenza, rispetto agli ultramarinos classici, sta nel fatto che alla "vecchia Tranca" si può anche mangiare sul posto, o semplicemente sorseggiare una birra al banco chiacchierando senza troppe pretese. I prezzi sono un po' più alti che alla Tranca, ma atmosfera e qualità sembrano compensare. Occhio a non andarci troppo tardi, però: chiudono alle 23 (a mezzanotte nei fine settimana). 

Calle Carretería, 93


D' PLATOS



Foto: Comer Bien Málaga

D'Platos ha aperto da pochissimo ed è già una presenza costante nei feed di chiunque segua account gastronomici su Instagram a Málaga. Con 246 metri quadrati, due piani e un gran numero di tavolini all'aperto, è il primo locale aperto in città da un franchising particolarmente fortunato di Granada. 

La loro avventura iniziò nel 2011 nella vicina città andalusa, e da allora non hanno mai smesso di crescere. Attualmente stanno valutando di espandersi oltre i confini regionali, sondando il terreno in vista di prossime aperture a Madrid. 

Il segreto del loro successo sta nel proporre la tradizione delle tapas più tipicamente granaíne, rielaborandole però in chiave gourmet: un'idea che ha subito incontrato l'entusiasmo dei food blogger e dei foodie malagueñi, che si sprecano in recensioni positive. 

Se la vista non m'inganna dovrebbero avere anche il caffè Illy, dato sufficiente a fare la gioia di qualunque  italiano.

P.S: da provare assolutamente anche l'enoteca a fianco, anch'essa nuovissima. 

Calle Granada, 51

SAPORITO

Foto: Saporito Málaga
A proposito di italiani: non c'è connazionale che non conosca e non apprezzi le mitiche ed intoccabili pizze del Terra Mia. Ora i proprietari hanno deciso di renderci ancora più felici con questo minuscolo - ma ampiamente sufficiente - angolino di street food napoletano aperto non stop dalle 10 alle 6 del mattino. 

Questo significa che d'ora in poi potete concludere le vostre serate con una pizza al taglio come si deve, un calzone fritto, un arancino o magari un'ipercalorica "bomba" strapiena di nutella o crema al pistacchio. 



Si affidano a Glovo per le consegne a domicilio fino a tarda notte e voci di corridoio dicono che si stiano addirittura attrezzando con i croissant. 

Se così fosse, propongo il Nobel. 

Calle Granada, 5

LOVA 

Foto: Lova




Un altro locale decisamente pro-Instagram che ha fatto capolino di recente nella sempre più trendy calle Carreteria. Pasticceria in stile francese, Lova è specializzata in brunch e colazioni gourmet, ma apre fino alle otto di sera per deliziarvi con cibo e dolci fatti in casa con numerose opzioni vegan e gluten-free. 


Tra le proposte che più mi attirano ci sono la torta di carote, i pancakes, i cupcakes, i toast con l'avocado e gli immancabili macaron. Per farvi venire l'acquolina in bocca, vi basterà dare un'occhiata al loro account Instagram. 

Calle Carreteria, 56

CEREAL HUNTERS


Il 2018 è stato l'anno in cui la moda dei "cereal bar" è approdata in grande stile a Málaga: nel giro di pochi mesi almeno 3 o 4 locali di questo tipo sono stati aperti in zone diverse della città, facendo la delizia dei giovani che vi si possono recare per fare colazione o merenda esclusivamente a base di latte e cereali. 

Foto: Cereal Hunters Café Málaga


Questo nuovo concetto di gastronomia "su misura di millennials" (ma - azzarderei io - soprattutto della generazione successiva, la Z) è nato a Londra ed è arrivato in Spagna nel 2016, con l'apertura a Madrid del primo locale della catena Cereal Hunters, che oggi conta una decina di sedi in tutto il Paese. Una di queste, di recente apertura, si trova in pieno centro a Málaga e permette ai clienti di scegliere il tipo di latte, il tipo di cereali (nazionali o d'importazione) e il topping per creare la propria creazione perfetta. 

