domenica 4 dicembre 2016

Blub blub

La prima volta che ho vissuto a Málaga, otto anni fa, c'è stato un uragano. Ed ecco perchè non dovrebbe sembrarvi così strano che oggi mi sia svegliata nel mezzo di un alluvione. "Non pioveva così dall'89", dicono i media. E io, naturalmente, vivo in una delle zone più colpite della città. Quelle delle spiagge allagate, dei semafori dimezzati in percezioni d'altezza, degli autobus fumanti che dividono le acque manco fossero Mosè. A due passi da qui, i cassonetti delle immondizie improvvisano allegre nuotate alla scoperta di nuovi fiumi marroni, intralciati da auto parcheggiate di cui si vede ormai poco più del tetto. Perchè non sia mai che mi si faccia mancare qualcosa. 





Quindi non lo so, quale tipo di messaggio stiano cercando di inviarmi dai Piani Alti; Resta il fatto che non è esattamente piacevole convivere col sottofondo di elicotteri e sirene costanti che associo alle tragedie trasmesse in tivù.

Questa mattina mi ero persino vestita, presa dalla smania di uscire a filmare lo stato delle calamità per guadagnarmi il Pulitzer via Periscope. Che devo capire se è più istinto giornalistico o rincoglionimento all'ultimo stadio (propenderei per la seconda opzione). Alla fine, comunque, ha prevalso il buon senso. Mi sono messa addosso una grigissima uniforme da barbona con tanto di pigiama nei calzini, e l'evoluzione delle notizie l'ho seguita sul web.

É lì che, tra una serie di immagini pseudo-apocalittiche, mi sono ricordata perchè amo così tanto i malagueñi: per i post qui sotto. Perchè riescono a sorridere - e farti sorridere - anche nelle situazioni complicate. Che non vuol dire fare dello humor persino sulle disgrazie (che è poi la grande piaga di Twitter) ma, nei limiti del possibile, cercare di sdrammatizzare. E c'è una differenza abissale. 






Nel frattempo, il meteo prevede pioggia ininterrotta ancora fino a tutto domani. Col vostro permesso, io inizierei ad attivarmi per importare le Gondole. 



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