lunedì 30 maggio 2016

DECEEEEEMPIOOOONS


Spero abbiate letto il titolo cantando, altrimenti ho già fallito.  

Prima di giustificarlo con dei contenuti credo, però, di dovervi qualche scusa. Negli ultimi giorni sono stata letteralmente inghiottita da un nuovo progetto. Niente romanzi, non v'emozionate. Anche se è sempre variamente curioso constatare come l'obbligo di scrivere su un argomento - per quanto entusiasmante - accenda in me la voglia di trattarne altri mille. Roba da psicopatici, vi giuro. Tipo che le scadenze mi impongono di concentrarmi sui Mariachi giapponesi (?) e a me vengono le idee per un saggio sull'evoluzione dei lombrichi croati (?!). 
Comunque. Mentre mettevo la vita in stand by sospirando nostalgie per terre lontane (cioè: rimandavo la prenotazione di un albergo a Madrid per scrivere di Málaga) pare che attorno a me siano successe delle cose.

Tipo la finale di Champions League, con i coriandoli del colore sbagliato e un altissimo tasso di itagnolità. Ho iniziato ad esaltarmici alla vigilia, complici le prime dirette su Periscope. Il vibrato del cellulare in modalità silenziosa, stranamente simile a una serie di rutti, mi restituiva immagini della Puerta del Sol. Era gremita che manco a Capodanno, il cielo di un blu quasi finto sopra al cartellone del Tío Pepe. Giornalisti schierati in una fila ordinata. La cronaca accurata dello staff di Twitter Spagna. Il tizio che si dimena sullo sfondo scattandosi selfie. C'era qualcosa di elettrico, nell'aria. Si percepiva anche da lì. Mi riportava indietro, a quella volta che il derby madrileño aveva valenza uguale in diversa cornice. E io c'ero, ad asserire che sì, Madrid es de Champions, mentre salivo a testa bassa i gradini del metro.

Questa volta, invece delle due maxi-maglie, era stata organizzata una specie di sfida: cinguettavi il supporto alla tua squadra con l'hashtag appropriato e, se vincevi, l'edificio davanti al kilómetro cero si sarebbe illuminato con i tuoi colori. Rosso e bianco, alla fine. Almeno lì. Piccola ma coreografica soddisfazione alla Madrid colchonera per cui gran parte degli italiani sembrava parteggiare. Me compresa, lo devo ammettere. Perchè, quasi fosse una specie di prova generale degli Europei, la sfida aveva risvegliato del tutto la mia anima da Ultrà. 



Screenshot da Periscope


Immaginavo Milano, con le strade prese d'assalto dagli spagnoli, il suono di quella parlata a farsi colonna sonora dei bar e delle strade.  Le comunicazioni degli enti turistici, i messaggi sui social, tutto puntava sulla connessione tra la Spagna e l'Italia. E io, d'un tratto, avrei tantissimo voluto essere là. 

Italospagnolismo via "Comune di Milano" su Twitter
Immaginate, quindi, come posso aver reagito quando ho saputo di David Otero. 
David, già. Mio Dio. David.
Tra le cose che sono successe, mentre io ero china su una tastiera, c'è stata anche l'uscita del suo nuovo singolo. Ritmato e travolgente al punto che si potrebbe brevettare come rimedio istantaneo all'infelicità. Talmente orecchiabile da essere fastidioso. Di quelle canzoni che ti si insinuano in testa sin dal primo ascolto e non ti mollano più.





Tifa (sigh!) Real Madrid, David Otero. E quello stesso pomeriggio, di diretta su Periscope, ne aveva fatta una pure lui. "Domani suonerò a Milano", e ho avuto un micro-infarto. maperdincibacconnaggiaalui, ma dillo prima. Invece no, la cattiveria. Mi costringi a promozioni in extremis, infiniti "andateci" e almeno  il doppio di  "ma uffa" mentre all'una e trenta di un pomeriggio qualsiasi, alla fan zone della squadra sbagliata, un frammento del Canto del Loco corona il mio sogno di sempre. Forse non saprò mai come sia andato quel live. Mi dovrò accontentare di una foto dallo stadio con "campeones!" come didascalia, di una serie di cuoricini non troppo esplicativi su Twitter (love you too, David, ma dime algo, tío!) e dell'ipotesi remota di qualche milanese di passaggio che ora stia canticchiando "una vez má-ááás o doos" in giro per la città. La vita sa essere crudele. 