Robe da mandare in crisi Bandersnatch, insomma. 

Da considerare se volete provare un tipo di colazione un po' diversa, magari usando uno degli appositi coloranti insapore con cui potete rendere il vostro latte viola, azzurro, o della tonalità che più vi piace. 

Calle Cárcer, 2 


PITAYA

Foto: Pitaya Málaga
Non sono una fan sfegatata della cucina tailandese (buona, ma preferisco il Mediterraneo). Tuttavia, mi hanno parlato molto bene del nuovo ristorante che porta il meglio della tradizione thai in calle compañía. Nota di dolore: ha preso il posto di un negozio di vestiti che trovavo affascinante già dal nome, #Hashtag. 

Ancora una volta, si tratta di un franchising che ha sedi in tutto il mondo e che è stato attratto da Málaga per la sua fama di destinazione gastronomica in ascesa. 


Pitaya punta sulla cucina casereccia e sulla rapidità del servizio (i piatti vengono cucinati con il wok in appena un minuto), usando ingredienti freschi e ricreando nei suoi locali l'atmosfera urbana di Bangkok. 

Calle Compañía 28 


LA MONA 


Chiunque sia del Nord Est d'Italia non potrà evitare di ridere davanti al nome di questo tapas bar "de toda la vida" che ha aperto da poco in Plaza de Capuchinos. 

Francamente, io l'avevo bollato come il classico locale di quartiere senza pretese: un posto dove andare quando proprio non hai più nulla in frigo, o quando vuoi spettegolare sui vicini. Niente più, niente meno. Le ottime recensioni in Rete, tuttavia, mi hanno incuriosita: parlano di tapas buonissime, personale gentile e prezzi bassi. 


Le (ancora poche) foto c'è da dire che invogliano...che dite?

Foto: La Mona Tapas, Wine and Beer


Plaza Capuchinos, 8


Se conoscete qualche altro locale di nuova apertura a Málaga da consigliarmi per quest'anno, illuminatemi! I commenti sono tutti per voi. 



martedì 15 gennaio 2019

Italo-Spagnola Awards 2018: conosciamo le New Entry

Mancano 10 giorni esatti alla chiusura degli Italo-Spagnola Awards 2018 e, come al solito,  l'esito non potrebbe essere più incerto. 



Al momento, le uniche categorie in cui si registra un vantaggio abbastanza importante - ma non irreversibile - di uno dei partecipanti sono "Miglior Realtà Italo-Spagnola", "Miglior Youtuber Italo-Spagnolo", "Miglior Realtà Italo-Andalusa" e "Canzone Italo-Spagnola dell'anno". 

In tutti gli altri casi, i voti ricevuti fino ad ora sono suddivisi in modo talmente equo che una sola preferenza in più o in meno potrebbe davvero fare la differenza sul risultato finale. 

Quest'anno, però, più che darvi i parziali vorrei dedicare un post alla categoria che da sempre amo di più. Quella che garantisce continuità e crescita alla comunità italo-spagnola sul web. Parlo delle New Entry, naturalmente: gli account, siti e blog aperti nell'ultimo anno che sono piombati dal nulla per ispirarci, informarci, farci sorridere o identificare. 



Ecco quelli in gara per quest'edizione:

Egness - Impara e vivi lo spagnolo




Dietro al nome di "Egness" c'è il volto sorridente di Alba, una ragazza di Siviglia che, dopo una carriera nel marketing, ha deciso di dedicarsi alla sua vera passione: insegnare lo spagnolo online agli italiani. Per riuscirci organizza lezioni private, di coppia e workshop. 

