giovedì 25 giugno 2015

10 anni in Zapatillas

La situa: sedativi, antidolorifici, bambine sconosciute che mi corrono incontro urlando "mamma, mamma". Io che inciampo sul gradino di una pizzeria finendo spiaccicata al suolo con un ginocchio sbucciato. Insomma, ordinaria quotidianità.
Il punto è che sono stata presa da così tante cose, questa settimana, da non aver avuto modo di dedicare un post ad un evento per me discretamente epocale. Parlo del decimo (Dio mio, decimo!) anniversario dall'uscita di Zapatillas. Che, per chi non lo sapesse, é l'album che in Spagna consacrò El Canto del Loco. In copertina c'erano le Converse All Star consunte di David Otero. Dentro, un codice esclusivo che dava accesso al forum ufficiale. 




Sapeva di inchiostro e di impazienza, quel disco, quando lo scartai per la prima volta al tavolino di un bar di Barcellona. Era Dicembre, ma sembrava Aprile. Davanti a me un succo di frutta. Alle spalle il ragazzo che - da un negozio di musica vecchio stile - di sicuro ignorava che stava contribuendo a cambiarmi la vita. 


Perchè certi album, la vita, te la cambiano davvero. Magari non subito. Certo non per una qualche forza sovrannaturale sprigionata dalle sette note. Ma capita che ti piacciano tanto da spingerti a saperne di più. Capita che grazie ad un punto di incontro virtuale tu conosca altre persone che condividono la stessa passione. Che tu decida di andare assieme a loro ai concerti. Che prenda famigliarità con la lingua spagnola. Con gli spagnoli. Con la Spagna. Tanto da decidere che quella terra, che già amavi alla follia, è in effetti il solo posto dove vorresti stare. Che ti appartiene, forse. O meglio tu appartieni a lei. E allora, per assurdo che sia, ti convinci a fare quello che nei primi tre anni di Università ti spaventava. Chiedi la borsa di studio Erasmus. La ottieni. Vivi l'anno in assoluto più bello e più importante della tua giovane vita. 


E poi, a dieci anni da quel 21 Giugno 2005, ti guardi indietro, accorgendoti di quanto saresti oggi diversa se Zapatillas non fosse mai uscito. 





Ho scartabellato tra i post del mio primo blog. Ci sono voluti tre tentativi di login falliti e una richiesta di recupero password, ma alla fine sono riuscita a recuperarli. Cercavo quello in cui raccontavo le emozioni del primo ascolto. Volevo rivivere la giornata sul treno al rientro da Trieste. Quel momento in cui, sin dai primi accordi di Canciones, sono finita in un loop da ascolto compulsivo. Ed era un play dopo l'altro. Era qualcosa che non riuscivo a smettere. Mi sembrava di non aver mai sentito nulla di simile, prima. Credevo che quei ragazzi di Madrid - quelli di cui nemmeno avevo mai visto le facce, quelli che parlavano veloce, troppo, tanto che certe parti dei testi mi sfuggivano - che in qualche modo, sì, mi stessero parlando al cuore. 


Avevo ancora MSN, e amici che ci chiacchieravano dentro in lettere glitterate e carattere comic sans. Era un'altra vita. Un'altra era. Eppure quel ricordo è ancora vivido come se fosse successo l'altro ieri. 


Credevo proprio di averlo scritto, quel post. Ne ero sicura.
Invece, a quanto pare, ciò che dà inizio a qualcosa lo racconto sempre e solo col senno di poi. 


Ho trovato dell'altro, però. Ho trovato questo. E la tenerezza che mi ha trasmesso, a conti fatti, è uguale. 



6/11/2006

Siamo una setta 


...O forse una mandria di cloni.

Lo ammetterete, però: l'immagine del titolo risulta molto più suggestiva.

Il punto è che Google offre innumerevoli spunti per perdere tempo in ricerche amene.

E perdi tempo volentieri, quando l'alternativa è studiare diritto. O cercare le mail di 150 band.



Così digito “El canto del Loco”. Clicco su “visualizza solo le pagine in italiano”. E premo invio.


Tanto lo so: troverò i miei post, e poco più.

Invece, sorpresa.
Mi sbagliavo. E pure di grosso.

Siamo in tanti, ragazzi.
Siamo filoispanici convinti, o semplici amanti della musica.
Siamo quelli che prenotano gli ostelli e già non vedono l'ora di salire sul prossimo aereo.
Ascoltiamo los 40 principales, parliamo due o tre lingue.
Studiamo all'Università.

Sì, siamo in tanti.

Decine di sconosciutissimi ragazzi italiani promuovono ed inneggiano dai loro blog un gruppo che, nel nostro Paese, non è neppure famoso.

Decine di ventenni di ogni parte d'Italia ascoltano Playlist spaventosamente identiche alle mie.



Che poi, volendo, ci sarebbe materiale per uno studio sociologico.

D'altronde siamo Locos.
E Locos, non dimentichiamolo, significa “pazzi”.

Siamo una setta.



Ed io – è vero- mi sento un po' più fotocopiabile.

Però decisamente in buona compagnia.


14/11/2006
Messaggio promozionale



L'ho detto: siamo una setta.
Ed ora, pure una community.
Ebbene sì.
Seguendo il consiglio di alcuni di voi, ho aperto il primo forum italiano dei fan de El Canto del Loco.
Il numero degli iscritti è ancora esiguo, ma confido nel passare del tempo.
Nella circolazione delle notizie.
Nelle mie capacità promozionali.
(Ce le ho?)
Il numero degli iscritti è ancora esiguo, ma dà una soddisfazione immensa veder animarsi di post una propria creatura.
Se siete Locos,



C'è entrata tanta vita, in questi dieci anni. Ci sono entrati tanti concerti. Tante versioni diverse di quelle stesse canzoni. Ci sono stati sorrisi, foto, cambiamenti, e - sì- ci sono state anche le delusioni. 
Eppure quel disco, alla trentenne che sono, piace ancora adesso come piaceva alla ventenne di allora. Buon compleanno, Zapatillas, anche se un po' in ritardo. Avrai sempre uno spazio speciale nel mio cuore. 



PS: un ringraziamento speciale ad Alberto che mi ha citata nel suo personale e altrettanto sentito omaggio ai 10 anni dell'album. 

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