Una foto pubblicata da David Otero (@davidoteromusic) in data:

sabato 21 maggio 2016

Las Ganas.


Non è mai solo una canzone. Non con lui. 

Passano gli anni, ma l'uscita di un singolo di Dani Martín è ancora per me una specie di evento epocale. É come se lo caricassi della responsabilità ingrata di scandirmi le fasi della vita. Come se a ispessire quella voce fosse in realtà il peso dei ricordi che porta con sé. 



Premere play è inspirare odore di mare e d'asfalto, gravido di pioggia appena scesa e di speranze da stracciare. É il fading involontario delle conversazioni mentre ti addormenti su una macchina non tua. I sacchi a pelo lasciati (lanciati!) su una sedia in aeroporto. Le luci di Barcellona. La consistenza umida dell'afa sulla pelle in qualche paesino della Spagna, Costa Est. E "vaffanculo", in italiano. Una porta che sbatte. I segni delle transenne, violacei, sui gomiti. "Dormi un po', facciamo a tempo". Il dolore al collo. Le hall degli alberghi a cinque stelle. Gli accordi di una chitarra, un po' pic nic, un po' falò. Quella volta che alle quattro del mattino (ahahaha) mi girava il mondo attorno alla vodka lemon. "Ma chi aspettano?" "Me!". Lo sguardo perplesso di un taxista. Dormire in quattro in una stanza doppia. Il vissuto pop più rock and roll di sempre. Al gusto di crema solare, di panini con la tortilla, di lacrime salate e notti di Luna piena. 

E poi eccomi qui, di nuovo. Io che avevo affidato all'avanti veloce il compito di spazzare via ogni delusione dall'iPod. Io che ho scoperto in suggestioni d'America che la musica è più bella quando è musica e basta. Senza gli abbracci e l'influenza e l'ossessione e le dicerie e le malevolenze e i regali e le porte sul retro e i cartonati e i tweet senza risposta e gli urli delle ragazzine e le lettere alla Sony e l'infinita- Dio, tremenda!- stanchezza che subentra alla passione in un porto di Gandía. Quando dici "basta". Punto a capo. Cammino altrove. E il fardello dei tuoi trent'anni diventa di colpo più pesante di tutto il groviglio degli istanti passati.

Lo diceva anche lui, in qualche intervista: "Al final, sólo quedarán canciones".
E voglio davvero credere che sia così, mentre ascolto Las Ganas.

É uscita ieri, anteprima del nuovo disco registrato ad Abbey Road. 

Ché non avevo potuto fare a meno di pensarci, a quel mattino di Málaga. A un cd che passa dalle mie mani alle sue, alla conversazione che ne era seguita. Quello stesso studio. Un documentario. Le canzoni della band che non esiste più. M'era venuto da sorridere. Il piano. L'orchestra. Le strisce pedonali. Io che anche quella volta avevo sentito l'esigenza di mettere distanze tra me e la musica che ascoltavo, solo per riprendere ad amarla come prima.
Forse dovrei semplicemente smetterla di vedere segni dappertutto. Perchè di Las Ganas quel che davvero conta va al di là del modo in cui l'ho ascoltata. Quasi in apnea. Col sospirone finale, sonoro, in cui tutti quei ricordi, d'improvviso, sono al contempo usciti, tornati e andati via. 

Chiamatela catarsi. Chiamatelo deja vù.

Ma le chitarre, in quel brano, ricordano El Canto del Loco. Sono, di nuovo, il mix di sound internazionale e lingua spagnola che mi aveva conquistata e cambiata per sempre in quel lontano 2006. Sono passati dieci anni. Dieci anni esatti, di tutto e di niente. E, proprio, mentre penso di tornare in Spagna, un live di Periscope dichiara più plausibile addirittura un duetto col cugino.