Se è candidata agli Italo-Spagnola Awards, però, è soprattutto in virtù dei contenuti scanzonati e sempre interessanti che condivide sul blog e sul canale youtube. Con lei imparerete la differenza tra por e para, ma anche le espressioni idiomatiche più curiose, le tradizioni natalizie in terra iberica o se è vero che l'alcol aiuti a parlare una lingua straniera. Non criticatele le crocchette o non vi rivolgerà più la parola. 


Spaghetti con Jamón


Arianna ("per la mamma Ari, per gli amici zzia") si definisce "digital copywriter di giorno, e digital giullare di sera". La verità è che gli oltre 5000 follower raggiunti con il suo account Instagram in appena 9 mesi, uniti ad uno dei nomi obiettivamente più azzeccati per un account italo-spagnolo, dimostrano che in quello che fa è davvero brava. Non per niente è proprio grazie alla pagina facebook di Spaghetti con Jamón se ha trovato lavoro in Spagna. A Madrid, concretamente, da dove condivide foto di estetica impeccabile unite a micro-racconti della sua vita di expat.


Questo blog fa cagare


Che Cristina vi farà morir dal ridere si capisce già dal nome che ha scelto per il suo blog. Siciliana, vive a Siviglia e racconta le sue avventure di italiana all'estero con un'ironia e una leggerezza invidiabili. Occhio, però: leggerezza tutto significa fuorchè superficialità. Al contrario: da lei imparerete che significa vivere mille vite-lampo in un paese straniero, viaggiare tra voli cancellati e mille scali; leggerete di politica, di tecniche mnemoniche, di sogni e molto altro ancora. Si vede che scrivere le piace sul serio, perché ti attacca ai suoi post con la forza d'attrazione di una calamita. A qualcuno il suo blog potrà anche far "cagare" ma, come dice lei, "leggetelo lo stesso"


Ti racconto la mia Spagna


Se mai vi chiedeste se esistono gli spin-off degli account social, "Ti racconto la mia Spagna" basterà a rispondervi di sì. Nato da una costola di "A Spasso per la Spagna" questo account Instagram raccoglie gli scatti mandati all'autrice Stefania dai follower del suoi canali social, tutti rigorosamente editati con cornice bianca e hashtag d'obbligo per una piacevole coerenza visuale. L'idea è far "vedere" ogni angolo della Penisola Iberica con gli occhi di chi c'è stato, di passaggio o per restare. Da Madrid a Barcellona, Valencia, Bilbao, o l'Andalusia c'è veramente spazio per tutti, con foto che spaziano dai panorami più classici fino alle sperimentazioni più creative


Dante Alighieri Málaga (IG)


"La Dante" - scuola di italiano a Málaga ed organizzatrice del festival del cinema italiano in città - è sbarcata su Instagram con un account in cui alterna post divulgativi di corsi ed eventi a foto di un'instancabile team e addirittura ai meme. I contenuti sono ancora pochi, ma non ho dubbi sul fatto che crescerà a breve.





Account Instagram più itagnoli di questo è obiettivamente difficile trovarne. Italian_Es condivide foto di italiani che vivono in Spagna e di paesaggi della Penisola Iberica, il tutto intercalato da gustosissime quote a misura di italiano all'estero: vi sfido a non sorridere leggendo "frasi tipiche di un italianes" come "tú no sabes nada", da pronunciarsi "Quando il tuo coinquilino spagnolo sta cucinando la carbonara con la panna". 




Ed ecco qui un altro spin-off. Creato dalla sempre attivissima Veronica di "Spagnoleggiando" , Amor Erasmus si potrebbe considerare una sorta di diario da leggere su Instagram. Ogni immagine è rigorosamente numerata, come se si trattasse del capitolo di un libro. In ciascuna si descrive un pensiero o una situazione in cui chiunque sia stato in Erasmus o abbia fatto un qualche tipo di esperienza all'estero non può non ritrovarsi. 

