venerdì 27 febbraio 2015

Smoke + Mirrors

Qualche settimana fa mi sono imbattuta in un mio vecchio post. Parlava di Dani Martín. Degli effetti che mi faceva ascoltare il suo album omonimo, allora nuovissimo, seduta sui sedili di un interregionale. "Disco-Droga": così lo definivo. Con un connubio di sostantivi che ben si presta a fare da categoria. Inglobava, già allora, ben più di quelle dodici o diciannove tracce. Aveva a che fare con il primo ascolto di Zapatillas. Con Siamo Morti a Vent'anni. Con Bagus. Con i The Fun. Con gli Oasis. Con gli Estopa. Aveva a che fare con tutti quegli album che, per qualche motivo difficilmente analizzabile, riescono a connettersi con te. Quelli che ti entrano dentro. Che ti spazzano via. Che ti iniettano sostanze nel cuore. Quelli che, nel tempo intercorso tra il play e lo stop, sanno strapparti letteralmente via da te. Quei dischi sono viaggi. Viaggi veri, bellissimi, e - ahimè- fin troppo rari. Per cui lo so, che Smoke+Mirrors degli Imagine Dragons non è né italiano né spagnolo. Che non c'entra niente con le tematiche del blog. Con quello che nel marketing si definisce "target". Pazienza. So solo che ho trovato un nuovo disco-droga. Ed ho davvero l'esigenza di riuscirvene a parlare. 




Mi ero già innamorata - lo sapete - del precedente Night Visions. In questo atteso seguito, però, la varietà di sound si fa decisamente maggiore. É più sperimentale, in certi casi. Più eterogeneo nelle sue tante piccole, meravigliose, pieghe. Pesa, lo strascico di un successo che da un giorno all'altro ha trasformato una band sconosciuta che suonava nei casinò di Las Vegas nella "Priorità Globale" (se Rolling Stone non mente!) dell'etichetta Universal. Lo senti nella cura degli arrangiamenti. Lo noti nel dispendio di mezzi e risorse usato per la promozione. E l'avverti nei testi, persino. Dove, per quel poco che il mio inglese arrugginito mi consente di capire, caos, insicurezze e difficoltà si alternano costanti. E regna un clima generale che sa di pentimento , di dispiacere nei confronti degli affetti più cari, con la parola "sorry" in lizza per il trofeo alla più ripetuta. 

"Le parole raccontano la storia della mia vita" - scrive Dan Reynolds, frontman e autore dei testi, in una lettera ai fan su Tumblr (qui la versione integrale tradotta) - "I miei pensieri. Le mie paure. Le mie ansie. Le mie gioie. I miei amori. I miei difetti. Ho scritto  [Smoke+Mirrors] con la speranza che qualcuno si metta le cuffie tardi la notte e provi qualcosa mentre lo ascolta. L'ho scritto perché la musica ha dato forma alla mia vita. Mi ha riempito di coraggio quando ho avuto paura. Mi ha riempito di vita quando mi son sentito solo. Mi ha parlato in un modo in cui nessuna conversazione ha mai fatto. Non sono mai stato un "genere" alle superiori. Non mi sono mai sentito adatto ad un genere. Frequentavo ogni tipo di persona. Chiunque mi volesse. Ero semplicemente me. Dan. [...] E così è con gli Imagine Dragons. Non siamo un genere. Siamo una band che ha un messaggio in cui crede. Creiamo musica che ci riempie di gioia e ci aiuta a sentirci meno persi nel mondo. E' onesta. E' reale per noi. Non stiamo cercando di essere fighi. Non stiamo cercando di essere altro se non noi stessi."
E continua: "Spero che vi sediate una sera tranquilla ad ascoltare questo album con un sorriso sul volto. Forse anche in lacrime, ad un certo punto. Spero che ci sentirete dentro il nostro cuore. Spero che si connetta al vostro. Spero che vi sentiate meno soli al mondo. Spero che vi sentiate un po' più coraggiosi. Spero che vi sentiate bene nel lasciarvi andare un po'".


Ecco. Per quanto mi riguarda, la speranza può dirsi esaudita. 


Quindi non è facile, scegliere le canzoni con cui presentare tutto ciò a chi ancora non l'ha ascoltato. Il problema, con i dischi- droga, è che le preferite cambiano a ogni play. Voglio provarci, però. Sperando quanto meno di incuriosirvi con un campionario esaustivo.

SMOKE + MIRRORS - MY TOP 5: 

1. GOLD. Non mi è ancora ben chiaro se sia stata un singolo in qualche angolo del mondo. Di sicuro ha un videoclip, anche molto bello. Minimale. Con le luci usate a sottolineare le parti salienti del testo. Gold è la storia di Re Mida applicata al mondo del moderno Show-biz. Di chi ti puoi fidare, quando tutto quel che tocchi si trasforma in oro? 






2. SMOKE AND MIRRORS. Quando un pezzo dà il nome all'album, non può che essere il suo miglior biglietto da visita. La title track, sin dal primo ascolto, è forse in assoluto la mia preferita. Struggente. In certi passaggi anche un po' "Coldplay". Meravigliosa. 






3. TROUBLE. Uno di quei brani che ti si incollano in testa. Da fischiettarsi dentro come un mantra, per affrontare la vita nel più rilassato dei modi. Ché di problemi, in fondo, chi ne vuole?





4. I'M SO SORRY. A giudicare dai social network è tra le più amate dai fan di tutto il mondo. Il tono di voce con cui esplode il ritornello mi sembra quasi deformare acusticamente la dichiarazione in una sorta di spazientita presa in giro. In più di un'occasione ho pensato di tagliarla e usarla come meme sonoro per quando, dispiaciuto, non lo sei affatto. Ma io, si sa, non sono mica normale. 






5. WARRIORS. Il brano che chiude la Deluxe Edition era già presente su youtube molto tempo prima della sua uscita. Era la sountrack di un videogioco, se non sbaglio. E, nella sua solennità, la riconosco adattissima allo scopo. Epica. Da brivido vero. 






E poi le altre due chicche, quelle che sconfinano dalla top 5 ma che proprio non posso esimermi dal menzionare: Hopeless Opus, che mi sto canticchiando in testa senza interruzione da almeno due giorni; e Second Chances: la canzone che più sento "mia". Perchè io le seconde opportunità non sono mai riuscita a concederle a nessuno. Nemmeno a me stessa. Ma ogni tanto mi piacerebbe esserne capace. 

martedì 24 febbraio 2015

Una Bologna in più.