Ci vedo dentro dei segni perchè tutto sta cominciando a somigliare troppo alla trama di uno dei miei tanti libri mai scritti. Pensato e basta, perchè non sono mai stata in grado di inventarmi un finale. Ma in fondo non importa. Alla fine resteranno solo canzoni, anche se solo canzoni non saranno mai. E saranno, invece, punti fermi nel cambiamento continuo della mia vita. Rassicuranti dentro ogni paranoia. Belle come Las Ganas (ma anche come dibujas, l'altro brano svelato appena ieri, più morbido e imbevuto di Madrid). Intense come l'esigenza che ho, e forse avrò sempre, di farle ascoltare anche a voi. 

E quindi bentornato, Dani Martín. 


La Voglia
Dani Martín 

Cade il soffitto,

non riesco a respirare.
Cosa avremo fatto perchè tutto andasse storto?

Si sono disfatti il cielo e la casa
E quello che c'è dentro non si è potuto salvare. 



E dove andrà a finire tutta la voglia di amarci ancora? 

Se l'è portata via la nostra voglia di volare. 
E dove andrà a finire tutta la voglia di lottare ancora?

Si brucerà con l'ambizione. 

E me lo sento, che farà ancora più male.
E i ricordi incendiano il luogo, 

continuano a bruciare, non smettono di portare via tutto

Credo che il tempo non li voglia spegnere. 


E dove andrà a finire tutta la voglia di amarci ancora? 
Se l'è portata via la nostra voglia di volare. 
E dove andrà a finire tutta la voglia di lottare ancora?
Si brucerà con l'ambizione. 


E lasceremo che scappino altri momenti, 


sempre cercando di fare in modo che ci sia altra luce dopo la luce. 
E lasceremo che vincano tante paure, 


e la realtà è che mi sveglio e non ci sei tu. 


E dove andrà a finire tutta la voglia di amarci ancora? 
Se l'è portata via la nostra voglia di volare. 
E dove andrà a finire tutta la voglia di lottare ancora?
Si brucerà con l'ambizione. 


domenica 15 maggio 2016

Il momento più italo-spagnolo dell'Eurovision


L'Eurovision dovrebbe promuovere la fratellanza tra i popoli e, foss'anche in modo parziale, quest'anno ci è riuscito eccome. L'ho capito nel momento del conteggio dei voti, quando una formula più complicata di un'equazione quantistica (no, davvero: voi c'avete capito qualcosa?) ha chiarito una volta per tutte quali siano le vere dinamiche dei rapporti internazionali. E cioè, fondamentalmente, che Italia e Spagna si amano da morire. 

Ma facciamo un passo indietro. La competizione, come ormai saprete, l'ha vinta l'Ucraina. Un trionfo che il sottotesto politico ci ha messo pochissimo a far diventare un caso. Curioso che il testa a testa finale sia stato proprio tra lei e il concorrente russo. Una lotta all'ultimo respiro per riuscire a superare l'outsider Australia - quella che sì, abbiamo capito, con l'Europa non c'entra, ma ora potete anche smetterla di fare tutti la stessa battuta. 

Quando Jamala ha ricantato per l'ultima volta la sua canzone anti-russa ho pensato che sarebbe bello se le guerre si combattessero così. Su un palcoscenico, a colpi di note e televoto. Con la vittoria ridotta ad un trofeo e la sconfitta a un volto deluso.

Foto: IlCorriere.it
Forse è anche per questo, se l'Eurovision piace. Perchè ti induce a credere in un mondo parallelo, utopico, fatto di pailettes e patriottismi inaspettati. Un mondo in cui tutti ci sentiamo improvvisamente uniti nel tifare Michielin anche se non abbiamo mai comprato un suo disco  in vita nostra - ma poi perchè quella scenografia vegana? E che c'entra il laghetto incantato?
Foto: Ilfattoquotidiano.it

La Michielin alla finale di Eurovision, secondo Twitter.

Un mondo in cui la Francia si riscopre amica nel regalarci i suoi voti, la Croazia si veste da paralume ad una festa di Halloween e gli effetti per l'esibizione della Georgia ci fanno sentire tutti come se avessimo preso una pasticca di ecstasy.

