lunedì 24 settembre 2012

Pordenone Legge. Per fortuna.


La strada, in leggera salita, forma quasi un auditorium naturale. Ci sono cani che scodinzolano felici, frenati solo in parte dai guinzagli nei loro intenti di socializzazione. E poi fotografi, stipati sui balconi in ferro a immortalare folle da concerto rock. Il resto, è tutt'un'aggolmerato di facce rapite. In mano depliant gialli, o magari qualche ipad. Il colpo d'occhio, il primo impatto, è tutto qui. Tutto nella voce di Faletti che da un palco accosta frasi ad effetto, talmente affascinanti o divertenti che annotarle sul display del cellulare è uno di quei peccati che io non commetterei.



“Cucinare è bello perchè, come in letteratura, non hai altro limite che la tua fantasia”. Lo sta dicendo proprio adesso, mentre spingo le pupille ad abbracciare gli stendardi appesi un po' ovunque tra le vie dietro me.

Erano anni che sentivo parlare di Pordenone Legge. Del suo successo in crescita, della sua organizzazione pressochè perfetta, dell'incremento turistico che porta nei lettori provenienti da ogni dove. Eppure, come in fondo accade sempre, le parole non bastano mai. E, ancora una volta, finchè non abbracci con la pelle i confini della loro definizione...beh, ancora una volta non potrai capire. Io non ci ero riuscita, prima di attraversare il ponte pedonale che tanto mi ricorda scorci parmigiani. 

Il fatto è che, da una fiera del libro, non è che in fondo hai molto da poterti aspettare. Tutt'al più dei gazebi stracolmi di romanzi e qualche conferenza chiusa in una sala buia. Niente più. Per questo meraviglia constatare, invece, il coinvolgimento di una città intera. Trovare incontri, concorsi, dibattiti finanche nei luoghi più impensati. Dalle osterie ai negozi di arredamento, passando per i teatri, i baretti più nascosti, le logge comunali o le piazze all'aperto. Per questo ti entusiasma – forse anche più del dovuto – la finestra da cui cadono, appesi come post it, decine e decine di pagine coperte in giallo. Su di esse, nomi di autori che hanno fatto la storia. E ancora il chiosco da cui caricare direttamente e a titolo gratuito le tue foto dell'evento su facebook. O magari le frasi a tema affisse alle vetrine di negozi di abiti alla moda che, apparentemente, con la letteratura non c'entrano poi granchè.



Il fatto è che quello che non dicono (per quanto, in effetti, si potrebbe immaginare dallo slogan) è che Pordenone Legge è una festa vera. Il luogo di ritrovo ideale per chi ancora ama perdersi tra inchiostro e parole, per ricercarci dentro frammenti della propria vita. Oppure, al contrario, per fuggirne un po' via.

Ed erano tante, Sabato, le persone accalcate sotto a quei gazebi. Tante, quelle disposte in una fila ordinata per ascoltare un romanziere parlare. Tante, così tante che mi s'è gonfiato il cuore di gioia. Forse c'è ancora speranza, allora, per la cultura. C'è ancora speranza, per l'umanità. 


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