I colori dei murales sulle saracinesche abbassate dei negozi. I concerti. I libri. Le chitarre. Le bottiglie di vino ormai vuote. Vino rosso. Vino caldo. Vino che chissà chi ha lasciato in dispensa. Ed oggi brinda anzichè consolare, in questa casa affollata di sacchi a pelo e di risate. Una casa non tua, che sa di universitario ed informale. Di ricordi. Di Domeniche pigre, passate in casa a smaltire le notti. Con la stanchezza bella che ti pesa sulle palpebre e ancora troppa vita addosso per permetterti una resa. Ho visto canzoni rimbalzare tra scritte sulle pareti. Le ho viste disfarsi per le strade solitarie di un mattino ancora aurora. E poi si sono ricomposte a costruirmi addosso mondi nuovi. Certe hanno acquisito più senso, ricongiunte agli scenari in cui sono nate. Altre hanno preso strade opposte, proteggendo come coperte spesse immagini che forse mai sarebbero passate per la mente dei loro autori. Ci sono state quelle che - potenza dei contesti-  hanno sottolineato una volta in più i moniti di una vita. Altre che - mannaggia ai contesti - m'hanno riproiettata dentro a vecchie situazioni. E la misteriosa telepatia dei like sui social network, quella che non avrà mai spiegazione razionale. 

Bologna. Scenario identico per le mie tante vite. Tante che non sembrano nemmeno tutte mie. Eppure mi si srotolano addosso in questa luce gialla, proiettate sui nomi delle vie come un film che non ti stanchi di guardare. Un deja vù. Un filo rosso. Tutte le volte, sempre diversa e uguale. Ma quasi mai senza colonne sonore. 



Cammino. É la Bologna di Cremonini e della me ragazzina, quella che stava in adorazione davanti al portale di via Montegrappa come fosse una reliquia. E si indignava degli insulti sotto casa di una madre. La Bologna dei vent'anni, delle notti brave al Transilvania e al Tonic. Dei materassi appoggiati in salotto e di chi appena si sveglia mentre vai a dormire. La Bologna dei capodanni coi petardi. Delle discoteche care. Del dolore ai piedi. Delle sessioni di shopping con una compagna di corso, l'anno prima di partire per l'Erasmus. Dei Giardini Margherita e delle confessioni davanti a un camerino. É la Bologna degli spettacoli di Flamenco in teatro. La Bologna dei pianti chiusa in bagno quando tutto sembra andar male. E adesso é anche la Bologna del Cile. Delle brioche al pistacchio formato XXL da mangiare a colazione. La Bologna delle quattro di notte per i vicoli stretti, a coltivare amicizie relativamente recenti che però ad ogni distacco sono già malinconia. Lí, con tutte quelle canzoni in testa che valgono piú di mille post. Piú di tutte le foto non fatte. Persino più della disperazione per l'assenza di un concerto qualunque, un concerto di chiunque, in tempi brevi.

Ché tanto a Bologna, se piove, ci sono i portici. 
E a me è sempre sembrato uno stile di vita più che una descrizione. 

lunedì 23 febbraio 2015

Viral Songs: le canzoni più condivise della settimana in Spagna e in Italia [#4]


Con un giorno di ritardo, causa amena e pittoresca trasferta bolognese, ecco il consueto post con i brani più condivisi della settimana in Italia e in Spagna. Tra l'altro vorrei farvi notare che sono già alla quarta puntata di questa cosa: la mia costanza con le rubriche sta migliorando alquanto. Mi aspetto applausi scroscianti in sottofondo, e magari anche una piccola Ola. 

Comunque. Ho ancora notevoli arretrati di sonno in corpo, una specie di jet lag mischiato a depressione post-concerto (leggi: mappperchèèèMioDDDioPPPPerchèèèèè), e tutta una playlist di ricordi che spazia da Wonderwall degli Oasis ad una buffissima versione italiana di Girlfriend di Avril Lavigne (non chiedete) passando per Il Triangolo di Renato Zero. Perciò non mi dilungo oltre. 

I dati della settimana dimostrano che il fenomeno Cinquanta Sfumature di Grigio, oltre all'intelletto umano e ai nomi di negozi/show teatrali/libri ha colpito (ahinoi), anche la musica internazionale. Il brano principale della colonna sonora, "Crazy in Love" di Beyoncé, è infatti al terzo posto dei più condivisi in Italia e addirittura in vetta ai più virali nella terra di Cervantes. Il risultato contribuisce a segnare anche la prima volta, dacchè ho deciso di dar vita a questo spazio settimanale, che un brano in lingua inglese si colloca al numero uno di entrambi i Paesi. Da noi c'è, infatti, "What Kind of Man" dei Florence + The Machine. 






Anche il recente festival di Sanremo è, com'era prevedibile, molto presente nella top 10 nostrana. L'intera playlist "Grande Amore" con tutte le canzoni del festival appare al secondo posto dei most shared. Tra i singoli partecipanti alla Kermesse, Malika Ayane risulta essere invece la più condivisa (al quinto posto dopo "Caramelle" di J-Ax). Seguono i vincitori Il Volo (ottavo posto) e Nek (nona posizione), che però è stato più apprezzato dagli internauti per la cover di "Se Telefonando" che per l'inedito in gara. 

A voi il verdetto sul preferito della settimana. 



sabato 21 febbraio 2015

Fanclub italo-spagnoli: le ragazze di Pablo Alborán Italia [Intervista] - PARTE II

(Per leggere la prima parte dell'intervista cliccate qui





5. Qual è, secondo voi, la cosa migliore e la cosa peggiore del gestire il fanclub di un cantante spagnolo in italia? 

VERONICA: Questa è veramente una domanda difficile. L'aspetto migliore che si può trovare nel gestire il fan club di un artista spagnolo in Italia consiste, almeno dal mio punto di vista, nel cogliere l'opportunità speciale di rendere ancora più conosciuto un frammento di una cultura a noi affine e che amo, nel mio paese di origine. L'aspetto peggiore consiste nel rendersi conto, giorno per giorno, che la musica spagnola in Italia è praticamente ignota e farla apprezzare per la sua bellezza con i mezzi limitati che ho a disposizione è un'impresa spesso titanica e deprimente.



GIULIA: Al momento credo che sia difficile valutare cosa sia peggiore o migliore a livello di gestione. Credo che si potrà avere un’ottica di valutazione più ampia quando “qualcuno dalla Spagna” si accorgerà di noi.