Il look sobrio della concorrente croata (fonte: BBC/ Buzzfeed España) 


E poi arriva gente improbabile tipo il rappresentante della giuria islandese, che annuncia il verdetto nazionale con un cane in braccio perchè... insomma, perchè no? Oppure la tizia del peso lordo di 1,5 kili che, in diretta dall'alba di Sidney, scambia tagliatelle crude per una collana.

Tra l'altro quello delle tagliatelle è stato forse l'unico intervento valido dei commentatori nostrani, evidentemente mandati a Stoccolma con il preciso intento di farci venire il mal di testa. Insomma, che bisogno c'era di divagare continuamente invece di limitarsi a tradurre quello che si sono impegnati a dire a tutt'Europa i conduttori svedesi? Senza contare che, da adolescente fanatica degli Alcazar e post-adolescente che ascoltava i Mando Diao, il siparietto sulla storia della musica locale l'avrei davvero voluto sentire.

Ma si diceva dell'amore tra Italia e Spagna. Si diceva di Barei, la sconosciuta rappresentante iberica che, scaraventandosi a pancia in giù sul palco, ha fatto preoccupare mezzo Continente in due secondi di stacco su nero.

Fonte BBC/Buzzfeed España




I bookmakers la davano tra i favoriti, a esibizioni concluse. Eppure, nessuno delle giurie sembrava essere d'accordo. All'apice della delusione, gli unici a regalarle il massimo dei punti siamo stati proprio noi italiani.

Fonte: eurofestivalnews.com




Da Twitter, la gratitudine di un popolo non è tardata ad arrivare. Hanno tirato in ballo la Carrà, gli Erasmus, persino Banderas. Tutto con una sola morale: siamo gli unici alleati, nella buona e nella cattiva sorte. Ci vogliono bene, bella Italia, nonostante lo sport e gli esemplari più machos che gli rimorchiano le donne sulle spiagge in estate.

Ho raccolto qui sotto alcuni dei cinguettii più rappresentativi, a chiara dimostrazione che quest'edizione dell'Eurovision è stata a suo modo meravigliosamente italo-spagnola (tra l'altro, alla maggior parte degli spagnoli pare sia piaciuta anche molto la canzone della Michielin). 













mercoledì 11 maggio 2016

Le canzoni dell'Eurofestival raccontate con le GIF



É una macchina del tempo, l'Eurovision Song Contest (per gli amici Eurofestival, per gli amicissimi ESC). Sali a bordo e ti ritrovi catapultato in uno show televisivo degli anni '80. Tutto ballerini, lustrini, sonorità dance e scenografie da attacco epilettico. Talmente kitsch che non puoi fare a meno di restarne invischiato. E infatti, manco a dirlo, ne sto seguendo gli sviluppi con lo stesso trasporto di un tifoso di calcio con la squadra del cuore in finale di Champions League.

Il fatto è che la finale (appunto!) si avvicina. Così, dopo aver dettagliatamente commentato i look sfoggiati dai concorrenti nei videoclip dei brani in gara, mi è sembrato giusto e doveroso riassumerne le canzoni in gif. Beh, non tutte, ché sarebbero state - come dire - tantine. Più che altro mi sono limitata alle finaliste "raccomandate": quelle che, ospitando o avendo fondato il contest, non hanno bisogno di passare per lo scoglio delle semifinali. Poi (siccome erano - come dire - pochine) ci ho aggiunto anche un paio di altri pezzi che per vari motivi si sono guadagnati il mio surplus di attenzione.

A proposito: se per caso foste curiosi di scoprire quali siano i miei brani preferiti, li ho raccolti in una playlist qui.


CANZONI FINALISTE "RACCOMANDATE":



- [Svezia] Frans - If I were sorry

Il testo della canzone di Frans si può riassumere così: se fosse dispiaciuto farebbe un sacco di robe melodrammatiche. SE. Solo che non gliene frega un cassius. Ma proprio così, della vita, in generale.







Qui sotto trovate la mia esatta valutazione critica della canzone del francese. 



