Veronica è italiana ma scrive in spagnolo, in omaggio al Paese in cui attualmente vive. 
Il suo è un modo decisamente diverso e innovativo di usare una piattaforma per sua propria natura legata al linguaggio visuale. 




Ricordate Mattia Pranzo? L'anno scorso era in gara agli Italo-Spagnola Awards per il suo documentario "From Milano to Tarifa". Ora ha una sua pagina Facebook dove racconta in foto e video la vita da italiano a Valencia, oltre a condividere contenuti decisamente più professionali come l'intervista a Lo Stato Sociale in occasione del tour della band in Spagna, i video-documentari delle fallas e molto altro ancora. 



Vi ricordo che potete votare i vostri siti, blog, e account social preferiti agli italo-spagnola Awards fino a Venerdì 25 Gennaio compreso. Queste sono solo le "new entry", ma le categorie in gara sono davvero tante. Date un'occhiata qui, e sostenete i vostri itagnoli preferiti. 


domenica 6 gennaio 2019

La prima cabalgata non si scorda mai (e forse neanche il "Loscón" cinese)

Passeggiare senza giubbotto il 5 di Gennaio somiglia molto alla felicità. 

"El pendrive!", mi urla dietro il tipo del tabacchino. Quello caruccio, che m'ha stampato le carte d'imbarco per un viaggio di lavoro a Barcellona. 

"Jo, gracias! Un giorno di questi lo lascerò da qualche parte, sta a vedere". 


Intanto, dall'orecchio destro, la voce di Roberta sputa fuori il passato. 



Finalmente. 



E si legge tutto, il "finalmente", sulla mia faccia da ebete. 

Per la prima volta nella mia vita sono in Spagna per l'epifania, e non vedo l'ora di viverla come una del luogo. 



Ho sempre associato queste date a una profonda ed impalpabile tristezza. 


A casa mia, nel Nord Est, la Befana non si è mai festeggiata. 

Era solo l'immagine oscura di una vecchia stronza che si porta via le feste con la scopa.  


Mia madre che toglie le luci dell'albero. 

Il gelo che piomba su un cielo prima bianco e poi scurissimo. Con la nebbia, se si voleva essere particolarmente drammatici. 

L'epifania era quasi sempre una fucina di cattive notizie, di chiamate non volute, di battute fuori luogo e di problemi da affrontare. 


Epifania, per me, voleva dire sentir parlare al tiggí dei falò accesi in tutta la Regione. Quelli che la gente, infagottata nei piumini, usa come pretesto per guardare all'insù. 

Se il fumo va da una parte, l'anno sarà buono. Altrimenti...beviti una grappa, che fai prima. 

Tutto era triste, cupo, halloweeniano



Ecco perchè avevo sempre guardato con invidia alle tradizioni iberiche. E m'incollavo, anno dopo anno, allo streaming del social di turno che mi catapultava nella luce intensa di Málaga. Dove il sole non era ancora tramontato e i Re Magi lanciavano caramelle in un tripudio di colori. "Eh ma torno presto. Torno, dai". 


Non c'era posto per la tristezza, lì. Soltanto festa, allegria, e un tripudio di colori. 

Qualcosa che, Dio Mio, sentivo mille volte più vicina a me. 

Finalmente, oggi, posso immergermici. E il cielo è di un azzurro così naif che sembra colorato da un bambino. Perchè l'Andalusia, se glielo chiedi, sa mettersi in tiro per le grandi occasioni. 

La fila è kilometrica, davanti alla pasticceria Aparicio. Oltrepassa la farmacia. Il bar all'angolo. Persino il fruttivendolo. 





C'è un signore che legge. Un altro s'è portato dietro un carrellino della spesa di dimensioni importanti. Suppongo abbia intenzione di sfamare tutto il condominio, o di uccidere un diabetico senza lasciare traccia. Va a sapere. 



Qualcuno si intrattiene in chiacchiere, apparentemente senz'alcun altro impegno per le ore a venire. 