SABINA: La cosa peggiore ovviamente è che nessuno lo conosce ma al tempo stesso lo rende la cosa migliore perchè che siamo proprio noi a farlo scoprire! e sentirsi dire "Ah però.. ma sai che è proprio bravo? Grazie per avermelo fatto scoprire!" é una bella soddisfazione !

PAOLA: La cosa migliore sta nel fatto che Pablo è consapevole della nostra esistenza e quando mette un favorito a uno dei tanti post che pubblichiamo siamo le più felici della terra.
La cosa peggiore è che si lavora tanto, soprattutto con un artista come Pablo che "sforna " continuamente album. Ci capita spesso di stare tutto il giorno davanti al pc.

6. Se doveste far ascoltare una sola canzone di Pablo ad un italiano che non ne ha mai sentito parlare, quale sarebbe? 

ELENA: credo farei ascoltare "Quien". Ha un testo molto forte e d'impatto. Sicuramente lascerà a bocca aperta. 

GIULIA: Al momento Éxtasis.

FLAVIA: Solamente tú o Quimera.

PAOLA: Farei ascoltare tutte le canzoni di Pablo, in particolar modo "Pasos de Cero"

SABINA: questa è una domanda davvero difficile...le sue canzoni regalano emozioni diverse, sono tutte a loro modo spettacolari! Io sono amante del genere voce&chitarra e "Cuando te alejas" è fra le mie preferite: sceglierei quella! 


VERONICA: Per una questione di orecchiabilità assicurata e quindi gradimento assicurato di primo impatto, sceglierei un pezzo dal ritmo adeguato a una festa estiva in spiaggia, come " No te olvidaré", "En los brazos de Ella", "Éxtasis", "Pasos de Cero", "Un buen Amor". Vi prego, non chiedetemi un solo titolo, perché non saprei rispondere razionalmente, dovrei tirare a sorte...  



7. Potendo scegliere, con quale artista italiano vi piacerebbe duettasse? 


ELENA: Tiziano Ferro. Due voci forti. Penso verrebbe un capolavoro.
FLAVIA: Sì, Tiziano Ferro!
GIULIA: Con il mio artista preferito: Luciano Ligabue. 
PAOLA: Mi piacerebbe tanto vedere Pablo duettare con Giorgia. 
SABINA: Lo vedrei bene con una voce come Elisa in un bel duetto acustico. 
VERONICA: Per ascoltare qualcosa di nuovo mi piacerebbe sentirlo al lato di qualche eccellenza come Giorgia ed Elisa, appunto, e magari Mina. 

8. Raccontateci della prima volta che avete incontrato Pablo di persona (o, se non é successo, di quando ci avete parlato per la prima volta via social network e simili) 

SABINA: wow che emozione! ero fuori dal suo hotel aspettando che uscisse. Giuro che non mi ero mai sentita così eccitata per l'attesa di qualcuno!! Appena ho avuto modo di parlargli ho sentito le gambe abbandonarmi, la voce era sparita ed il cervello completamente andato... Avrei voluto dirgli molte cose ma l'unica parola che mi è uscita fuori dalla bocca è stata : " ...farfugliamenti...ITALIA!" Fortunatamente mi ha capita! Il bello è che ho pure un video che riprende questa scena comica...che imbarazzo! 

PAOLA: Il mio "sogno" è quello di conoscerlo, ma ciò non è mai accaduto. Ho avuto la fortuna di assistere ai due suoi concerti di Madrid. In uno dei concerti ero in prima fila: è stato Fantastico. L'esperienza più bella della mia vita. Inoltre ho ricevuto un video in cui Pablo mi mandava i suoi saluti: sconvolgente.

VERONICA: Ancora non ho avuto il lusso di parlare con Pablo di persona e l'unica comunicazione che ho avuto tramite Twitter, non è andata al di là di qualche favorito e alcuni retweet purtroppo. In compenso persone del suo team, come musicisti o manager, hanno risposto con disponibilità e gentilezza a numerosi messaggi mandati tramite Facebook e lo stesso Twitter. Quando puoi comunicare direttamente con gente che vedi solo attraverso uno schermo e sul palcoscenico, la sensazione che si prova è soddisfazione per aver scavalcato alcuni confini che credevi insuperabili.



ELENA: ancora non ho avuto la fortuna di poterlo incontrare( sarebbe un sogno), nemmeno ci ho mai parlato sui social, però solo il pensiero che potrebbe aver letto un mio tweet mi fa felice. 

9. Il momento piú esaltante che avete vissuto legato a Pablo ? 

GIULIA: Spero di viverlo il 6 di Giugno al suo concerto a Malaga. 
FLAVIA: Il primo concerto, a Barcellona.
PAOLA: I due concerti di Madrid. 

ELENA: Quando la maggior parte dei miei amici hanno capito che Pablo è il mio cantante preferito senza averli mai informati prima. 


VERONICA: Senza ombra di dubbio i due concerti del tour di "Tanto" che ho visto insieme a tre compagne del fan club a settembre del 2013 a Madrid. Si è trattato di una miscela di divertimento, incredulità e in parte delusione perché non ci hanno permesso di salutare Pablo di persona; ma sicuramente è stata un'esperienza stupenda che rifarei immediatamente.  

SABINA: difficile a dirsi, è stata una serie di emozioni nuove. Sicuramente quando ho conosciuto le altre ragazze del fanclub mi sono sentita meno sola e condividere con loro questa passione mi ha fatto passare delle giornate indimenticabili! Il concerto di Madrid con alcune di loro accanto a me, guardarle negli occhi senza dover spiegare quello che provi perchè anche loro stanno facendo lo stesso... andare in giro per Barcellona ed emozionarsi se in discoteca senti una sua canzone remixata! Grazie a lui ho passato davvero un sacco di bei momenti.. 

10: A parte quello di Pablo, qual é il sito che visitate piú spesso?
ELENA: quello dei fratelli Jesse y Joy, altre due grandi artisti messicani..
PAOLA: quelli dei canali tv spagnoli e argentini.
SABINA: tolti i vari social network mi piace sbirciare sul sito di Focus.
VERONICA: Per esigenze professionali, quello della mia università.  

Nel ringraziare le alboraniste italiane, lascio che a mettere il punto conclusivo sia una frase di Veronica che, in fondo, racchiude lo spirito stesso di ogni fanclub e di ogni italo-spagnolo:

"Cercare di aver cura di una passione tanto forte per una terra e per popoli non sempre vicinissimi alla porta di casa comporta molta determinazione e voglia e mettersi in gioco, ma fortunatamente sono riuscita a rendere sempre più stretto il legame con un mondo, con alcune persone e con numerose esperienze che mi hanno arricchito la vita e reso più felice. A tutti gli italiani che non sono mai stati in Spagna consiglio di fare immediatamente le valige e partire!" 