Daje Francé, facce vince l'Eurofestival! Michielin una di noi! Michielin una di noi!









Ma come fai a prestare attenzione alla canzone quando una si presenta sul palco conciata come Sailor Moon? Dai. 










É così bella la lingua spagnola. Musicale. Passionale. Dolce. Cioè, l'inglese? Davvero? Mapperchè?!










Ah, la tenerezza. I ragazzini che piacciono alle ragazzine. Le frangette dritte. Quest'improvviso sentirsi una signora decrepita. 





LE MIE MENZIONI SPECIALI: 


- [Australia] Dami Im - Sound of Silence

La mia canzone preferita di quest'edizione dell'EUROFESTIVAL è quella dell'AUSTRALIA.












- [Grecia] Argo - Utopian Land

Nel video ufficiale apprezziamo tizio a dorso nudo barba-munito che corre in ambientazioni epiche, sotto La luna piena, con sonorità folcloristiche di fondo e l'incondizionato favore degli Dei dell'Olimpo. Mapperchè li avete eliminati?!




- [Cipro] Minus One - Alter Ego 

Così vi voglio, brutti e cattivi! #GoCipro! 




Le vostre preferite quali sono? 

venerdì 6 maggio 2016

Bar in cui scrivere un libro a Málaga

Stereotipi. Preconcetti. Pose. Chiamateli come volete. 
Resta il fatto che, se ci chiedono di immaginare uno scrittore, ce lo figuriamo quasi sempre al bar. Un posto figo, con l'atmosfera giusta. Uno di quelli costruiti per passarci le giornate e veder scorrere via la vita. La luce cambia, riflessa da una vetrata sul tavolino all'angolo. Prima innocua e definita. I caffè veloci al banco. Le mamme coi passeggini. Poi sempre più intensa. Dialoghi e look informali-ma-non-troppo dei colloqui di lavoro per qualche startup. Poi Insopportabile. I panini. Le insalate. L'odore di cibo che impregna l'aria. Scusa, cameriere! La frenesia. Il tintinnio dei bicchieri. Impossibile concentrarsi. Via via più tenue. I gruppi di universitari, il suono delle risate. Rossastra. Qualche coppietta ancora impacciata ai primi incontri. Più gesti che parole. Lampadine che si accendono. Un bianco o un giallo che, in ogni caso, non esiste in natura. Giacche e cravatte, birre del dopo lavoro. Ed è lì che capisci che è ora di andare.
In quei posti i camerieri non sono insofferenti. Li lasciano lì, gli scrittori. Nel posto in cui si sono abituati a saperli. Alleati e complici dell'osservare senza essere osservati. E pazienza se il conto, a volte, non lo pagano neppure.
Tutta fantasia? Può darsi. Eppure, per alimentarla, basta seguire qualche autore su Instagram. Vedi Tommy Wallach, una delle mie più recenti scoperte, il cui feed sembra quasi un catalogo delle caffetterie americane. Ma di esempi ce ne sarebbero a decine, da ogni angolo del globo. E francamente non lo so, se davvero in quei bar producano qualcosa. Però è bello - ammettiamolo - dare di sè un'immagine bohemienne. Sostituire le macchine da scrivere ai portatili, i café letterari agli Starbucks, giustificare la creatività a suon di vino e caffeina giusto perchè l'assenzio pare brutto. Sentirsi, in virtù di tutto questo, destinati anche per un solo attimo a cambiare il mondo di parole. Ora: siccome tra i miei progetti più prossimi c'è quello di ri-trasferirmi a Málaga e tra quelli meno prossimi quello di scrivere finalmente un altro libro, ho fatto una selezione dei locali cittadini secondo me più adatti allo scopo. I requisiti? Come sopra: atmosfera affascinante, tranquillità, e naturalmente il wifi gratuito. Un po' per le eventuali ricerche da fare online; un po' per controllare le mail di tanto in tanto. Ma, soprattutto, perchè che senso avrebbe fare lo scrittore figo se poi non ne instagrammi le prove? Scherzi a parte, echadles un vistazo: possono tornare utili anche a chi lavora da freelance!
1. Café con Libros 



Che è il posto perfetto lo dice già il nome. Se ogni bravo scrittore è innanzitutto un avido lettore, qui restare a corto di ispirazione è impossibile. I libri sono ovunque, a scopo sia decorativo che di consultazione. Potete prenderli e leggerli liberamente mentre sorseggiate il vostro caffè accomodati sul divano all'interno, o vi godete il sole sui tavolini all'aperto in Plaza de La Merced. Lo immagino perfetto per: fantasy, gialli e romanzi d'avventura.

