sabato 8 ottobre 2016

Torremolinos by Night

Mezzanotte passata. Siedo al tavolino all'aperto di un bar di paese, il computer che pesa sulle ginocchia e un look almeno tre livelli oltre il casual. L'abitante di un altro Pianeta finita per caso in un Venerdì sera. Fame, tanta. L'attesa delle tapas di polpette al sugo che ho ordinato (ma poi è legale mangiare polpette al sugo a mezzanotte?) si manifesta in decibel d'eccesso nel brontolio costante del mio stomaco. Dovrei essere stravaccata su un divano, rilassata sotto un doccia calda, meglio di tutto distesa su un letto. E invece mi sento la pazza del posto, complice anche la matita nera ormai dissolta in due macchie nerastre sugli occhi. Se analizzo la cosa con un minimo di razionalità mi scappa quasi da ridere. Come accidenti è possibile che certe cose capitino sempre a me? 

L'estrema sintesi è che sono rimasta chiusa fuori. Grace e Johnny sono usciti all'ultimo momento. Io ho preso il treno più tardi del previsto. "Ma tanto hai le chiavi". Eh. Certo. Tanto lo sapevo che sarebbe successo. Non sono mai riuscita a farle funzionare, quelle benedette chiavi. Neanche stavolta, è chiaro. L'universo, quando serve, mica complotta per concederti eccezioni. E così eccomi qui, ultima notte a Torremolinos. Ho stazionato davanti a quel cancello verde per una buona mezz'ora, sinceramente preoccupata che di lì a poco sarebbe apparso un poliziotto e mi avrebbe arrestata per tentato scasso. Spiegaglielo tu. "No, sa, é che non so aprire le porte". Ho persino braccato un passante col cane per farmi aiutare, temendo che sarebbe corso velocissimo a rubare tutto quello che c'è nell'appartamento per poi scappare con le chiavi. Ma ad aprire quel cancello, alla fin fine, non c'è riuscito manco lui. Lo so che la cosa più logica sarebbe suonare ai vicini, ma voi lo fareste, a mezzanotte passata? Sapendo che hanno dei bambini piccoli? Ecco.

Ho scartato l'idea quasi subito, e sono venuta a mangiare. Che tra parentesi è sempre la soluzione a tutti i problemi del mondo. Potrei scriverci sù un manuale di auto-aiuto, o una cosa del genere. "Mangia e aspetta, l'Universo ti sorriderà". Solo che le polpette non durano in eterno, e adesso che ho finito persino la scarpetta devo decidere che fare. 

Soluzione 1: prendere un taxi, fammi portare nel mio nuovo appartamento, e dormire là. Pro: tetto caldo, letto comodo, libertà. Contro: non ho le lenzuola, non ho le salviette struccanti, non ho ancora pulito, non sono stata capace di attaccare il frigo. 

Soluzione 2: aspettare. C'è un muretto davanti a casa di Grace, e lei non starà via in eterno, no? In fondo domani lavora! E poi ho il telefono, posso continuare a scrivere questa appassionatissima avventura. Hemingway deve aver sicuramente cominciato così. Ok, deciso. Finisco di sorseggiare mooolto lentamente la mia triste bottiglietta d'acqua e vado. 

Però che buon profumo di fiori. Forse è tiglio. 
Magari resto ancora un attimo, eh. 
Dai, hanno pure messo i Queen. 
De scioou mast go oooon, sciouuu mast go ooon. 
Prima c'era la Carrà, è un bel passo avanti.

No, vado. 
Anzi resto. 
Vado. 
Resto.
Vado. 

Vabbè, facciamo che vi racconto del piso. L'ho trovato in uno di quei giorni che sembrano fatti apposta per gli aforismi da Facebook. "Tutto accade per una ragione", "Quando tutto sembra perduto è il momento di rialzarsi" eccetera. Morale: che stavo di merda. Avevo preso l'ennesimo treno per vedere l'ennesimo appartamento che per l'ennesima volta mi ero arredata in testa su misura. Non era ancora neanche alla prima fermata quando la proprietaria mi ha scritto di averlo già affittato. La frustrazione mi è piombata addosso come un macigno. Di nuovo tutto da capo. Idealista. FotoCasa. Telefono che scotta. E ancora pioggia di no nelle orecchie, e ancora "tienes nómina"? E ancora spiegare la mia situazione. Non credevo di poterlo ri-affrontare. Di colpo tutto mi sembrava sbagliato, difficile, e piangere col sole è l'ossimoro fisico più brutto che c'è. 

Ero distrutta e ancora con il fazzoletto tutto smoccolato in mano quando, senza neanche accorgermene, mi sono trovata davanti a un'agenzia immobiliare. "Dev'essere un segno", ho pensato, e sono entrata.

Una ragazza simpatica ha ascoltato quasi senza fiatare il mio sproloquio nasale su case che non si trovano, necessità di ridare spazi alle amiche, aziende che garantiscono, affittuari che però danno comunque priorità a chi ha contratti spagnoli. 

"E se ti dicessi che mi è appena entrato un appartamento che fa al caso tuo?", mi ha detto alla fine fissando i miei occhi rossi da schizzata.

L'ho affittato in un giorno di lavoro e Starbucks, tra litri di frappuccino e illusioni di Silicon Valley nei ragazzi intenti a programmare sul Mac (mi è anche venuta quest'idea che devo imparare a programmare, come se poi ne avessi il tempo). Un giorno che sospiravo davanti alle vetrine dei negozi di moda flamenca, e mi perdevo tra i vicoli lasciandomi strappare il fiato dall'acuta bellezza di questa città. 



Ora è casa mia. La prima di una vita indipendente che esclude gli appartamenti da universitari. Ed è bella, bellissima anche nelle sue piccole imperfezioni.

Si vede il mare, dalla finestra della sala. E c'è un divano letto, un letto matrimoniale, la luce che entra dalle finestre per riempirti di una rotonda allegria. 

Oggi ci ho portato una prima parte delle mie cose. Ho comprato beni di prima necessità. Mi sono fatta due rampe di scale con 30 gradi , quattro borse della spesa e dodici rotoli di carta igienica appiccicati sotto il braccio. E ho avuto la sensazione che la mia vita a Málaga stia in realtà cominciando ora.
Nel frattempo, tornando verso casa di Grace e Jhonny, il rombo inconfondibile della loro Harley mi ha colpita alla schiena con il fare rassicurante di una vecchia canzone. 

"Eccoli!"
"Ma sei ancora qui fuori?"
"In realtà io..." 
"Non è possibile che la chiave non apra. Me la dai un attimo?"

Passaggio di tlin tlin. Silenzio. Contatto con un aggeggio QUASI uguale. 

"Cavolo, ti abbiamo dato la chiave sbagliata! Questa è quella del garage!"

Se non altro, mi sento un po' meno incapace. 
Anche se, certo, rimane ancora in piedi la questione del frigo...

1 commento:

  1. ahahah....sei strepitosa!!!!!insisto...capitolo 2 del nuovo libro!!!!BRAVA!!!!!!!!in bocca al lupoKIT

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