Come non essere d'accordo con lei? 


A seguire, ecco i tutti i contatti del fanclub "Pablo Alboran Italia"






venerdì 20 febbraio 2015

Fanclub italo-spagnoli: le ragazze di Pablo Alborán Italia [Intervista] - PARTE I


Riprendo le fila di una vecchia rubrica nel tentativo di guidarvi alla scoperta dei fanclub italo-spagnoli. Di quello di Pablo Alborán – probabilmente uno dei piú attivi nel nostro Paese – ho imparato, in questi mesi, ad apprezzare entusiasmo ed unione. Piú che un gruppo é una grande famiglia, dove nessuno conta o contribuisce piú di altri. Un luogo attraversato da un flusso pressoché incessante di idee creative, dalla realizzazione di volantini artigianali all'affissione della letterina a Babbo Natale sugli alberi di qualche grande stazione italiana. Ad animarlo ci sono loro: Elena, 27 anni, studentessa di economia a Milano. Flavia, 23, cameriera sarda con la passione per la fotografia. E ancora Sabina, che adora gli acustici, é kazaka, vive in Italia e si sente spagnola; Paola, ventiquattrenne di Napoli, la responsabile di tutto. La presidentessa Veronica, admin della fanpage su facebook: una ventitreenne romana che studia filosofia e, complice un vecchio programma di gemellaggio scolastico con Madrid, sostiene di avere una famiglia in ognuno dei suoi due Paesi del cuore; E infine Giulia di Firenze, viaggiatrice incallita. In comune hanno la passione per la Spagna, una simpatia per l'america Latina e una missione da compiere: far apprezzare Alborán nel nostro Paese! Ve le faccio conoscere in un'intervista in due parti: ognuna ha una canzone diversa da farvi ascoltare, ma su una cosa sono tutte d'accordo: il loro punto di forza é la passione! Galeotto fu youtube... 
1. Ciao ragazze! Come avete conosciuto la musica di Pablo? 


GIULIA: Guardando dei video di Miguel Bosè ne ho, per caso o per destino, aperto uno in cui Pablo cantava insieme a lui e… il resto è storia.

VERONICA: Io ero e sono sempre alla ricerca di film, interviste e canzoni che mi permettano di migliorare e conservare la mia conoscenza della lingua spagnola. Così, per caso, ho trovato un video su Youtube in cui Pablo duettava con Sergio Dalma. Da allora, non ho mai smesso di informarmi sulla sua carriera. Vorrei aggiungere che Sergio Dalma l'avevo conosciuto grazie alla sua partecipazione a Sanremo in una serata di collaborazioni internazionali, in cui cantava con Francesco Renga; per questo continuo a sperare che Pablo si presenti al Festival il più presto possibile, credo sia una buona vetrina per renderlo più visibile nel nostro paese. 


ELENA: per caso, era aprile del 2013 e guardando un video su youtube, come sottofondo musicale c'era "donde está el amor". Mi sono subito innamorata della melodia e della sua voce. Da li sono subito andata alla ricerca dell'artista e automaticamente di tutte le altre canzoni. 


FLAVIA: grazie a YouTube anch'io! Da li in pochi mesi, ho deciso di andare al concerto. 


GIULIA: Guardando dei video di Miguel Bosè ho per caso o per destino ho aperto un video dove Pablo cantava insieme a lui e… il resto è storia.


PAOLA: Io invece l'ho conosciuta grazie ad una novela argentina intitolata "Cuando Me Sonreis". Pablo era la guest star di un episodio ed interpretava se stesso. Iniziò a cantare "Solamente tú " e me ne sono innamorata perdutamente.


SABINA: Io attraverso "El Hormiguero", lo stavo guardando seduta su un divano a casa di amici a Barcellona. Lui era ospite.

























2. Cosa vi ha colpito di Pablo tanto da spingervi a creare un fanclub a lui dedicato? 

PAOLA: Domanda non semplice. È un artista completo, scrive i testi, compone la musica... È un genio. 


GIULIA: La sua voce, la sua bellezza, l’idea di poter condividere la mia passione per la Spagna e per la musica di Pablo con altre persone. 


SABINA: Non sono stata io a creare il gruppo ma quello che mi ha spinto a cercarne uno è stata la voglia di conoscere delle ragazze italiane che lo conoscessero in modo da condividere una passione.


VERONICA: Quando ho sentito per la prima volta Pablo, ho avuto l'impressione che si trattasse di un ragazzo estremamente semplice e talentuoso che avesse intenzione di sfidare tutto e tutti per realizzare il suo sogno. Era un ragazzo della mia età, inquieto perché stava attraversando come tutti i ventenni, quella fase critica in cui non rimane altra scelta che mettere il grembiulino nell'armadio, rimboccarsi le maniche e lottare per conquistare un posticino nel mondo che ci faccia essere indipendenti, grandi e soddisfatti. Allora mi sono detta: "Lui vuole realizzare un sogno, è davvero un artista meritevole, io in qualche modo nel mio piccolissimo posso aiutarlo con il passaparola; senza contare che il tutto potrebbe essere un'esperienza davvero divertente... perché non provarci?"



3. Raccontateci brevemente la storia del fanclub: quando è nato, quali tappe avete seguito per la sua creazione, come vi siete conosciute tra di voi, etc. 


PAOLA: Diciamo che sono stata l'artefice di tutto. Un giorno mi sono detta :"Un grande artista come Pablo con una voce spettacolare, che tocca le corde dell'anima, deve essere conosciuto assolutamente in Italia." Così ho aperto una pagina su Facebook e su Twitter. Credevo di essere la sola e invece no. Ho conosciuto tante belle persone provenienti da diverse parti dell'Italia. Adesso siamo un grande "equipo". Le ringrazio tanto per il lavoro che svolgono ogni giorno.