Plaza de la Merced, 19, 29012 Málaga. 2. Recyclo Bike café



Qui i più hipster potrebbero impazzire. Imperdibile sicuramente per l’arredamento, con le bici appese al soffitto, ma anche per i succhi di frutta naturali, gli smoothies a base di verdura, e le colazioni con un’ampia varietà di opzioni vegetariane e vegane. Altamente instagrammabile e blogger-friendly: urge imporsi di finire almeno il paragrafo prima di scattare a tutto spiano.
Lo immagino perfetto per: guide di viaggio, biografie musicali, cataloghi d'arte e tesi.
Calle Marqués Villafiel, 4, 29005 Málaga.
3. Dulces Dreams



Questa piccola caffetteria e coffee-shop sottostante un Hotel Boutique merita una visita per le sue squisite torte fatte in casa. L'ambiente, tutto giocato sui toni del bianco, è minimal e sofisticato. C'è anche una terrazza con vista panoramica. Lo immagino perfetto per: romanzi rosa e chick lit.
Plaza de los Mártires Ciriaco y Paula, 6, 29008 Málaga.

Buon best-seller a tutti! E, se trovate altri posti in cui diventare i nuovi Hemingway, non scordatevi di farmelo sapere! 

lunedì 2 maggio 2016

58 curiosità che non sapevate sulla Spagna


Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un post per me letteralmente impossibile da ignorare. L'aveva pubblicato la versione iberica di BuzzFeed, e s'intitolava "58 Curiosidades sobre España que seguramente no conocías". Sembrava una sfida. "Tzé, figuriamoci", avrebbe detto un italo-spagnolo un po' troppo sicuro di sè. "Voglio proprio vedere se è vero", ho pensato invece io, con la mia malcelata indole competitiva. Ebbene, indovinate? Era vero. Era vero eccome, accidenti a loro!

Per questo ho pensato di tradurre quella lista in italiano. Insomma, andrà tutto a beneficio della vostra cultura generale, della vostra curiosità, e - soprattutto - della splendida figura che farete snocciolando chicche poco note a prossima volta che vi troverete con gli amici al bar.

Non ringraziate me. Ringraziate Beatriz Serrano. 



58 CURIOSITÁ SULLA SPAGNA CHE SICURAMENTE NON CONOSCEVI

Foto via: BuzzFeed España




1. Nella lingua spagnola c'è una parola che esiste a livello grammaticale e si può pronunciare, ma non scrivere. Per questo non possiamo dirvi qual è. (Ndt: è "salle", imperativo di "salirle": la forma scritta imporrebbe ad un ispanoablante di dire"saglie", mentre la pronuncia corretta è sal-le) 

2. Hanno avuto tre re minori di 10 anni: Carlos IIIsabel II e Alfonso XIII.
3. La Spagna è il primo Paese al mondo per accettazione dell'omosessualità, con appena un un 6% della popolazione che la ritiene "moralmente inaccettabile". 4. Nonostante lo stereotipo, il 58,6% degli spagnoli afferma di non fare mai la siesta. 