A La Casita, poco più in là, la situazione non è molto diversa. 

Tutti vogliono il Roscón de Reyes. 



É un dolce tipico. Una sorta di ciambellone con la frutta candita che tradizionalmente si mangia per colazione il giorno in cui arrivano i Re Magi. 


All'interno vengono nascosti una fava secca e una statuina. Chi si becca la statuina, dovrà indossare la corona di carta che si trova nella confezione. Sarà il Re o la Regina della giornata. 

Chi, invece, si ritrova con il pezzo contenente la fava dovrà pagare il dolce (ma, secondo certe versioni, dopo averlo fatto avrà fortuna). 

Io lo assaggerò il giorno seguente, probabilmente nella peggior versione possibile. Comprato al supermercato, mamma mia che vergogna. 

Quello di Plaza Merced, poi, gestito dai cinesi. La tipa m'ha dato un batido di vaniglia in omaggio ("é legalo con loscón") e m'ha detto "felices Leyes" con un enorme sorriso.

Ovviamente ho messo il batido in frigo accanto alla bottiglia di Verdejo mezza aperta, e ho cominciato in automatico a cantare i Lori Meyers. 

Quella canzone. Sempre quella canzone.


Era parte della mia colonna sonora del 2018. L'ho interpretata con tutto il pathos possibile in discoteca a Capodanno. E a quanto pare ha intenzione di accompagnarmi anche per l'epifania.

"Y beberte todo ese batidoooo, acompañarlo después con vinoooo, beber hasta emborracharmeeee". 



Ma questo é un altro discorso. 

Il punto è che certe feste non sono fatte per i cinesi. Se hanno una R dentro, non é per loro. Come i mesi per gli espetos

E poi era alla panna, il Loscón. Sí, perchè a quanto pare gli spagnoli si dividono in fazioni alimentari anche in questo caso.


Tortilla con o senza cipolla. 

Gazpacho o Salmorejo. 
Roscón con o senza panna. 

Mi informano che ne esiste persino una versione con la crema e, Cristo Santo! Ora capisco il perché delle file in pasticceria. 

Voglio dire, non è che sia cattivo con la panna, eh. 

Solo, non precisamente light. 

Detta in altro modo, dopo una sola fetta credevo che non mi sarei mai alzata dalla sedia, sarei entrata in overdose glicemico, avrei avuto le allucinazioni e non avrei potuto mangiare mai più niente in tutta la mia vita. 



Sulla frutta candita, invece, vanno tutti d'accordo: odio di massa, profondo e assoluto. Eppure a me, stranamente, piaceva. 


'Somma: vi direi che sì, non c'è male, ma se volete provare un dolce spagnolo veramente BUONO, da Aparicio prendetevi le Tartas Locas. 

100% Malagueñe e, vi assicuro, deliziose. 

Oltretutto ce le hanno tutto l'anno e non dovete sorbirvi la fila. 

Comunque.

Del Roscón c'é di che andar fieri perché forse non lo sapete, ma é un dolce  itañol. 

Mi sono documentata. 

Lo inventarono i romani e con i Re Magi non c'entrava niente. Si mangiava in occasione della cosiddetta "festa dello schiavo", che si celebrava quando finiva il periodo dei lavori nei campi. Come ricompensa per chi aveva tanto faticato, si distribuivano dolci al cui interno era nascosta una fava secca. Lo schiavo che trovava la fava veniva liberato da tutti i suoi obblighi per il resto della giornata e trattato con lussi degni di un Re. 


Furono poi i francesi a portare la tradizione nel periodo natalizio, facendo del Roscón il protagonista della festa infantile "Le Roi de Fave": il bambino che trovava la fava nascosta nel dolce diventava il Re della festa. L'usanza è approdata in Spagna da lì. 

Ma torniamo al cielo azzurro del 5 Gennaio.