VERONICA: ...e lì sono intervenuta io. Grazie alle indicazioni della presidentessa del fanclub cileno di Pablo sono incappata nei primi canali Facebook e Twitter aperti da Paola. Così, per fortuna e casualità, ho conosciuto questa ragazza napoletana che in breve è diventata una compagna di avventura straordinaria. Nel mentre, mettendomi in contatto con una serie di fan alboraniste, ho mandato molte lettere a Pablo in Cile, Argentina, Messico, Porto Rico, Portogallo, Francia e Spagna, tenendolo aggiornato su ciò che accadeva da noi e e raccontandogli delle persone italiane che poco a poco scrivevano a me e a Paola dichiarandosi entusiaste della musica dell'artista in questione. Le reti sociali hanno facilitato le nostre attività di "Viral Marketing" e ora sappiamo che molte persone nel nostro paese vorrebbero ascoltare Pablo nelle radio nazionali e vedere un suo concerto anche in suolo nostrano, realtà che abbiamo comunicato alla Warner Music Italy. Il tutto in principio è nato per puro divertimento quindi, senza seguire un progetto a priori, ci siamo lasciate trasportare dagli eventi e ora, nell'attesa che Pablo promuova il suo ultimo cd intitolato "Terral" in Italia, abbiamo intensificato i legami tra i membri del fan club vedendoci anche di persona in occasione di due meeting che hanno avuto luogo a Roma, e rendendo tutti partecipi del lavoro del fan club stesso. Inutile nascondere che ora abbiamo dovuto mettere insieme un progetto più definito da seguire, cosa che un corso di Comunicazione Pubblicitaria mi ha permesso di fare con strumenti leggermente più "professionali" in mano. Speriamo che tanti sforzi portino a ottimi risultati!  


SABINA: Beh ecco è stato tutto così assurdo! Credevo di entrare a far parte di un gruppo vastissimo di persone ed invece con grande stupore ho saputo che il gruppo stava ancora per nascere e c'erano davvero poche iscritte.. e diciamo che questo ha alimentato in noi la voglia di crescere e soprattutto di far conoscere la musica di Pablo in Italia! Come dice Veronica ci siamo incontrate con alcune di noi a Roma e quel giorno abbiamo fatto un pò di propaganda con dei volantini.. e con altre ancora ci siam viste a Madrid in occasione di un suo concerto. 

GIULIA: Sono stata contattata tramite facebook e ho deciso di entrare in questa bella avventura che ogni giorno si fa sempre più interessante. Ho avuto anche l’occasione di ritrovarmi insieme alle altre persone non solo virtualmente ma anche dal vivo.




4. Quale pensiate che sia l'elemento di maggior forza del vostro fanclub, quello che lo distingue dagli altri?


GIULIA: Al momento la forte passione. Anche se a volte è difficile raggiungere obiettivi concreti dato che al momento Pablo è a conoscenza solo in parte del lavoro che viene fatto in Italia, le persone che lavorano dietro a questo progetto sono tante e cercano con passione e senza rassegnarsi mai di mettere in campo nuove idee e nuove iniziative anche se a volte non riconosciuti da chi desiderano. 

FLAVIA: L'unione di questo gruppo.

PAOLA: Esatto, siamo tanto unite e non c'è rivalità. Parola chiave =Collaborazione. Siamo sempre aggiornate e abbiamo tante belle idee per le nostre pagine ( Es: Traduzione in italiano dei testi delle canzoni di Pablo). Il nostro motto: L'unione fa la forza!


VERONICA: Il fatto è che siamo un gruppo di persone che pur avendo impegni professionali e vite personali a cui badare, dedicano molto tempo e capacità a un progetto senza scopi di lucro e dovendo fare i conti con un'industria gigante nei confronti della quale resteremo sempre incommensurabilmente piccoli e deboli. In un percorso a ostacoli così ricco di prove da superare, se non fossimo affiatati, volenterosi, determinati e intenzionati a divertirci da morire, non potremmo andare avanti di un solo passo. La nostra forza può essere racchiusa in questa formula: NON DEVONO MAI MANCARE PAZIENZA, COSTANZA, AMBIZIONE E VOGLIA DI SOGNARE!

SABINA: L'elemento chiave ovviamente è la passione per le canzoni di Pablo ma ciò che ci caratterizza, a mio parere, è in assoluto la voglia di fare! Siamo un fiume in piena! Abbiamo mille idee e nonostante i nostri impegni personali ce la mettiamo davvero tutta a portare in Italia un cantate che non si sente nemmeno per le radio italiane.. è un lavoro difficile e non nascondo che spesso e volentieri ci han preso per pazze! Ma in fondo stiamo solo cercando di realizzare un sogno.



(To be continued...) 

martedì 17 febbraio 2015

9 curiosità poco note su Madrid

Lo dico sempre: il bello delle Metropoli è che, per quante volte tu ci metta piede, avrai sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Succede anche a Madrid. Soprattutto a Madrid. Lei che con il resto della Spagna condivide il senso di perenne evoluzione. E riconverte gli spazi all'insegna della creatività. Incolla versi di canzoni alle sue strade. Lotta per cause variamente giuste e variamente sbagliate, stretta in folle oceaniche, ogni giorno alla Puerta del Sol. Mi è capitato di imbattermi in un articolo, l'altro giorno. Illustrava i 101 motivi (solo?!) per cui la Capital si merita tutti gli elogi. Alcuni erano un po' scontati, altri già noti seppur meno ripetuti ma alcuni punti, in quella lista, si sono rivelati per me vere e proprie sorprese. Parlo di locali e curiosità che ignoravo. Luoghi taciuti dalle guide turistiche. Destinazioni che, semplicemente, mi fanno venir voglia di prendere un altro aereo. Ho pensato di condividerle con voi. Con tutti quelli che a Madrid ci sono stati tante volte. Con chi vuole coglierne un aspetto diverso. Con chi, nel suo pianificare itinerari, non si accontenta del Debod e del Palacio Real. Voi, amici miei, siete anime curiose per natura. Viaggiatori, prima ancora che turisti. Voi, in comune con me, credo abbiate ben più di una passione. 

1. Madrid è la città europea con il maggior numero di alberi. Lo sapevate? Ne ha circa 300.000, posizionandosi seconda nel ranking mondiale (la precede soltanto Tokio). 

2. C'è un parco con le tette. Sette, per la precisione. Si tratta del Cerro del tío pío (di per sé, un nome bizzarro), popolarmente ri-battezzato in virtù delle sue collinette arrotondate che ricordano la forma dei seni femminili. Ci si arriva comodamente in metro (fermata: Buenos Aires) ed è considerato uno dei migliori punti panoramici della città. Da ognuno dei suoi promontori si gode, infatti, una vista mozzafiato sempre diversa dei  luoghi più emblematici. Consigliatissimo al tramonto. 