5. La Spagna è il terzo Paese più visitato al mondo, superato solo da Francia e Stati Uniti. 


6. La tortilla francesa (la classica frittata fatta solo con le uova, NDT) è nata in Spagna: durante la Guerra d'Indipendenza e l'assedio di Cadiz, essendoci scarsità di beni alimentari, gli spagnoli cominciarono a fare la tortilla senza le patate, e da qual momento le è rimasto il nome di "la tortilla di quando c'erano i francesi", abbreviato poi in "tortilla francesa". Ed ecco perchè uno dei meme più diffusi su Internet è sbagliato per almeno due ragioni (NDT)






7. Il ristorante più caro del mondo è ad Ibiza, si chiama Sublimotion e la cena costa 1.700 euro a persona.
8. Hanno un bar ogni 169 abitanti. 
9. Cádiz è la città più antica d'Europa. Si dice sia stata fondata 80 anni dopo la guerra di Troia. 
10. Il simbolo del dollaro ($) è un'invenzione spagnola, nata come evoluzione dell'abbreviazione Ps (peso, piastras, o pezzi da otto). NDT: in Spagna "Ps" non ha infatti il nostro significato di "Post Scriptum", che per loro è Post Data, ovvero PD.11. L'alfabeto iberico ha perso 2 lettere nel 2010, anche se fonti vicine alla vittima affermano che l'ha superato. NDT: si trattava del ch e del ll, che continuano ad esistere come fonemi ma non sono più considerate lettere a sè.
12. Hanno quasi tanti aeroporti quante province. Sono 48 in totale. 
13. Il 7 Dicembre 1969 Ángela Ruíz Robles, una signora della Galizia, ha inventato la cosiddetta ‘Enciclopedia Mecánica’, considerata oggi il primo prototipo di ebook. 
14. La frutta più consumata è l'arancia. Naturalmente, non poteva certo essere la pera. 
15. Il "Menú del día" è stato un'invenzione di Franco, promulgato dal Ministero di Informazione e Turismo negli anni '60 con il fine di promuovere la gastronomia locale. 
16. 30.000 anni fa, in Spagna faceva freddo quanto in Danimarca.
17. Il 74% degli spagnoli fa sesso (almeno) una volta alla settimana. Questo li colloca  all'ottavo posto nel mondo per frequenza dell'attività sessuale. 
18. Alla famiglia Reale sono stati riservati i numeri dal 10 al 99 dei documenti nazionali d'identità, anche se il numero 13 è stato annullato per superstizione. 
19. Non è vero che uno scoiattolo  avrebbe potuto attraversare la Spagna saltando da un albero all'altro.
Gif via: BBC
20. Il Re che è durato meno in tutta la Spagna ha tenuto la corona per sei mesi e 12 giorni. Non vi suonerà famigliare, ma si chiamava Luis I de Borbón.
21. Querétaro, nome di una città messicana che significa "isola delle salamandre blu" è stata scelta nel 2011 parola più bella della lingua spagnola. 
22. I kilometri di costa che hanno in Spagna (7.905), sono quasi l'equivalente di un viaggio andata e ritorno Madrid-Mosca (4.096,7 km).
23. Sono il Paese d'Europa che consuma più cocaina. 

24. Bevono 11,2 litri di alcol puro per persona all'anno, che è quasi il doppio della media mondiale (6,2).
25. Un gruppo di spagnoli è stato il primo ad entrare nella Francia occupata per liberarla dai nazisti.
26. Gli spagnoli sono al primo posto per donazione di organi. 

27. Manolo Prieto, autore del mitico "toro di Osborne" ,oggi universalmente considerato simbolo di Spagna (NDT), militava nel partito comunista.  



