venerdì 6 luglio 2018

"Era una roba da blog, però l'ho scritta su Facebook"


... E quindi ora ve la ricopio qui:

Proprio l’altro giorno, per lavoro, ho scritto un post sul Digital Detox (questo ). Ecco perché non ho potuto fare a meno di fare un saltino sulla sedia quando ho scoperto che la cara vecchia Nancy  è tornata a bloggare con un post sullo stesso tema. Un post che vi consiglio caldamente di leggere (qui) e non soltanto perché è mia amica.



É da un po’ che penso che mi farebbe bene staccare dai social. Non lo faccio in parte perché ci lavoro e in parte perché da quando vivo all’estero ogni mezzo per tenere i contatti con le persone lontane è non solo benvenuto ma anche necessario. Infine, le potenzialità delle [non- più -così] nuove tecnologie continuano ad entusiasmarmi un casino.
Tuttavia, mi sono resa conto che le notifiche sul cellulare mi gettano in uno stato di ansia perenne. Ne vedo una e sento l’esigenza di guardarla immediatamente, come se il ritardo di due minuti in una risposta potesse far cadere l’altra persona giù da un ponte, o chessò io. 

Ora che ci penso è stata proprio Nancy, una delle prime volte che siamo uscite qui a Málaga, a farmi notare che tutti i miei messaggi di Whatsapp cominciavano con “scusa, ho visto solo ora”. Andavamo al Terra Mia, by the way. Che novità. 

Mi sono resa conto che il cellulare mi distrae, tanto, sia quando lavoro che quando mi dedico ai miei progetti personali. Scrivere, soprattutto, è diventato un casino. 


Non solo bloggo molto meno, ma quando lo faccio ci metto un sacco di tempo perchè non mi riesco a concentrare. Per riuscirci devo (giuro!!!) azzerare le suonerie ai telefoni, togliere la vibrazione, girare i display al contrario per non vedere le luci che si illuminano oppure portarli fisicamente in un’altra stanza.


Mi sono resa conto, anche, che leggo di meno. Ed è vero che i miei ritmi di vita, a Málaga, sono decisamente frenetici e spostati sulla notte, ma il fatto che prima di dormire io mi trovi a scrollare le timeline di Twitter, Facebook ed Instagram invece di spegnere e passare quella mezz’oretta in piú a leggere due capitoli del libro che ho sul comodino mi fa innervosire non poco.


Poi c’è l’eterna questione dell’apparenza. Di quelli che giudicano le persone in base alle foto che postano senza riuscire a capire che quello che mettiamo in Rete è solo e soltanto una parte della verità. I momenti di difficoltà ce li abbiamo tutti, sempre. Quindi mordiamoci la lingua prima di pensare “Ma questa sta sempre al mare? Ma questa non lavora? Ma questo é sempre in giro? Guarda che bella vita!”, perchè quasi sempre dietro a quella “bella vita” ci sono lacrime, lutti, delusioni, contratti finiti, stipendi non pagati, difficoltà.


Infine il fatto di esserci. Di DOVER esserci, sempre.


Lunedì il mio capo - uno dei due, cioè. Dei tre. Ma poi, tecnicamente, si possono avere dei capi essendo autonoma? - Insomma: il CEO di una delle aziende per cui collaboro ha concluso una riunione con una richiesta a tutto lo staff: “per favore, non contattate i vostri colleghi su Whatsapp per cose di lavoro. Abbiamo Slack per qualcosa, e lì potete avvisare quando siete o non siete connessi. IL TEMPO LIBERO E’ SACRO, e non è possibile staccare veramente se le questioni di lavoro vi raggiungono ovunque”

E mi sono resa conto che, come social media manager - ma anche, in generale, come professionista del digital o come giornalista, persino- nessuno può davvero staccare mai.

Non stacchi quando ti arriva la notifica di Page Manager che ti avvisa del tizio che ha chiesto il prezzo di un prodotto, anche se in quel momento ti stai bevendo una birra e dici “rispondo domani”. Intanto l’hai vista. Intanto, anche se per un secondo, ci hai pensato. Non stacchi quando Whatsapp diventa il modo più facile e veloce di comunicare con i clienti. Non stacchi quando i telefoni Android decidono che è una buona idea segnalarti l’arrivo delle mail sull’account delle varie aziende. Con la testa non stacchiamo mai davvero.

E quindi eccoci qui, tutti mezzi esauriti, a parlare di Digital Detox. Eccomi qui, a pensare a quando 10 anni fa raccontavo il mio Erasmus passo a passo sul blog perchè non avevo nessun social (a parte Twitter, che ho messo due mesi dopo essere atterrata e che è ancora l’unico che mi diverte davvero) e fondamentalmente mi appagava di più. 

Anzi no: più che appagarmi forse mi faceva sentire più presente, perchè passavo quell’oretta al giorno col computer sulle gambe, a buttare fuori tutto quello che provavo, e per il resto non c’era nulla che interrompessi per chinare la testa su un display. 













Eccomi qui, in definitiva, mentre mi accorgo che questo post - a dirla tutta - sarebbe stata più una roba da blog. A pensare che sì, dai, forse lo copierò sul blog. Intanto, però, mi è venuto spontaneo scriverlo su Facebook. E allora porca vacca, Mark, ci hai veramente rincoglioniti.

4 commenti:

  1. Infatti mi ricordo i post dell' Erasmus che leggevo (non solo io ��)con avidità e ricordo pure che all' epoca tu non ti decidevi a metterti su fb perché avevi paura ti distrarre troppo e ti portasse via tempo alla vita reale..sei sempre troppo avanti ��un besitos Chiara

    RispondiElimina
  2. Sarebbe troppo facile per me dire :meglio tardi che mai oppure "che ti dicevo" e ancora: "Oh finalmente", esagerando : "L'avevo sempre detto".
    Quindi non lo dirò.
    Però intanto lo hai letto.

    RispondiElimina
  3. Una delle ultime domande che ho fatto due anni fa, prima di chiudere il mio rapporto di lavoro con la multinazionale spagnola, ed accettare di tornare a Parma è stata questa: "avrò un cellulare aziendale? avrò bisogno di un cellulare per lavoro?". A risposta negativa, ho deciso che questo era il lavoro per me. Grazie al cielo.
    luca_parma

    RispondiElimina