3. ... E anche un bar dedicato ai viaggi. Si chiama La Ciudad Invisible, e - giusto per guadagnare punti nella comunitá itañola - strizza l'occhio ad un'opera di Italo Calvino. Non una qualunque, peraltro, bensì quella da cui proviene una delle mie citazioni preferite. Con il fatto che "d' una cittá non godi le sette o settantasette meraviglie ma la risposta che dá a una tua domanda", del resto, saranno d'accordo anche gli avventori del locale: un posto pensato per chi ama esplorare il mondo, dove guide turistiche e libri di viaggio sono a disposizione per l'acquisto e il prestito in un ambiente decorato ad-hoc. A La Ciudad Invisible puoi andare per sorseggiare un caffè con tutta calma, approfittando della connessione wifi gratuita e godendoti il bellissimo murales firmato Boa Mistura. Ma anche per partecipare ad una delle tante attività che vi vengono organizzate: dalle mostre di foto di viaggi alle chiacchiere tra appassionati passando per i progetti di scambio linguistico. 







4. L'arte è gratis. Beh, non in tutti i casi, chiaro. Ma ci sono sale meno conosciute dove spesso vengono allestite mostre ad ingresso libero. Ad esempio, quelle della Fundación Mapfre, che aspira alla tutela di opere del periodo compreso tra l'ultimo terzo del diciannovesimo secolo alla guerra civile spagnola; o La Casa Encendida, dall'impronta piú contemporanea e con un occhio di riguardo per gli artisti emergenti. Gratis anche alcune mostre organizzate a La Caixa Forum o al Canal de Isabel II: tappe perfette per godersi l'arte anche in tempi di crisi. 

5. C'é una walk of fame! Ebbene sí: in Calle Martín de los Heros é stata ricreata una versione tutta iberica dell'Hollywood Boulevard di Los Angeles, dando ad abitanti e turisti la possibilitá di passeggiare tra le stelle che omaggiano i protagonisti del cinema spagnolo. Certo, i nomi sono un po' meno ambiziosi che nell'originale americano, ma se amate la settima arte é una chicca che non potete perdervi. Tra i personaggi che troverete omaggiati sull'asfalto ci sono, tra gli altri, quelli di Pénelope Cruz, Javier Bardem, Almodóvar, Carlos Saura e Luis Buñuel.






6. Il cinema é un'esperienza unica. A Madrid puoi goderti un film in sale che sono veri e propri gioiellini architettonici. La Cineteca del Matadero di Madrid, per esempio, é stata addirittura inserita dal sito BoredPanda nella top 15 delle piú belle al mondo. E se ami i musical, iniziative come il Cine-Karaoke (Sing Along) ti danno la possibilitá di partecipare attivamente alla proiezione. 




7. Puoi fare un viaggio nelle fiabe semplicemente entrando nel "Jardín Secreto": una caffetteria decisamente atipica che ti fará sentire come nella casa di zucchero di Hansel e Gretel, o magari nel Paese delle Meraviglie di Alice. Creato appositamente per rilassarsi ed evadere dalla vita quotidiana, il posto é gettonatissimo e sorprende continuamente tra biscotti a forma di orsetto, dolci originali, immaginario onirico e decorazioni sempre nuove. Bellissimo l'articolo (in italiano) che ci ha dedicato Vivere Madrid, e che vi invito a leggere qui. Molto ben fatto anche il sito web. 






8. C'é un hotel per lettori. E scrittori. E chiunque ami la parola scritta. L'IBEROSTAR Las Letras, quattro stelle in piena Gran Vía e suite con una vista mozzafiato, si contraddistingue per la sua impronta prettamente letteraria: ognuna delle sue 103 stanze presenta frasi di famosi autori sulle pareti e il cuore dell'albergo é un'accogliente biblioteca in cui gli ospiti sono invitati a saziare la fame di lettura.

9. Puoi goderti l'aurora boreale in un bar di ghiaccio. Proprio cosí: l'Ice bar é un locale...gelido dove in giornate pre-determinate viene ricreato lo spettacolo dell'aurora boreale a temperatura reale, grazie alle immagini e ai video girati da professionisti. C'é anche uno shop con prodotti relazionati al mondo del ghiaccio e la collezione delle acque di tutto il mondo. 




Se conoscete altri luoghi e curiositá poco noti della Capitale spagnola, segnalatemeli nei commenti: saró felicissima di aggiungerli alla lista delle cose da fare nell'eventualitá di un prossimo viaggio!

domenica 15 febbraio 2015

Viral Songs: le canzoni più condivise della settimana in Spagna e in Italia [#3]

Puntuale come ogni Domenica, ecco l'ormai tradizionale riassunto delle due canzoni piú condivise della settimana in Spagna e in Italia. A dire il vero mi sarei aspettata un po' di Sanremo, nella classifica del nostro Paese. Invece, Colapesce (al primo posto con Reale) ha voluto smezzarsi la TOP 10 con gli ancora altissimi Verdena. D'altronde, sto cominciando a maturare il sospetto che le viral TOP Chart di Spotify viaggino con un ritardo di sette giorni almeno. Forse sono sponsorizzate da Trenitalia, va a sapere. Comunque. In Spagna è Amador Rivas a sbancare con Mandanga Style, vero e proprio fenomeno del momento nato nella cornice della serie televisiva "La que se avecina" e inizialmente in lizza per rappresentare la Nazione all'Eurovision Festival (alla fine è stata scelta la più "sobria" Edurne). Due generi diversissimi, quindi: da un lato il cantautorato raffinato e a tratti quasi ermetico, che gioca con le parole e i concetti profondi; dall'altro, la demenzialità assoluta, virale in quanto "divertente" e non certo per qualità. 




Io, questa volta, non ho dubbi. Voi, come sempre, siete invitati a scegliere la vostra preferita. 



venerdì 13 febbraio 2015

Un altro ameno bollettino da Senrimo.

Band californiana due stelle, reception 24 ore, wifi disponibile gratuitamente nell'intera struttura. Stanze affittabili a ore. Bagno in camera. Ottime recensioni su Tripadvisor. Cercare alla voce Saint Motel

I suoi componenti, guidati da un frontman con l'aspetto del nerd e l'aria spaesata di chi soffre il Jet Lag, il caldo e una platea ingessata che - vista l'etá media - non li ha manco mai sentiti nominare, si ritrovano catapultati in quel di Sanremo (pronuncia: senrimo). Per restare in tema di Santi, suppongo. D'altronde l'Italia, il Vaticano, si sa. 'Somma, questi se la suonano. E se la canterebbero, anche, se non fosse che il microfono non funziona. Ci vogliono circa tre sostituzioni ad opera di omini zelanti prima che qualcuno capisca che forse forse basta riattaccare un jack. Intanto, la grande hit finisce. Non s'é sentito nulla. Il nerd pare chiedersi "whaaat?! 'spetta che apro un modulo su google drive per analizzare l'accaduto". Esce un conduttore lampadato, gli porge un disco, se lo riprende. Manco una scusa. Un "dai, rifatela". Niente. Ma va capito, Conti, poverino: probabilmente non si é neanche accorto del problema. Lui era in camerino che si stava stemperando la terra prima dell'applicazione come da consigli della Pupa. Non prendetevela! 