Foto via: Brandemia.org


28. Sono invenzioni spagnole il mocio, il chupa chups, il sottomarino, il calcio balilla e la calcolatrice digitale. 
29. Si attribuisce a Doña Baldomera, figlia di Mariano José de Larra, anche l'invenzione del marketing piramidale a fine 1800. 
30. Secondo il  Libro dei Guinnessin Spagna hanno il mortaio più grande del mondo (3,29 metri di altezza e 3,07 di diametro) e la tazza più grande (4,73 metri di larghezza e 0,85 di diametro), costruiti entrambi nel Comune di Macael (Almería).
31. Hanno anche il record per il  “maggior numero di persone che fa una bolla con il chewing gum nello stesso momento", che non è male.32. Ci sono 44 posti in Spagna che sono stati dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, il che li situa al terzo posto dei Paesi con più meraviglie da visitare nel mondo. 
33. L'Alhambra di Granada è il luogo più visitato di Spagna. 
34. Hanno un buon numero di musei strani, come ad esempio il Museo delle microminiature a Guadalest (Alicante) o il Parque de la Vida a Luarca (Asturias) che vanta un totale di nove calamari giganti. 
35. I nomi più popolari in Spagna sono Antonio, José, Manuel, Francisco e Juan per i ragazzi e María Carmen, María, Carmen, Josefa e Isabel per le donne, secondo dati dell'INE.
36. Il terremoto di maggior intensità su suolo iberico ha avuto luogo a Torrevieja (Alicante), il 21 Marzo 1829.  Un 6,6 della scala Richter.  
37. La Biblioteca Nacional di Spagna contiene circa venti milioni di volumi. 
38. Con 14 giornate festive all'anno, sono uno dei Paesi con più giorni non lavorativi in Europa. 
39. L'inquisizione bruciò un totale di 59 "streghe" in Spagna. 
40. La prima medaglia vinta dalla Spagna alle Olimpiadi è stata conquistata dalla coppia di cesta-punta (disciplina basca, NDT) formata da José de Amézola e Francisco Villota a Parigi nel 1900. 
41. La Spagna è uno dei Paesi europei con minor tasso di suicidi.
42. Esistono prove del fatto che 800.000 anni fa, ad Atapuerca, si praticava il cannibalismo. 

43. Le grotte di Altamira e El Castillo ospitano l'arte paleolitica più antica d'Europa. 
44. Gli spagnoli sono leader mondiali di scaricamento di contenuto protetto dal diritto d'autore. 
45. Le donne spagnole hanno potuto votare per la prima volta nel 1933. 
46. Amancio Ortega, l'uomo più ricco di Spagna e secondo uomo più ricco del mondo, guadagna  2.5 milioni di euro al giorno.
47. Il gazpacho, la sopa de ajo e il cocido sono i tre piatti più antichi di Spagna.  
48. Secondo una ricerca pubblicata sulla  rivista Journal of Epidemiology & Community Health, gli abitanti del nord di Spagna, così come quelli di Salamanca e Madrid, vivono più a lungo di quelli del sud.  
49. In Spagna puoi ricevere fino a 100 euro di multa se guidi con la mano o con il braccio fuori dal finestrino.  
50. La tradizione di mangiare dodici chicchi d'uva a mezzanotte l'ultimo dell'anno ha avuto origine nel 1909, quando ci fu un raccolto con una grande eccedenza e si decise di creare le "12 uvas de la suerte" per smaltirla.
51. Prima che esistesse Instagram, las "vieiras" (conchiglie) erano la prova inconfutabile che portavano i pellegrini per dimostrare che avevano fatto il camino de Santiago, ragion per cui nel Medioevo ci fu un “traffico di conchiglie" che la Chiesa dovette proibire.
Foto via: buenperegrino.com
52. La prima estrazione della Lotteria Nazionale ebbe luogo a Cádiz nel 1812. L'intenzione era quella di aumentare le entrate del Tesoro Pubblico senza dover aumentare le tasse ai cittadini.
53. La maionese si inventò a Mahón (Menorca). La leggenda racconta che quando Armand Jessi du Plessi, cardinale e duca di Richelieu (1585-1642) arrivò sulle coste isolane pretese di mangiare qualcosa e, dal momento che non c'era nulla di pronto, un cuoco mescolò vari ingredienti fino a dar loro consistenza...e da lì nacque la magia. 
54. Morire costa meno a Gran Canaria  (circa 2.600 euro) piuttosto che a Barcelona (circa 6.400). Pensateci
55. In Spagna si contano 8 premi Nobel, 7,5 se si considera  la doppia nazionalità di Mario Vargas Llosa.56. La lunghezza media del pene degli spagnoli è tra i 13,5 e i 14,8 cm
57. Secondo un sondaggio realizzato dal  World Values Survey a livello mondiale, la Spagna è tra i Paesi più tolleranti: solo il 10% degli intervistati sarebbe disturbata dall'idea di avere un vicino di un'altra razza.  
58. Fidel Pagés, medico militare spagnolo, fu lo scopritore dell'anestesia epidurale.