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sabato 27 febbraio 2016

Marco Mengoni, itagnolo ad honorem!



Per la serie: "gente che è stata in Spagna di recente", dopo Zuckerberg mi sembrava opportuno parlarvi di Mengoni. Ché, tra l'altro, hanno anche il nome in comune. 

Non che sia una fan sfegatata, intendiamoci. Solo che, da quando ho letto certe sue dichiarazioni, mi sta molto più simpatico di prima. In concreto, pare che nel 2014 abbia detto alla stampa iberica che in Spagna ci sono lo stesso calore e la stessa apertura dell'Italia, solo "elevati all'ennesima potenza". Per poi continuare: "adoro la lingua spagnola, mi piace ascoltarla e parlarla per ore, anche se magari non capisco quello che mi dicono".









Come se non bastasse, all'epoca aveva anche scritto su Twitter che gli piacciono Leiva e Sabina. E recentemente, seppur "lottando con i verbi irregolari" ha affermato che vorrebbe che la Spagna fosse "la sua seconda casa". Tutte ragioni per me più che sufficienti a nominarlo italo-spagnolo ad honorem. 






Capirete che non posso, perciò, passare sotto silenzio il successo che sta avendo nella Terra di Cervantes. Il suo "Parole in Circolo" è uscito, lì, lo scorso 19 Febbraio. Il titolo è "Liberando Palabras". L'adattamento al castigliano è a cura del produttore vincitore di un Goya David Santiesteban. E il discografico di Sony España che si occupa della sua promozione è - udite, udite! - lo stesso che da anni segue Dani Martín. 


[Pausa ad effetto]

La notizia, fino a poco tempo fa, mi avrebbe strappato grida di giubilo. Specie considerato che una fetta importante delle fan italiane di Dani lo è anche, per qualche strana ragione, di Mengoni. Appresa la notizia, probabilmente s
arei corsa in giardino saltellando. Ci avrei messo poco, molto poco, a immaginare scenari di collaborazioni italo-iberiche che avrebbero avuto come effetto quello di portare finalmente l'ex leader de El Canto del Loco in concerto da noi. Anzi, avrei iniziato a tartassarlo su Twitter, a consigliargli dischi, a fare da intermediario non richiesto per strategie di marketing da quattro soldi. Mi sarei crogiolata, come mio solito, in castelli di ossessivo entusiasmo costruiti sul più completo nulla. 

Solo che, per fortuna, si cresce.

Ora, alla coincidenza, reagisco a dire tanto con un "ah". All'ipotesi di quel duetto lo scenario che mi si delinea nella testa è di me che mi nascondo dietro una colonna in aeroporto mentre un gruppetto di persone sventola cartelli con sù scritto "Bienvenido" e porge cestini con dentro fette di pizza (non fate domande). Il tutto nonostante qualche lieve attacco di nostalgia.

Ad ogni modo, per il momento il problema non si pone. L'unico duetto contenuto in Liberando Palabras - almeno che io sappia - è quello con India Martinez. Una lagna, se posso essere sincera.

Perchè dai, belle voci fin che vuoi. Di India e delle sue radici flamenche, poi, amo diversi pezzi. Solo che 'sta cosa è degna di Caccamo e Iurato all'ultimo Sanremo. A dirla proprio tutta, anche il singolo che scelto per trainare l'album, Invencible, non è che sia propriamente un concentrato di ritmo e di energia. Per carità, pare siano piaciuti. Quindi ha ragione la Sony.

Però, dovendo scegliere, io preferisco di gran lunga Guerrero. Almeno in linea teorica, dato che in Italia non è fruibile.  Oppure Yo te espero, che ancora non è un singolo ma forse potrebbe diventarlo a breve.

Sono opinioni personali, ad ogni modo. Quel che conta è che Mengoni, piaccia o meno, si è già aggiudicato con quasi un anno di anticipo un posto assicurato tra le nomination dei prossimi Italo-Spagnola Awards. Per il resto, io i brani che ho citato ve li lascio ascoltare qui sotto. E attendo con ansia le vostre opinioni.









giovedì 13 febbraio 2014

Marco Mengoni Goes to Spain (e tutte le postille del caso)


Marco Mengoni debutta sul mercato spagnolo. Il che, peraltro, non farà che alimentare la convinzione tutta iberica per cui la lingua italiana sia composta in gran parte da suffissi in -ni. Sono tutt'ora convinta che Nek, il nome d'arte, se lo sia scelto anche un po' per quello. 

Comunque. 

La notizia - che si merita a tutti gli effetti il titolo di "italo-spagnolismo della settimana"-  implica inevitabili postille. In primis, urge commentare l'originalità dei titolisti nostrani: gli ci sono voluti all'incirca due secondi e tre sorrisetti compiaciuti a intasare il web di "#prontoacorrere in Spagna". Geniali, davvero. Me li visualizzo che si sfregano le mani, beandosi della propria indicibile e affatto banale intuizione. 

Poi, l'elogio del Do ut Des, meglio noto come "scambio di figurine Panini". Chè, insomma, se un cantante italiano della Sony va in Spagna, giustizia vorrebbe che un cantante spagnolo della Sony venga in Italia. Giusto? É una questione di par condicio. Di flusso bidirezionale di capitali investiti. Di equilibri mondiali tra ciuffi della musica pop. Perché il cantante deve avere il ciuffo, é chiaro. Sennó che razza di scambio equo sarebbe?

(Ogni riferimento a fatti e Dan...ehm, persone é puramente casuale eccetera)





Quindi niente. Starei anche qui a raccontarvi i fatti miei, ma la stanchezza post-lavorativa e il filtro Valencia di Instagram auto-installatomisi a mezzo polvere sulle lenti degli occhiali mi impongono di essere breve. Oltrettutto, raccontandovi di me dovrei menzionare vicessitudini tragicomiche quali:

- Litigi con rappresentanti molesti di non so piú quale ditta;
- Scivolate rovinose su lastre di ghiaccio;
- Vecchiette che svengono al semaforo; 
- Giovani pulzelle assonnate che bussano per mezz'ora alla porta dell'ufficio prima di accorgersi di aver sbagliato piano. Per poi scrivere di sé in terza persona plurale.

E quindi, insomma, non é che ci farei 'sta gran figura. 

Meglio Mengoni, allora. Che c'avrá anche la desinenza in -ni, ma tutto sommato non una brutta pronuncia. La sonoritá di "Aunque el mundo cae en pedazos", poi, vale giá da sola tutta la canzone. Che volete? Resto pur sempre una filo-ispanica. Come tale, manco a dirlo, a me questo brano piace molto di piú cosí.