E poi sta per farsi perdonare con l'intervista più documentata, accurata ed interessante che si sia mai sentita nella storia della musica. La domanda impertinente volta a sviscerare i segreti più reconditi del gruppo. L'informazione che tutti gli italiani, con il fiato sospeso, stanno disperatamente aspettando di avere: "Cosa avete mangiato oggi?" (e il Nerd: Whaat?



Ragà, mettiamoci il cuore in pace: la band californiana due stelle, reception 24 ore, wifi gratis in Italia non ci verrà mai più. Su Tripadvisor ha scritto "they are all crazy, tiratemi fuori da qui, 'iuto". Mi spiace per le fan, dette clienti. Nel caso mi sbagliassi, resto comunque a disposizione per la consulenza sugli eventi da organizzare. Dietro lauto compenso, é chiaro.

Nel frattempo, conduttrice bionda si traveste da paralume pacchiano (No, sul serio: che le avete messo addosso, a 'sta povera Crista?). Conduttrice mora strafatta si scrive il nome del suo dottore sulla mano, con un cuoricino accanto. Perchè le ha dato un anestetico che oh, buonissimo, lo consiglio a tutti. Si mormora che i produttori di Breaking Bad l'abbiano già contattata per uno spin off. 



Presentatore lampadato fa una battuta originalissima sul mettere le s alla fine delle parole per parlare spagnolo (no, dai, ancora?). Quindi esterna il suo entusiasmo per l'intervista che sta per fare agli Spandau Ballet. Un momento che attendeva da trent'anni. Che dici, "wow, trent'anni, chissà quante domande si sarà preparato in tutto questo tempo!". Invece si riassume, grossomodo, in un uelcom. Vabbé.
Intanto i cantanti si cimentano con le cover, lottando per il prestigiosissimo premio in palio, chiaramente il piú ambito da tutti: un nuovo fiore a cui è stato dato l'emblematico e fantasiosissimo nome di cover. Vince Nek. #TeamNek tutta la vita. Anche il festival, insisto, secondo dovrebbe vincerlo lui. Se lo merita giá solo per l'accento. 



Premio speciale Best Look: Irene Grandi. Il vestito della seconda serata, soprattutto, era stupendo. Lo dimostrano anche le stroncature di Enzo Miccio sui social (a questo punto se mi vedesse penso mi ammazzerebbe, altro che "come ti vesti?")




La menzione al Miglior Commentatore della Kermesse su Twitter, invece, va ancora una volta a Cremonini e ai suoi dubbi amletici. 



Dall'Ariston é tutto (anche se scrivo dalla mia cameretta a Monfalcone; tanto é uguale, no?). Passo la linea al TG 1. 

mercoledì 11 febbraio 2015

Sanremo 2015: dai tori ai dragoni.

Rocío Muñoz Morales ha il volto allungato e un po' almodovariano in cui ci siamo abituati a riconoscere la Spagna. Scende dalla scalinata vestita di rosso, sulle note di Bailando. E a me giá prende male. Non è un nome difficile da pronunciare, il suo. Rocío. Basta incastrare la lingua tra i denti. Se ti accontenti di essere approssimativo, anche semplicemente fingere che si scriva Rosío. Ditelo, a Conti. Ditegli che piú difficile é tollerarne l'ascolto mentre parla di tori, alimentando la Sagra dello Stereotipo che, ad ogni valletta straniera, finisce col conquistare Sanremo. Mi perdi punti, Raul Bova. Ma mica pochi. Ché il grado di utilitá della tua ragazza, su quel palco, é parificabile a quello di un mazzo di fiori. Anzi, inferiore. Ché almeno i fiori, della cittá, sono il simbolo. Lei, invece, che mai dovrebbe rappresentare? Cosa, se non il fastidio che provo nel tratteggiare un Paese per immagini sommarie e ritrite, senza conferirgli un minimo di profonditá, di dignitá, e quindi di rispetto culturale? Non fateli, gli italo-spagnolismi, se devono ridursi a questo. Ai gamberetti che dormono. Ai gatti nel sacco. Sono pronta a scommettere che, prima della fine della kermesse, le discese pericolanti di Rocío si accompagneranno alle note dei Gipsy King, alla colonna sonora del Ciclone, alle Las Ketchup. Magari anche a Ricky Martin, toh. Che spagnolo non é, ma ci sta sempre bene. E a quel punto, ve lo giuro, io avró giá cambiato canale.



Nel caso non si fosse capito, la rappresentanza iberica é stata a mio avviso uno dei momenti più bassi della prima serata. La supera giusto giusto quella della famiglia più numerosa d'Italia, che non solo viene messa in mostra come un qualunque fenomeno da baraccone, ma si prodiga in una serie di sproloqui su Dio e la Provvidenza che in uno Stato suppostamente laico non sono in grado di sopportare. Perché il credo di chiunque va accettato e rispettato, ma ci sono circostanze in cui propagandarlo sembra solo fuori posto. E poi Siani, che fa ridere quanto un mal di denti prima di una degustazione di torte al cioccolato. Talmente scontato nelle battute che ne indovini il finale dopo due parole. La conferenza stampa dei Boiler, sempre identica a sé stessa più o meno dallo Zeling del 1702. O, ancora, il momento piú trash di tutti: la reunion di Albano e Romina, tarchiati come in un 16/9 reale, che si scambiano bacini e duetti di Felicitá. Cioé, Dios Mío. Ma Dios Mío davvero. Difficile concepire tanta noia tutta assieme. Tanta lentezza. Tante canzoni brutte, pure. Con Grignani che biascica qualcosa di non troppo comprensibile. Nesli che direttamente dimentica la voce a casa. I Dear Jack che occupano troppo tempo a pettinarsi il ciuffo per avere il tempo di studiare intonazione. E Kekko (con tre k) dei Modá che firma tre quarti dei brani in gara. Il che, in effetti, dovrebbe dirla lunga giá di per sé.




