lunedì 26 gennaio 2015

Guardo troppi film.

Bruxelles, tranquillo pomeriggio soleggiato. 

Esco da un hotel i cui corridoi ricordano in modo inquietante il set di Shining. Ormai li ho quasi del tutto scordati, i morsi dell'ansia. E dire che erano stati intensi, all'arrivo, tra le strade deserte su cui rotolava il trolley appena scesa da un bus. L'avevo appena saputo, del blitz anti-terrorismo in Belgio. Dell'edificio, lí, a due passi, evacuato perché pieno di esplosivo. Delle due ragazze minacciate in metro da un pazzo col fucile appena poche ore prima. Qualcuno aveva deciso di non dirmelo. Qualcun altro sí. In entrambi i casi, alimentando la mia preoccupazione. La felicità agisce in modo strano sugli eventi, tuttavia. C'erano stati scorci suggestivi. C'erano stati concerti. C'erano stati chilometri a distanziare i ricordi. E adesso, che la strada la faccio a ritroso, tutto sembra appartenere ad un'altra epoca. É di quelli ad alta densità di traffico, il viale. Lo percorro accanto alla mia compagna di avventure, chiacchierando del piú e del meno. Serena e spensierata come il cielo su di noi. Poi, accade. 

Do you remember shining?


Dapprima é un rumore indistinto di frenate. Poi un'auto che sbanda. Poi due. Poi tre. Sfrecciano veloci, facendosi largo quasi a spintoni tra le altre vetture. Da entrambi i finestrini anteriori di ciascuna di quelle sempre piú numerose utilitarie scassate escono dei tizi di etnia mediorientale. Urlano frasi che nessuno capisce. Sventolano bandiere di qualche stato lontano. Alcuni hanno il volto coperto da fazzoletti. In sottofondo, ma troppo lontano, il rumore di una sirena della polizia. 

Mai provata, una paura così. Intensa, ma al contempo rassegnata e lucida. Sul grande schermo, quando si sporgono dall'auto in questo modo, poi succede sempre che estraggano un'arma. Ho il sudore sulla fronte, ma è stranamente freddo. La mia amica dice qualcosa di sconnesso sul fatto che gli altri sono calmi, quindi dobbiamo stare calme. Ma è abbastanza evidente che nemmeno lei lo è. Mi guardo attorno, per una frazione di secondo. Non c'è un posto dove possa ripararmi. Se sparano, penso, sono finita. Passa una limousine bianca. Le vetture coi tizi ormai praticamente sul tetto la attorniano. Chi c'è dentro? Cosa sta succedendo? Cosa diavolo urlano, poi? 

Il furgoncino rosso parcheggiato, quello lo ricordo. Mi ci appiattisco dietro, rallentando il passo. Io mi fermerei qui, almeno siamo protette. Ma la mia amica continua a camminare. Tutti camminano. Un signore raccoglie persino i bisognini del cane. Insomma, non posso fare la figura della fifona se gli altri non hanno paura. Hanno ragione loro, magari non è niente. Solo la cronaca che mi suggestiona. Quando spariscono all'orizzonte, però, faccio un sospiro forte di sollievo. 

Pensiero numero 1: la vita è bellissima
Pensiero numero 2: chissà chi diavolo erano 
Pensiero numero 3: certo che non è possibile vivere così. 

Parigi, mattino grigio. 

Mi sono svegliata troppo presto, per arrivare all'appuntamento con la mia amica. Mi ha spiegato per filo e per segno come arrivare nella zona del suo ufficio, ma mi fido sempre troppo poco di me. Così, finisce che è ormai un'ora, che vago senza meta. Ho analizzato scrupolosamente sciarpine con pois in saldo sugli scaffali di qualche negozio. Mi sono incollata alla sedia di un bar davanti a un caffè sorseggiato con lentezza estrema. E adesso, per la quarta volta, passeggio tranquilla per le strade del quartiere. Sto passando davanti al benzinaio, quando lo vedo. Un ragazzo davvero molto attraente, sú per giù della mia etá, a bordo di un motorino. Noto che anche lui mi sta fissando, ma probabilmente é solo perché si é sentito osservato. Che figura di merda, penso distogliendo lo sguardo. 

Proseguo per la mia strada, come se niente fosse. Poco dopo, mi accorgo che accelera e rallenta fino ad accostare accanto a me. Mi dice qualcosa in francese, che ovviamente non capisco. 
"Excuse me, I don't speak french". 
"Ah, ok. But I don't speak english very well... do you speak spanish?"
"Oh, sí, muchísimo mejor para mí también!"
E giá penso che sia un segno del Destino. 

Poi il tizio mi guarda e, in quella che per me é la lingua piú bella del mondo, mi dice che ora ha fretta perché sta andando a lavorare, ma che "sono stupenda" e mi chiede il mio numero di telefono. 
Gli dico di no. Ho un aereo appena tra qualche ora. 
Alza le spalle. Peccato. Se ne va. 

Passo le due ore successive a ricamare sul fatto che sembra un copione scritto, anche di quelli banali. Se fosse stata la mia anima gemella? Un colpo di fulmine nella Cittá dell'Amore? Due anime destinate a perdersi e chiedersi cosa sarebbe successo se invece lei non fosse partita? Sto quasi per scriverci un racconto. Cosí, su due piedi. Mi commuovo da sola.



Se c'é una cosa che ho capito, nel corso di questo viaggio, é che guardo decisamente troppi film. 



The End. 
[Titoli di coda]

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