Al pranzo a La Campana con due compagni dell'Università che non vedevo da circa 9 anni. Al tizio che entra nella casa natale di Picasso cantando "I want it that way" dei Backstreet Boys. Alla ragazza che sta un'ora nel bagno di Starbucks quando la vescica per poco non mi esplode.

Torniamo, soprattutto, alle ragazze vestite in maschera che provano le coreografie dietro al teatro romano. Ai bimbi vestiti da angioletti che camminano con aria un po' sperduta tenendo per mano le loro madri. 



E ancora alle bancarelle coi sacchetti di carbone, alle file di sedie disposte a incorniciare il Paseo del Parque, in attesa di chi ha voluto pagare pur di godersi lo spettacolo in prima fila. 






Le famiglie iniziano a prendere posto dietro alle transenne, in un vociare emozionato di bimbi ("ya vienen los Reyeees"), fiocchi tra i capelli e odore di zucchero filato. 



Mazzi di palloncini sorretti da mani pazienti fermano il tempo e abbattono i confini. D'un tratto sono a Monfalcone, alla sfilata dei carri allegorici per il carnevale. 

Ne ho visti un paio, prima, dietro ad un cavallo con la coda vaporosa. 


C'era un veliero. Il volto di un gatto. C'erano un paio di robot. 

E voi direte: che c'entra?



Ma alla cabalgata dei Re Magi - scopro - le domande non te le devi fare. 



C'entra, perchè quello che ti sfila davanti agli occhi è un mondo costruito su misura di bambino. Ci sono ballerine sui pattini elettrici. Carrozze coloratissime e piene di luci. Ci sono i supereroi. I personaggi dei loro cartoni preferiti. C'è un dragone cinese (ahhhh ma quindi il loscón ci sta!). Una palla enorme da far rimbalzare da una parte all'altra della strada. E ancora una fata. Stelle filanti. Un pupazzo sui trampoli. I pirati. 





Non devi cercare un nesso logico, perchè nella fantasia dei più piccoli quel nesso non c'è. Di sicuro non c'era nella mia, quando avevo l'età della ragazzina che mi sgrana gli occhioni davanti. Estasiata per quello che non fatico a immaginare un sogno che diventa realtà. 

É la sua festa. La loro festa. 


Dai Salesiani fino alla panetteria La Canasta, i pompieri ("a me non tirate caramelle, tirate pompieri", ho sentito urlare ad una mamma alquanto esagitata) e persino le poste, tutti i principali enti cittadini si sono dotati di una propria carrozza o di un proprio gruppo in maschera. E tutti tirano caramelle a mani piene. 

I bambini fanno gara a chi ne prende di più. Saltano per afferrarle. Strisciano sotto le sedie per cercare quelle finite a terra. Gridano felici sventolando i loro trofei. I genitori, intanto, socializzano tra loro, aiutando i figli - propri e altrui - a riempire i sacchetti portati per l'occasione. 




C'è un trambusto assoluto, ma è un trambusto bello. 



Un trambusto creato dal padre andalusissimo che urla "venga, que ahora sale el Cristo" quando la banda coi tamburi porta ricordi di Semana Santa. Dal bimbetto dalle idee confuse che chiede se il Re con la barba bianca sia Babbo Natale. Dalla nonna che chiede alla bionda davanti se suo nipote può stare in piedi sulla sua sedia "che non vede". 


Si respira felicità. Tanto che un po', un secondo appena, nella mia solitudine mi sento fuori luogo.

Ma é solo un attimo. 



Perchè alla fine - e soltanto alla fine - arrivano le carrozze dei tre Re Magi. Tirano più caramelle di tutti gli altri, e almeno tre mi colpiscono in testa. 


Vedete: quello che nessuno vi dice sulle caramelle è che, se lanciate a tutta forza da un signore con la parrucca, possono trasformarsi in veri e propri proiettili. 



Dio, che male. Mannaggia anche a los Leyes Magos.