Insomma, non mi é piaciuto, l'esordio di questo Sanremo. Ma siccome sono una persona ottimista e positiva (lo dice un test che ho appena fatto su Facebook) alle critiche preferisco l'elenco dei momenti migliori. Ovvero:

L'inizio. So di andare controcorrente, ma ho trovato le interviste ai big piú interessanti di tanti altri inutili siparietti coreografici. Per un attimo, ho creduto che il protagonismo, questa volta, si desse finalmente alle canzoni. Povera illusa.

Il palco sbrilluccicante. Sembra una galassia. é belliiiiiisssiiiimo. 

Rocco Tanica. L'unico che mi abbia fatto ridere davvero. Fatelo condurre a lui, il festival, vi prego!



Nek. Il solofino ad ora, ad aver presentato un brano con un po' di ritmo. Manco a dirlo, é attualmente il mio preferito. 






L'abito di Grazia De Michele. Elegantissimo.




Cesare Cremonini. Sí, Cremonini. Ché mi é venuto un colpo, ad ascoltare il suo cognome tra quello degli autori di Lara Fabian. Oltretutto, chi cavolo é, questa qui? Da dove l'hanno tirata fuori? Secondo me quella al museo delle cere di Parigi é la Barbie, mica lei. Comunque: il punto é che non solo non ne sapevo niente, ma 'sto brano era pure una lagna megagalattica. Dovevate vedermi. Io che col tipico atteggiamento della fan cercavo di trovare disperatamente un appiglio per non precipitare nella delusione. E continuavo: “é che non riesco a seguire il testo, perché il modo in cui canta...non si capisce” “é che la melodia, in fondo, se gli togli un po' di strumenti, forse qualche passaggio...”. Ma intanto avevo il cuore spezzato e gli occhi pallati di chi non riesce a smettere di chiedersi “MAPPERCHÉÉÉÉÉÉÉE?!”. Lo shock, davvero. Lo shock piú assoluto. Poi, ringraziando il Cielo, Cesare si é affrettato a spiegare su Twitter che il Cremonini autore della Fabian é un certo Cristiano, mica lui. Dico solo che é stato il tweet piú retwittato della serata. Il massimo generatore di sospiri di sollievo. Vi giuro che sarei corsa a Bologna ad abbracciarlo in lacrime. 

Ma, soprattutto, come previsto, gli Imagine Dragons. Cioè, ragazzi, io ve lo dico: sono ormai a tutti gli effetti una fan. Insomma, non posso fare a meno di pensare a quella vignetta condivisa una volta anche dall'azienda per cui lavoro: c'era un interruttore che passava da “utterly obsessed” a “disinterested”. Ecco, il mio cervello funziona veramente cosí. E dal momento che ora é in modalitá “utterly obsessed” ho iniziato a seguire il fanclub italiano, ad ascoltare tutte le interviste, a mettere mi piace agli aggiornamenti dei membri della band sui social. Da lí, la mia esaltazione nel vederli all'Ariston. Nonchè la conseguente disperazione per il fatto che il 23 Novembre non sia giá domani.




Tra l'altro é davvero ben tenuta, la fanpage italiana su Facebook. La aggiornano. Pianificano regali. Creano album con i biglietti delle persone che andranno al concerto. Organizzano robe. La guardo e, come sempre, non posso fare a meno di farmi prendere dalla nostalgia. Nostalgia mista invidia, in realtà. Ché ne avrei avute anch'io, di idee, se solo Dani Martín fosse venuto in Italia. Iniziative covate e raffinate nel corso di mesi, anni, di speranze ipotetiche. E le attese in aeroporto. Le radio. Le tv. Guardo le foto condivise da queste misteriose tizie “in spedizione a Sanremo” e penso (di nuovo, dopo tanto) a quanto sarebbe stato bello poterle mettere in pratica.
Chissá, ora che tutto mi sembra perduto, magari potrei farci una professione. “Organizzatrice di iniziative per fanclub italiani di musicisti stranieri nel caso in cui questi ultimi vengano in Italia”. Un po' lunghetta, come qualifica, ma magari con un acronimo diventa piú appealing. Tipo OIFIMSNCQUVI, che ne so. Se non altro sarebbe piú facile spiegare ai miei nonni cosa faccio rispetto a cercare di descrivere le competenze della Social Media Manager.

Comunque. Questa fissa per gli Imagine Dragons, oltre a danneggiarmi ulteriormente le facoltá mentali, ha anche qualche lato positivo. Ad esempio: piú li ascolto parlare piú mi accorgo di capire quello che dicono. Il che è una vera e propria rivelazione. Insomma, come ho fatto a non pensarci prima! Non so se lo sappiate, ma uno dei miei tanti progetti mai portati a compimento era quello di riprendere lo studio dell'inglese. Al liceo lo parlavo molto bene, poi si é perso nel limbo della mancata pratica. Mi dispiaceva, ecco. Solo che ero, al solito, troppo pigra per andare a ritirarmi fuori i libri. Avrei dovuto capirlo, invece. Avrei dovuto conoscermi. Appassionarsi ad una band straniera é sempre stato per me l'unico e solo modo efficace di imparare una lingua come si deve. Quindi ben vengano gli Imagine Dragons. Ché stanotte ho fatto un sogno incasinatissimo in cui mischiavo italiano, inglese e spagnolo. Mi sono svegliata devastata. La faccia bianca come un lenzuolo e il parto del nuovo proverbio “Di notte Sanremo, di giorno sei scemo”. Peró forse vuol dire che, I mean, it's really working, guys!




Tornando all'Ariston, vorrei anche far presente che il cantante, Dan (visto? So anche come si chiama! Ve l'ho detto che é grave) dimostra una volta in piú l'efficacia della mia teoria sulle barbette di due giorni che migliorano chiunque. Voi che non mi credete mai. Ecco un'altra professione che potrei intraprendere: consulente di barbette. La gente si fa crescere la barba e io gli dico fino a quando va bene e quando no.


Ah, comunque so anche come si chiama il batterista: Daniel. E a questo punto la domanda appare lecita: MA LA VOLETE SMETTERE DI CHIAMARVI TUTTI DAN, DANI, DANIEL, DANIELE? MACCHÉÉÉÉ?!







Vabbè. Mi ricompongo.
Per le prossime serate, ripongo le mie speranze su Fragola (strawberry, perché so l'inglese) e sul tale Nigiotti o come si chiama nei giovani. Piú che altro perché mi rompe sempre le palle con le pubblicitá su spotify ("sciao, sono enrico nisgiotti, ascolta il mio nuovo album" - io gli rispondo sempre "ma anche no!"), sono curiosa di vedere che faccia ha.